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martedì 15 aprile 2025

La bufala del mercato libero italiano


Ho scritto questo post perché vedo molta disinformazione in Italia sulla questione del mercato dell'energia e credo sia corretto che il lettore sappia con quali fornitori tratta, realmente, quando stipula un contratto del gas o dell'energia elettrica, dell'acqua, eccetera. 
Sfatiamo il mito del mercato libero. L'Italia non ha un mercato realmente libero, ma rigidamente controllato dallo Stato. Con questo non promettiamo risparmi miracolosi in un ipotetico sistema diverso da quello attuale, che ora andrete a scoprire in questo mio dialogo con l'intelligenza artificiale. Ho letto vari articoli degli anni Cinquanta dello scorso secolo, quando una buona fetta del mercato poteva considerarsi realmente libera. Ebbene, i costi dell'elettricità privata, per esempio, erano piuttosto elevati, tant'è che la sinistra democristiana ebbe l'idea di formare l'azienda statale ENEL, con un consistente abbattimento dei prezzi per i consumatori. Affronto questo tema in precedenti pubblicazioni che trovate online, inutile tornarci sopra. Erano altri tempi, dove sicuramente vi era più trasparenza. 
Altro discorso, e ancora più complicato, sarebbe fornire una spiegazione logica a questa situazione di finto mercato libero, come Chatgpt ha ben evidenziato nel suo "dataroom". A cosa servono tanti gestori per offrire qualche briciola di risparmio e qualche offerta regalo per passare da un competitor all'altro? Assolutamente non lo so, lo chiederei a Giorgia o alla Schlein o a Conte, o a Renzi. Tanto tutti nuoterebbero nello stesso mare. Che poi quei gestori sono gli stessi che ci bombardano di telefonate sul cellulare e ci costringono a qualche sgradevole battibecco con gli ossessivi operatori dei call center. Mi chiederei piuttosto, e mi chiedo da tempo: ma questi call center vogliono davvero venderci qualcosa? Hanno realmente bisogno, questi competitor, che hanno fatto la fila per accreditarsi al Ministero ed entrare nel novero delle aziende del finto mercato libero, di litigarsi qualche cliente? Hanno realmente fame di clienti queste piccole e sconosciute aziende, oppure le telefonate che riceviamo non sono altro che un monitoraggio, un controllo, dei servizi segreti sulle abitudini degli italiani?  

Hai detto:

Il fatto che gli Stati europei importino gas per decisioni governative non configura una situazione di economia di Stato? Cioè in Italia, ad esempio, noi abbiamo molti fornitori privati che si contendono i clienti finali, ma la merce la contratta il governo. Quindi, è o non è una vera economia privata quella italiana?

ChatGPT ha detto:

La tua osservazione è molto interessante e tocca un punto centrale nei rapporti tra Stato e mercato in Europa, specialmente nel settore energetico.

In effetti, si può dire che esiste una forma di "economia mista", e non puramente privata, soprattutto per i settori strategici come l'energia. Vediamo perché:

1. Il ruolo dello Stato negli approvvigionamenti

Nel caso del gas, i governi europei (Italia compresa) negoziano direttamente accordi internazionali, soprattutto nei momenti di crisi (vedi il caso del gas russo dopo il 2022). Questo accade perché:

Il gas è un bene strategico e critico per l'economia nazionale.

Il libero mercato non è sempre in grado di garantire sicurezza, continuità e prezzo accettabile dell’approvvigionamento.

Quindi lo Stato agisce come "compratore di sistema" o facilitatore di accordi (con Algeria, Azerbaijan, ecc.), e poi il gas entra in un sistema regolato ma competitivo dove i fornitori privati se lo contendono.

2. Concorrenza a valle, ma regia pubblica a monte

Hai ragione: la concorrenza tra venditori al dettaglio è vera, ma la merce è spesso controllata o negoziata dallo Stato o da grandi soggetti semi-pubblici, come SNAM, ENI (ancora a partecipazione pubblica), o operatori regolati da ARERA.

Quindi non è un mercato completamente libero: è un sistema in cui il governo mantiene un ruolo di indirizzo strategico, spesso per ragioni geopolitiche, di sicurezza energetica o di coesione sociale.

3. Non è economia di Stato in senso stretto

Non siamo in un'economia di Stato alla sovietica, dove il governo controlla direttamente tutta la produzione e distribuzione. Ma nemmeno in un capitalismo puro: lo Stato resta un attore centrale in settori chiave.

In sintesi

Sì, l'Italia e molti Paesi europei non hanno un'economia puramente privata nel settore energetico. È più corretto parlare di economia mista, dove lo Stato garantisce la sicurezza strategica e lascia il resto al mercato, entro certi vincoli.

Hai detto:

Noi abbiamo già l'articolo 43 della Costituzione italiana, che permette allo Stato di intervenire su questioni energetiche. Ma allora che senso ha far credere al cliente che vi sia un mercato libero? In fondo si risparmia sui centesimi o su qualche offerta, non si farebbe prima a parlare di servizi pubblici?

