giovedì 28 aprile 2016

Tutti i nomi dei detenuti politici di Novara del 1944-45


1) Arena Giuseppe, 2) Albano Francesco, 3) Agnesina Enrico, 4) Andreis Danilo, 5) Agazzini Giuseppe, 6) Armanaschi Ernesto, 7) Alesina Celso, 8) Allegranza Amelio, 9) Anchisi Aldo, 10) Anchisi Attilio, 11) Ansano Francesco, 12) Altomare Aquilino, 13) Arlunno Irma, 14) Arlunno Maria, 15) Allegra Angelo, 16) Agostino Romano, 17) Bergamaschi Umberto, 18) Bussi Ercole, 19) Bovio Gino, 20) Barbero Angelo, 21) Bellintani Franco, 22) Brasi Luigino, 23) Bertona Piero, 24) Bianchi Giuseppe, 25) Betteo Elisa, 26) Betlamini Giacomo, 27) Baragiotta Cleto, 28) Brusa Luigi, 29) Boggio Giuseppe, 30) Bellosta Mario, 31) Bertglia Antonio, 32) Bonola Franco, 33) Baragione Giovanni, 34) Bercellino Ugo, 35) Burroni Stefano, 36) Borgini Angelo, 37) Beltrame Gaudenzio, 38) Bertino Candido, 39) Bonora Alberto, 40) Bellani Giuseppe, 41) Bertoletti Carlo, 42) Bovio Giuseppe, 43) Bernasconi Franco, 44) Bovi Enrico, 45) Boni Alessandro, 46) Boni Leonello, 47) Boscardini Attilio, 48) Cravini Carlo, 49) Camona Adamo, 50) Ciaramella Mario, 51) Casella Angelo, 52) Cerutti Francesco, 53) Cattaneo Angelo, 54) Coppa Renato, 55) Ceccon Dante, 56) Colombi Luigi, 57) Casulini Giovanni, 58) Crivellaro Edoardo, 59) Capitanio Mario, 60) Cristina Luigi, 61) Colombo Fernando, 62) Cribbio Ernesto, 63) Curti Arialdo, 64) Conte Matteo, 65) Crevola Sergio, 66) Calzaducca Franco, 67) Cametti Giovanni, 68) Crida Guido, 69) Ciceri Giovanni, 70) Cividini Giuseppe, 71) Colangelo Leonardo, 72) Carmagnola Adriano, 73) Canciani Giovanni, 74) Chiabrera G. Battista, 75) Dettoni Giancarlo, 76) D'Esposito Francesco, 77) Dieni Giovanni, 78) Del Ponte Antonio, 79) Del Ponte Emilio, 80) D'Alberto Giuseppe, 81) De Paolis Giovanni, 82) De Giovannini Franco, 83) Del Sale Emilia, 84) Di Corato Achille, 85) Dandolo Gioacchino, 86) De Gaudenzi Luca, 87) Della Giovanna Rino, 88) Del Signore Renato, 89) Dellera Giovanni, 90) De Agostini Alberto, 91) De Marchi Ernesto, 92) De Palma Giuseppe, 93) Erba Luigi, 94) Freni Nunzio, 95) Fanottoli Giovanni, 96) Frassini Vittorio, 97) Fiore Giuseppe, 98) Freni Luigi, 99) Fazzari Nicodemo, 100) Ferrara Bruno, 101) Falleo Pasquale, 102) Fiorati Arcangelo, 103) Ferretti Roberto, 104) Frattini Franco, 105) Fanchini Amilcare, 106) Faglia Celestino, 107) Fiore Teresio, 108) Fiore Giuseppe, 109) Ferraris Franco, 110) Fallarini Oreste, 111) Finotti Duilio, 112) Fran Patrizio, 113) Fusilli Aristide, 114) Ferro Bruno, 115) Fregonara Remo, 116) Girelli Mario, 117) Gavinelli Angelo, 118) Giro Michele, 119) Gaido Vittorio, 120) Gadina Remo, 121) Grossini Gino, 122) Grossini Guido, 123) Grossini Angelo, 124) Galavotti Nella, 125) Giussani Giovanni, 126) Gussone Ermanno, 127) Gardini Renato, 128) Gibellino Enzo, 129) Gibellino Aldo, 130) Gibellino Pier Vittorio, 131) Gilberto Gibellino, 132) Genone Carlo (era l'unico condannato a morte e attendeva la risposta per la grazia), 133) Galgani Alpino, 134) Girolimetto Guido, 135) Goi Silvestro, 136) Galbani Celestino, 137) Guglielmino Guglielmo, 138) Gazzolini Santino, 139) Ingegno Salvatore, 140) Lupo Giovanni, 141) Lombardi Livio, 142) Langhi Erminia, 143) Lucca Ezio, 144) Lavezzi Renato, 145) Lodio Ragib, 146) Lubi Luigi, 147) Lanzani Carlo, 148) Lancini Cesare, 149) Losa Cesare, 150) Moscatelli Tito, 151) Moretti Onorio, 152) Macario Pietro, 153) Mellerio Giovanni, 154) Mellerio Camillo, 155) Medina Giuseppe, 156) Minella Adolfo, 157) Micheletti Mario, 158) Marazzino Franco, 159) Mauri Virgilio, 160) Maderna Rocco, 161) Migliavacca Mario (questo nome sembra essere stato pubblicato sul Corriere di Novara), 162) Marchini Renato, 163) Marcotti Rosolindo, 164) Michelon Pietro, 165) Molino Carmelo, 166) Marafante Gino, 167) Nicolini Primo, 168) Narna Umberto, 169) Nuci Angelo, 170) Nidasio Giovanni, 171) Nuti Giorgio, 172) Onor Benvenuto, 173) Onori Luigi, 174) Otollia Alberto, 175) Pecorini Aldo, 176) Poletti Giuseppe, 177) Ponteroli Paolo, 178) Penna Giovanni, 179) Petriccioli Olivio, 180) Paolillo Giovanni, 181) Polaccino Sebastiano, 182) Pasquale Giovanni, 183) Patrono Ferruccio, 184) Parravicini Giacomo, 185) Patriarca Artemio, 186) Petterino Flavio, 187) Petterino Piero, 188) Patriarca Guido, 189) Pogliano Enzo, 190) Pizzi Enrico, 191) Polloni Antonio, 192) Ravizzotti Emilio, 193) Resta Redamus, 194) Ravizzotti Erminio, 195) Ramozzi Domenico, 196) Roncarolo Pierino, 197) Rondi Renato, 198) Rondi Pietro, 199) Reis Primo, 200) Rigolone Giuseppe, 201) Ramarrotti Federico, 202) Ruga Aldo, 203) Rozzini Virginio, 204) Ravizza Giuseppe, 205) Saini Mario, 206) Salsa Renato, 207) Sereni Luigi, 208) Scrittori Ida, 209) Serretta Vincenzo, 210) Sonzini Giovanni, 211) Sonzini Rinaldo, 212) Storzini Giovanni, 213) Skeriano Matko, 214) Scibelli Antonio, 215) Scaramuzzi Luigi, 216) Seminara Angelo, 217) Santambrogio Pietro, 218) Sodano Ettore, 219) Sillano Libero, 220) Signorelli Elio, 221) Scolaro Giuseppe, 222) Sigismondi Giuseppe, 223) Sperone Egidio, 224) Silva Attilio, 225) Temporelli Pasquale, 226) Torre Primo, 227) Torta Giovanni, 228) Tomasini Gaudenzio, 229) Tomasini Angelo, 230) Tamilia Ferruccio, 231) Tomasone Giovanni, 232) Testa Egidio, 233) Tacca Mamante, 234) Veronesi Ugo, 235) Velata Luigia, 236) Vercelli Aldo, 237) Vignati Florenzo, 238) Vignola Franco, 239) Vegis Dante, 240) Volpi Antonio, 241) Vercelli Attilio, 242) Zanetta Carolina, 243) Zucca Angelo, 244) Zanaboni Mario, 245) Zanaboni Angelo, 246) Zinoni Mario, 247) Zampieri Benito, 248) Alessi Gioacchino, 249) Preti Orazio.

