martedì 14 novembre 2017

Caso Fentermina, la storia di Dietrich Thurau


Sul numero 10 di ottobre 2017 del Guerin Sportivo l’ex medico della Roma, Ernesto Alicicco, è tornato a parlare del caso Fentermina, quello che portò nell’autunno del 1990 alla squalifica di Peruzzi e Carnevale. Nella ricostruzione storica dei vari campionati che il Guerino regala ai suoi lettori non poteva mancare la rievocazione dello scandalo doping della Roma. Cioè quello che divenne famoso per il farmaco che i due ex calciatori romanisti assunsero, ormai è assodato questo, dopo la partita di serie A del 23 settembre 1990: Roma-Bari, terminata 1-0 con gol di Carnevale.
Nell’articolo intitolato: “Il giallo, la presa della pastiglia”, Alicicco cerca di smentire la terribile ipotesi che i suoi atleti avessero tratto giovamento, nelle prestazioni sportive, dall’assunzione di quella sostanza. Afferma che “dal punto di vista farmacologico la storia aveva una fragilità incredibile, non stava in piedi.” E sentenzia: “La Fentermina è una sostanza che toglie appetito, punto e basta. Se io dovessi improvvisamente impazzire e quindi decidere di dopare un giocatore, non lo farei mai con la Fentermina.” Per Alicicco fu tutta una montatura politica per colpire il presidente Dino Viola, che sarebbe morto di lì a poco tempo.
Falso, tutto falso. Gli archivi digitali dei quotidiani che affiorano ogni giorno in ogni parte d’Europa smentiscono seccamente questa ricostruzione: il caso Fentermina della Roma non fu isolato nel mondo sportivo. E soprattutto fu un tentativo di migliorare le prestazioni dei giocatori. L’ultimo risultato offerto dal motore di ricerca è stata la storia di un ciclista tedesco, uno dei tanti che sentivo nominare dal telecronista Adriano De Zan nelle corse a tappe. Parliamo di Dietrich Thurau. Classe 1954, vinse la Liegi-Bastogne-Liegi nel 1979, e si classificò secondo nel 1977 nel mondiale su strada dietro Francesco Moser. Poi di nuovo secondo nel 1979, nella stessa competizione, dietro Jan Raas, allorché, stando a Wikipedia, tagliò la strada all’italiano Battaglin facendolo cadere. Thurau rimase famoso anche per le squalifiche per l’assunzione di doping. Ne collezionò ben tre: nel 1980, 1985 e 1987.
L’articolo che ho potuto leggere online si riferisce al primo caso-doping di Thurau, quello del 1980. Si occupava di questa storia il giornale tedesco Der Spiegel. Era il 30 giugno del 1980. Non conoscendo il tedesco, ho ottenuto una traduzione accettabile grazie al sito Bing Translator. Ebbene, Thurau era stato colto in flagrante in una corsa a tappe in Svizzera. Il medico Hans Howald conservava nel suo laboratorio campioni delle urine di Thurau con tracce di due sostanze: Nicotina e, appunto, Fentermina, lo stesso farmaco di Peruzzi e Carnevale. E che questa seconda nascondesse pratiche antisportive era per Der Spiegel una fatto certo. Ecco cosa scriveva il giornale tedesco a tale proposito: "Nel primo campione è inclusa con assoluta certezza Fentermina, giudicata doping dal controller Howald. La sostanza è un parente chimico vicino del noto stimolante da anfetamina (la cui denominazione commerciale è: "pervitina").”
Ma leggete anche il seguito: “Intere generazioni di ciclisti professionisti si sono chiamati "dinamite" o "velocità" con questi farmaci internamente, drogati, tra cui il vincitore Jacques Anquetil. Fentermina, inclusa in alcuni anoressizzanti che non possono essere venduti in Germania, aumenta la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca. Ma soprattutto, scaccia i dolori muscolari e la fatica.”
Meno chiaro apparve il ruolo della Nicotina, che fu riscontrata in dosi massicce in un corridore, parliamo di Thurau naturalmente, che affermava di non essere un fumatore. Anzi, la quantità era tale, sosteneva Der Spiegel, che Thurau avrebbe dovuto fumare sigarette lungo tutta la tappa del giro di Svizzera.
Il ciclista tedesco gridò alla “cospirazione”. Contestò le analisi accusando i suoi avversari di aver alterato le provette. Si parlò anche di doping al contrario, somministrato cioè a un atleta non per farlo vincere, bensì per renderlo più debole e inoffensivo. Tuttavia - precisava il giornale tedesco - simili manipolazioni delle provette erano improbabili, poiché la sicurezza dei controlli in Svizzera era garantita da una serie di contromisure, che prevedevano la numerazione delle fiale e la suddivisione dell’analisi del singolo atleta in due parti, che venivano separate, sigillate, ed erano rintracciabili solo dal medico. Molto meno attendibili erano, al contrario, stando al parere di Der Spiegel, i ciclisti, i quali cercavano di alterare le proprie urine, se non addirittura di introdurre al momento dell’esame antidoping l’urina di altre persone.