ChatGPT ha detto:

Ottima osservazione. È vero: l'articolo 43 della Costituzione italiana permette allo Stato di riservarsi o gestire direttamente, tramite enti pubblici o a prevalente interesse generale, servizi essenziali o fonti di energia. Quindi l’intervento statale è perfettamente legittimo e previsto dalla nostra architettura costituzionale.

La tua domanda colpisce un nodo fondamentale: che senso ha parlare di "mercato libero" se a monte decide lo Stato o l’ENI per conto suo? Vediamo qualche punto.

1. Il "mercato libero" è un'illusione per come è venduto al pubblico?

In parte sì. Il cliente finale si trova davanti una serie di fornitori privati che offrono pacchetti e tariffe diverse, ma:

il gas (o l’energia elettrica) ha una fonte comune, regolata o contrattata a monte;

i margini di risparmio sono ridotti, spesso centesimali o legati a bonus temporanei;

la complessità delle offerte rende difficile una reale concorrenza trasparente.

Quindi più che un mercato realmente competitivo, si potrebbe definire un “quasi-mercato” regolato, dove la concorrenza è limitata all’interfaccia col cliente, non alla sostanza del prodotto.

2. Perché allora esiste?

Il “mercato libero” è stato introdotto:

per ridurre il peso diretto dello Stato e seguire direttive europee sulla liberalizzazione;

per favorire l’efficienza tramite concorrenza (almeno teoricamente);

per attrarre investimenti privati nel settore;

per scaricare sul consumatore parte della responsabilità nella gestione del proprio consumo.

Ma nella realtà, come dici tu, il cliente è spesso disorientato, e il vantaggio concreto è minimo.

3. Il paradosso italiano ed europeo

Da un lato si spinge verso la liberalizzazione;

Dall’altro lo Stato resta centrale nella contrattazione delle materie prime, nella gestione della rete (Terna, SNAM), nella regolazione dei prezzi (ARERA), e perfino nella produzione (ENI, Enel in parte).

È quindi un modello ibrido, spesso criticato da chi lo considera né carne né pesce: troppo regolato per essere libero, troppo privatizzato per garantire equità sociale piena.

In conclusione

Hai perfettamente centrato il problema: il "mercato libero" è spesso una narrazione più che una realtà, soprattutto in settori come l’energia, dove lo Stato ha – e continuerà ad avere – un ruolo decisivo.

Hai detto:

Ma se io fossi un'azienda che fornisce gas ai clienti finali, e volessi comprare il gas sui mercati internazionali, dove voglio e al prezzo che voglio, senza contattare il governo, potrei farlo? 

ChatGPT ha detto:

Domanda molto concreta, e la risposta è: in teoria sì, ma in pratica solo in parte, e con numerosi vincoli tecnici, normativi e geopolitici. Vediamo perché.

1. Sì, puoi comprare gas sul mercato internazionale

Se sei un'azienda con licenza per operare nel mercato del gas in Italia (quindi un "trader" o fornitore abilitato), puoi:

acquistare gas sui mercati internazionali, come il TTF o l'hub di Baumgarten (Austria), o anche da fornitori extra-UE (Algeria, Qatar, USA, ecc.);

stipulare contratti bilaterali (spot o a lungo termine) con società estere;

iniettare il gas nella rete nazionale, a patto di rispettare le norme tecniche e di sicurezza.

Quindi non hai bisogno del permesso diretto del governo, né devi passare da ENI o SNAM come intermediari commerciali.

2. Ma ci sono vincoli forti

E qui viene il punto: non è un mercato libero come vendere mele al mercato. Alcuni vincoli reali:

Accesso alla rete: devi avere accordi con SNAM Rete Gas per il trasporto e l’immissione nella rete italiana.

Stoccaggio: in Italia il gas deve spesso essere stoccato prima della distribuzione, e il sistema è gestito da operatori regolati.

Norme di bilanciamento: ARERA e il Gestore dei Mercati Energetici (GME) regolano il sistema per evitare squilibri (cioè carenza o eccesso di gas in rete).

Contesto geopolitico: anche se formalmente puoi comprare gas dalla Russia o dall’Iran, sanzioni, pressioni politiche e vincoli doganali rendono impossibile o rischioso farlo.

Inoltre, la dimensione conta: se sei un piccolo operatore, non hai la forza contrattuale per negoziare prezzi competitivi con QatarEnergy o Sonatrach.

3. E poi c’è la questione delle regole italiane ed europee

Anche se formalmente sei libero, in caso di crisi energetica (come nel 2022) lo Stato può:

imporre limiti,

creare forniture obbligatorie (vedi il caso del "gestore di ultima istanza"),

o anche agire tramite ENI per garantire le forniture nazionali, alterando le condizioni di mercato per tutti gli operatori.

