martedì 29 gennaio 2013

C'è l'ipotesi "Default" per l'Italia?


L'ipotesi arriva da un sito che è stato chiamato proprio www.defaultitalia.it il quale nel 2011 sembrava sicuro e lanciava un ultimatum al nostro paese: entro l'11/11/2011 l'Italia, intesa come Stato, sarebbe fallita. Era solo uno scherzo o c'è qualcosa di vero? Il sito scrive a grandi caratteri che: "l'abbiamo scampata bella, per ora". Gli autori sono due laureandi: Andrea Rufo, classe 1987, e Marco Pesino, classe 1983. Sono due esperti di informatica. Hanno ragione Rufo e Pesino? Sembrerebbe di sì, l'ipotesi del fallimento del nostro Stato è uscita sul sito meridianionline.org solo il 2 gennaio 2013. I nostri conti non sono a posto, e molti lo sanno in Europa, però le imprese tedesche pare abbiano investito qui da noi. E allora si spera che ci salvino, anche se le crisi politiche a orologeria continuano ad aprire crepe.

venerdì 25 gennaio 2013

Monte dei Paschi in crisi prestando soldi a Monti


Quale operazione è stata compiuta dallo Stato, mentre era guidato dal premier Monti, quando il 27 giugno 2012 sono stati pianificati – stando al quotidiano Ilsole24ore - aiuti al Monte dei Paschi per 3,9miliardi di euro? Si è veramente trattato di un aiuto dello Stato o è proprio lo Stato ad aver bisogno di aiuto per una sua discutibile politica economica? Il bravo giornalista e scrittore Cesare Peruzzi si domandava se si trattasse di una nazionalizzazione quella del Monte dei Paschi. Ma i nostri quotidiani non prendono in considerazione il passato. La nazionalizzazione più famosa avvenne nel 1968, allorché lo Stato attraverso l’Eni acquistò il pacchetto di maggioranza di azioni della Montedison. Quella volta comprava una bella fetta di azienda, insomma, usufruendo degli eventuali utili. I capitali privati di quella grande azienda diventavano pubblici, costituiti quindi dai soldi dei contribuenti, e alla gente, agli azionisti di minoranza, questo non andava bene, perché lo Stato garantiva dividendi molto magri. Oggi avviene il contrario: il Monte dei Paschi - diceva Ilsole24ore – aveva nel 2012 ben 25miliardi di euro di btp. Significa che lo Stato sta rastrellando soldi dalle banche vendendo non azioni (di qualche azienda pubblica dell'Iri magari) bensì obbligazioni. Si tratta di prestiti e il tutto dovrà essere restituito dallo Stato con gli interessi. Questo induce a una riflessione sulla politica economica dei recenti governi. Il Ministero delle Partecipazioni Statali è stato abolito nel 1993, dunque lo Stato sta tuttora privatizzando le proprie aziende (Iri, Eni, Enel) e non rende noti i suoi investimenti attravrso i giornali; né al Parlamento, né alle masse. Lo Stato inoltre sta svendendo il proprio patrimonio immobiliare e in mano gli resta sempre meno a titolo di garanzia per quei prestiti. Le obbligazioni vendute dallo Stato non sono tanto diverse dal mutuo che il privato chiede per comprare casa. Viviamo dunque in un sistema protezionistico, con tasse sulle vendite dei privati? Oppure manca totalmente un disegno economico italiano e i governi impongono i loro diktat alle banche sperando di ritardare l’inevitabile disastro della restituzione delle obbligazioni?


giovedì 17 gennaio 2013

Redditometro, una nuova schedatura degli italiani?


