martedì 22 dicembre 2015

Clima, si profila un bis del 1888-89


E' probabile che avremo un clima per certi tratti del 2016 simile all'annata 1889. Infatti il 20 dicembre 2015, a due giorni dal solstizio d'inverno, è stata registrata la stessa configurazione meteorologica che si realizzò il 20 dicembre 1888. Il solstizio d'inverno è il momento in cui il vortice polare scende maggiormente di latitudine con il suo pesante carico di freddo e pioggia. E come la fisica ci insegna questo tuffo nelle basse latitudini creerà un'ondulazione nell'atmosfera che potrebbe condizionare il clima fino al dicembre del prossimo anno. E' già stato notato in passato che, in presenza di un solstizio d'inverno quasi identico dal punto di vista meteorologico in due differenti annate, si verificano nuove incredibili coincidenze, periodicamente, per tutto l'anno successivo. In poche parole capita più volte che nello stesso mese, nello stesso giorno e alla stessa ora le carte meteo dell'anno in corso e di un altro magari di fine Ottocento tornino a coincidere quasi perfettamente. Questo può portare alla conclusione che il clima dell'anno che ci apprestiamo a festeggiare potrebbe in realtà essere già avvenuto nel nostro passato. Quindi che clima dovremo aspettarci per il 2016? Per ora ci limitiamo a dire che quello del 1888-89 fu in Italia un capodanno secco, ma con un gelo record. I modelli meteorologici cominciano a fiutare qualcosa del genere: quelli del 2015, naturalmente.


domenica 13 dicembre 2015

Il KGB "coltivava" soldati italiani? Ecco la prova


La prova che è esistita, tra i militari italiani, una sigla come quella citata dalla scheda 61 dell'archivio Mitrokhin arriva dall'archivio del quotidiano La Stampa. Cercando le parole "fascista" più "SDI" compare un articolo del 17 febbraio 1974, che è il periodo a cui si riferisce, appunto, il rapporto Impedian 61. La Stampa riportava le lamentele di una mamma di Varese, la quale aveva visto recapitare a suo figlio, sottotenente degli Alpini ad Aosta, un giornalino di stampo fascista. La signora disse che nella fascetta con l'indirizzo del soldato, il nome e il cognome erano preceduti dalla sigla S.d.I., proprio la stessa del rapporto Impedian 61. La mamma del soldato scrisse di aver interpretato quella sigla come "Soldato d'Italia" e di essersi indignata per il contenuto marcatamente fascista di certi articoli, uno dei quali era firmato da Amos Spiazzi. Il giornalino si intitolava "Primalinea". Questo documento fa supporre che il KGB stesse coltivando non solo i soldati delle installazioni militari, ma stava attirando verso di sé una delle organizzazioni chiave della Strategia della tensione: l'organizzazione poi nota con il nome di Rosa dei Venti, la quale pare fosse legata al golpe Borghese del 1970 e si disse che fosse diretta dalla Nato.

sabato 12 dicembre 2015

Il KGB "coltivava" l'estrema destra italiana


La notizia arriva dall'archivio Mitrokhin, o almeno dalla parte censurata dalla Rizzoli. Secondo il rapporto Impedian 61, il KGB nel 1974 stava "coltivando", cioè cercando di rendere spie dell'URSS, tutti i partiti dell'estrema destra italiana. Ma in particolare, recita il rapporto 61, il KGB intendeva avvicinarsi "al neofascista SDI". Cercando informazioni su questo partito nell'archivio del quotidiano La Stampa e su Wikipedia, si scopre che non è mai esistito qualcosa del genere nella nostra estrema destra. Semmai è possibile che quella dicitura facesse riferimento a dei neofascisti esistenti all'interno dello SDI, ovvero il "Servizio Difesa Installazioni". Se così fosse si arriverebbe ai militari che controllano tuttora il Monte Conero, perché questo SDI è un reparto militare che fu istituito prima del 1974 e tra i vari siti che oggi sta controllando ci sono pure le zone militari di Ancona e della base del Conero. A dare credito a questa ipotesi c'è il fatto che, oltre all'estrema destra italiana, il KGB coltivava anche membri italiani del collegio di difesa Nato. Ma lo faceva usando una falsa bandiera, ossia non rivelando che lo spionaggio sarebbe stato appannaggio dell'URSS. Tutte queste informazioni non solo mancano dal libro della Bur, che ha pubblicato soltanto le schede citate dallo studioso Andrew all'interno della sua ricostruzione storica, ma pure dagli articoli dei giornali che uscirono nel 1999, che contenevano i nomi di molte altre spie italiane del KGB.

