Il dottor Giocondo Protti nel 1968 si avviava alla pensione mentre scriveva forse l’ultimo suo libro sconcertante: “Ho visto morire me stesso”. Il professore stavolta descrisse se stesso cercando di convincere l’opinione pubblica che nella sua vita era riuscito varie volte ad evitare la morte per infarto e per edema polmonare. Lo avrebbe fatto grazie ad alcuni accorgimenti come l’essersi portato dietro delle siringhe di morfina e tramite anche la nitroglicerina, che però è un reagente chimico delle detonazioni.
E’ un libro che ancora una volta manifesta la personalità sicuramente affabile, ma pure inquieta e poco professionale del medico di origine veneta, il quale nel raccontarsi descriveva la sua infanzia a Longarone, il paese sommerso dal crollo della diga del Vajont, intervallando queste immagini alle peripezie, anche a volte poco nobili, del suo organismo per scampare alla morte.
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