Uno dei più grandi giornalisti del quotidiano L’unità e più stimati all’interno del Partito Comunista era un collaboratore dell’Stb di Praga. Si chiamava Ugo Baduel.
Da buon giornalista e studioso con un background culturale di centrodestra non ho mai avuto il piacere di leggere i suoi articoli. I miei modelli sono sempre stati altri: Enzo Biagi, Indro Montanelli, Roberto Gervaso, Mario Cervi. Da ragazzo mi avvicinai alla storia contemporanea leggendo questi illustri scrittori, perché quando volevo acculturarmi trovavo con facilità i loro libri. Mi bastava scartabellare nella libreria di mamma o di nonno. A casa, come quotidiano, non circolava certamente L’Unità, ma semmai il Messaggero, giornale molto più moderato, anche se di centrosinistra e con un’impostazione degli articoli più statalista. La digressione egocentrica serve perciò come giustificazione della mia ignoranza.
Detto ciò, avevo selezionato il fascicolo 10443_345 perché a un primo screening dell’archivio cecoslovacco mi erano balzate agli occhi le molte pagine in italiano, specialmente quelle sull’ex Jugoslavia e sui rapporti tra Segni e Tito. Ora che ho una visione più completa della prassi spionistica dei Paesi Socialisti, e grazie anche all’intelligenza artificiale, che velocizza notevolmente la traduzione e la comprensione dei fenomeni, posso ricostruire l’origine di quelle pagine italiane che di seguito leggerete.
Intanto Baduel. Chi era? I documenti non lasciano dubbi, soprattutto il numero 59 (con cui identifico la fotografia del documento e non il numero originale di protocollo). Baduel si chiamava di nome Ugo. L’aggiunta fu fatta a penna. Anche il confronto tra la biografia di Ugo Baduel e il “Baduel” del fascicolo cecoslovacco conferma che si tratta della stessa persona. Il “Baduel” di Praga, oltre a chiamarsi Ugo, al momento di essere contattato dall’Stb era corrispondente di Paese Sera (giornale in cui i cecoslovacchi erano praticamente di casa). Proveniva da ambienti cattolici. I fatti del fascicolo 345 si svolgono tra il 1960 e il 1961, ovvero quando Ugo Baduel era effettivamente un giornalista di Paese Sera. Dunque, il noto giornalista avrebbe venduto informazioni a Praga riguardo al Vaticano, all’Alto Adige, alla Jugoslavia, e sulla politica interna italiana. Poi sarebbe stato accantonato perché, come recita il documento 59, si scoprì che era iscritto al PCI, che evidentemente già da allora non era più considerato un partito amico del Patto di Varsavia.
La biografia ufficiale di Ugo Baduel l’ho estrapolata da una pagina del quotidiano L’unità del 23 aprile 1989, che fu il giorno successivo alla sua morte per un tumore.
“Nato il 26 marzo del '34 a Perugia, giornalista professionista dal '60, corrispondente dell'Ora di Palermo notista a Paese Sera e poi, dal '63, all Unità. Ecco la biografia di Ugo Baduel, editorialista e inviato speciale del nostro quotidiano. Fu per 10 anni, dal '74 all'84, il resocontista ufficiale di
Berlinguer, che seguì ovunque, in tutti gli appuntamenti più importantı, e di cui scrisse una biografia. Il tumore sı manifestò 4 anni fa. Ma Baduel ha continuato a lavorare fino all'ultimo. La redazione lo ricorda così: riservato, ironico, quası spavaldo nel sopportare la sua malattia.”
Quel giorno tutti espressero il proprio cordoglio per la scomparsa di uno dei protagonisti della storia culturale repubblicana, a partire dal Presidente del Consiglio di allora, Ciriaco De Mita, e dal presidente del Senato, Giovanni Spadolini.
