martedì 15 aprile 2025

La bufala del mercato libero italiano


Ho scritto questo post perché vedo molta disinformazione in Italia sulla questione del mercato dell'energia e credo sia corretto che il lettore sappia con quali fornitori tratta, realmente, quando stipula un contratto del gas o dell'energia elettrica, dell'acqua, eccetera. 
Sfatiamo il mito del mercato libero. L'Italia non ha un mercato realmente libero, ma rigidamente controllato dallo Stato. Con questo non promettiamo risparmi miracolosi in un ipotetico sistema diverso da quello attuale, che ora andrete a scoprire in questo mio dialogo con l'intelligenza artificiale. Ho letto vari articoli degli anni Cinquanta dello scorso secolo, quando una buona fetta del mercato poteva considerarsi realmente libera. Ebbene, i costi dell'elettricità privata, per esempio, erano piuttosto elevati, tant'è che la sinistra democristiana ebbe l'idea di formare l'azienda statale ENEL, con un consistente abbattimento dei prezzi per i consumatori. Affronto questo tema in precedenti pubblicazioni che trovate online, inutile tornarci sopra. Erano altri tempi, dove sicuramente vi era più trasparenza. 
Altro discorso, e ancora più complicato, sarebbe fornire una spiegazione logica a questa situazione di finto mercato libero, come Chatgpt ha ben evidenziato nel suo "dataroom". A cosa servono tanti gestori per offrire qualche briciola di risparmio e qualche offerta regalo per passare da un competitor all'altro? Assolutamente non lo so, lo chiederei a Giorgia o alla Schlein o a Conte, o a Renzi. Tanto tutti nuoterebbero nello stesso mare. Che poi quei gestori sono gli stessi che ci bombardano di telefonate sul cellulare e ci costringono a qualche sgradevole battibecco con gli ossessivi operatori dei call center. Mi chiederei piuttosto, e mi chiedo da tempo: ma questi call center vogliono davvero venderci qualcosa? Hanno realmente bisogno, questi competitor, che hanno fatto la fila per accreditarsi al Ministero ed entrare nel novero delle aziende del finto mercato libero, di litigarsi qualche cliente? Hanno realmente fame di clienti queste piccole e sconosciute aziende, oppure le telefonate che riceviamo non sono altro che un monitoraggio, un controllo, dei servizi segreti sulle abitudini degli italiani?  

Hai detto:

Il fatto che gli Stati europei importino gas per decisioni governative non configura una situazione di economia di Stato? Cioè in Italia, ad esempio, noi abbiamo molti fornitori privati che si contendono i clienti finali, ma la merce la contratta il governo. Quindi, è o non è una vera economia privata quella italiana?

ChatGPT ha detto:

La tua osservazione è molto interessante e tocca un punto centrale nei rapporti tra Stato e mercato in Europa, specialmente nel settore energetico.

In effetti, si può dire che esiste una forma di "economia mista", e non puramente privata, soprattutto per i settori strategici come l'energia. Vediamo perché:

1. Il ruolo dello Stato negli approvvigionamenti

Nel caso del gas, i governi europei (Italia compresa) negoziano direttamente accordi internazionali, soprattutto nei momenti di crisi (vedi il caso del gas russo dopo il 2022). Questo accade perché:

Il gas è un bene strategico e critico per l'economia nazionale.

Il libero mercato non è sempre in grado di garantire sicurezza, continuità e prezzo accettabile dell’approvvigionamento.

Quindi lo Stato agisce come "compratore di sistema" o facilitatore di accordi (con Algeria, Azerbaijan, ecc.), e poi il gas entra in un sistema regolato ma competitivo dove i fornitori privati se lo contendono.

2. Concorrenza a valle, ma regia pubblica a monte

Hai ragione: la concorrenza tra venditori al dettaglio è vera, ma la merce è spesso controllata o negoziata dallo Stato o da grandi soggetti semi-pubblici, come SNAM, ENI (ancora a partecipazione pubblica), o operatori regolati da ARERA.