sabato 28 novembre 2015

Base Conero: non era un punto chiave della Nato


La base del Monte Conero non era uno dei comandi principali della Nato in Italia. Uno dei lettori del mio blog aveva ipotizzato che "Base Conero" fosse stata costruita insieme a quella del monte Moscal e di Mondragone. Questo sarebbe avvenuto dopo l'accordo bilaterale del 1954 tra Italia e Stati Uniti. Ma da un articolo del quotidiano La Stampa del 15 luglio 1990, che parlava appunto della base di Mondragone, si evince che quest'ultima era effettivamente collegata al monte Moscal, però il terzo comando si trovava a Roma, nelle caverne Santa Rosa. Mondragone, Moscal e Santa Rosa erano i punti chiave delle telecomunicazioni della Nato in Italia, con collegamenti fino in Grecia e Turchia. Lo chiamavano il "Fronte sud", e l'Italia pare che fosse l'anello debole del sistema. Lo affermavano sia il libro della spia della Cia Rositzke, sia l'articolo del quotidiano La Stampa del 1990, a firma di Gianni Bisio e intitolato "Obiettivo russo". Anche dopo la caduta del muro di Berlino, il GRU, lo spionaggio militare sovietico, cercava infatti di entrare in possesso della chiave per decodificare le comunicazioni Nato. Victor Dimitriev e l'italiana Maria Antonietta Valente ci erano quasi riusciti. La guerra fredda non era affatto finita. Ma le due spie russe vennero arrestate. Nel 1996 la base di Mondragone venne abbandonata. Il 24 novembre 2015, infine, in seguito ai reportage del giornalista Sergio Nazzaro, la senatrice del Movimento 5 Stelle Vilma Moronese ha presentato un'interrogazione al Senato per chiedere che la ex base di Mondragone sia salvata dal degrado. Resta invece intatto il mistero sul Conero. Quale ruolo ebbe quel tunnel anti-atomico di Ancona? Era una di quelle che Bisio chiamava "basi" o "siti sensibili che osservano l'attività avversaria"? Oppure non faceva proprio parte della Nato?
La mappa delle basi Nato in Italia, Grecia e Turchia presente all'interno della Base di Mondragone. Dov'è la base del Conero?

giovedì 26 novembre 2015

Sul dossier Sifar ci fu un depistaggio del KGB?


E' probabile che il KGB abbia cercato per anni di incolpare gli americani dello spionaggio politico e delle stragi italiane. I sospetti nascono da un articolo. Il settimanale L'Astrolabio, quando era diretto dall'eroe della Resistenza Ferruccio Parri, pubblicò un rapporto segreto della CIA, che risaliva al 1963. Vi si dimostrava che lo spionaggio degli italiani, che in seguito si allargò fino a coinvolgere 157mila vittime, aveva un preciso scopo politico. L'Astrolabio scrisse che era opera del Ministero dell'Interno: era stato ideato da Scelba della DC e perfezionato da Tambroni, sempre della DC. Questo è quanto si legge nel libro di Antonella Colonna Vilasi "Storia dei servizi segreti italiani", edito da Città del Sole. L'Astrolabio auspicava che i dossier spionistici fossero trasferiti dal Ministero dell'Interno al Sifar di De Lorenzo, ma non escludeva che anche il Sifar potesse aver avviato pratiche simili, come poi in effetti avvenne. Ciò che la Vilasi non dice è che L'Astrolabio era un settimanale che dal 1974 al 1984 fu sicuramente "usato" dal KGB. Lo scrisse Repubblica nel suo articolo dell'11 ottobre 1999. Il nome in codice del settimanale di Parri era LOBI. Ma c'erano anche Tempo (ALPHA) (quello di Jannuzzi e Bisignani), L'Avanti (GAMMA) del PSI e molti altri. Erano le rivelazioni dell'archivio Mitrokhin, che però furono misteriosamente cancellate dalla versione italiana del libro. Ora la faccenda si fa più chiara, ma allo stesso tempo si preannuncia piena di inconfessabili segreti di Stato. Collegando gli scoop di L'Astrolabio (e di Tempo, che non fu da meno nel suo "Rapporto sui giornalisti-spia" del 1976) al KGB si può supporre (anche se l'articolo di Parri fu pubblicato sicuramente prima del 1974) che essi facessero parte dei numerosi "provvedimenti attivi" dei russi: dossier scandalistici inseriti nella stampa estera per screditare gli americani.

