martedì 27 agosto 2024

Quel processo alla “Via italiana al socialismo”


I rapporti tra il Partito Comunista Italiano e il Politburo di Mosca si ruppero intorno al 1964, quando le voci su una “via italiana al socialismo” giunsero nella “destra praghese”. Lo possiamo affermare con certezza perché ce lo testimonia, oggi, un dossier del controspionaggio cecoslovacco, il documento KR654797 sull’italo-tunisino Michele Rossi, detto anche Michael.

Fu sicuramente uno dei dirigenti del PCI meno conosciuti, perché così lo descrisse a un anno dalla morte, avvenuta il 25 novembre del 1979, il celebre Giuliano Pajetta. 

Michele Rossi era nato il 10 maggio del 1917 a Tunisi. Secondo un articolo dell’Unità, fu molto attivo durante il periodo fascista, sia a Tunisi sia in Francia, a Parigi. Si distinse nell’assistenza ai comunisti che erano espatriati e fu arrestato per due volte. Alla fine venne condannato a vent’anni di lavori forzati. Ma era ormai scoppiata la seconda guerra mondiale, che avrebbe condotto il regime nazi-fascista alla rovina. Nel dopoguerra, Rossi ebbe svariati incarichi di partito, dapprima in Campania, poi dal 1959-60 fu vice-responsabile della sezione esteri del partito e membro del Comitato Centrale del PCI tra il dodicesimo e il tredicesimo congresso. Negli anni Settanta si trasferì a Praga dove diresse una rivista intitolata: “Problemi della pace e del socialismo” ed è qui che le notizie di fonte italiana si incrociano con quelle cecoslovacche. 

C’è una frase pronunciata da Pajetta, nel suo ricordo personale dell’amico appena scomparso, che corrisponde perfettamente al ritratto che di Michele Rossi venne fatto a Praga. “Si oppose all’unanimismo” - sottolineò - e mantenne posizioni “autonome”. 

Purtoppo col senno di poi bisogna aggiungere che quelle doti umane non erano condivise nell’universo comunista europeo. Nel PCUS, che era contrario a ogni personalismo nonché alla benché minima libertà di espressione, non si poteva. Essere autonomi significava opporsi al Politburo sovietico. Così Rossi, che viveva a Praga, in uno degli Stati satelliti più fedeli a Mosca, divenne per i dirigenti cecoslovacchi un altro esponente della destra comunista, così come lo era a loro avviso Enrico Berlinguer. Di più, si sospettò che Rossi potesse sfruttare i suoi viaggi da Roma a Praga e viceversa per esportare in Italia materiale compromettente. Insomma, una spia, un traditore e come tale meritevole delle attenzioni del controspionaggio.

E’ importante a questo punto leggere l’analisi con cui i servizi segreti di Praga, l’STB, il 28 novembre del 1975 motivavano l’apertura di un’inchiesta su Michele Rossi. 

In merito all'incarico che abbiamo ricevuto in data 22.10. dal Primo Vice Ministro dell'Interno, Sr. Generale Magg. Hanuliak, condivido le informazioni sulla persona di Michael Rossi ottenute estraendo il contatto di Secchi Mateo, che conosce Rossi. Quest'ultimo crede che Rossi sia l'uomo di Berlinguer e informa alcuni dirigenti dell'IKS (il PCI, ndr) su quanto sta accadendo a Praga. Ammette che può anche essere un collegamento tra i nostri dissidenti e la direzione dell'IKS. È un aspro critico degli sviluppi nella CSSR (la Cecoslovacchia, ndr). L'amicizia Rossi-Berlinguer risale all'immediato dopoguerra, quando Rossi e Dolfi erano segretari della Gioventù Comunista e Berlinguer si aggiunse a loro come collaboratore. Dopo che Rossi divenne notevolmente di destra e critico nei confronti della politica dei partiti comunisti, Dolfi rimase sulla linea marxista-leninista. Si tenterà di estrarlo alla persona di Rossi.

(firmato: Jaromir Prybort)

Nel dossier KR654797 sono state archiviate altre relazioni dell’STB in cui veniva tracciato il profilo politico del presunto “dissidente”. Non tutto il PCI veniva considerato un partito eretico, bensì soltanto la corrente berlingueriana, che tuttavia dai primi anni Settanta si avviò a essere quella principale e della quale Rossi, come abbiamo visto, era stato considerato un esponente di spicco, e probabilmente lo era. Il 31 ottobre del 1975 era stata redatta un’ampia relazione su alcuni collegamenti di Michele Rossi con le attività “dissidenti” in Cecoslovacchia.

Secondo le nostre informazioni ROSSI si presenta in redazione come difensore di quell'ala del Partito Comunista Italiano che ha opinioni opposte contro i concetti e gli obiettivi della redazione, cioè contro la politica che i compagni e il Partito Comunista dell'URSS sta discutendo (non nega la legalità dell'ingresso dei soldati nel 1968).

Veniva a questo punto citato un episodio accaduto durante una riunione del periodico che Rossi dirigeva a Praga. Pare che un dirigente del Partito, un certo Numata, avesse apportato delle modifiche alla redazione finale di alcune pagine, evidentemente giudicate difformi dalle direttive del Politburo. Michele Rossi minacciò “che il Partito Comunista Italiano non avrebbe più collaborato” alla pubblicazione di quella rivista e abbandonò la riunione. 