Cosa si nasconde dietro il Redditometro? Da quello che si sente in tv sembra evidente che non ci sia alcuna finalità di accertamento fiscale in questo provvedimento, ma solo di spionaggio dei gusti sessuali, familiari, e delle esigenze della popolazione. Proprio come negli anni '60 faceva il Sifar nel noto scandalo della schedatura di 157mila italiani. Ma abbiamo capito che oggi lo Stato cerca di far passare ciò che farebbe scandalo per una cosa conveniente. Il Redditometro, basato sulla dichiarazione (spontanea?) di spese che sono già state tassate con imposte indirette, potrebbe avere finalità politiche di ricatto, ma anche di studio di misure di prestito a usura verso chi è in difficoltà. Non dimenticate quello che sta accadendo qui a Novara, dove il tribunale vende con aste al ribasso partendo da 40mila euro immobili che vengono proposti anche per 12mila euro, il costo di una bellissima Ford Fiesta. Nessuna applicazione del prezzo al tasso attuale di inflazione, insomma. Sembra una punizione divina e basta. Non si vede nello Stato una predisposizione verso il bene del cittadino. Dal lavoro, ai prestiti, alle tasse, l'unico comune denominatore è l'imposizione dall'alto di provvedimenti spesso proprio illegali. A questo proposito Ilfattoquotidiano oggi pubblica un articolo interessante: si parla di prestiti da usura di poste italiane, una società s.p.a. a capitale pubblico, cioè fondata ancora sui soldi dei cittadini. E' un articolo che bisogna leggere fino in fondo per capirlo. Poste italiane in pratica ti presta oggi con facilità da 700 a 1500 euro, ma poi ti chiede anche l'anima: in parole povere la restituzione dei soldi con interessi oltre il 17%. Avrebbero dovuto spiegare meglio all'inizio del pezzo (lo fanno solo alla fine) che il 17% è un tasso che nulla ha a che vedere con quelli delle banche (6-7%). Chi legge distrattamente può finire per essere invogliato.

giovedì 10 gennaio 2013

Libro dimenticato condanna "il Malaffare" di Nino Rovelli


Il primo novembre del 1944 il re Umberto di Savoia promulgava il Decreto Legislativo Luogotenenziale numero 367 che stabiliva un'agevolazione da parte dello Stato nei confronti delle piccole e medie imprese. I loro progetti sarebbero stati finanziati dall'Imi, Istituto Mobiliare Italiano, e il tasso di interessi in parte coperto proprio dallo stesso Stato, fino al 3%. Tuttavia, secondo un libro-denuncia uscito nel 1974 scritto da Diego Monteplana, la maggior parte di questi fondi sarebbero finiti con la complicità del presidente dell'Imi Stefano Siglienti nelle tasche di un solo imprenditore privato: Angelo Rovelli detto "Nino", nato a Solbiate Olona e vissuto in Brianza. Questi divenne famoso per aver rilevato nel 1948 la Società Italiana Resine e averla portata alla metà degli anni '70 al terzo posto tra le grandi industrie del settore chimico, dopo le due aziende di Stato, Montedison e Eni. Ma questa scalata è stata agevolata, secondo i dati riportati nel testo intitolato "Nino Rovelli, Il Malaffare", soprattutto dai finanziamenti a fondo perduto rubati da Rovelli con degli stratagemmi, il più importante dei quali fu di suddividere in 50 aziende, tutte analizzate e citate nel libro, la produzione del Petrolchimico della Sir a Porto Torres. Secondo Monteplana ciò fu utile solo a moltiplicare i fondi di Stato erogati dall'Imi, dalla Cassa per il Mezzogiorno e dalla Regione Sardegna che ammonterebbero a ben 500 miliardi di vecchie lire, mentre in realtà le 50 aziende non avrebbero potuto contare sull'autonomia di produzione prevista dalla legge. Rovelli si mosse anche in altre direzioni aprendo e chiudendo piccole società immobiliari con cui speculava in vario modo. Tra i suoi collaboratori che figurano come dirigenti fissi delle centinaia di ditte satelliti del gruppo Sir i più importanti erano, Blasco Morvillo, solo omonimo, sembra, della moglie di Falcone, Oscar Zuccolotto e Renzo Edefonti. Determinanti anche i commercialisti e le loro peripezie per mascherare i conti, con in testa Paride Prearo. Questo libro non fa che confermare l'importanza di Rovelli e l'attualità del suo sistema se è vero che un documento online dimostra che lo Stato stava ancora gestendo nel 2009 la chiusura di questi traffici illeciti.