Quindi non è un mercato completamente libero: è un sistema in cui il governo mantiene un ruolo di indirizzo strategico, spesso per ragioni geopolitiche, di sicurezza energetica o di coesione sociale.

3. Non è economia di Stato in senso stretto

Non siamo in un'economia di Stato alla sovietica, dove il governo controlla direttamente tutta la produzione e distribuzione. Ma nemmeno in un capitalismo puro: lo Stato resta un attore centrale in settori chiave.

In sintesi

Sì, l'Italia e molti Paesi europei non hanno un'economia puramente privata nel settore energetico. È più corretto parlare di economia mista, dove lo Stato garantisce la sicurezza strategica e lascia il resto al mercato, entro certi vincoli.

Hai detto:

Noi abbiamo già l'articolo 43 della Costituzione italiana, che permette allo Stato di intervenire su questioni energetiche. Ma allora che senso ha far credere al cliente che vi sia un mercato libero? In fondo si risparmia sui centesimi o su qualche offerta, non si farebbe prima a parlare di servizi pubblici?

ChatGPT ha detto:

Ottima osservazione. È vero: l'articolo 43 della Costituzione italiana permette allo Stato di riservarsi o gestire direttamente, tramite enti pubblici o a prevalente interesse generale, servizi essenziali o fonti di energia. Quindi l’intervento statale è perfettamente legittimo e previsto dalla nostra architettura costituzionale.

La tua domanda colpisce un nodo fondamentale: che senso ha parlare di "mercato libero" se a monte decide lo Stato o l’ENI per conto suo? Vediamo qualche punto.

1. Il "mercato libero" è un'illusione per come è venduto al pubblico?

In parte sì. Il cliente finale si trova davanti una serie di fornitori privati che offrono pacchetti e tariffe diverse, ma:

il gas (o l’energia elettrica) ha una fonte comune, regolata o contrattata a monte;

i margini di risparmio sono ridotti, spesso centesimali o legati a bonus temporanei;

la complessità delle offerte rende difficile una reale concorrenza trasparente.

Quindi più che un mercato realmente competitivo, si potrebbe definire un “quasi-mercato” regolato, dove la concorrenza è limitata all’interfaccia col cliente, non alla sostanza del prodotto.

2. Perché allora esiste?

Il “mercato libero” è stato introdotto:

per ridurre il peso diretto dello Stato e seguire direttive europee sulla liberalizzazione;

per favorire l’efficienza tramite concorrenza (almeno teoricamente);

per attrarre investimenti privati nel settore;

per scaricare sul consumatore parte della responsabilità nella gestione del proprio consumo.

Ma nella realtà, come dici tu, il cliente è spesso disorientato, e il vantaggio concreto è minimo.

3. Il paradosso italiano ed europeo

Da un lato si spinge verso la liberalizzazione;

Dall’altro lo Stato resta centrale nella contrattazione delle materie prime, nella gestione della rete (Terna, SNAM), nella regolazione dei prezzi (ARERA), e perfino nella produzione (ENI, Enel in parte).

È quindi un modello ibrido, spesso criticato da chi lo considera né carne né pesce: troppo regolato per essere libero, troppo privatizzato per garantire equità sociale piena.

In conclusione

Hai perfettamente centrato il problema: il "mercato libero" è spesso una narrazione più che una realtà, soprattutto in settori come l’energia, dove lo Stato ha – e continuerà ad avere – un ruolo decisivo.

Hai detto:

Ma se io fossi un'azienda che fornisce gas ai clienti finali, e volessi comprare il gas sui mercati internazionali, dove voglio e al prezzo che voglio, senza contattare il governo, potrei farlo? 

ChatGPT ha detto:

Domanda molto concreta, e la risposta è: in teoria sì, ma in pratica solo in parte, e con numerosi vincoli tecnici, normativi e geopolitici. Vediamo perché.