La 'Strategia della tensione' fu un'idea del KGB


E' certo che il KGB adottò una sorta di strategia della tensione nello stesso anno, il 1969, in cui in Italia avvenne la strage di Piazza Fontana. Lo affermano le carte dell'archivio Mitrokhin nella parte del libro che riguarda l'Europa dell'est. Per contrastare la "Primavera di Praga" attuata dalla destra politica antisovietica di Dubcek, l'URSS fece in modo che scoppiassero delle bombe e che si diffondesse la voce che i servizi segreti statunitensi stessero preparando nascondigli di armi per una rivoluzione. Tuttavia si scoprì, in seguito, che le armi erano degli Usa, ma erano state nascoste in contenitori fabbricati in Russia. Lo scopo del KGB era quello di giustificare con quelle voci una svolta autoritaria in Cecoslovacchia. Ci sono evidenti similitudini con quanto avvenne in Italia, nonostante la matrice degli attentati fu, nel nostro paese, spesso coperta con dei depistaggi. Solo oggi si può dire con certezza che i nostri "servizi" avevano contatti diretti e finanziamenti illegali dagli Usa. A questo punto, è altrettanto plausibile, anche se il rapporto sui giornalisti-spia del 1976 di Jannuzzi accusava soprattutto Washington, che una parte di essi agisse per conto di Mosca. Altri elementi di prova arrivano dal recente libro di Falanga "Spie dall'est". L''autore pubblica alcune dichiarazioni del reponsabile delle relazioni internazionali del PCUS Ponomarev, con le quali egli nell'ottobre del 1976 accusava il PCI di non essere disposto alla lotta armata.

mercoledì 18 novembre 2015

Caso Mattei, prende corpo la pista francese


Se fosse vera la teoria di Enzo Biagi, scritta nel suo libro sulla storia dello spionaggio, l'assassino del presidente marchigiano dell'ENI, Enrico Mattei, avrebbe ora anche un identikit. Il grande Biagi parlò di una confessione. La rilasciò un certo Lamia, agente dello SDECE, un servizio segreto francese. Disse che a uccidere Mattei era stato Laurent, questo il nome di battaglia, il quale in 15 minuti avrebbe manomesso l'altimetro sul Morane Saulnier, fermo all'aeroporto di Catania. L'aereo precipitò tra le fiamme nei pressi di Pavia. Era il 27 ottobre 1962. Ma Biagi era scettico riguardo a questa pista, perché 15 minuti gli parvero troppo pochi. Questo Laurent però è esistito. Ne parla il dossier Mitrokhin a proposito delle spie del KGB in Francia. Il nome di battaglia in realtà glielo diedero i sovietici. Laurent "era uno scienziato che lavorava in un istituto di ricerche aeronautiche della Nato". Quindi era la persona ideale per manomettere in poco tempo l'aereo di Mattei. Prove di un coinvolgimento dello SDECE, che era pieno di spie russe, nell'attentato non sono emerse. Si sa solo che Laurent ricevette nel 1973, 74 e 75 un premio dal KGB di 2000 franchi per il suo ottimo lavoro. E' probabile che questo tecnico aeronautico negli anni '60 non lavorasse ancora per i russi. La mia ipotesi quindi è che l'attentato, se fu lui a commetterlo, venne attuato per la politica antiamericana di Mattei.