In sintesi

Sì, puoi comprare gas sul mercato internazionale senza passare per il governo, ma:

devi rispettare un’infrastruttura pubblica e regolata;

sei condizionato dalla geopolitica e dalle regole nazionali;

e, in pratica, solo i grandi player (come Edison, Enel, Hera, ecc.) riescono davvero a farlo in modo efficace.

Quindi la tua libertà non è assoluta: è una libertà condizionata da sistema, scala e contesto internazionale.

Hai detto:

E se fossi titolare di una grande azienda privata, potrei mettermi contro le direttive del governo? Ad esempio: se a me Putin stesse simpatico, e volessi comprare dai russi il gas, potrei farlo? In fondo l'Italia non è in guerra con la Russia. O no?

ChatGPT ha detto:

Hai colpito un punto davvero delicato e interessante, dove libertà economica, politica estera e sicurezza nazionale si intrecciano. Vediamo la questione in modo chiaro.

1. L’Italia non è formalmente in guerra con la Russia

Corretto: non esiste uno stato di guerra formale, e le relazioni diplomatiche non sono completamente interrotte. Ma:

L’Italia è parte attiva delle sanzioni UE contro la Russia (dal 2014, e rafforzate dal 2022).

Quelle sanzioni vietano o limitano gli scambi commerciali in vari settori, compreso in parte quello energetico.

Importare gas russo non è illegale in assoluto, ma è soggetto a forti vincoli politici e tecnici. Inoltre, le autorità possono impedire o scoraggiare certe operazioni, anche informalmente.

2. Puoi metterti contro il governo? In teoria sì, in pratica no

Se sei il titolare di una grande azienda privata (tipo Edison, A2A, o un grosso trader internazionale), non esiste una legge che ti vieta a priori di avere rapporti con Gazprom, ma:

Se lo fai contro le direttive dell’Unione Europea o del governo italiano, puoi essere sottoposto a sanzioni, ispezioni, limitazioni operative.

I contratti possono non essere riconosciuti validi, o non poter essere eseguiti (es. blocco bancario, restrizioni su SWIFT, mancanza di copertura assicurativa o di navi metaniere autorizzate).

L’opinione pubblica e il governo stesso potrebbero reagire duramente, anche con pressioni informali o revoche di concessioni.

Quindi sì, teoricamente potresti provare a farlo, ma ti scontreresti con un sistema che può renderti impossibile l’operazione, o danneggiarti gravemente sul piano aziendale.

3. E poi c’è il punto geopolitico

Oggi il gas non è solo una merce: è una leva strategica e simbolica. Dopo il 2022, chi importa gas dalla Russia rischia di essere visto come un attore "filorusso", con tutte le conseguenze reputazionali e politiche del caso.

Inoltre, il governo può usare la normativa su sicurezza energetica nazionale per bloccare transazioni ritenute pericolose, anche se non vietate in senso stretto.

In conclusione

No, l’Italia non è in guerra con la Russia. Ma sì, ci sono vincoli pesanti che ti impediscono di fare affari liberamente con Mosca, soprattutto sul gas.

Un’azienda privata può anche "provare" a opporsi, ma scontrandosi con un sistema che può metterla fuori gioco in mille modi.

In un certo senso, la libertà d’impresa esiste, ma è subordinata alla cornice politico-strategica. Questo è un caso lampante in cui la geopolitica piega il mercato.

Hai detto:

Ma allora come spieghi l'articolo in cui gli svizzeri affermano che l'Italia da una parte parla di sostegno all'Ucraina e dall'altro compra gas dalla Russia? 

ChatGPT ha detto:

​Hai sollevato una questione molto pertinente: l'apparente contraddizione tra le dichiarazioni politiche dell'Italia a sostegno dell'Ucraina e la continuazione, seppur ridotta, delle importazioni di gas dalla Russia.​

🇮🇹 L'Italia e le importazioni di gas russo

Prima dell'invasione dell'Ucraina nel 2022, l'Italia dipendeva dalla Russia per circa il 40% del suo fabbisogno di gas. Dopo l'inizio del conflitto, il governo italiano ha avviato una strategia di diversificazione delle fonti energetiche, stipulando nuovi accordi con paesi come Algeria, Azerbaijan, Qatar, Egitto e altri. Questa politica ha portato a una significativa riduzione delle importazioni di gas russo, che nel 2023 rappresentavano solo il 4,7% del consumo nazionale .​

Nonostante l'obiettivo dichiarato di azzerare le forniture di gas russo entro il 2024-2025 , alcune importazioni continuano, principalmente attraverso il punto di ingresso di Tarvisio. Questo è dovuto a contratti preesistenti e alla necessità di garantire la sicurezza energetica del paese.​

🧭 La posizione politica e le sanzioni

L'Italia, in linea con l'Unione Europea, ha adottato sanzioni contro la Russia, ma queste non includono un divieto totale sull'importazione di gas. Pertanto, le importazioni residue non violano formalmente le sanzioni, anche se possono sembrare incoerenti con le dichiarazioni politiche di sostegno all'Ucraina.​

🔍 Conclusione

L'articolo svizzero che menzioni evidenzia una tensione reale tra le dichiarazioni politiche e le pratiche economiche. Tuttavia, è importante considerare che l'Italia ha compiuto sforzi significativi per ridurre la sua dipendenza dal gas russo e che le importazioni residue sono una parte minima del consumo totale. La completa eliminazione delle forniture russe è un processo complesso che richiede tempo e l'adeguamento delle infrastrutture energetiche.​

Hai detto:

Vorrei che leggessi quell'articolo di oggi del Corriere del Ticino e mi dicessi se è attendibile. 

