lunedì 15 febbraio 2016

Renzi finanzia le proteste dei suoi oppositori


"Non è la Rai" diceva nel suo programma Boncompagni. Infatti non è solo lì che si svolge un servizio pubblico lavorando nel giornalismo. Mezza editoria dipende ormai direttamente dal presidente del consiglio. I fondi per l'editoria che sono stati distribuiti nel 2014 si possono consultare sul sito del governo. Non ci si vergogna più di niente. C'è una radio che ha ricevuto 4 milioni di euro tondi tondi ed è quella che diffonde 24 ore su 24 le proteste di Pannella, Radio Radicale. Le altre saranno un po' invidiose, suppongo, perché non hanno ricevuto nulla. Sul fronte della carta stampata invece è stata una salutare pioggia bipartisan di milioni di euro, dai rompiscatole estremisti del Secolo d'Italia, e del Manifesto, ai corrieri locali, fino ai due milioni di euro per il giornale in lingua slovena Primorski Dnevnik e altri soldi buttati per quelli tedeschi del sudtirolo. Il nome più facile che ricordo è "Dolomiten". Ma nel 2014 hanno distribuito soldi pubblici anche ai piccoli giornaletti sconosciuti. Ecco qua: "Il messaggio del cuore di Gesù", "Messaggero di S. Antonio". Ci sono 7000 euro anche per "Il mucchio selvaggio", che forse parla di orge di gruppo fra diciottenni. Fondi di Stato anche a "Jesi e la sua valle". C'è poi spazio per le riforme protestanti: "Riforma-L'eco delle valli valdesi, e per le altre religioni: "Buddismo e società". Ma è molto, molto di più quello riservato ai giornali cattolici, tra cui anche Avvenire, critici con il governo sulle "Unioni civili". In uno stato governato dai nostalgici di Stalin non poteva mancare "L'amico del popolo". Non è finita, perché come un cane che si morde la coda, lo Stato italiano ha voluto premiare anche chi protesta in genere contro di lui, cioè i giornali dei sindacati: Adoc, Adusbef, Codacons, Federconsumatori, decine di migliaia di euro li hanno avuti anche loro, in cambio probabilmente di una bella dose di silenzio di Stato.

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