Archivio Mitrokhin: ecco i nomi "sbianchettati"


Molti nomi dell'archivio Mitrokhin sulle spie italiane sono stati censurati. Lo avrete letto sui più importanti quotidiani. Si è alzato un gran polverone, ma nessuno ha specificato quali nomi siano spariti e perché. Eppure un articolo di Repubblica dell'11 ottobre 1999 testimonia che i giornalisti ricevettero "oltre 200 schede". Che però nel libro della Bur, in appendice, non ci sono. In pratica sono scomparsi alcuni politici del PSI come De Martino e Accame, e sono stati eliminati i giornalisti più importanti, tra cui Jas Gawronski e Giuliano Zincone. Non c'è accenno a giornali come L'Espresso e Tempo (quello dei giornalisti-spia del 1976), che venivano usati dal KGB. Poi manca quasi tutto il capitolo delle aziende pubbliche, controllate dal PCI e delle quali parlo nel mio libro "Consorzio di Stato". Non si parla dell'Efim, che trafficava armi, di Finmeccanica e di uomini Montedison come l'editore e petroliere Attilio Monti. Vengono elencati solo alcuni esponenti che gravitavano nell'Eni e un uomo della P2. E manca pure Iris, la spia cecoslovacca assunta dal Sismi nel 1978 di cui parlava la relazione del Copasis. Ricostruendo il puzzle si possono trarre delle conclusioni. La pista che avevamo seguito della guerra fratricida tra uomini P2 e delle aziende pubbliche a suon di stragi di Stato è assai verosimile. C'è stata anche una guerra tra giornalisti ed editori, ma Attilio Monti, del Carlino, compare sia nel dossier Mitrokhin sia in quello pro-KGB di Tempo. Si sono salvate solo le storie presenti anche all'interno del libro (che devo ancora leggere).

martedì 17 novembre 2015

Archivio Mitrokhin, tre funzionari della Farnesina rischiarono il posto


Tre funzionari di Stato "di medio livello" rischiarono il licenziamento per la loro appartenenza al KGB. E' quanto i parlamentari seppero nel 1999 poco prima della pubblicazione dell'archivio Mitrokhin, un dossier con i nomi delle spie del KGB russo in Italia. Lo comunicava la relazione del Copasis del 9 febbraio 2000, la quale specificava che due funzionari furono salvati da una nota di un dirigente della Farnesina e del vicepresidente del consiglio, i quali dettero conto della "piena affidabilità" dei funzionari stessi. Un terzo, invece, aveva già smesso di lavorare sui documenti riservati dal 1997. Ma altri due nomi del dossier Mitrokhin rivelarono la presenza di spie del KGB proprio all'interno del Sismi. Uno è Polatov (rapporto Impedian 9), alla cui identità il Sismi non seppe risalire, l'altro è una certa Iris (rapporto Impedian 177), spia cecoslovacca assunta dal Sismi nell'agosto del 1978 e poi processata negli anni '90. Nell'archivio Mitrokhin il Sismi scoprì inoltre alcuni parenti di agenti segreti italiani, che non vennero licenziati su consiglio del Cesis. Trovò, ancora, 23 agenti del KGB che potevano costituire un pericolo per la sicurezza nazionale, ma non eseguì su di loro alcuna azione di controspionaggio. La causa fu l'apertura dell'inchiesta giudiziaria sul dossier. Sempre il Sismi, a cui venne inizialmente recapitato tutto il materiale, scoprì la presenza di 34 uomini politici. Su di essi tuttavia non prese provvedimenti per non interferire nell'attività istituzionale. La situazione era quindi molto seria, ma l'atteggiamento che tennero i nostri organi di sicurezza desta molte perplessità.

lunedì 16 novembre 2015

Imi-Sir: il Consorzio salda il debito con il Sanpaolo?