La caserma Passalacqua nascose i detenuti politici di Novara

In base alla descrizione dell'allora prefetto Vezzalini, questo potrebbe essere (ma non ne ho la certezza assoluta) l'edificio, posto "a levante della caserma Passalacqua", che nell'autunno del 1944 fu trasformato in carcere sussidiario per 249 detenuti politici antifascisti.

Il campo di concentramento per detenuti politici di Novara fu costruito vicino alla caserma Passalacqua. Lo si apprende dai documenti d'archivio che trattano proprio questo specifico argomento. A volerlo questo carcere fu proprio Enrico Vezzalini, il prefetto della RSI di Novara tanto discusso nel recente passato. Ne dette notizia lui stesso al commissario prefettizio della città di Novara il 7 ottobre 1944. Scrisse: «Ho disposto che il fabbricato a levante nel cortile della caserma Passalacqua venga subito adattato a carcere sussidiario». Dunque ho cercato di capire come funzionava questo campo di concentramento, visto che i nomi già li avevo ed erano stati scritti dal procuratore di Stato, Costantino Grillo, il giudice che poi fece fucilare nel dopoguerra Vezzalini. Fece qualcosa Grillo per liberare gli ostaggi, oppure era solo il loro carceriere? Il dubbio resta. Perché il procuratore di Stato era una figura prevista dall'organigramma non solo della Repubblica di Salò (a Novara), ma proprio di questo carcere per reati politici. Fu Mussolini in persona a chiedere che fosse istituita una commissione per esaminare volta per volta le posizioni dei detenuti. Nei documenti di fine 1944 tuttavia non compare Grillo, bensì il dottor Davì. Il procuratore Grillo lo si ritrova negli elenchi della RSI da gennaio del 1945: stava seguendo forse i destini del prefetto Alberto Zaccherini, che sostituì Enrico Vezzalini nello stesso periodo.

