martedì 1 ottobre 2024

Il bunker delle falene



Nelle ore buche che ho nel lavoro di insegnante mi sono divertito a formulare una mia ricostruzione del bunker "di Montesi e degli Italian Ghost", da loro scoperto nel 2014 sul Monte Conero, vicino Ancona. Accertato lo scopo della struttura, ovvero decontaminare il personale addetto alle armi atomiche, è un bunker su cui restano da sciogliere molti dubbi. Il primo è legato all'effettiva lunghezza. Gli Italian ghost mi hanno assicurato di aver camminato più di quanto si veda nel video, pertanto è inutile contare i gradini come fece la persona che gentilmente mi contattò. La sua versione, sebbene interessante, era legata a uno scopo che questo bunker non può avere. Cioè lui era convinto si trattasse di una struttura destinata al controllo radar con strumenti poi diventati obsoleti. Per questo motivo collegava questo bunker all'altro già noto della Stazione RT (dove probabilmente svolse il servizio militare anche Silvetti). Ma tutti i componenti che si vedono, oltre al getto a sei uscite molto particolare, indicano una finalità di progettazione ben diversa, con l'utilizzo di gas e vapore acqueo. Quindi al massimo può esserci una via di fuga comune alla Stazione RT ma non l'uscita principale. Il bunker di Montesi ha due ingressi, uno a monte e uno a valle, con lo stesso cancello. Probabilmente uguale è anche il sito in cui entra ed esce, ossia una casa diroccata tipica delle strutture segrete della guerra fredda (ce n’è una anche all'ingresso del famigerato campo di Doupov, nell’ex Cecoslovacchia, dove si presume si addestrassero i brigatisti rossi). 

Quindi io cercherei l’uscita principale a valle, quella che non si è ancora capito dove sbuchi, vicino ad un’altra casa abbandonata. A che quota? L’ipotesi che il locale più ampio sia costituito dalla grotta degli schiavi riconvertita per usi bellici non è campata per aria, poiché al centro di questa grande stanza dal soffitto alto vi è una specie di lucernario raggiungibile da una scaletta e questo tipo di struttura situata in una specie di abside dell’ampio bunker a doppia navata lo si ritrova soltanto nei bunker sotterranei del maresciallo Tito, nelle isole croate non lontane da Ancona. L’AI mi fa notare che lo scopo di quel lucernario era raccogliere strumenti per le navi come ancore o strumenti tecnici per la navigazione. Dunque c’era un collegamento con il mare? Non me la sento di affermare che la grotta degli schiavi e quel bunker siano la stessa cosa, né ho trovato un punto in cui possa esistere una porta apribile artificialmente verso l’esterno per consentire alle barche di entrare. Si nota soltanto, grazie alle foto degli amici di Sirolo che mi stanno aiutando, che quella che era la porta più grande verso nord della grotta, visibile in alcune foto storiche, oggi è chiusa all’esterno da un triangolo troppo regolare per essere il risultato di una frana. Che si tratti di cemento? Non lo escluderei, ma che possa essere una porta apribile non ne ho alcuna prova. 

Dal filmato di Montesi si evincono comunque alcuni interessanti elementi che quantomeno potrebbero collocare l’uscita del tunnel in una zona al momento sconosciuta e insospettabile. Intanto nella parte più bassa, oltre al bunker con abside, abbiamo anche una sala eco, che poteva essere una sala riunioni o una sala di controllo, e un piccolo tunnel chiuso, diviso in tre spicchi, che sfocia nella parte bassa e terminale di un pozzo di aerazione, con canaletta per convogliare l’acqua. Anche qui ci sono similitudini con i bunker di Tito. Qui, inoltre, furono trovati dai videoamatori degli uccelli morti da poco tempo, ancora non decomposti, e di dimensioni piuttosto grandi, segno che il pozzo non è lontano dalla parte bassa del bunker e può avere un’ampia cavità nascosta nella vegetazione. 

Ci sono altri due importanti spunti, tutti da approfondire e che potrebbero portare a interessanti scoperte storiche. Uno è che prima dell’uscita a valle del tunnel, che è murata, vi è una specie di via di fuga, perché la segnaletica fatta con lo spray, su cui bisognerebbe aprire una parentesi, indica che svoltando a destra c’è un fantomatico “giro”. Cosa vuol dire? Allora, la segnaletica è sicuramente recente, perché le simulazioni danno la sensazione che questa vernice in un ambiente così umido dovrebbe sciogliersi facilmente. Quindi chi si è preso la briga e ha avuto anche il tempo di contrassegnare ogni ambiente con lo spray arancione e rosso? Credo di poter dire i militari stessi, nell’ipotesi che volessero consegnare ai comuni e al turismo il bunker e abbiano fatto un inventario di tutte le stanze (si vede a un certo punto una data del 2006 scritta sempre con lo stesso materiale), salvo accorgersi che il progetto top secret della decontaminazione avrebbe sollevato non pochi interrogativi nella politica se non un vero e proprio scandalo. Ma la scritta “giro” può far pensare anche a un’altra possibilità. Che il bunker sia tuttora sorvegliato e che la sentinella debba fare un “giro” verso destra per uscire o per tornare indietro. Lo può far pensare anche il fatto che siano stati rinvenuti dal Montesi dei rifiuti come una vecchia motocicletta smontata, che può essere stata portata lì da un militare che non aveva tempo e voglia di smaltirla in modo corretto. Un’altra domanda che mi porrei è se questo tunnel, oltre alle due porte di ingresso e uscita abbia anche due vie di fuga, una in alto e una a valle, come accade per il tunnel della Stazione RT. La sicurezza del personale lo richiederebbe.

