sabato 10 agosto 2024

I 55 fascisti 'traditi" da Licio Gelli

 
Dal dossier Com.in.form, ecco l'elenco originale di collaborazionisti dei nazisti passato da Licio Gelli ai partigiani alla fine del secondo conflitto mondiale. 

Ho cercato di migliorare la resa grafica con i programmi di fotoritocco. Qualcosa in più si legge, ma è difficile rendere visibile ciò che non c'è. Le parti basse dei fogli sono troppo sbiadite. Bisognerebbe avere l'originale, ma è già un miracolo disporre di questo documento, perché proviene dagli allegati di una vecchia Commissione Parlamentare degli anni Ottanta. 

Tra i 55 profili che vedete spicca quello di un certo Biagi. Si trattava del famoso giornalista Enzo Biagi? Fanno riflettere alcune coincidenze sulla descrizione fisica, sull'età e sul luogo in cui effettivamente si trovava all'epoca il giornalista, ovvero le montagne tra Bologna e Firenze. Ma questo Biagi sembra morì durante un bombardamento. È possibile che frequentasse quei due giovani citati da Gelli?

Uno si chiamava Maurizio Degl'Innocenti di Pistoia. Quasi certamente collaborò con il capitano Labruna nel tentativo che quest'ultimo, membro del Sid, attuò nei primi anni Settanta per infiltrarsi nell'organizzazione dei colpi di Stato, registrando i colloqui e poi denunciando tutto alla magistratura. Il motivo della collaborazione fu l'avversione di Degl'Innocenti per Gelli e la diffidenza verso la loggia P2. Lo scopriamo grazie a un articolo del giornale Domani, che parla di un Maurizio Degl'Innocenti avvocato di Pistoia e membro del Fronte Nazionale. Quindi è probabile che Degl'Innocenti fosse al corrente della spiata di Gelli e decise di collaborare con Labruna per questo motivo. Ma come venne a sapere di essere stato "tradito" dal Venerabile? 

Riguardando la puntata di Telefono Giallo sulla morte di Mino Pecorelli, ho appreso che un altro nome eccellente della lista dei 58 fascisti, come la chiamavano nella trasmissione di Augias, era Giorgio Pisanò, poi senatore dell'MSI. Nelle mie foto è ben visibile, ma viene identificato solo dal cognome e peraltro senza l'accento finale. Concordo in ogni caso con la versione che Pisanò diede durante quella puntata, e cioè che quei nomi non potevano più fare paura a nessuno nel 1979. Dunque, il "segreto di stato" cui faceva riferimento il giornalista ucciso doveva essere un altro. Probabilmente, come sottolineava un altro deputato radicale, Massimo Teodori, era il passato comunista di Gelli che non doveva emergere.

Resta un fatto: se sull'opinione pubblica e alla storia fosse stata consegnata un'immagine simile del venerabile Licio Gelli, un delatore di fascisti e traditore, certamente molti generali non si sarebbero iscritti alla Loggia massonica P2. E quell'immagine, nonostante la puntata di Augias, non venne più riproposta. 


















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