Prendendo spunto dall’articolo firmato da Rossella Ripert, vorrei riportare le parole di De Mita: «Con la scomparsa di Ugo Baduel - ha scritto Ciriaco De Mita - Il giornalismo e la cultura perdono una figura di grande rilievo nello studio e nell'interpretazione dell'evoluzione delle grandi forze politiche italiane. Partecipo commosso al vostro dolore.” Renzo Foa, nell’articolo di fondo aggiunse questo ricordo: “Ho sempre pensato che fosse una grande firma dell’<Unità>, sicuramente la più letta, E che fosse ancora una grande figura del giornalismo italiano. Direi di più, un protagonista di un giornalismo ragionevole, ma di battaglia civile e politica, oggettivo ma forte e di parte. E quindi - me ne rendo conto adesso - un maestro.”
Baduel fu dapprima nella stampa della sinistra democristiana, poi divenne il “resoncontista” ufficiale dell’Unità sulla vita e sui discorsi politici di Enrico Berlinguer, in tutto il periodo più importante della carriera dello statista, dal 1974 ai momenti concitati del malore che lo uccise nel 1984.
Ma allora perché Baduel aveva scelto di collaborare con il Patto di Varsavia? Purtroppo scomparve poco prima della caduta del Muro di Berlino e non potrà mai risponderci. Come avrebbe giudicato il nuovo corso del PCI nella seconda repubblica?
Ma restano senza una risposta altre due domande. Nei documenti che leggerete vi sono due gravi errori grammaticali: un <dà>, voce verbale senza accento e soprattutto un’<ha> del verbo avere senza acca. E’ difficile pensare a una semplice svista o a un errore di battitura. I rapporti che Baduel inviava a Praga erano scritti di fretta e senza cura per la forma? Un’altra domanda riguarda l’Alto Adige, sui cui fu chiesto a Baduel di fornire documenti riservati. Ciò significa che i membri del PCI potevano essere a conoscenza di un’intromissione del Patto di Varsavia sulla questione dell’indipendenza altoatesina. Perché dunque dopo il 1989 non si fece nulla per indagare sui depistaggi che questo e altri fascicoli dell’Stb documentano senza ombra di dubbio?
Documento 49
Valutazione
Praga, 20.1.1961
DICLOS - vero nome Baduel
giornalista de Il Paese, in precedenza ha lavorato per l'Azione Cattolica.
Presentazione: la presentazione ebbe luogo presso la sede dell’ambasciata nell'agosto 1960.
Il 7.10.60 un altro incontro, un altro il 14.10.60 e un altro il 19.10.60.
Incarichi: a BADUEL fu chiesto di occuparsi di notizie sul Vaticano e informazioni sulla situazione politica interna in Italia. Gli fu inoltre chiesto di portare vari bollettini vaticani e notizie sulla politica vaticana, di fornire notizie sulla NATO e informazioni per la preparazione del vertice NATO di dicembre, e di elaborare informazioni sulla persona del giornalista ARTISI/contatto con FRATTANI.
Incarico svolto: BADUEL ha portato a termine: ha consegnato un libro di documenti italiani sull'Alto Adige e alcuni brevi resoconti sulla situazione interna pre-elettorale, ha inoltre consegnato alcuni brevi resoconti sulla NATO e sulla politica vaticana.
Conclusione: non abbiamo ulteriori informazioni sulla persona di BADUEL. Il controllo non è stato effettuato.
FUKAN
Documento 59
3a commissione, 3a sezione.
Il 22 maggio 1962.
Proposta di salvare il contatto in archivio,
BADUEL UGO/nome in codice DICLOS/giornalista membro dell'IKS
Incontrò la persona in questione nell'agosto del 1960. Durante ulteriori contatti, gli furono chiesti rapporti sul Vaticano e sugli eventi politici interni in Italia, sulla preparazione della riunione NATO del dicembre 1960 e sull'elaborazione delle informazioni sulla persona del giornalista ARTISSI.
Il controllo di BADUEL non è stato eseguito.
Essendo membro dell'IKS (il PCI, ndr), ci fu un contatto con lui nel dicembre 1960 poi interrotto.