Le cronache degli ultimi giorni (novembre 2015), in special modo del Sole 24 Ore, hanno evidenziato come Intesa-Sanpaolo abbia registrato nel bilancio attuale, alla voce delle entrate, delle novità sul fronte del processo Imi-Sir. Si è tornati così a parlare della guerra tra i Rovelli della Sir e la banca Imi, che si trascina dagli anni '90. A maggio del 2015 il tribunale civile di Roma ha stabilito che è la magistratura ad aver sbagliato, per via della corruzione nel primo processo vinto dai Rovelli nel 1990, costringendo così lo Stato a risarcire il danno, 173 milioni di euro più spese e interessi, ad Intesa Sanpaolo, visto che il giudice Metta e l'avvocato Acampora risultano "incapienti" (gli altri condannati sono gli avvocati Previti e Pacifico). Le cose stanno andando come il Nuovo Consorzio voleva: il Sanpaolo ha vinto la causa e ora sarà anche risarcito, in parte. Non trapela nulla di ciò che noi abbiamo svelato, ossia le trame occulte all'interno del Consorzio, che per conto dell'ex ministero del Tesoro era controllato dal Comitato, detentore del 60% delle quote del Consorzio Interbancario (il Nuovo Consorzio del 1982, appunto), nel quale figuravano moltissime banche del nord Italia, ma non più Intesa Sanpaolo (che controlla la vecchia banca pubblica Imi). Il Sanpaolo, come ricorderà chi ha letto i miei aggiornamenti, nel 2003 aveva litigato e chiesto comunque il pagamento dei danni del 1979, a prescindere dalla causa con i Rovelli. Ora ha ottenuto una discreta somma, ma siamo ancora lontani dai 1200 miliardi di vecchie lire che reclamava. Ci pare che questa condanna indiretta per lo Stato sia una specie di regolamento di conti all'interno di un forte, ma burrascoso sodalizio tra Stato e banche.

domenica 15 novembre 2015

Terrorismo, gli internet point sono tutti spiati?


La terribile strage di Parigi ha confermato la pericolosità del terrorismo islamico. Dobbiamo quindi ringraziare il Sisde se da noi non è mai successo nulla di ciò? Perché nell'informativa numero 4 sono presenti le modalità di indagine dell'ex servizio civile sul terrorismo, che nel 2006 fu estesa ovunque. Scrivevano testualmente i relatori sul finire del 2006: "La ricerca informativa del SISDE volta a cogliere modalità e luoghi delle iniziative di proselitismo, reclutamento e radicalizzazione non ha mancato di rivolgersi, oltrechè ai tradizionali centri di aggregazione, anche a esercizi commerciali, internet point e phone center. Il monitoraggio effettuato dal Servizio ha evidenziato l’esistenza di correnti oltranziste in talune località minori del Centro-Nord." Furono trovate 34 associazioni islamiche nelle Marche, 91 in Lombardia, 53 in Piemonte, per fare degli esempi. Ringraziamo allora il Sisde, e stiamo tranquilli: le telefonate che faremo dai locali gestiti dagli stranieri saranno tutte controllate. L'uomo con le cuffiette del film "Le vite degli altri" sarà la nostra realtà, dopo il giro di vite del ministro Alfano. Ma saremo spiati per la nostra sicurezza.

Il clan Mazzarella fu sgominato illegalmente?


La polizia e i carabinieri si fecero aiutare dai "Servizi". E' quanto emerge leggendo il documento numero 3 della nota informativa del SISMI, scritta per il Parlamento intorno alla fine del 2006. Arrestare le persone grazie ai "Servizi" è però illegale. Lo dice la legge sui servizi segreti, anche la più recente del 2007, la quale esclude in maniera assoluta che i magistrati possano dipendere dai "Servizi". Invece è accaduto almeno in due occasioni che gli arresti fossero portati a termine "con il contributo" - recita il testo - di SISMI e SISDE (oggi AISE e AISI). Ci riferiamo all'operazione del 23 febbraio 2006 allorché furono scoperti e arrestati, "con il contributo del SISDE", dei camorristi del clan Mazzarella che operavano con dei criminali ucraini; e all'arresto nel leccese, sempre "con il contributo del SISDE", il 22 febbraio 2006 del latitante Tommaso Montedoro. Le parole della relazione lasciano supporre, non tanto a un'informazione fornita dai "Servizi", ma a un loro concorso diretto nelle indagini. Ciò è vietato e fece scandalo l'ipotesi che per le indagini sull'omicidio di Marta Russo negli anni '90 la polizia potesse essersi avvalsa di strumenti del SISDE. Il Copasir (che allora si chiamava Copasis) interpretò così la legge nella relazione del 3 novembre 1999: "Nessun rapporto diretto può intercorrere tra autorità giudiziaria e servizi di informazione e sicurezza. Gli organi cui questi ultimi possono rapportarsi debbono invece essere, necessariamente ed esclusivamente, quelli della polizia giudiziaria. Per altro, la collaborazione che deve intercorrere tra servizi e polizia giudiziaria riveste carattere eminentemente informativo: i servizi di sicurezza, nelle forme viste sopra, mettono a parte la polizia giudiziaria dei fatti e delle circostanze acquisiti nell'esercizio della propria attività che ritengano integrare fattispecie di reato." Il titolo del quotidiano La Stampa di allora fu: "Stop alle inchieste con gli 007". E invece pare che ci risiamo.