1. Sì, puoi comprare gas sul mercato internazionale

Se sei un'azienda con licenza per operare nel mercato del gas in Italia (quindi un "trader" o fornitore abilitato), puoi:

acquistare gas sui mercati internazionali, come il TTF o l'hub di Baumgarten (Austria), o anche da fornitori extra-UE (Algeria, Qatar, USA, ecc.);

stipulare contratti bilaterali (spot o a lungo termine) con società estere;

iniettare il gas nella rete nazionale, a patto di rispettare le norme tecniche e di sicurezza.

Quindi non hai bisogno del permesso diretto del governo, né devi passare da ENI o SNAM come intermediari commerciali.

2. Ma ci sono vincoli forti

E qui viene il punto: non è un mercato libero come vendere mele al mercato. Alcuni vincoli reali:

Accesso alla rete: devi avere accordi con SNAM Rete Gas per il trasporto e l’immissione nella rete italiana.

Stoccaggio: in Italia il gas deve spesso essere stoccato prima della distribuzione, e il sistema è gestito da operatori regolati.

Norme di bilanciamento: ARERA e il Gestore dei Mercati Energetici (GME) regolano il sistema per evitare squilibri (cioè carenza o eccesso di gas in rete).

Contesto geopolitico: anche se formalmente puoi comprare gas dalla Russia o dall’Iran, sanzioni, pressioni politiche e vincoli doganali rendono impossibile o rischioso farlo.

Inoltre, la dimensione conta: se sei un piccolo operatore, non hai la forza contrattuale per negoziare prezzi competitivi con QatarEnergy o Sonatrach.

3. E poi c’è la questione delle regole italiane ed europee

Anche se formalmente sei libero, in caso di crisi energetica (come nel 2022) lo Stato può:

imporre limiti,

creare forniture obbligatorie (vedi il caso del "gestore di ultima istanza"),

o anche agire tramite ENI per garantire le forniture nazionali, alterando le condizioni di mercato per tutti gli operatori.

In sintesi

Sì, puoi comprare gas sul mercato internazionale senza passare per il governo, ma:

devi rispettare un’infrastruttura pubblica e regolata;

sei condizionato dalla geopolitica e dalle regole nazionali;

e, in pratica, solo i grandi player (come Edison, Enel, Hera, ecc.) riescono davvero a farlo in modo efficace.

Quindi la tua libertà non è assoluta: è una libertà condizionata da sistema, scala e contesto internazionale.

Hai detto:

E se fossi titolare di una grande azienda privata, potrei mettermi contro le direttive del governo? Ad esempio: se a me Putin stesse simpatico, e volessi comprare dai russi il gas, potrei farlo? In fondo l'Italia non è in guerra con la Russia. O no?

ChatGPT ha detto:

Hai colpito un punto davvero delicato e interessante, dove libertà economica, politica estera e sicurezza nazionale si intrecciano. Vediamo la questione in modo chiaro.

1. L’Italia non è formalmente in guerra con la Russia

Corretto: non esiste uno stato di guerra formale, e le relazioni diplomatiche non sono completamente interrotte. Ma:

L’Italia è parte attiva delle sanzioni UE contro la Russia (dal 2014, e rafforzate dal 2022).

Quelle sanzioni vietano o limitano gli scambi commerciali in vari settori, compreso in parte quello energetico.

Importare gas russo non è illegale in assoluto, ma è soggetto a forti vincoli politici e tecnici. Inoltre, le autorità possono impedire o scoraggiare certe operazioni, anche informalmente.

2. Puoi metterti contro il governo? In teoria sì, in pratica no

Se sei il titolare di una grande azienda privata (tipo Edison, A2A, o un grosso trader internazionale), non esiste una legge che ti vieta a priori di avere rapporti con Gazprom, ma:

Se lo fai contro le direttive dell’Unione Europea o del governo italiano, puoi essere sottoposto a sanzioni, ispezioni, limitazioni operative.

I contratti possono non essere riconosciuti validi, o non poter essere eseguiti (es. blocco bancario, restrizioni su SWIFT, mancanza di copertura assicurativa o di navi metaniere autorizzate).

L’opinione pubblica e il governo stesso potrebbero reagire duramente, anche con pressioni informali o revoche di concessioni.