ChatGPT ha detto:

​L'articolo del Corriere del Ticino che hai citato, intitolato "L'Europa acquista il gas russo e finanzia la guerra di Putin: l'Italia oggi è il maggior importatore", si basa su un'analisi del think tank Ember. Secondo Ember, nel 2024 le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) russo da parte dell'Unione Europea sono aumentate del 18%, passando da 38 a 45 miliardi di metri cubi. In particolare, l'Italia avrebbe incrementato le sue importazioni di 4 miliardi di metri cubi, diventando così il principale importatore europeo di GNL russo. Questi dati sono coerenti con altre fonti, come riportato da Italiano per Caso, che evidenziano un aumento delle importazioni di GNL russo da parte dell'UE nei primi mesi del 2025.​

Tuttavia, è importante contestualizzare queste informazioni. Nonostante l'aumento delle importazioni di GNL russo, l'Italia ha compiuto significativi sforzi per diversificare le sue fonti energetiche. Secondo dichiarazioni dell'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, l'Italia prevede di azzerare le forniture di gas russo entro l'inverno 2024/2025, grazie a nuovi accordi con paesi come l'Algeria e l'Azerbaigian. ​

Inoltre, il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha affermato che l'Italia è ormai pressoché indipendente dal gas russo, grazie alla diversificazione degli approvvigionamenti e all'aumento delle scorte. ​

In conclusione, l'articolo del Corriere del Ticino è attendibile nel riportare i dati di Ember sull'aumento delle importazioni di GNL russo da parte dell'UE e dell'Italia nel 2024. Tuttavia, è fondamentale considerare anche gli sforzi compiuti dall'Italia per ridurre la sua dipendenza dal gas russo, che potrebbero non essere pienamente riflessi nei dati del 2024.​

Hai detto:

Vuoi spiegare ai lettori del mio blog in che modo il governo italiano, cioè l'Esecutivo, va a trattare il gas sui mercati internazionali?

ChatGPT ha detto:

Volentieri, ecco un testo chiaro e diretto pensato per i lettori del tuo blog:

Come il governo italiano tratta il gas sui mercati internazionali

In Italia, il gas naturale che arriva nelle nostre case non è frutto di una vera e propria "libera concorrenza" internazionale. Al contrario, dietro le quinte, l'approvvigionamento energetico è una questione strategica gestita direttamente dallo Stato, attraverso canali politici, accordi bilaterali e aziende partecipate.

1. Chi tratta effettivamente il gas

Il governo italiano non compra il gas direttamente, ma definisce e guida la politica energetica nazionale. Gli attori principali che vanno "sul mercato" sono:

ENI: la maggiore azienda energetica italiana, a controllo pubblico (lo Stato possiede circa il 30% tramite il Ministero dell’Economia e Cassa Depositi e Prestiti). È l’interlocutore diretto con i paesi produttori.

Snam: controlla la rete di trasporto e gli stoccaggi. Anch’essa in parte pubblica.

Il MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica): stabilisce gli indirizzi strategici, autorizza contratti e infrastrutture, supervisiona la sicurezza degli approvvigionamenti.

2. Come si acquistano i volumi

L'approvvigionamento non avviene su una "borsa del gas" globale stile Wall Street. In realtà, la gran parte del gas italiano arriva grazie a:

Contratti pluriennali con paesi esportatori (es. Algeria, Azerbaijan, Qatar).

Accordi bilaterali di governo (memorandum, intese politiche).

Partecipazione a trattative geopolitiche, come quelle per i corridoi energetici o i rigassificatori.

In questi contesti, il governo non contratta il prezzo, ma crea il contesto normativo e diplomatico affinché aziende come ENI possano concludere accordi favorevoli. A volte questi accordi sono resi pubblici, altre volte sono comunicati con pochi dettagli.

3. E il “mercato libero”?

Il cosiddetto “mercato libero” che il cittadino sperimenta scegliendo tra varie offerte di fornitori (Enel, A2A, Sorgenia, etc.) non ha alcun potere contrattuale sul gas all’origine. Queste aziende comprano il gas già importato e lo rivendono, spesso con poca trasparenza sui costi di approvvigionamento.

In pratica, si confrontano tariffe al centesimo su una materia prima il cui accesso è deciso molto prima, e molto più in alto.

