martedì 26 gennaio 2016

Calcio indagato? Mancano i controlli federali


C'era da aspettarselo che il calcio finisse sotto inchiesta per questioni economiche e fiscali. Dove sono finite le regole federali così restrittive di cui parlavano i vecchi almanacchi Rizzoli? Negli anni '50 ogni categoria, serie A, B, e C, aveva delle retribuzioni prestabilite, che variavano in base alla grandezza dei centri urbani che le varie società rappresentavano. Era un sistema comunque molto livellato, comunista potremmo dire: la federcalcio forniva ai club le cosiddette "tabelle dei compensi", che contenevano i tetti minimi e massimi degli stipendi mensili dei calciatori. Tutte le società di città grandi o piccole della serie A potevano pagare un assegno mensile che andava dalle 45 alle 80mila lire per i titolari e dalle 15 alle 40mila lire per le riserve. Quelle di serie B: dalle 35 alle 65mila lire per i titolari e dalle 10 alle 30mila lire per le riserve. Quelle di serie C: dalle 20 alle 45mila lire per i titolari e dalle 10 alle 18mila lire per le riserve. Ma poi c'erano anche le indennità di famiglia, i premi per la riconferma, per il trasferimento, i premi partita, per i risultati settimanali e stagionali. Alcuni premi per le società erano facoltativi, altri obbligatori. Faceva la differenza soprattutto l'indennità di sede, che arrivava al 40% dello stipendio in più in busta paga per città di serie A con oltre 600mila abitanti, al 25% in più per quelle di B con oltre 250mila abitanti e sempre al 25% in più per quelle di C con oltre 150mila abitanti. "Nessun diritto di retribuzione" spettava invece ai calciatori di serie D. Non si poteva assolutamente sforare oltre i limiti, perché sarebbero scattate sanzioni pecuniarie per i club e squalifiche per i calciatori. Negli anni '60 poi arrivarono gli sponsor e questi equilibri cominciarono a saltare. Adesso arrivano le indagini della Guardia di Finanza, ma non scopriranno nulla di nuovo. Tutti ricordano bene il caso Lentini e i nomi fittizi del Torino calcio del presidente Borsano. Non è con la repressione che si otterrà qualcosa, ma solo con delle regole federali più chiare.



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