giovedì 3 gennaio 2013

Un documento condanna E. P. per le fucilazioni di Sappanico


Un documento proveniente dall'archivio dell'Istituto Regionale di Storia del Movimento di Liberazione delle Marche e presente nell'appendice della mia tesi di laurea condannerebbe E. P., la ragazza processata e assolta nel dopoguerra ad Ancona per la fucilazione di due giovani. La famiglia di questa ragazza aveva ospitato infatti a Sappanico due renitenti alla leva, Etles Rotondi e Gorizio Mastrorilli. I due furono presto messi alla porta allorché uno dei giovani ebbe un'infatuazione per la sorella di Elisa, che si chiamava Ornella. In realtà la famiglia P. era filo-nazista e, quando i due giovani trovarono rifugio dalla vicina e rivale famiglia dei Colonna, secondo voci degli abitanti Elisa avvertì i tedeschi, i quali fucilarono brutalmente Mastrorilli e Rotondi. Al processo, pur rischiando il linciaggio, E. P. e la sua famiglia dopo una condanna in primo grado furono assolti per insufficienza di prove. E dire che invece la prova c'era. In un resoconto della prefettura fascista il primo luglio 1944 stava scritto alla fine: "Questa mattina si è portato in Ancona da Montesicuro l'Arcivescovo Della Pietra per intercedere presso l'A. Commissario ed il Comando Tedesco in favore di tre giovani arrestati ieri a Sappanico dalla colonna mista di Tedeschi e militi che ha ieri agito in quella zona. Due altri giovani (un 24enne e un 27enne) sono stati fucilati ieri nella medesima località per delazione di certa E. P. (nel documento il nome è leggibile n.d.r.), impiegata comunale e studentessa universitaria, che in seguito è fuggita coi tedeschi insieme alla famiglia."


mercoledì 2 gennaio 2013

Lo scandalo delle elezioni già vinte nel Verbano Cusio Ossola


Il 7 giugno del 2009 il prefetto del Verbano Cusio Ossola Ubaldi chiuse la prefettura prima della fine dello spoglio delle schede. E’ un fatto a cui personalmente ho assistito in qualità di inviato di un’emittente locale piemontese. Rispetto alle elezioni del 2001, vissute sempre come giornalista ad Ancona, mi sembrò strano che la prefettura fosse desolatamente vuota: non vennero giornalisti, né politici, se non i vincitori che volevano farsi intervistare. Alle 22.30, con solo un 50% circa delle schede scrutinate ufficialmente, a Verbania il PDL festeggiò per le strade la vittoria di quelle elezioni, vinte sia in provincia con Nobili sia al comune, dove Zacchera sostituì Zanotti del PD. Strani anche i dati che affluivano in prefettura: notai che non arrivavano per linee interne, diciamo intranet, dal Viminale, bensì erano presi da un comunissimo sito internet. Alle 23.30 circa il prefetto Ubaldi, poiché doveva andare a dormire, non aspettò l’esito degli ultimi cinque seggi ancora da scrutinare; fatto che venne da me denunciato in diretta. La tv piemontese non gradì le mie frasi e la dirigenza affermò il giorno dopo: “gli equilibri del territorio non si toccano”. Ora questi equilibri vengono messi a rischio da una sentenza del tribunale di Verbania uscita il 18 giugno 2012 su La Stampa. Il prefetto Ubaldi è stato condannato a 7 mesi per peculato, per essersene andato con auto blu e scorta in villeggiatura a Positano, proprio dopo le elezioni del 2009. Alla luce di questi fatti torna l’interrogativo, cosa accadde quella sera a Verbania?