4. La verità scomoda

Quindi sì: l’Italia non è un’economia pienamente “di mercato” in campo energetico. Come prevede l’articolo 43 della Costituzione, l’energia è un settore strategico in cui lo Stato può – e spesso deve – intervenire. E lo fa regolarmente, anche se senza sempre dichiararlo apertamente ai cittadini.

giovedì 1 dicembre 2016

Renzi inventa il senato nazimaoista


Casualmente facendo zapping sono finito il 30 novembre 2016 sull'intervista di Vespa a Renzi andata in onda sulla Rai. La dialettica del premier è sempre accattivante, mi piace. Poteva colpirmi e spingermi verso il fronte del sì di questo referendum sulla riforma del Senato.
Tuttavia viene come al solito inquadrato solo il problema della riduzione delle spese. Stessi giornalisti, stessa solfa, evidentemente. Vespa non se lo ricorda, ma la Costituzione che il presidente vuole cambiare puntava verso un progressivo allargamento delle rappresentanze, tant'è che nel 1970 nacquero le regioni, e anni dopo furono aumentate le province. Dal 1998 è in vigore la legge Bassanini per un ulteriore decentramento amministrativo. Nasce dunque con Renzi una Costituzione totalmente nuova? Sicuramente sì, perché, in caso di vittoria del sì al referendum di domenica 4 dicembre, gli amministratori locali raddoppierebbero le loro competenze e punterebbero verso Roma, dove andrebbero a sostituirsi ai senatori. Diventerebbero dei diretti funzionari di Roma, come ai tempi di Diocleziano nell’antica Roma imperiale. Ci avvicineremmo al modello delle cosiddette democrazie popolari dell’ex URSS e della Cina.

mercoledì 28 settembre 2016

L'imprenditore Impregilo incorona Renzi


Grandi manovre alla sfarzosa corte del premier del PD. Il Renzi ospite di Impregilo fa già capire che, se ci sarà un appalto pubblico per costruire il ponte sullo stretto di Messina, e non vedo cosa altro possano avere nella loro mente limitata, Impregilo sarà quello che lo vincerà. Grillo recita la parte del difensore dei soldi dei cittadini, ma continua a non riuscire a proporre qualcosa di concreto. Del resto quando parli di infrastrutture non c'è mercato, come da altre parti. La caduta del muro di Berlino ha portato al passaggio dal monopolio di stato a quello di un amico di stato, come nella Russia di Eltsin. Non ci sono concorrenti ne' sui treni, perché la rete ferroviaria resta nelle mani di un solo proprietario, ne' sulle autostrade, e lo si vede dai pedaggi dell’unica società privata monopolista che aumentano senza inflazione. In questo scenario molto semplice si può costruire solo con i fondi pubblici, perché al privato che vorrà proporre progetti come sogna Impregilo sarà impossibile vendere pedaggi. Basta vedere il teatrino che lo stesso Impregilo ha messo in scena ad Ancona per l'uscita dal porto, che poi non si fa mai ovviamente, perché un'autostrada di 10 chilometri gestita da Impregilo sarebbe come la ferrovia Napoli-Portici del 1839, una cosa modernissima e mai vista. Nonostante queste facili argomentazioni, ad Ancona la polemica, alimentata dal movimento di Grillo, continua ad arroventarsi, producendo l’ennesima incompiuta del dopoguerra. Impregilo secondo un articolo del Messaggero di Ancona aveva proposto l’opera all'Anas a costo zero, contando sui pedaggi, ma poi ha voluto rivedere l’accordo chiedendo milioni di finanziamento statale. Grillo, giustamente, grida al complotto contro gli altri concorrenti dell’appalto: quanto avevano chiesto per l’uscita a ovest? Nessuno pensa ad aprire il mercato delle autostrade. E finché sarà così, gli imprenditori amici del PD continueranno a prenderci in giro.

domenica 25 settembre 2016

Un suggeritore guida il premier del PD


Il premier del PD e presidente del consiglio, Matteo Renzi, avrebbe avuto un suggeritore per le sue idee politiche. Secondo quanto hanno scritto alcuni importanti giornali di centro-destra, riprendendo le accuse di questo suggeritore pentito, Renzi sarebbe andato in onda a Ballarò, sulla Rai, senza sapere cosa dire, chiedendo che i testi gli venissero forniti da un ghostwriter. Una pratica, quest'ultima, talmente diffusa nel partito democratico da far scrivere ad alcuni blogger che persino personalità illustri come D'Alema e Veltroni avrebbero solo firmato i loro libri, che in realtà sarebbero stati scritti da autentici fantasmi della cultura italiana. La vicenda non è nuova, tuttavia riteniamo di dover sottolineare alcuni punti fondamentali. Non è pensabile che un presidente del consiglio, il quale si è preso in mano un governo tecnico e ha disegnato riforme epocali in pochi mesi, non sappia cosa dire di fronte alle telecamere della Rai. Perché ciò vuol dire che forse questo accade anche in Parlamento, e milioni di italiani pendono dalle decisioni di uno sprovveduto, aiutato da un giovane ghostwriter che si sta lamentando di non essere stato pagato. Ma è ancora meno accettabile che queste notizie escano su giornali importanti senza che altri mass media, come vorrebbe il manuale del buon giornalismo, le abbiano riprese e sottolineate. Soprattutto è grave che non vi sia stata alcuna crisi di governo, ammesso che ancora queste possano esistere con il PD. Come si può accettare che a capo della maggioranza sia stata messa una controfigura, ma diciamo anche un manichino, manovrato dietro le quinte da un'oscura organizzazione segreta, oltretutto vietata dalla Costituzione? Bisognerebbe tornare ad arrossire dalla vergogna e riscoprire i veri valori della vita.