Scalfaro? Sul Conero non era attendibile


Oscar Luigi Scalfaro, che da ministro dell'interno nel 1985 affermò, rispondendo a un'interrogazione parlamentare dei Verdi, che le zone militari del Conero potevano coesistere con i turisti, si fece pagare una tangente di 250 milioni dai "servizi", i quali ancora oggi si dice che controllino la base. E' quello che si può concludere in base alle affermazioni del generale Cornacchia, ex dirigente del SISMI, presenti nel libro del 2013 di Antonella Colonna Vilasi "Storia dei servizi segreti italiani". La richiesta ingiustificata di denaro fu inoltrata dal capo di gabinetto del ministero dell'interno Lattarulo al funzionario amministrativo del SISDE, Timpano, e venne relazionata da Cornacchia ai suoi dirigenti. Scoppiò lo scandalo. La tangente venne dapprima negata dall'ex ministro e presidente della Repubblica, poi ammessa e giustificata in modo poco credibile, secondo il generale Cornacchia, perché sarebbe stata devoluta a un istituto di religiose. Oltre a quella vicenda dei fondi neri del SISDE, furono scoperte dalla magistratura, tra il 1992 e il 1994, anche delle illegalità finanziarie nei conti dei "servizi", e venne sventato un tentativo di depistaggio da parte di un giudice, il procuratore Vinci. Non c'è una diretta connessione con il Conero, tuttavia quelle parole di Scalfaro sulla coesistenza possibile tra base militare e turisti non possono non essere condizionate da quell'episodio di concussione di cui fu protagonista, negli stessi anni, l'ex ministro.

sabato 14 novembre 2015

E intanto il Conero diventa il Vietnam?


Preoccupa ciò che succede nel monte Conero, che nella sua versione militaresca fa capolino in cronaca, e spaventa, solo quando un malcapitato si fa arrestare. In quei casi scopriamo che sotto cinghiali, alberelli e uccellini c'è il Vietnam. Sì, c'è il Vietnam, cari signori. I militari secondo un noto giornalista italiano che scrive contro la camorra avrebbero la licenza di "sparare a vista" su chi entrasse nella base. Dobbiamo accettare un'assurdità simile? L'ultima presunta spia è questo videoamatore di Castelfidardo, Montesi, il quale in uno dei più recenti video ha ripreso dei furgoni che, forse, portavano da mangiare ai militari del Conero. Ma possibile che dei militari seri non abbiano una fureria, ossia una cucina con dei militari cuochi, e si facciano portare le vivande da sconosciuti? Mi sembra strano. Ma poco credibile è lo stesso videoamatore quando sostiene di essere stato processato e minacciato dai servizi segreti. Pare che la porta d'accesso al lunghissimo tunnel abbandonato sia stata murata e che sopra, ma solo ora, vi sia un cartello militare. Come mai allora sul sito Vivereancona, che fa pubblicità al comune dorico, è ancora presente una foto dell'8 maggio 2012 che ritrae l'interno del tunnel ripreso dal Montesi e poi censurato?