Vezzalini: "L'utero è la più grande tragedia dell'umanità"


L'ex prefetto fascista di Novara fucilato nel 1945, Enrico Vezzalini, intervenne con queste parole per dirimere uno screzio amoroso tra due nazi-fascisti durante la guerra. Amore e morte. E' questo volto umano, inedito, dell'occupazione nazista a colpire, ora che dopo tanti anni le comunicazioni private degli amministratori di Salò emergono dalle polveri degli archivi. Quello che vogliamo sottolineare in questa sede sono gli ampi stralci della lettera che Vezzalini scrisse il 26 novembre del 1944, da Novara, al capitano Herrn Seeling, comandante della sicurezza di Domodossola. In pratica c'era da fare da paciere per una questione di gelosia per una donna, probabilmente contesa da Duner, amico di Vezzalini, al nazista Seeling. Quest'ultimo mise in dubbio l'onestà e la fedeltà del Duner. «C'è di mezzo una donna - scrisse allora Vezzalini -. E noi sappiamo che l'utero è la più grande tragedia della umanità. Questo non esclude che Duner abbia delle colpe. E che possa riparare.» Mi ha colpito non solo l'umanità del prefetto fascista, ma anche il suo sentirsi vittima, quasi schiacciato dai partigiani, nonostante fosse uscito momentaneamente vittorioso dalla battaglia dell'Ossola. 

mercoledì 27 aprile 2016

Il responsabile della strage di Borgo Ticino fu un italiano?


Enrico Vezzalini, il prefetto di Novara che fu fucilato nel 1945 per le accuse di Scalfaro, non voleva la strage di Borgo Ticino, nella quale furono trucidati dai nazisti dodici ragazzi. Inoltre a scegliere i giovani da fucilare fu probabilmente un ufficiale italiano, membro della Decima Flottiglia Mas. E' quanto si scopre in un documento datato 17 agosto 1944, indirizzato dall'allora capo della provincia di Novara della Repubblica di Salò al Ministro dell'Interno Buffarini Guidi. Vezzalini stava conducendo un'indagine. In un secondo momento infatti aggiunse a penna sul foglio di accompagnamento che il capitano Krumhaar aveva cercato delle giustificazioni per la «reazione» di Borgo Ticino. Aveva detto a Vezzalini che il consigliere e il selettore dei «fucilandi» era stato un ufficiale della Decima Flottiglia «Max». Il prefetto chiuse affermando: «Non gli credo, ma cercherò notizie». Quei poveri ragazzi erano quasi tutti operai della Siai-Marchetti, una ditta che fu molto importante per i fascisti, perché produceva aerei da guerra. Secondo le notizie del quotidiano La Stampa, dal 1996 questa azienda, che era divenuta un ramo della Agusta e rimaneva sotto il controllo di Finmeccanica, fu inglobata nella Aermacchi per formare un polo aeronautico per la costruzione di «aerei addestratori». 

martedì 26 aprile 2016

ESCLUSIVO: il numero di telefono di Berlusconi è online

I recapiti di Berlusconi. Poiché si tratta di un personaggio pubblico, il numero di telefono, ammesso che sia ancora lo stesso, per motivi di privacy l'ho cancellato.


Chi volesse telefonare a Silvio Berlusconi, l'ex cavaliere "pluridecorato" con decine di sentenze giudiziarie, ora può farlo. I suoi dati sensibili sono tutti sul web, basta cercare le parole "Sentenze, Berlusconi, pdf". Una dopo l'altra compaiono nelle prime cinque pagine del motore di ricerca tutte le sentenze giudiziarie a suo carico, con centinaia di pagine con timbri della cancelleria da leggere e studiare. Tra questi documenti c'è anche la singolare causa che Silvio Berlusconi avrebbe istruito contro lo Stato italiano. All'interno è possibile leggere tutti i dati personali dell'ex cavaliere, che da superman almeno per una volta assume i connotati di un cittadino come tutti gli altri, il quale, anzi, vede violate le norme sulla conservazione dei documenti. Infatti, secondo quanto si legge sul sito dei Beni Culturali, queste leggi archivistiche prescrivono che devono trascorrere non meno di 40 anni per la pubblicazione di una sentenza, e non meno di 70 anni se vi sono dati personali dei protagonisti. Sono ammesse delle eccezioni per motivi storici, ma devono essere autorizzate dall'Ispettorato per i servizi archivistici del Ministero dell'Interno, non prima che il cittadino abbia presentato una domanda specifica presso l'Archivio di Stato in cui i dati vanno ricercati.

domenica 24 aprile 2016

Esplosioni nelle montagne: quali danni hanno provocato?