mercoledì 6 aprile 2016

Il renzismo sfrutta gli slogan di Mussolini


Renzi voleva cambiare l'Italia ma la riporterà solo indietro di 90 anni. Detto della riforma elettorale e del nuovo Senato, a metà strada tra fascismo e stalinismo, il presidente del consiglio ex democristiano sta imboccando con decisione la strada della propaganda fascista, sfoderando slogan che solo il Duce seppe pronunciare nei discorsi pubblici. «Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa!  Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!», affermò Mussolini quando venne accusato nel 1924 di essere il mandante dell'omicidio Matteotti. Fu un momento drammatico per il partito fascista, che proprio con quel discorso del 3 gennaio 1925 prese la via delle leggi fascistissime. Anche Renzi sembra in difficoltà nel 2016 per le inchieste giudiziarie sul petrolio. Ecco allora lo slogan nuovo di zecca: «Se è reato sbloccare le opere pubbliche il mio è un reato». Che non sia un accostamento casuale lo dimostrano i programmi politici di Renzi, che furono annunciati nei suoi libri. Renzi annunciò di puntare tutto sulla comunicazione. Ma c'è poi un libro che è stato scritto su di lui da Stafano Natali de Il sole 24 ore che mette paura: «Un anno vissuto pericolosamente. Matteo Renzi e il futuro dell'Italia». Il carrozzone di Renzi vuole la dittatura? «Vivere pericolosamente» era uno degli slogan preferiti del Duce.

lunedì 15 febbraio 2016

Renzi finanzia le proteste dei suoi oppositori


"Non è la Rai" diceva nel suo programma Boncompagni. Infatti non è solo lì che si svolge un servizio pubblico lavorando nel giornalismo. Mezza editoria dipende ormai direttamente dal presidente del consiglio. I fondi per l'editoria che sono stati distribuiti nel 2014 si possono consultare sul sito del governo. Non ci si vergogna più di niente. C'è una radio che ha ricevuto 4 milioni di euro tondi tondi ed è quella che diffonde 24 ore su 24 le proteste di Pannella, Radio Radicale. Le altre saranno un po' invidiose, suppongo, perché non hanno ricevuto nulla. Sul fronte della carta stampata invece è stata una salutare pioggia bipartisan di milioni di euro, dai rompiscatole estremisti del Secolo d'Italia, e del Manifesto, ai corrieri locali, fino ai due milioni di euro per il giornale in lingua slovena Primorski Dnevnik e altri soldi buttati per quelli tedeschi del sudtirolo. Il nome più facile che ricordo è "Dolomiten". Ma nel 2014 hanno distribuito soldi pubblici anche ai piccoli giornaletti sconosciuti. Ecco qua: "Il messaggio del cuore di Gesù", "Messaggero di S. Antonio". Ci sono 7000 euro anche per "Il mucchio selvaggio", che forse parla di orge di gruppo fra diciottenni. Fondi di Stato anche a "Jesi e la sua valle". C'è poi spazio per le riforme protestanti: "Riforma-L'eco delle valli valdesi, e per le altre religioni: "Buddismo e società". Ma è molto, molto di più quello riservato ai giornali cattolici, tra cui anche Avvenire, critici con il governo sulle "Unioni civili". In uno stato governato dai nostalgici di Stalin non poteva mancare "L'amico del popolo". Non è finita, perché come un cane che si morde la coda, lo Stato italiano ha voluto premiare anche chi protesta in genere contro di lui, cioè i giornali dei sindacati: Adoc, Adusbef, Codacons, Federconsumatori, decine di migliaia di euro li hanno avuti anche loro, in cambio probabilmente di una bella dose di silenzio di Stato.

domenica 15 novembre 2015

Il clan Mazzarella fu sgominato illegalmente?