Coincidenze con gli attentati di Parigi


La terribile sparatoria di ieri a Parigi è avvenuta pochi minuti dopo la pubblicazione delle mie notizie sulla morte di Moro, nelle quali sottolineo le responsabilità dei servizi segreti italiani. Sono quindi andato a verificare i dati sugli accessi al mio blog, che sono pochissimi se messi in relazione con l'importanza delle informazioni documentate che fornisco. Posso solo dire che nell'ultima settimana ho ricevuto appena 3 visite dal territorio francese, 35 dalla Germania, 40 dagli Usa e 146 dall'Italia; più altre nazioni con poche unità. La stranezza sta forse nel fatto che pochi secondi dopo la pubblicazione della notizia si contano già 6 o 8 accessi, che quasi sicuramente non sono miei. E non credo nemmeno che i miei follower siano così rapidi da fiondarsi subito su ciò che scrivo. Direi ad ogni modo che tra i miei post e gli attentati non c'è alcun nesso. Semmai è il caso di fare luce sui servizi segreti, ieri demonizzati e non solo dal settimanale Tempo, oggi salvatori della patria contro il terrorismo. C'è qualcosa che non convince.

venerdì 13 novembre 2015

Base Conero, nel 1971 il Carlino la citò in un titolo


Il Resto del Carlino il 4 ottobre del 1971 parlò del Monte Conero. Lo fece addirittura nel catenaccio del titolo sulla spia di Monfalcone, C. B., la quale aveva rubato lo schema degli impianti radar "di Monte Conero" per venderlo all'Egitto. Quel giorno B. veniva rinviato a giudizio dal giudice istruttore Antonio Alibrandi, poi molto discusso per la sua appartenenza all'estrema destra e per le accuse di Jannuzzi di aver pilotato il processo Anas. La notizia, partita da Roma e non da Ancona, uscì in modo molto simile in parecchi quotidiani nazionali. Emerge comunque un particolare nuovo. Solo due mesi prima, il 2 agosto del 1971, quando il PM Mario Bruno aveva richiesto l'incriminazione della spia, su alcuni giornali si parlò di un altro giudice istruttore, Eugenio Fusco. E fu così anche nel 1973 al momento della sentenza di condanna a 11 anni. E' quindi possibile che Alibrandi fu chiamato solo temporaneamente per le sue competenze in ambito spionistico-militare.

Aldo Moro fu ucciso per gli "omissis" su Ancona?


Il leader DC fu assassinato per i segreti legati al Sifar? Perché non rivelasse il doppio gioco dei servizi deviati? O perché poteva aver capito cosa si nasconde nel monte Conero? Una cosa è certa: Moro era ricattato da Vito Miceli, capo del famoso Sid parallelo. La verità sulla sua morte sta probabilmente negli articoli scritti da Lino Jannuzzi e Luigi Bisignani su Tempo tra luglio e dicembre 1976. Molti dei loro scoop si sono in seguito avverati, e messi insieme formerebbero il movente di quell'orrendo delitto. Miceli ricattava Moro, perché non rivelasse i segreti del rapporto Manes sul golpe De Lorenzo, quelli riguardanti la città di Ancona e l'aeroporto di Falconara. Jannuzzi scrisse parole di fuoco contro il leader DC per quelle "bugie". Il Sifar interferì nella politica italiana anche ricattando i politici dopo averne spiato le abitudini intime e private. Ma il ricatto sessuale era tipico del KGB. Lo scrisse nel 1983 la spia della Cia, Rositzke. Si parlò anche di un contatto diretto tra il Sifar e i presidenti della Repubblica, che sarebbero stati informati dal 1964 fino al 1976 sulle direttive che arrivavano dall'estero (dagli Usa? dall'URSS?) e sulle scelte da adottare. Tant'è che Andreotti (atlantista) decise di riformare, quell'anno, i servizi attribuendone il controllo al presidente del Consiglio e al nuovo comitato parlamentare detto Copasir. A questo punto entrerebbero in gioco i terroristi: prima l'Ordine Nuovo di Rauti con tendenze "nazi-maoiste" (piazza Fontana nel '69), poi le Brigate Rosse. Le loro attività eversive per Jannuzzi coinciderebbero con i governi Moro. I mandanti sarebbero gli stessi: i servizi deviati, con la compiacenza di qualche politico DC e la copertura di certi magistrati corrotti. Ci sarebbe stato negli anni '70 un regolamento di conti mafioso tra pezzi deviati dello Stato. Moro, apponendo il segreto, entrerebbe a mio parere involontariamente in questo scenario. Il suo rapimento era annunciato. Recenti documenti del Copasir, che parlano di una scissione nella P2, avvalorano queste ipotesi di una guerra fratricida. Gli "omissis" furono svelati solo nel 1990, alla fine della Guerra Fredda, quando si seppe anche parte del segreto di Gladio. Resta invece il buio profondo sul monte Conero.

mercoledì 11 novembre 2015

Uno "spione" alla corte di Monti-Riffeser?