I terremoti artificiali ebbero ripercussioni anche a distanza di anni? Questo è quanto sembra sia avvenuto in seguito all'esperimento che fu messo in atto nella zona di Nizza. Era l’estate del 1958. I giornali italiani annunciarono e testimoniarono un avvenimento insolito. Sulle alpi francesi al confine con l’Italia stavano per esplodere ben 200 tonnellate di esplosivo, che sarebbero state utili per sperimentare gli effetti nell’aria e nella terra delle onde sismiche. La notizia apparve in un trafiletto, che fu ancora più invisibile quando scattò l’ora X: il 10 settembre del 1958. Probabilmente vi furono gli stessi movimenti che videro i testimoni del terremoto artificiale di Archia. Alcuni camion trasportarono l’esplosivo fino ai 2400 metri di altitudine, costruendo addirittura una strada nella vallata del Boreon perché ciò potesse avvenire. La località esatta della deflagrazione fu scelta vicino Mollieres. L’ingente quantitativo di esplosivo venne inserito in profondità vicino al Lac Negr e sicuramente saltò in aria. L’11 settembre del 1958 si parlò però soltanto di 5 tonnellate di esplosivo. Ma l’elemento più preoccupante è che, separato da una montagna, a poca distanza sorge Entracque, il paese del cuneese dove nel 1966 la gente era preoccupata per dei terremoti continui, e dove il Politecnico di Milano installò dei rilevatori di terremoti artificiali.

mercoledì 20 aprile 2016

CLAMOROSO: il Conero base dell'Anonima Sarda?


Graziano Mesina, foto in pubblico dominio su Wikimedia Commons

Le viscere del monte Conero pare fossero ben note a Graziano Mesina, il famoso capo dell'Anonima Sarda, una banda specializzata nei sequestri di persona. Pare addirittura che nel monte Conero possano essere state nascoste alcune sue vittime. Il 26 gennaio del 1977 era stato rapito un industriale ascolano, Mario Botticelli. Quando fu liberato, il 6 aprile dello stesso anno, Botticelli si trovava in una località tra Camerino e Serravalle del Chienti. Raccontò agli inquirenti un particolare terribile. Dopo il sequestro era stato bendato e portato in «una caverna dalla quale udiva il rumore del mare». Fu ritenuto probabile che si trovasse in quel momento nel monte Conero, nel territorio di Numana. In un secondo momento era stato trasferito in una casa e poi «in una grotta o in una casa diroccata, perché vi pioveva». L'unico giornale a riportare questi dettagli fu il quotidiano La Sicilia, che ha inaugurato da poco il suo archivio digitale. Il processo di Appello per il sequestro Botticelli, celebrato ad aprile del 1979 ad Ancona, fu molto duro per gli accusati. Il giudice comminò ben 60 anni complessivi di carcere, 20 in più rispetto al primo grado. Eppure la mancata condanna di uno dei complici di Mesina fa ritenere che di queste trame criminali non tutto sia stato svelato.

domenica 17 aprile 2016

Criminale nazista si nascose ad Ancona grazie ai polacchi


Emil Augsburg, uno dei più spietati criminali nazisti, responsabile dell'esecuzione degli ebrei polacchi, visse ad Ancona nel 1946. A testimoniarlo è un documento del 23 ottobre del 1946 che è emerso dall'archivio della Cia. Ma chi era Augsburg? Era nato in Polonia nel 1904 e fu al servizio del Wannsee Institut, un istituto di ricerca nazista sulla politica e l'economia dell'URSS. Si procurò molti documenti e gli Stati Uniti volevano quelle carte a tutti i costi. La Cia dette la caccia a un prete, monsignor Anton Kwiatowski. Fu quest'ultimo a nascondere a Ettal, in Baviera, i documenti anti-Comintern. Era con due complici: Emil Augsburg e Annemarie Buschmann. Augsburg e monsignor Kwiatowski furono visti ad Ancona nel febbraio del 1946. Come ci erano arrivati? Pare che il monsignore frequentasse gli ufficiali polacchi e che furono questi militari a trasportare in macchina i fuggitivi in Italia, prima a San Remo nel 1943, poi ad Ancona. Nel 1947-48, secondo Wikipedia, Augsburg divenne una spia della stessa Cia, ma c'è chi afferma che il gerarca nazista facesse il doppio gioco e che in realtà fosse al servizio del Politburo. Di fatto tra i polacchi del generale Anders che «liberarono» Ancona c'erano dei criminali di guerra. Questa può essere la chiave anche per decodificare i segreti e le ambiguità della base del monte Conero. Augsburg fu licenziato dalla Cia nel 1966 e morì nel 1981.