26 August 1979,
Campionati del mondo di Ciclismo 1979 a Valkenburg. Da sx:
Dietrich Thurau, Jan Raas, Jean-René Bernaudeau. Foto dell'autore:
Bogaerts, Rob / Anefo, tratta dal Dutch National Archives

sabato 4 novembre 2017

Che fine ha fatto "l'aurora artificiale" del Conero?


Che fine ha fatto l'aurora artificiale del misterioso professor Cutolo? Nell'aprile del 1961 fu pubblicato, sul numero 4 del periodico "L'antenna TV", un interessante articolo che parlava di esperimenti sullo spazio condotti dal Monte Conero. Venne scritto che era stata "impiantata una stazione per sondaggi ionosferici" nella zona che la Marina Militare gestiva, appunto, sull'isolata collina che sorge a sud di Ancona. 
Era il periodo della famosa eclissi solare totale, che fu osservata il 15 febbraio 1961, sul Conero, da migliaia di persone: studiosi italiani ed esteri, ma anche semplici cittadini. Da questo episodio potrebbe essere nata quella leggenda a cui si fa spesso riferimento (lo ha fatto in particolare la trasmissione "Mistero" di Italia 1) per accostare il Conero agli alieni. Leggenda che narra di una specie di Area 51 presente all'interno del bosco, o di una "base aliena". In realtà, sulla ionosfera già nel 1961 si combatteva la guerra fredda (il caso dell'U2 caduto nell'Unione Sovietica era di quel periodo), e alla fine degli anni Settanta vi si propagavano già le onde degli esperimenti statunitensi, di cui ho letto nel libro "La guerra elettronica", trovato per caso in una bancarella di piazza Cavour ad Ancona. 
Tornando a quegli esperimenti nella zona militare del Conero, il Corriere Adriatico, il quale all'epoca pubblicava approfonditi resoconti sull'eclissi solare, scrisse che vi avrebbe partecipato quello che per noi è un enigmatico professore universitario. Si chiamava Mario Cutolo. Era alla guida di una spedizione organizzata dal "Centro Studi di Fisica dello Spazio" dell'Osservatorio astronomico di Monte Mario (o dell'Università di Napoli). Il centro era diretto dal professor Cimino.
Cercando nel web il nome di Mario Cutolo si scopre che era molto apprezzato negli Stati Uniti. Compaiono delle fotografie e una biografia in inglese. C'è anche dell'altro. Nel 1938 Cutolo fu un assiduo frequentatore dei corsi di Ettore Majorana all'università di Napoli, forse per amore di un'altra studentessa di quei corsi: Nada Minghetti. Quindi, secondo certi studi recenti Cutolo sarebbe stato uno degli uomini collegati, indirettamente, alla sparizione misteriosa dello stesso Majorana. 
Ma il professor Cutolo fece la sua strada, nel campo della fisica. La cosa veramente incredibile è che in un articolo della Stampa, del 28 dicembre 1956, veniva annunciata una grande scoperta di questo professore; scoperta che per noi è tuttora sconosciuta. Si trattava di una specie di seconda luna, artificiale, che per il professor Cutolo era possibile creare dalla terra per illuminare zone impervie del globo, non raggiungibili dalla luce elettrica. L'idea consisteva nel trasformare le radio-onde di Guglielmo Marconi in "energia luminosa". Luce vera e propria in orari notturni, insomma, ma a basso costo.
Il sospetto che nutriamo, invece, con le conoscenze odierne, è che Mario Cutolo avesse scoperto i satelliti spia, che effettivamente illuminano, ma non come immaginava La Stampa. Infatti un altro articolo del 27 novembre 1957, dello stesso quotidiano torinese, annunciava che il centro sperimentale di Nola - dal quale secondo "L'antenna TV" erano stati ideati gli studi sulla ionosfera poi replicati sul Monte Conero - era finanziato direttamente dal Ministero della Difesa degli Stati Uniti, e controllato dalla NATO (veniva fatto il nome del maggiore italiano di aeronautica Giovanni Corsaletti). L'obiettivo dichiarato era proprio di creare "un'aurora artificiale", della quale, tuttavia, in seguito si persero completamente le tracce. Invece nell'articolo del 1957 appare evidente che a Nola gli americani volevano che fossero condotti studi sui disturbi nelle comunicazioni con gli aerei dell'Air Force. Sappiamo bene quanto fossero strategiche Napoli e la zona di Montevergine (vicina a Nola) per la NATO.
La storia narra che il 31 gennaio del 1958 gli Stati Uniti avevano lanciato in orbita il primo satellite denominato Explorer 1. L'URSS aveva tuttavia preceduto gli americani con l'invio nello spazio, l'anno prima (4 ottobre 1957), dello Sputnik 1. L'ultima notizia sul professor Cutolo risale al 5 maggio 1972, allorché sulla Stampa fu scritto che uno studio sulla ionosfera commissionato dal professore era stato venduto agli americani da un suo collega, che era stato denunciato e condannato.