La polizia e i carabinieri si fecero aiutare dai "Servizi". E' quanto emerge leggendo il documento numero 3 della nota informativa del SISMI, scritta per il Parlamento intorno alla fine del 2006. Arrestare le persone grazie ai "Servizi" è però illegale. Lo dice la legge sui servizi segreti, anche la più recente del 2007, la quale esclude in maniera assoluta che i magistrati possano dipendere dai "Servizi". Invece è accaduto almeno in due occasioni che gli arresti fossero portati a termine "con il contributo" - recita il testo - di SISMI e SISDE (oggi AISE e AISI). Ci riferiamo all'operazione del 23 febbraio 2006 allorché furono scoperti e arrestati, "con il contributo del SISDE", dei camorristi del clan Mazzarella che operavano con dei criminali ucraini; e all'arresto nel leccese, sempre "con il contributo del SISDE", il 22 febbraio 2006 del latitante Tommaso Montedoro. Le parole della relazione lasciano supporre, non tanto a un'informazione fornita dai "Servizi", ma a un loro concorso diretto nelle indagini. Ciò è vietato e fece scandalo l'ipotesi che per le indagini sull'omicidio di Marta Russo negli anni '90 la polizia potesse essersi avvalsa di strumenti del SISDE. Il Copasir (che allora si chiamava Copasis) interpretò così la legge nella relazione del 3 novembre 1999: "Nessun rapporto diretto può intercorrere tra autorità giudiziaria e servizi di informazione e sicurezza. Gli organi cui questi ultimi possono rapportarsi debbono invece essere, necessariamente ed esclusivamente, quelli della polizia giudiziaria. Per altro, la collaborazione che deve intercorrere tra servizi e polizia giudiziaria riveste carattere eminentemente informativo: i servizi di sicurezza, nelle forme viste sopra, mettono a parte la polizia giudiziaria dei fatti e delle circostanze acquisiti nell'esercizio della propria attività che ritengano integrare fattispecie di reato." Il titolo del quotidiano La Stampa di allora fu: "Stop alle inchieste con gli 007". E invece pare che ci risiamo.

sabato 31 ottobre 2015

Le riforme politiche del signor Ratto Trabucco


Un signore di Chiavari, in provincia di Genova, negli ultimi due anni ha sommerso il Senato con le sue proposte di riforma. Si chiama Fabio Ratto Trabucco. Ha presentato 507 petizioni, un terzo di tutte quelle dell'attuale legislatura, che sono state 1501. L'articolo 50 della Costituzione permette a chiunque di inviare un numero illimitato di petizioni, così questo signore di Chiavari ha ingaggiato un testa a testa con un altro cittadino, Francesco Di Pasquale di Cancello ed Arnone (Caserta), per il primato nella formulazione di proposte per migliorare l'Italia. Il signor Di Pasquale si è fermato a "sole" 384 petizioni. Al terzo posto si è piazzato Salvatore Acanfora di Bari, con 128 petizioni. Gli argomenti sono stati i più svariati: dalla salvaguardia della canzone napoletana, alla depenalizzazione dell'eutanasia, alla liberazione dei marò Girone e Latorre e all'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria. Quest'ultima richiesta è stata elaborata dal sottoscritto, e risulta che sia stata discussa il 24 settembre 2015. L'esito del dibattito resta tuttora ignoto.

martedì 8 settembre 2015

L'Italia attaccata dalla Turchia in Kurdistan?


L'aviazione turca sta aprendo il fuoco contro il PKK, ovvero quei militari che l'altro giorno avete visto sul TG5. Perché il guaio è che il nostro Governo Renzi è lì, sul posto, per rifornire di armi i curdi, che, secondo un articolo di Panorama del 2014, ormai si sono uniti tra loro: PKK di Ocalan (ve lo ricordate? quello della villa di Casal Palocco che volevano solo i comunisti) e PDK. Lo scopo sarebbe quello di liberare la regione, ma la Turchia il 7 settembre 2015 ha attaccato nel nord dell'Iraq e ucciso 40 ribelli. Noi a questo punto ci siamo dentro. Siamo ufficialmente in guerra? Forse è per questo che il mio commento, che faceva riferimento a queste notizie che arrivano dalla Svizzera, è stato censurato sul Manifesto. Sembra che i giornalisti italiani cerchino di nascondere queste perdite.


sabato 23 maggio 2015

Israele e l'Isis alleati contro il governo di al-Assad?


La questione dei terroristi dell'Isis che vengono curati negli ospedali di Israele viene riportata su molti mass media del mondo. Sembra che persino il leader al-Baghdadi sia morto in un ospedale israeliano. Secondo David Blair dell'inglese Telegraph gli israeliani non agiscono solo con scopi umanitari. Il loro obiettivo è che la guerra continui contro il governo siriano di al-Assad, lasciando fuori dal conflitto il territorio di Israele, e soprattutto i territori siriani occupati nel 1967 con la guerra dei sei giorni. E' qui infatti, sulle alture del Golan, che gli ospadeli si affollano di soldati e bambini dell'Isis terribilmente sfigurati, che commuovono i medici israeliani. Ma questa amicizia desta molti sospetti in chi vuole combattere lo Stato Islamico senza porsi molti scrupoli. 