SCONCERTANTE, una foto mostra Hitler vivo nel 1954

Foto dell'archivio della Cia, scattata nel 1954 a Tunja, in Colombia: a sx un soldato delle SS, Phillip Citroen, a dx un uomo che assomiglia ad Adolf Hitler.
Adolf Hitler era davvero ancora vivo nel 1954? Una foto sconcertante di un sosia del criminale nazista è disponibile oggi nell'archivio digitale della Cia. Si tratta di un'immagine del dittatore tedesco che sarebbe stata scattata nel 1954 in Colombia, dove Hitler si sarebbe rifugiato prima di trasferirsi nel gennaio del 1955 in Argentina. I dubbi sul suo suicidio erano sorti già dopo sei mesi da quel 30 aprile 1945, alimentati soprattutto da Stalin, ma non era mai emerso nulla di concreto. Hitler, secondo la storia ufficiale, si suicidò con una pasticca di cianuro nel bunker di Berlino, insieme alla moglie Eva Braun. Il suo cadavere, scoperto dai soldati russi, venne riconosciuto dalla dentatura, ma secondo la Cia vi erano dei dubbi per la presenza di un solo testicolo. Hitler dunque si sarebbe salvato? Ma come avrebbe potuto un eccentrico dittatore come Hitler vivere nell'anonimato? Questi documenti, più che credibili, riaprono la questione. La foto venne scattata dall'amico di un amico di una spia della Cia: un ex soldato delle SS che si chiamava Phillip Citroen. Quest'ultimo si fece ritrarre di fianco a colui che affermò essere Adolf Hitler in persona. Era riluttante a consegnare la foto, ma Cimelody-3, questo il nome in codice della spia, lo rassicurò: "gli Alleati ormai non processeranno Hitler". E scattò una foto alla foto. Il rapporto della Cia su questo incredibile ritrovamento venne redatto da David N. Brixnor il 3 ottobre 1955. In un secondo rapporto datato 17 ottobre 1955 George M. Warbis tornò sull'argomento per aggiungere dei dettagli. Citroen, il quale lavorava a Maracaibo per una compagnia olandese di trasporti, aveva incontrato questo presunto Hitler nella città residenziale colombiana di Tunja, dove altri ex nazisti lo idolatravano come il loro Fuhrer. Sarebbe esistita una seconda foto con Citroen e il presunto Hitler in piedi, ma i negativi, riportò Warbis, erano troppo rovinati per permettere delle duplicazioni.


venerdì 15 aprile 2016

"Il professor Vecchia? Si occupava di finti terremoti"


Il Politecnico di Milano conferma la notizia riemersa dal Corriere della Sera. Il professor Orlando Vecchia si occupava di finti terremoti. Lo ha affermato una docente della stessa università che ha conosciuto il professore. Il professor Vecchia, secondo ciò che mi è stato riportato dall'infopoint della sede milanese, "provava a fare della geofisica per ricavare il tipo di terreno", cioè appunto attraverso dei "finti terremoti". Pare tuttavia che nell'archivio della fondazione Lerici non sia rimasta documentazione di questi esperimenti.

giovedì 14 aprile 2016

"Costruite ricoveri sui rilievi del lago Maggiore"


E' la richiesta che partì nel 1941-42 dalla prefettura di Novara quando ancora i bombardamenti anglo-americani sembravano lontani e improbabili. Ho fatto una piccola ricerca in archivio per trovare conferme circa il fatto che a Trarego Viggiona, sopra Verbania, possa essere stato costruito un bunker antiaereo durante la seconda guerra mondiale. C'è una traccia che porta a pensare alla possibile presenza fin dal lontano 1943 di un tunnel all'Alpe Archia, nelle proprietà degli Scarsetti. All'epoca il prefetto segnalò ai gerarchi del regime che non potevano essere costruiti ricoveri nelle località intorno al lago Maggiore, perché erano troppo frequenti le inondazioni di scantinati. Fu consigliato quindi di costruire questi rifugi per la popolazione sui rilievi della zona. Il podestà di Verbania, peraltro, sempre in quel periodo rispondeva al prefetto che i bombardamenti non erano considerati un serio pericolo per la città. Motivo: la posizione non strategica di Verbania. La storia dirà poi che non fu così. Ci furono le bombe e i morti anche a Verbania, ma non c'è traccia di documenti sulla presenza di un ricovero antiaereo all'Alpe Archia. Si sa soltanto che nel 1944 i tedeschi fecero saltare una galleria della prima guerra mondiale a Mergozzo, danneggiando le abitazioni vicine. Anche il tunnel di Archia secondo il testimone del quotidiano La Stampa proverrebbe dalla Grande Guerra del 15-18. 


Questo è l'elenco delle persone morte durante i bombardamenti aerei di Verbania del 25 e 26 settembre del 1944. La fonte è una relazione del comune di Verbania inviata al prefetto di Novara il 25 ottobre 1946: 1) Augusto Proserpio, 2) Giovannina Colombo, 3) Albina Maria Nebbia, 4) Efrem Luigi Resmi, 5) Pietro Ferri, 6) Caterina Rizzato, 7) Teresa Veneranda Pedroni, 8) Caterina Miello, 8) Giuseppina Passoni, 9) Anna Maria Mor, 10) Luigi Cacciatori, 11) Renato Albertini, 12) Renato Ferrini, 13) Johannes Jaeschke, 14) Antonio Colombo. Altre cinque persone sono rimaste sconosciute e irriconoscibili. E altre cinque sono morte nel comune di Baveno durante i bombardamenti del 25 settembre 1944.