mercoledì 1 novembre 2017

Spesi 3000 euro per base-Conero


Sul Monte Conero proseguono le attività militari del cosiddetto Terzo DAI, un gruppo di intelligence, quindi in parole povere di spionaggio, delle forze armate, che dipende cioè dallo Stato maggiore della Difesa.
In un bilancio dettagliato delle spese sostenute nel 2016 e nel 2017, la Direzione di Commissariato della Marina Militare di Ancona ha scritto che nel secondo trimestre dell’anno in corso, il 2017, è stata pagata una fornitura di due vasi d’espansione per il Terzo DAI del Monte Conero. Il costo di 740 euro ha coperto anche i lavori di installazione, che sono avvenuti il 16 maggio 2017.
Sul sito della ditta Caleffi si legge che “i vasi d'espansione sono dei dispositivi atti alla compensazione dell'aumento di volume dell'acqua dovuto all'innalzamento della temperatura della stessa, sia negli impianti di riscaldamento che in quelli di produzione di acqua calda sanitaria.” Si legge inoltre che “essi vengono utilizzati anche come autoclavi negli impianti di distribuzione idrosanitari.”
La forma di questi vasi d’espansione è quella di uno scaldabagno domestico. Sempre il Terzo DAI, il cui cancello di ingresso si trova sulla cima del Conero, aveva usufruito il 24 maggio 2016 di un controllo periodico dell’acqua potabile, del costo di 364,17 euro. Nel dicembre 2016 erano stati spesi, inoltre, altri 2.050 euro per una fornitura di gasolio da riscaldamento per la stazione meteo del Monte Conero. Non è finita. Il 24 novembre 2016 la Marina Militare di Ancona aveva speso altri 421,05 euro per “Acquisto ricambi per riparazione/manutenzione automezzi vari in dotazione al 3° D.A.I. M.te Conero”.
Tutte queste notizie devono far capire ai turisti che non bisogna assolutamente scavalcare le recinzioni della zona militare, anche se all’apparenza le caserme della base sembrano abbandonate. L’aspetto esteriore ingannevole potrebbe essere la caratteristica di questo sito militare fin dai tempi del fascismo. Infatti è interessante in tal senso un altro documento reperibile su internet: la biografia del militare Edoardo Martino. Durante la seconda guerra mondiale fu crittografo presso lo Stato Maggiore della Difesa, quindi svolse un corso di perfezionamento ed entrò nel SIM, il Servizio Informazioni Militari del Ministero della Guerra, il servizio segreto di Benito Mussolini.
Lavorando all’ufficio informazioni dello Stato Maggiore del Regio esercito, Edoardo Martino fu mandato, prima del settembre 1943, sul Monte Conero. La sua biografia afferma che, nella zona in cui oggi opera il Terzo DAI, diresse “una postazione di intercettazione dei messaggi provenienti dalla costa dalmata” fino all’armistizio dell’8 settembre ‘43. E fu proprio mentre era sul Conero, cioè il giorno 9 settembre ‘43, che questo militare aderì ai gruppi cattolici di guerra partigiana, combattendo in seguito in Piemonte tra il monferrato e l’alessandrino alle dipendenze dei soldati britannici.