Date queste circostanze, propongo di salvare i risultati per un uso futuro.
cap. Jonak
Cap. Lamac F., Capo del 3° Dipartimento
Documento 33: il Papa
Papa Giovanni XXIII ha ricevuto in udienza privata il Nunzio Apostolico in Italia, mons. Carlo Grano. Il prelato si sarebbe altresi incontrato con il card. Tardini alla segreteria di stato del vaticano. Secondo indiscrezioni trapelate in ambienti vicinissimi alla sede apostolica e solitamente bene informati risulterebbe che mons.Grano avrebbe riferito al Papa sugli ultimi sviluppi della campagna elettorale italiana facendo presenti le difficoltà per la D.C. di riuscite in alcuni alcuni punti chiave senza l'appoggio delle destre. Mons. Grano avrebbe fatto notare a questo proposito che l'atteggiamento dell'azione Cattolica Italiana, che è talvolta di opposizione ad alleanze con i fascisti, potrebbe a lungo andare esser pericoloso" e che quindi sarebbe opportuno che certe "campagne" "polemiche" elettorali contro le destre, calassero di tonо. E' da tener presente a questo proposito che suggerimenti erano stati fatti al pontefice anche da alcuni cardintali notoriamente ritenuti come filo-destri. Non si conosce quale sia a questo proposito l'atteggiamento di Giovanni XXIII ma sembra certo che indirette disposizioni in materia politica verranno date noi prossimi giorni. A mons. Grano sarebbe stato dato incarico di svolgere più profondi e precisi sondaggi sugli orientamenti dell’elettorato cattolico e sui rapporti dei candidati D.C. con gli alleati di altri partiti.
Documento 35: Enrico Mattei
Si è diffusa nei giorni scorsi la notizia che l'ing Mattei presidente dell'ENI ha stretto un accordo con il cartello internazionale del petrolio. Come è noto l'ENI aveva guidato negli anni passati una dura battaglia contro i petrolieri americani e inglesi che dominano il mercato mondiale. Mattei ebbe una bella vittoria prima in Italia e in Sicilia dove ottenne le concessioni di Gela, poi in Medio Oriente. Negli ultimi tempi però i giacimenti del Medio Oriente si sono rivelati poco fruttiferi e le spese fatte dall'ENI sono ormai tali da rendere sicuramente non redditizi i pozzi persiani. Anche in Italia l'ENI ha cominciato a perdere terreno e allora Mattei ha voluto fare un accordo con i suoi nemici di ieri. A questo scopo [h]a diminuito improvvisamente drasticamente il prezzo della benzina AGIP, mettendo in difficoltà le grandi compagnie ESSO e SCHELL.
Queste ultime sono allora venute a patti si à realizzato un accordo che garantisce a Mattei "tranquillità" nell'Italia continentale, mentre da (sic) mano libera ai petrolieri in Sicilia. Ugualmente a Mattei è garantita la zona persiana che però, come abbiano detto, è poco fruttifera.
Mattei in questi giorni sta anche tentando di tornare all'alleanza con Fanfani che aveva abbandonato all'epoca del governo Tambroni. Il prezzo della nuova intesa che serve molto a Fanfani per i finanziamenti che l'ENI può concedere alla sua corrente per le grosse operazioni in sede governativa che Mattei può aiutare a condurre a termine, dovrebbe essere la nomina a Presidente dell'IRI (Istituto di Ricostruzione Industriale) di un uomo "fedele" di Mattei. L'IRI è senza presidente da circa un mese, essendo morto l'on.Fascetti. Ora Mattei vorrebbe che fosse nominato : o il Presidente della "TERNI", Sette, o il Vicepresidente dell'ENI, Cefis. Per contro la confindustria punta sul presidente della Finsider, Manuelli o sul presidente della Fincantieri, Giorgio Tupini (figlio del senatore dc); la DC di destra vuole o Tupini o il prof. Giacchi; infine socialdemocratici e repubblicani vogliono il prof. Visentini o lo stesso on. La Malfa. La presidenza dell'IRI è molto importante e la lotta è accanita: si pensa però che Mattei avrà la meglio e che dopo le elezioni Fanfani nominerà un uomo dell'ENI. Nell'attesa Mattei ha ripreso i finanziamenti ai fanfaniani che aveva sospeso da quasi un anno.