martedì 4 novembre 2014

Milano, l'altra faccia di Renzi


L'altra faccia di Renzi è quella delle migliaia di italiani, che lui rappresenta, e che sono in difficoltà per la mancanza di serietà nel mondo imprenditoriale. Mentre in queste ore sulle reti Rai va in onda il premier Renzi, questo barbone sta dormendo a pochi passi da piazza Duomo a Milano, sotto la pioggia. Questa persona ha scelto di dormire sotto la sede del Monte dei Paschi di Siena, in una zona non coperta dai portici, in un clima ormai rigido. Ha una copertina addosso. Si muoveva appena. Sinceramente non me la sono sentita di chiedergli perché sia lì. Non sono pagato come giornalista da oltre cinque anni. Forse c'è una selezione crudele anche tra barboni e a lui è toccato stasera il posto peggiore. Forse andrà meglio un'altra volta, o forse si sentirà male, per il freddo. O forse è una sua protesta contro la banca, in questo periodo in difficoltà. Magari avrà perso molti soldi. Io mi sono posto queste domande. Spero che anche altre persone lo facciano e lo aiutino. Anche perché questa visione stride, stride veramente tanto con questa prepotenza di alcuni uomini senza scrupoli che vogliono avere la supremazia sugli altri. 


lunedì 3 novembre 2014

Delitti perfetti, la colpa è del presidente del consiglio?


Omicidi irrisolti, omicidi efferati di cui si occupa la televisione, processi fiume con indagini che non portano a nulla. L'Italia è ormai un paese in cui il colpevole può farla franca. Le attività illecite sarebbe più giusto che fossero dimostrate al magistrato piuttosto che ai telespettatori. In un articolo di cronaca semmai sarebbe interessante sapere chi ha denunciato e come è nata la storia. I magistrati affermano: senza un'attività preliminare diretta a scoprire i reati, a identificarne gli autori, a raccoglierne le prove, la giustizia penale sarebbe penalizzata, perché non avrebbe né occhi per vedere, né orecchie per sentire. Il dibattimento, in genere, dovrebbe consistere in una ripetizione delle indagini preliminari, la cui esistenza, penso, dovrebbe essere nota solo al cittadino denunciante.

sabato 21 giugno 2014

Un pugno di voti per il Senato


I nuovi senatori, il cui numero viene ridotto a cento, saranno scelti d'ora in poi tra i sindaci, che per governare nei loro piccoli territori non hanno bisogno di molte preferenze dei cittadini. Cioè verranno eletti non attraverso il suffragio universale, bensì dai consigli regionali, se ho ben capito. Tutto questo viene annunciato proprio a pochi giorni da quando il capo dei camorristi, Iovine, ha dichiarato ai magistrati che molti sindaci erano soggetti al potere delle bande della camorra. Non solo, la riforma mette l'elezione dei nuovi senatori nelle mani dei consiglieri regionali, dopo che per mesi sui quotidiani avevamo letto che quegli stessi consiglieri spendevano alla boutique o al ristorante i soldi dei contribuenti. Siamo sui livelli dei parlamenti farsa delle dittature, come quello cinese del 1982, o delle monarchie di tanti secoli fa.

domenica 16 marzo 2014

Il tentativo di ricostituire l'idea fascista


Troppi elementi portano verso la strada di una ricostituzione di un unico partito in Italia. Uno dei più gravi è la legge Italicum, la quale contiene due norme antidemocratiche (le ho lette su panorama.it). La prima è la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento troppo alta, che è stata sottovalutata quando in passato era prevista intorno al 4%. Oggi spaventa perché a rimanere fuori da Camera e Senato saranno tutti i partiti che non raggiungeranno l'8% da soli, oppure il 12% in coalizione. La seconda norma è quella del premio di maggioranza: 340 seggi in palio per chi raggiunge il 37% dei voti. Il legislatore dimostra di aspirare a un Parlamento con un grande partito in grado di governare da solo, che sia superiore anche alla Democrazia Cristiana dei tempi migliori.

mercoledì 17 ottobre 2012

Le Primarie sono un segno della Guerra Fredda


Il PD è riuscito a stare per tanti giorni in video con i suoi politici, questo grazie alle Primarie. Ma quale legge dello Stato le ha istituite e quale le regola? Ci troviamo di fronte a un problema di legalità in cui se la destra ha perso la sua immagine, con Berlusconi spesso indagato anche per scandali di stampo sessuale, la sinistra non rispetta le leggi italiane e sta creando le sue regole al di fuori della Costituzione. Le facce belle e buone di Renzi e Bersani convinceranno pure, ma alla lunga porteranno a grossi problemi di convivenza. Il PD con le Primarie emargina alcuni italiani da queste sue elezioni chiedendo in anticipo un voto che non si basa evidentemente sui programmi. Se il PDL seguirà questo terribile esempio ci troveremo proiettati indietro fino al 1976 quando il PCI rischiò il sorpasso della DC, agli anni di Piombo, della Guerra Fredda e ai sequestri dei politici, questi ultimi così poco amati anche oggi. Dalle macerie di questa politica emerge la voglia di alcuni industriali del novarese di produrre armi. A Cameri promettono 10mila posti di lavoro per costruire le Ali dei Cacciabombardieri di Alenia. Se fosse così si aprirebbe una nuova corsa al riarmo in stile hitleriano.