L’inchiesta proseguì. “Secondo i risultati, ROSSI Michael intrattiene contatti a lungo termine con esponenti di spicco della destra come: MLYNA, dr. SLAVIK, dott. RATTINGER, ecc.” Inoltre avrebbe promosso l’invio dall’Italia di satire “antisocialiste e antisovietiche”. Ancora altre accuse: avrebbe acquistato oro e oggetti di valore in Cecoslovacchia. Sarebbe stato un contatto del noto dissidente Jiri Pelikan, fuggito in Italia in quegli stessi anni. Nell’ultima parte del documento, il firmatario della relazione, Jiri Dvorak, passava a descrivere la perquisizione dell’appartamento di Rossi. Tutto si svolse senza intoppi, tuttavia l’italiano si accorse che qualcosa era stato manomesso. Forse per questo lo scrivente avvertiva i suoi superiori che alcune azioni non erano state messe in atto.

Poco dopo il viaggio, ha fatto visita alla persona denunciata nella redazione di "Questioni di pace e socialismo" e si è chiesto se qualcuno fosse stato nel suo appartamento durante la sua assenza. L'amministratore dell'edificio ha confermato i suoi sospetti di voler sostituire l'elemento riscaldante. Rossi ha ironizzato sulla cosa dicendo che deve prenderla così e che per questo non gli importerà. Nell'appartamento non sono state eseguite le azioni 144 e 111, è stata effettuata solo un'ispezione. I lavoratori operativi, compresi i tecnici, escludono la negligenza quando entrano nell'appartamento. Pertanto, le attività previste sono state sospese.

Nel luglio del 1976 l’STB faceva il punto sulle nuove scoperte. Rossi avrebbe frequentato l'ex segretario dell'UV KSC Vaclov Smayik, che era già attenzionato dal controspionaggio di Praga nell’azione Drina, che fu avviata tra il 1969 e il 1971. Si trattava di un’indagine su un gruppo “di destra” attivo a Pilsen, diretto da un certo Milan Hubl, che avrebbe divulgato pubblicazioni contrarie alle regole (dittatoriali) del Politburo (vedi dossier A 2/3 ij 2460).

Il rappresentante italiano per le "Questioni di pace e socialismo" Rossi, che è un contatto personale dell'ex segretario dell'UV KSC Vaclov Smayik, era già presente durante lo sviluppo dell'azione "Drina" nel 1969-72, sulla base degli obiettivi conoscenza, considerato uno dei possibili intermediari collegati all’estero.

A causa dei preparativi dell'ala destra del NS per utilizzare la conferenza dei partiti comunisti e laburisti di Berlino per aggiornare il cosiddetto "problema cz", nell'ambito delle misure di controllo è stata prestata attenzione anche al già citato Rossi.

Il 29 giugno 1976 si scoprì che Rossi aveva ospitato con sé due italiani, i presunti pseudonimi della versione italiana di "Questioni di pace e socialismo", Luciano Antoinetti, nato il 22 agosto 1925, e Marcelo Belisario, nato il 5 luglio 1924, senza informarne preventivamente le autorità sovietiche.

A causa della loro permanenza nella CSSR, li ha etichettati come "delegati del partito" e anche se per loro è stato offerto un albergo, ha rifiutato, dicendo che sarebbe rimasto a casa sua. Ha presentato per loro un permesso per un appartamento fino al 14.7.1976 senza obbligo di pagare la quota di denaro specificata.

L'arrivo dei due italiani è casuale, e il convegno di Berlino e gli interessi di Rossi e del suo ospite confermano questa vicinanza.

Rossi si consulta con i rappresentanti romeno e polacco nelle "Questioni di pace e socialismo" Zachariescu e Wreabiak nell'ultima fase dell'intenso contatto.

Le azioni arbitrarie di Rossi hanno suscitato attenzione e disapprovazione in "Ors".

Queste sono le ultime parole prima dell’archiviazione della questione per la durata di dieci anni, che fu decisa nel dicembre del 1976. Sembra di capire che la motivazione fosse l’estraneità di Rossi rispetto ad accuse più gravi. 

Ma ci sono dei dubbi. Il nome di Michele Rossi compare infatti anche nel famoso dossier 10443/128 sulle Brigate Rosse, ed è uno dei documenti che furono “triturati”, distrutti dalle spie comuniste prima della caduta del muro di Berlino. Un’operazione a mio avviso chirurgica, mirata a un obiettivo preciso. I servizi cecoslovacchi cancellarono tutti i documenti che potevano collegare le Brigate Rosse e anche i terroristi neri alla Cecoslovacchia. Me ne sono accorto perché all’inizio del dossier ci sono sempre un indice dei nomi e uno degli argomenti. Con le conoscenze che ho oggi, anche soltanto le annotazioni, per quel poco che si capisce dal corsivo in lingua ceca, sono molto esplicite: maoismo, legami tra Brigate Rosse e Cecoslovacchia, legami con l'ambasciata, visti per i terroristi, documenti su Ordine Nuovo e probabilmente il collegamento dei maoisti con il PCI italiano. In sostanza, dal dossier 128 manca un 30/40percento delle relazioni. E furono cancellati anche i fogli che contenevano le fonti da cui venivano tratte le relazioni. I sabotatori non fecero probabilmente in tempo a completare l’opera. Me lo fa pensare il fatto che. nell’indice dei nomi, soltanto una parte degli argomenti, che avevo visto siglati nell’altro elenco con la dicitura “triturato”, risulta barrata con una riga. Resta il fatto che il dossier 128, così censurato, diventa ciò che avevamo già detto nel libro “L’indagine impossibile”: un’inchiesta sui collegamenti tra la CIA e le brigate rosse che non conduce da nessuna parte.

Perché furono eliminate anche le notizie su Michele Rossi? Forse perché non si sapesse che il Partito Comunista Italiano era su posizioni “di destra”? Ma quale nesso poteva esserci tra Rossi e i brigatisti Curcio e Franceschini? Non sarà facile saperlo, ma, se il mandante del terrorismo italiano erano i russi, direi nessuno.

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