Documento 37: la Francia
L'approvazione da parte dell'Assemblea francese del progetto di de Gaulle per la creazione di una “forza d’urto” francese più libera da troppo stretti legami con la NATO, non ha provocato reazioni ufficiali da parte del Governo italiano. Alla Farnesina si è fatto osservare che finora il progetto non è uscito dalla sede legislativa parigina e che nessuna autorità della NATO ha espresso ancora un giudizio circa le intenzioni di De Gaulle. Formalmente quindi in posizione di Roma è questa: aspettare le reazioni del Comando NATO di Parigi, ponderare con attenzione i "pro" e i contro del progetto De Gaulle, coordinare un atteggiamento comune con gli altri membri dell'alleanza atlantica.
Confidenzialmente è stato però sottolineato, sempre negli ambienti della Farnesina, che l’Italia nutra non poche diffidenze nei confronti del progetto della “forza d'urto" francese. Esso, si osserva, indebolirebbe, una indebolirebbe, una volta attuato, i legami fra i paesi della piccola Europa e gli altri paesi occidentali; parallelamente aprirebbe la strada ad analoghe, possibili iniziative della Germania di Bonn e simili iniziative tedesche non potrebbero non generare un grande allarme.
Documento 39: l’Alto Adige
Secondo voci che circolano con insistenza negli ambienti politici romani, il ministro degli Esteri on. Segni intenderebbe dimettersi dopo la conclusione del dibattito all'ONU sulla questione altoatesina. Segni non avrebbe voluto partecipare all'attuale" le Gabinetto Fanfani, ma vi fu costretto dalle insistenze dello stesso Presidente del Consiglio che non voleva raccogliere la pesante eredità del problema altoatesino. Ora Segni, risolta la vertenza con l'Austria, vorrebbe ritirarsi per prepararsi in un isolamento politico assoluto che oggi gli sarebbe vantaggioso, alla realizzazione del sogno di essere eletto nel 1962 alla Presidenza della Repubblica in sostituzione di Gronchi che certamente non sarà più eletto. verrebbe Il Ministero degli esteri con l'attuale Governo verrà rilevato dallo stesso Fanfani.
Documento 41: l’Inghilterra
Ai primi di novembre sarà a Roma il "premier" inglese Macmillan. Temi dell'incontro con i governanti italiani saranno
1) la questione monetaria in relazione alla paventata possibilità di una svalutazione del dollaro che comporterebbe gravi contraccolpi per l'economia dell'Europa occidentale.
2) il regolamento dei rapporti petroliferi internazionali. Le grandi compagnie anglo-americane hanno protestato per l'azione dell'ENI volta a impostare rapporti direttamente con i paesi produttori e consumatori di petrolio, senza passare attraverso il controllo del "cartello internazionale”. In proposito è molto criticata l'azione dell’ENI in Iran. L'Italia, nei colloqui con Macmillan, ha tranquillizzato il cartello riaffermando che l'ENI ha ignorato il "cartello" solo nei casi in cui si presentasse particolarmente vantaggiosa per tutti una trattativa bilaterale con il paese produttore: cioè nel caso dell'Iran. Per il fumuro l'Italia, anche in rapporto al nuovo accordo siglato ufficiosamente fra ENI e compagnie americane, garantirebbe a Macmillan la massima disciplina nel settore del petrolio.
Documento 43-46-45-44: la Jugoslavia
1) Il ministro degli Esteri jugoslavo, Popovic, sarà ospite del governo italiano dal 1^ al 4 dicembre. La notizia, non ancora ufficiale, è confermata ufficiosamente sia negli ambienti della Farnesina che in quelli dell’Ambasciata jugoslava.
Negli ultimi tempi i rapporti italo jugoslavi sono molto migliorati. Tito, di passaggio per l'Italia al ritorno da New York, ha dichiarato "cordiali" le attuali relazioni con Roma. Questa dichiarazione va messa in relazione con l’incontro Tito-Segni svoltosi ai primi di ottobre negli Stati Uniti.