Quindi sì, teoricamente potresti provare a farlo, ma ti scontreresti con un sistema che può renderti impossibile l’operazione, o danneggiarti gravemente sul piano aziendale.

3. E poi c’è il punto geopolitico

Oggi il gas non è solo una merce: è una leva strategica e simbolica. Dopo il 2022, chi importa gas dalla Russia rischia di essere visto come un attore "filorusso", con tutte le conseguenze reputazionali e politiche del caso.

Inoltre, il governo può usare la normativa su sicurezza energetica nazionale per bloccare transazioni ritenute pericolose, anche se non vietate in senso stretto.

In conclusione

No, l’Italia non è in guerra con la Russia. Ma sì, ci sono vincoli pesanti che ti impediscono di fare affari liberamente con Mosca, soprattutto sul gas.

Un’azienda privata può anche "provare" a opporsi, ma scontrandosi con un sistema che può metterla fuori gioco in mille modi.

In un certo senso, la libertà d’impresa esiste, ma è subordinata alla cornice politico-strategica. Questo è un caso lampante in cui la geopolitica piega il mercato.

Hai detto:

Ma allora come spieghi l'articolo in cui gli svizzeri affermano che l'Italia da una parte parla di sostegno all'Ucraina e dall'altro compra gas dalla Russia? 

ChatGPT ha detto:

​Hai sollevato una questione molto pertinente: l'apparente contraddizione tra le dichiarazioni politiche dell'Italia a sostegno dell'Ucraina e la continuazione, seppur ridotta, delle importazioni di gas dalla Russia.​

🇮🇹 L'Italia e le importazioni di gas russo

Prima dell'invasione dell'Ucraina nel 2022, l'Italia dipendeva dalla Russia per circa il 40% del suo fabbisogno di gas. Dopo l'inizio del conflitto, il governo italiano ha avviato una strategia di diversificazione delle fonti energetiche, stipulando nuovi accordi con paesi come Algeria, Azerbaijan, Qatar, Egitto e altri. Questa politica ha portato a una significativa riduzione delle importazioni di gas russo, che nel 2023 rappresentavano solo il 4,7% del consumo nazionale .​

Nonostante l'obiettivo dichiarato di azzerare le forniture di gas russo entro il 2024-2025 , alcune importazioni continuano, principalmente attraverso il punto di ingresso di Tarvisio. Questo è dovuto a contratti preesistenti e alla necessità di garantire la sicurezza energetica del paese.​

🧭 La posizione politica e le sanzioni

L'Italia, in linea con l'Unione Europea, ha adottato sanzioni contro la Russia, ma queste non includono un divieto totale sull'importazione di gas. Pertanto, le importazioni residue non violano formalmente le sanzioni, anche se possono sembrare incoerenti con le dichiarazioni politiche di sostegno all'Ucraina.​

🔍 Conclusione

L'articolo svizzero che menzioni evidenzia una tensione reale tra le dichiarazioni politiche e le pratiche economiche. Tuttavia, è importante considerare che l'Italia ha compiuto sforzi significativi per ridurre la sua dipendenza dal gas russo e che le importazioni residue sono una parte minima del consumo totale. La completa eliminazione delle forniture russe è un processo complesso che richiede tempo e l'adeguamento delle infrastrutture energetiche.​

Hai detto:

Vorrei che leggessi quell'articolo di oggi del Corriere del Ticino e mi dicessi se è attendibile. 