mercoledì 13 aprile 2016

Gli immigrati nelle ex basi missilistiche? Una vergogna


I migranti come gli ebrei, sbattuti nelle ex basi Nato abbandonate. Carne umana al posto dei missili. E' questa la realtà che sbuca dal nulla, dalla patina di finto buonismo di questi politici di basso profilo, se si fa una piccola ricerca su internet. Ma la tecnologia non serve in situazioni del genere, perché Google News restituisce alle parole "migranti, basi, Nato" notizie sparse, che vanno dal 2011 al 2015. Ma non c'è il seguito della storia, restano solo gli annunci. E tra i tanti "faremo" c'è anche questa iniziativa: rinchiudere gli immigrati nelle basi Nato. Perché in fondo lì è nato il problema e lì è giusto, secondo loro, che si chiuda. Da Sigonella, simbolo del gran rifiuto di Craxi agli americani, alla veneziana Conetta, a Bagnoli di Sopra nel padovano. I militari se ne vanno, distruggono, sporcano, e i migranti entrano, scortati da prefetti e carabinieri. I cittadini locali lo hanno capito che si sente odore di lager. Non hanno neanche avuto bisogno di vedere sui giornali svizzeri che a Dachau, nell'ex lager nazista per gli ebrei, i migranti ci hanno già dormito. Settant'anni dopo tutto torna come prima. La giornata della memoria non è servita a niente. Non siamo capaci di capire i problemi degli altri. E direi che non capiamo più nemmeno i nostri. Non abbiamo fatto in tempo a renderci conto che eravamo pieni di basi americane, che eravamo spiati ogni giorno, che parlavamo di pace vicino ai missili, e non abbiamo nemmeno avuto la possibilità di scrivere sui giornali che quando cadde il DC-9 c'erano decine di radar che potevano vedere e non videro, che rischiamo di perderci anche l'ultima chance di fare qualcosa di decente in questa nazione. A questo punto i plebisciti pro o contro Renzi per le riforme che voleva Licio Gelli possono anche andare a quel paese, per quanto mi riguarda.  

domenica 10 aprile 2016

Terremoti artificiali in Piemonte: un professore li conosceva


I terremoti artificiali del Piemonte hanno un nome e un cognome, sempre grazie al Corriere della Sera. Si tratta di Orlando Vecchia, professore del Politecnico di Milano. In un articolo del 14 luglio del 1964 il professore ritornava sulle «grandi esplosioni fatte in Piemonte nell'estate del 1960» nell'ambito di quella che lui chiamava la «sismica sperimentale». Dunque Orlando Vecchia ne era al corrente. Forse ne aveva anche seguito le varie fasi. Secondo quanto affermava, gli studiosi stavano cercando con quei metodi di studiare gli strati della terra e la propagazione delle onde sismiche. C'è però qualcosa che non convince. Le grandi esplosioni piemontesi, per di più, non servirono a niente, spiegò il professor Vecchia. Per questo sono più propenso a pensare a un risvolto sconosciuto della guerra fredda. Su La Stampa il 22 aprile del 1966 uscì una notizia curiosa. A Entracque, nel cuneese, venne installato un macchinario per intercettare i terremoti. Era uno strumento che proveniva dalla Germania Ovest ed era stato progettato per «registrare» i terremoti artificiali. C'era di mezzo ancora una volta il Politecnico di Milano. Da mesi la gente si lamentava per dei terremoti. Era preoccupata. Ora noi lo siamo ancora di più.

Caso Archia, conferme sui terremoti artificiali


Il terremoto artificiale di cui si parlò a proposito del tunnel di Archia, vicino Verbania, è sicuramente avvenuto. Lo apprendiamo grazie a un articolo presente nel nuovo archivio digitale del Corriere della Sera: un trafiletto che annunciava proprio quell'esperimento il 22 settembre del 1960. Si parlò di una considerevole quantità di tritolo pronta ad esplodere sia a Ciriè, sia due giorni dopo a Intra, che è il cuore storico di Verbania. Alcuni rilevatori dislocati in Piemonte avrebbero registrato gli effetti delle due potenti deflagrazioni, cosa che effettivamente avvenne e fu testimoniata dal Corriere della Sera con altri piccoli articoli. Lo scopo era quello di creare una «carta geologica del sottosuolo». Ma perché produrre questi terremoti in una montagna e non in laboratorio come avviene oggi? I giornali non forniscono una risposta precisa. Un altro terremoto artificiale era avvenuto a Nizza, in Francia, nel 1958. Ora è tutto chiaro nel processo del 1996. Caretti aveva ragione nella denuncia. Assurde furono invece l'accusa di procurato allarme e la condanna a pagare una multa che gli comminò il tribunale nel 1998.