La Jugoslavia inopinatamente si schierò con l'Austria in sede di Comitato di Presidenza dell'ONU e sostenne in occasione della discussione sull’iscrizione della questione altoatesina all’ordine del giorno dell’Assemblea Generale, la tesi di Kreisky (ministro degli esteri austriaco).
Secondo quella tesi di Vienna la questione dell’Alto Adige andava iscritta come “problema della tutela della minoranza austriaca nel Sudtirolo". Belgrado accettò questa azione sostenuta da Vienna per il semplice motivo che essa, se approvata, avrebbe permesso alla Jugoslavia di usare nel futuro ed eventualmente la dizione "minoranza jugoslava” (invece che quella “minoranza slava”) per quanto riguarda la questione delle minoranze in Carinzia (Austria).
La tesi austriaco-jugoslava fu battuta nel Comitato di Presidenza dell’ONU e la questione altoatesina fu inscritta all’o.d.g. come problema di applicazione dell’accordo De Gasperi-Gruber, secondo quanto sostiene l’Italia. In quella occasione, Romania, Bulgaria e URSS si astennero, un fatto che fu sottolineato come “notevole” e “interessante” nel rapporto di Ortona (delegato italiano dell’ONU) alla Farnesina.
Il documento relativo, inviato da Ortona, con la stampigliatura “segreto” fu pubblicato in una foto comparsa sul giornale “Paese” senza che giungessero smentite.
Dopo l’incontro Tito-Segni si ritiene che la Jugoslavia muterà atteggiamento nei confronti dell’Italia sulla questione altoatesina. La visita di Popovic dovrebbe ratificare il “nuovo corso” nei rapporti (ormai politici oltreché commerciali) fra Roma e Belgrado. Si apprende anzi che Tito, ringraziando il Governo Fanfani per le accoglienze ricevute in Italia, ha chiesto che alla visita di Popovic in Italia faccia riscontro un viaggio di Segni a Belgrado in preparazione di un incontro al livello dei Presidenti del Consiglio cui dovrebbe fare seguito infine una conversazione al massimo livello, fra Gronchi e Tito.
Belgrado sembra molto interessata a rendere “stretta e cordiale” l’intesa con Roma.
2) “Agenzia diplomatica” è una agenzia diretta da Calef (il direttore socialdemocratico del settimanale “il punto”). Calef è stato a lungo nelle file dei diplomatici della Farnesina ed è il portavoce più autorevole dei così detti “man-man”, ovvero dei fanfaniani favorevoli a una politica di stretta intesa dell’Italia con i paesi neutrali, di buoni rapporti con i paesi socialisti e di più dinamica iniziativa (in senso britannico) nell’ambito dell’Alleanza Atlantica.
3) Mons. Floyd F. Fischer, capo della "Carità Diocesana di Omelia", negli Stati Uniti, ha compiuto nei giorni scorsi una visita nella sede in Roma della Pontificia Opera di Assistenza. La POA diretta da mons. Baldelli che è autorevolissimo in Vaticano, ha un traffico di miliardi soprattutto con gli USA. Da Washington la POA ottiene enormi quantità di “surplus” agricoli e denari che sono frutto sia di sottoscrizioni di cattolici americani che di sovvenzioni del governo. Va ricordato che nel 1957-58, in relazione con lo “scandalo Giuffrè”, emerse che la POA aveva rivenduto ai poveri da essa assistiti la farina ricevuta “gratis” dall’America e che usava i denari raccolti da organizzazioni del tipo di quella diretta dal potente mons. Fischer per speculazioni bancarie. I colloqui Baldelli-Fischer hanno riguardato quindi le questioni economiche ma anche l’azione politica e di spionaggio che svolge l’ONARMO (sempre diretta da mons. Baldelli) attraverso i “cappellani del lavoro” e attraverso le “missioni mobili”, nei paesi dell’est e dell’Asia.
Le relazioni di Baduel furono scritte in parte a macchina e in parte a mano, pertanto una perizia calligrafica, volendo, sarebbe molto semplice.
RispondiElimina