L’accusa era partita da una comunista originaria della Cecoslovacchia, tale Barbara Slagorska Berardi, la quale aveva inviato il 22 aprile del 1977 una lettera scritta a mano a un parlamentare di Praga, denunciando che un gruppo di giovani del suo paese, Fratta Todina in provincia di Perugia, stava progettando attentati a Mosca e nei paesi allora socialisti.
Luigi Ceccobelli da quando l’ho contattato via Facebook ha sempre protestato la sua innocenza, anche di fronte a documenti originali in cui il suo nome figurava insieme ad altri presunti terroristi. Ciò che faceva propendere per un suo coinvolgimento era il numero di targa della sua auto. Dai documenti del dossier, ma pure dai giornali dell’epoca, si evinceva che il motivo dell’arresto di Ceccobelli e Scargetta dal 16 al 28 giugno 1977 era dovuto a incongruenze nei documenti. Imprecisioni di cui mi sembrava di trovare conferma nel voucher di viaggio che i due oggi pensionati di Fratta Todina avevano conservato, e che mi hanno mostrato, sempre via internet, quest’estate. Nel documento che li autorizzava a un giro nell’est Europa nel giugno 1977 era stato specificato che il veicolo di Ceccobelli sarebbe stato un’Alfasud rossa, recante la seguente targa: PG 297691.
Era più che lecito ipotizzare che la versione fornita oggi dal Ceccobelli fosse falsa. Ma ora spunta fuori un giornale comunista che toglie molti dubbi, ma ne crea altri. Rude Pravo il 29 giugno 1977 pubblicava la notizia che ci interessa. Il testo era molto breve. Si intitolava: “Espulsione dei cittadini italiani”. Specificava che Luigi Ceccobelli e Ferdinando Scargetta erano stati arrestati, perché entrambi avevano “viaggiato insieme” con la targa automobilistica PG-297691. E aggiungeva: “I documenti di viaggio di Ceccobelli hanno dimostrato l'interferenza illegale con i registri ufficiali.” Ceccobelli e Scargetta venivano espulsi dalla Cecoslovacchia. Ma i documenti erano in regola, e il voucher originale lo dimostra. Dunque il nostro problema è ora un altro: chi viaggiò in Cecoslovacchia su un’Alfasud rossa targata Roma nelle stesse ore in cui la macchina del vero Luigi Ceccobelli effettuava il tragitto pianificato e sempre dichiarato nelle interviste?
L’ipotesi più plausibile è che due uomini, con documenti falsi contenenti le generalità di Ceccobelli e Scargetta, partirono per la Cecoslovacchia facendosi scudo dei due ignari turisti di Fratta Todina. Potrebbe trattarsi di uomini dei servizi segreti italiani, i quali una volta entrati nei paesi dell’est potrebbero aver cambiato il numero di targa, magari anche l’auto e pure i documenti d’identità. Sul Corriere della Sera veniva spiegato in quel periodo, per esempio, che le Brigate Rosse avevano escogitato un sistema elettronico con cui riuscivano a cambiare il numero di targa anche mentre erano in viaggio. Inoltre, i cecoslovacchi non conoscevano il volto di Ceccobelli e Scargetta, perciò chiunque avrebbe potuto spacciarsi per loro, e poi eclissarsi in Cecoslovacchia, magari grazie a degli appoggi locali, come era solito fare l’editore Giangiacomo Feltrinelli, lasciando i veri titolari di quei documenti nelle mani della polizia di Praga.
Io capisco che si tratta di un’ipotesi molto fantasiosa, che non ha molto senso. Perché i servizi segreti avrebbero dovuto nascondere una missione segreta dietro la vacanza di due ignari cittadini di un paesino dell’Umbria, che all’ultimo momento avrebbero potuto cambiare idea? Eppure l’unica spiegazione che sappiamo trovare è che la storia del campo di addestramento neofascista di Fratta Todina sia servita come copertura per altri oscuri disegni eversivi.
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