sabato 9 aprile 2016

I No global svelarono un doppio volto della Nato


Il 20 agosto del 2001, pochi giorni prima dell'attacco al World Trade Center, si rischiò una guerra civile. In un bellissimo articolo di Claudio Lazzaro, il Corriere della Sera descrisse il giorno dopo, in modo impeccabile, come avvenne l'attacco dei «disobbedienti» alla Nato. Venne svelato per la prima volta un particolare che pochi conoscevano e che nessuno tramandò ai posteri. La base di Montevergine era stata occupata dai carabinieri. Lazzaro scrisse che l'obiettivo della protesta era proprio il «cocuzzolo» della montagna, a 1490 metri di altitudine, «sede di una base Nato abbandonata pochi anni fa dalle truppe americane, ma tuttora attiva, col suo ripetitore, nel circuito di difesa internazionale.» Vediamo a questo punto come si presentava in quel momento ai manifestanti la zona militare: «Attorno alla base, un reticolato impenetrabile - continuava a descriverla Lazzaro - che i no global definiscono 'zona rossa', circondato da due chilometri di area militare, anche quella proibita, che gli assalitori battezzano 'zona gialla'.» C'erano dieci carabinieri a presidiare la zona gialla, ma la loro reazione alla protesta fu morbida. Fu una manifestazione del tutto simbolica.

Il ballo di Tosetto con i fantasmi di Montevergine


Sembra che tra l'Avellino calcio e gli americani della base di Montevergine vi fosse un legame stretto. E' quanto emerge da un articolo dell'archivio del Corriere della Sera del 30 gennaio 1979. L'Avellino aveva appena vinto 1-0 con il Milan capolista con un gol di Romano. L'ala destra Tosetto, tra i migliori in campo, venne intervistata da Antonio Corbo. Il biondo e riccioluto calciatore si stava prendendo una rivincita sulla sua ex squadra, cioè proprio il Milan, che dopo averne decantato le doti prelevandolo dal Monza lo aveva scaricato dopo una sola stagione. E chi andò a festeggiare il ritrovato Tosetto ad Avellino? Proprio i militari statunitensi della base militare, sbucati evidentemente dal nulla. Corbo descrisse quella serata di festa e gli americani senza fare alcun cenno al luogo esatto in cui sorgeva la base. Sappiamo che questa storia non ebbe alcun seguito. Gli americani sparirono infatti dalle cronache dei giornali nazionali, e pure Tosetto finirà nell'elenco delle meteore del calcio. Un'amicizia con degli autentici fantasmi che evidentemente gli fu fatale.

Il filmato di Avellino-Milan del 28 gennaio 1979 dalla trasmissione Rai 90minuto di Paolo Valenti.
https://www.youtube.com/watch?v=WfmXlAzzaBA

mercoledì 6 aprile 2016

Regeni, ricercatore di Cambridge ignorato dai Lord


Il parlamento inglese ha ignorato il caso Regeni. Lo afferma una notizia pubblicata ieri sul giornale online Cambridge News. Secondo i giornalisti britannici il governo inglese sta privilegiando gli interessi commerciali ed economici sui diritti umani, e lo dimostrerebbe lo scarso impegno nel sostenere il governo italiano nelle indagini sulla morte dello «studente di Cambridge» Giulio Regeni. Ma anche l'Italia ha i suoi scheletri nell'armadio. Il ministro degli esteri Gentiloni, dopo essersi detto pronto a combattere l'Isis nella nostra vecchia e cara Libia, si è appellato alla ottocentesca Ragion di Stato per conoscere la verità su Regeni. Il giovane massacrato in Egitto era infatti anche un giornalista. Lo dimostrano i messaggi di cordoglio sul sito della FNSI. Probabilmente ci sono molti altri colleghi che per Ragion di Stato scrivono pezzi per i giornali. Senza contratto? Senza albergo pagato? Senza accrediti stampa? Mandati allo sbaraglio? Poco importa al sindacato della categoria. L'aspirazione è uno stipendio con fondi pubblici. Ma i leader politici sono a conoscenza di questo andazzo? In Italia esiste sicuramente un giornalismo parallelo «di Stato». Sul sito del Ministero della Difesa c'è una pagina in cui si invitano gli amanti dello spionaggio a collaborare inviando articoli. Uno stratega militare dello stesso Ministero, tale Lucio Martino, tiene lezioni di giornalismo internazionale, facendosi confondere con un altro Lucio Martino, vero caporedattore marchigiano del Resto del Carlino. I servizi segreti stessi hanno iniziato a pubblicare giornali come Gnosis, che si mimetizzano nella politica estera dei quotidiani autentici. Il pericolo di un giornalismo fuori dalle leggi quindi esiste. Speriamo non sia la Ragion di Stato che invoca il Ministro Gentiloni.

Il ministro italiano Paolo Gentiloni in un incontro internazionale; foto in pubblico dominio su Wikimedia Commons.