Ma ciò che incuriosisce maggiormente è l’oggetto misterioso che ostruisce l’uscita a valle, che è stata murata. Ci sono due muri, uno interno di mattoni, e uno diciamo esterno che si intravede grazie a un piccolo buco tra i mattoni. I videoamatori avvicinarono per pochi secondi la telecamera e ho potuto così fare alcune istantanee. Quello che a prima vista poteva sembrare un muro militare, il secondo all’esterno, in realtà presenta alcune caratteristiche singolari: un pezzo di legno rettangolare molto consumato sembra attaccato a un blocco di cemento tramite un chiodo molto robusto. Vi è un secondo foro nel lato corto del legno, dove probabilmente era previsto un secondo chiodo che è venuto via. Il blocco è formato o da cemento o da pietra viva. E’ un materiale poroso, con vari fori e con interessanti segni incisi: si intravede una scritta obliqua: "Roby" con una sottolineatura che parte da un punto non facilmente raggiungibile ora che c’è il primo muro di mattoni (da valutare meglio comunque). Si vede anche un maggiolino disegnato in alto a sinistra oppure una faccia disegnata. Il blocco non appare del tutto uniforme ma leggermente ondulato. Dunque che tipo di oggetto è? L’AI mi indica due possibilità, dopo aver eliminato quelle che sembrano meno probabili. O si tratta di una panchina su cui dei ragazzi e dei bambini hanno inciso dei segni e il legno serviva ad installare lo schienale, oppure è un pezzo di un’abitazione civile sul quale era stato attaccato un cartello turistico. Il tutto risulta consumato da agenti esterni, quindi questo vuol dire che l’uscita è vicina a un luogo pubblico dove possono esserci turisti e dove c’è vento, perché dalle immagini si nota un certo movimento delle ragnatele e si sente proprio il rumore del vento. E’ sul mare? E’ ancora in altura? C’è un elemento chiave che escluderebbe la vicinanza del mare e anche rispetto a una zona ventosa come il Belvedere Nord o comunque un punto della costa. Infatti Montesi nel filmato, mentre è davanti all’uscita a valle, riprende un insetto molto particolare, una falena della famiglia Noctuidae. Questo insetto non può sopravvivere al chiuso perché l’AI mi spiega che si nutre di nettare e di bruchi delle piante, perciò è difficile che sopravviva a lungo all'interno di un bunker. Il muro esterno, così come quello interno, deve presentare dei buchi. Purtroppo, essendo il video girato nelle ore notturne, non possiamo sapere se può filtrare la luce. Certo è che questa falena vive generalmente nei boschi. Scrive Chatgpt: “I boschi sono generalmente un habitat ideale per le falene. Offrono riparo, una vasta gamma di piante da cui nutrirsi (per le larve), e condizioni climatiche più moderate rispetto alle aree esposte, come quelle costiere. In un bosco umido e ombroso, le falene trovano le condizioni ideali per riprodursi e completare il loro ciclo vitale.” Direi perciò di cercare questa uscita a valle in una zona boschiva e riparata dal vento. 

Un posto in cui potrebbe trovarsi quell'uscita è proprio la cava di Portonovo. Riguardando il filmato potrei aver capito male la direzione che prendono. La loro percezione in quel momento era di essere dalle parti di Portonovo. Questa ipotesi metterebbe tutti d'accordo, compresi gli ex militari della RT, i quali durante una mia intervista narravano di un tunnel fantomatico verso Portonovo. L'ex cava ha senso anche dal punto di vista strategico e storico, perché potrebbe essere l'unico luogo in cui effettivamente arrivarono gli Jupiter e quindi gli operai si decontaminavano uscendo dalla cava. Delle case diroccate ci sono, è un posto frequentato perché oggi è un percorso pedonale. Ed è un bosco abbastanza riparato. Quindi. Io ho ipotizzato che Montesi e i suoi amici si trovassero al livello del mare per una ragione precisa: dal bunker camminavano sempre in falsopiano. Perciò gli esperti del genio militare o erano sul mare oppure avevano in mente uno spiazzo ben preciso su cui uscire scavando. Il bunker può essere stato progettato su imitazione della grotta degli schiavi. Un'ipotesi alternativa è che i tre videoamatori abbiano raggiunto una delle altre cave nella zona di Sirolo. Da una mappatura della regione Marche datata 1999 ne risultavano solo nella zona tra Portonovo, Massignano e Sirolo ben tredici! Un'enormità. E' un dato storicamente accertato che le cave potessero fungere da copertura per attività militari della guerra fredda. E' evidente che quel bunker non può partire da un bosco per sboccare in un altro bosco. Così, tanto per farsi una doccia decontaminante. La destinazione di quel percorso, l'origine, era certamente un luogo a rischio per la presenza o la progettazione dell'installazione di armi pericolose. Il segreto militare che ha condotto alla censura è certamente questo. Non vedo altre ragioni valide, almeno per quello che si evince dal filmato. Non potendo ricostruire tutto il percorso completo dei videoamatori, dati i tagli da loro dichiarati, non saprò mai con esattezza quante volte hanno svoltato durante il percorso. Per cui mi fermo qui con i ragionamenti.

Penso che in ogni caso, anche se non si riuscisse a dimostrare che il monte ha uno sbocco a mare, sarà una scoperta storica di grande valore, pur considerando che un tipo di struttura militare come questa non potrà in ogni caso non suscitare polemiche politiche e critiche per l’occultamento di una simile organizzazione bellica all’insaputa dei cittadini e oltretutto con il possibile barra probabile trasporto nel parco del Conero, quando ancora non era un parco protetto, di armi molto pericolose e dannose per l’ambiente.

1 commento:

  1. Ho voluto fare un'aggiunta, più volte ritoccata, perché ci voglio quantomeno provare a identificare la destinazione del bunker, soprattutto ora che ne conosco lo scopo preciso.

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