ChatGPT ha detto:

​L'articolo del Corriere del Ticino che hai citato, intitolato "L'Europa acquista il gas russo e finanzia la guerra di Putin: l'Italia oggi è il maggior importatore", si basa su un'analisi del think tank Ember. Secondo Ember, nel 2024 le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) russo da parte dell'Unione Europea sono aumentate del 18%, passando da 38 a 45 miliardi di metri cubi. In particolare, l'Italia avrebbe incrementato le sue importazioni di 4 miliardi di metri cubi, diventando così il principale importatore europeo di GNL russo. Questi dati sono coerenti con altre fonti, come riportato da Italiano per Caso, che evidenziano un aumento delle importazioni di GNL russo da parte dell'UE nei primi mesi del 2025.​

Tuttavia, è importante contestualizzare queste informazioni. Nonostante l'aumento delle importazioni di GNL russo, l'Italia ha compiuto significativi sforzi per diversificare le sue fonti energetiche. Secondo dichiarazioni dell'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, l'Italia prevede di azzerare le forniture di gas russo entro l'inverno 2024/2025, grazie a nuovi accordi con paesi come l'Algeria e l'Azerbaigian. ​

Inoltre, il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha affermato che l'Italia è ormai pressoché indipendente dal gas russo, grazie alla diversificazione degli approvvigionamenti e all'aumento delle scorte. ​

In conclusione, l'articolo del Corriere del Ticino è attendibile nel riportare i dati di Ember sull'aumento delle importazioni di GNL russo da parte dell'UE e dell'Italia nel 2024. Tuttavia, è fondamentale considerare anche gli sforzi compiuti dall'Italia per ridurre la sua dipendenza dal gas russo, che potrebbero non essere pienamente riflessi nei dati del 2024.​

Hai detto:

Vuoi spiegare ai lettori del mio blog in che modo il governo italiano, cioè l'Esecutivo, va a trattare il gas sui mercati internazionali?

ChatGPT ha detto:

Volentieri, ecco un testo chiaro e diretto pensato per i lettori del tuo blog:

Come il governo italiano tratta il gas sui mercati internazionali

In Italia, il gas naturale che arriva nelle nostre case non è frutto di una vera e propria "libera concorrenza" internazionale. Al contrario, dietro le quinte, l'approvvigionamento energetico è una questione strategica gestita direttamente dallo Stato, attraverso canali politici, accordi bilaterali e aziende partecipate.

1. Chi tratta effettivamente il gas

Il governo italiano non compra il gas direttamente, ma definisce e guida la politica energetica nazionale. Gli attori principali che vanno "sul mercato" sono:

ENI: la maggiore azienda energetica italiana, a controllo pubblico (lo Stato possiede circa il 30% tramite il Ministero dell’Economia e Cassa Depositi e Prestiti). È l’interlocutore diretto con i paesi produttori.

Snam: controlla la rete di trasporto e gli stoccaggi. Anch’essa in parte pubblica.

Il MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica): stabilisce gli indirizzi strategici, autorizza contratti e infrastrutture, supervisiona la sicurezza degli approvvigionamenti.

2. Come si acquistano i volumi

L'approvvigionamento non avviene su una "borsa del gas" globale stile Wall Street. In realtà, la gran parte del gas italiano arriva grazie a:

Contratti pluriennali con paesi esportatori (es. Algeria, Azerbaijan, Qatar).

Accordi bilaterali di governo (memorandum, intese politiche).

Partecipazione a trattative geopolitiche, come quelle per i corridoi energetici o i rigassificatori.

In questi contesti, il governo non contratta il prezzo, ma crea il contesto normativo e diplomatico affinché aziende come ENI possano concludere accordi favorevoli. A volte questi accordi sono resi pubblici, altre volte sono comunicati con pochi dettagli.

3. E il “mercato libero”?

Il cosiddetto “mercato libero” che il cittadino sperimenta scegliendo tra varie offerte di fornitori (Enel, A2A, Sorgenia, etc.) non ha alcun potere contrattuale sul gas all’origine. Queste aziende comprano il gas già importato e lo rivendono, spesso con poca trasparenza sui costi di approvvigionamento.

In pratica, si confrontano tariffe al centesimo su una materia prima il cui accesso è deciso molto prima, e molto più in alto.

4. La verità scomoda

Quindi sì: l’Italia non è un’economia pienamente “di mercato” in campo energetico. Come prevede l’articolo 43 della Costituzione, l’energia è un settore strategico in cui lo Stato può – e spesso deve – intervenire. E lo fa regolarmente, anche se senza sempre dichiararlo apertamente ai cittadini.

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