Il renzismo sfrutta gli slogan di Mussolini


Renzi voleva cambiare l'Italia ma la riporterà solo indietro di 90 anni. Detto della riforma elettorale e del nuovo Senato, a metà strada tra fascismo e stalinismo, il presidente del consiglio ex democristiano sta imboccando con decisione la strada della propaganda fascista, sfoderando slogan che solo il Duce seppe pronunciare nei discorsi pubblici. «Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa!  Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!», affermò Mussolini quando venne accusato nel 1924 di essere il mandante dell'omicidio Matteotti. Fu un momento drammatico per il partito fascista, che proprio con quel discorso del 3 gennaio 1925 prese la via delle leggi fascistissime. Anche Renzi sembra in difficoltà nel 2016 per le inchieste giudiziarie sul petrolio. Ecco allora lo slogan nuovo di zecca: «Se è reato sbloccare le opere pubbliche il mio è un reato». Che non sia un accostamento casuale lo dimostrano i programmi politici di Renzi, che furono annunciati nei suoi libri. Renzi annunciò di puntare tutto sulla comunicazione. Ma c'è poi un libro che è stato scritto su di lui da Stafano Natali de Il sole 24 ore che mette paura: «Un anno vissuto pericolosamente. Matteo Renzi e il futuro dell'Italia». Il carrozzone di Renzi vuole la dittatura? «Vivere pericolosamente» era uno degli slogan preferiti del Duce.

sabato 2 aprile 2016

L’anima nera del terrorismo veniva dal Ministero degli Interni


Fu l’<anima nera dei corpi separati dello Stato, legato a Gelli da un’amicizia dalle radici lontane e oscure>. Federico Umberto D’Amato venne descritto con queste parole da Andrea Barberi e Nazareno Pagani nel libro “L’Italia della P2”, scritto poco dopo la scoperta da parte della magistratura dell’esistenza della Loggia di Licio Gelli. Questo personaggio è l’elemento chiave per capire la Strategia della Tensione degli anni Settanta. E’ l’anello di congiunzione tra il Ministero degli Interni, il terrorismo e le basi della Nato. Quando Lino Jannuzzi lo inserì nel suo <Rapporto sui giornalisti spia> del settembre 1976 molti gridarono allo scandalo. Aggiunse un particolare per me interessante: D’Amato a suo dire fu <strettamente collegato con l’ambasciata degli Stati Uniti e con tutti i servizi stranieri, ma particolarmente, e fino al limite del doppio gioco, con il servizio segreto francese>. Fu lui il principale responsabile della Strategia della Tensione. Jannuzzi non sapeva che D’Amato (fascicolo 554, fonte il sito www.strano.net) come Allavena (fascicolo 505) erano iscritti alla Loggia P2. Quando ciò emerse, l’articolo di Barberi e Pagani si spinse anche oltre. D’Amato fu accusato di essere l’ideatore dell’ultrasinistra italiana. Estrema destra, estrema sinistra, funzionari ministeriali, magistrati erano uniti dall’appartenenza alla Loggia P2 e si fronteggiavano in quelli che anche Barberi e Pagani chiamarono <regolamenti di conti in famiglia>.

venerdì 1 aprile 2016

Montevergine e Monteconero, due facce della stessa medaglia


Le basi del Montevergine e del Monteconero sono due facce della stessa medaglia. La Gazzetta del Mezzogiorno pubblicò due articoli che accennavano alla base militare del Montevergine tra il 1977 e il 1981. Il primo riguardava un episodio curioso che capitò all'ex presidente dell'Avellino, Antonio Sibilia. Il 30 aprile del 1977 alcuni banditi tentarono di rapirlo abbordandolo in un inseguimento stradale nei pressi di Mercogliano. Ma un'auto con targa americana, «sulla quale viaggiavano militari statunitensi della base Nato di Montevergine», si inserì in fase di sorpasso, rompendo il blocco tentato dai criminali. Sibilia guidando a tutta velocità la sua Mercedes riuscì a fuggire. Il primo dicembre del 1981 sulla Gazzetta del Mezzogiorno si riparlò della base Nato avellinese. Accadde in un articolo intitolato «Un corpo estraneo» di Gianni Raviele, scritto a proposito dell'attentato al giornalista della Rai Luigi Necco, che fu attuato proprio a Mercogliano. Raviele scrisse che il vile atto contro il giornalista era capitato, paradossalmente, in un posto incantevole e ricco, che ebbe un sorprendente sviluppo economico con l'arrivo degli americani, i quali - scriveva il quotidiano del meridione, ma pur sempre pugliese - vi «impiantarono» una base Nato. La differenza con il Conero è che alcuni siti internet hanno iniziato a pubblicare la storia militare del Montevergine. Così gli ignari cittadini, per nulla avvertiti del pericolo, sono entrati nei depositi abbandonati della Nato, magari contaminati da qualche sostanza tossica, e hanno filmato con la telecamera i resti della base. Ad Ancona non si può nemmeno parlare della zona militare. Ma poi lo si fa quando qualche cittadino si mostra più curioso di altri e viene denunciato, stimolando ancora di più la sete di conoscenza.