Lando Dell'Amico viene descritto nel reportage di Tempo "giornalista-ricattatore-spione", politicamente ex repubblichino, ma convertito alla socialdemocrazia. Per questo pare che fu autore di un tentativo di corruzione di un congresso repubblicano di Ravenna, su richiesta del presidente dell'ENI Enrico Mattei e con l'aiuto del Sifar. Entrò poi nella sfera di influenza del petroliere Attilio Monti, futuro editore del Resto del Carlino. Per Monti fondò nel 1959 l'agenzia giornalistica "Montecitorio". Nel 1957-58 avrebbe tentato di coinvolgere, con documenti falsi, Giulio Andreotti nello scandalo Giuffré, facendosi aiutare dal Sifar e da "alcuni ufficiali della Guardia di Finanza". Fu un dossieraggio falso, secondo Jannuzzi, perché così stabilì la commissione parlamentare d'inchiesta. Ma c'è una possibile bufera sugli attuali editori del Resto del Carlino. Jannuzzi affermò che nel settembre del 1969, poco prima della strage di Piazza Fontana, Monti avrebbe trasmesso, tramite il giornalista fidato di Allavena, appunto Lando Dell'Amico, dei soldi a Pino Rauti. Il giornalista avrebbe poi lasciato traccia di ciò in una lettera inviata al genero di Monti, Bruno Riffeser. A quel punto, sempre Dell'Amico si sarebbe pentito, avrebbe consegnato tutto al giudice Gerardo D'Ambrosio, ma alla fine avrebbe ritrattato ogni accusa, costruendosi una villa. Di queste terribili ipotesi vorrei dire che intanto mi vergogno, perché ho firmato dei pezzi sul Resto del Carlino per alcuni anni. Monti voleva partecipare alla 'strategia della tensione'? Io penso di no, ma non nego che l'ambiente di lavoro sia subdolo e ostile. Posso confermare solo un contatto nei primi anni '80 tra la redazione del Carlino di Ancona e i Servizi Segreti. Non sottovaluterei neanche il fatto che nessuno di questi personaggi querelò il giornalista Jannuzzi.

Allavena, doppio gioco all'ombra del Conero?


Giovanni Allavena, l'uomo della schedatura di 157mila italiani, secondo l'inchiesta di Jannuzzi del 1976 avrebbe "arruolato decine e decine di giornalisti fascisti". Il redattore di Tempo lo definì un "colonnello, poi generale, stretto collaboratore del generale De Lorenzo". Fu "coautore" del "Piano Solo", quello che solo i carabinieri avrebbero dovuto attuare nel 1964, e sostituto di De Lorenzo dopo il fallito golpe del Sifar. Questo militare corrotto interessa da vicino la storia del Conero. Secondo altre fonti come Repubblica, che parlò di lui quando morì il 27 settembre del 1991, Allavena fu capo del controspionaggio di Ancona fino al 1956. Quindi, ne deduciamo, proprio mentre nasceva la base del Conero e mentre al cinema Metropolitan veniva attuata una strage dai risvolti poco chiari. L'orientamento politico di questo militare non ci pare di estrema destra. Allavena, dando per buone le accuse di Jannuzzi, avrebbe scelto tra i giornalisti da lui assoldati per raccontare la cronaca anche Lando Dell'Amico, socialdemocratico, il cui nome sarebbe collegato all'attuale editore del quotidiano di Ancona, Il Resto del Carlino. Il militare avrebbe inoltre rubato dei fascicoli del Sifar per darli a Licio Gelli. Ma soprattutto pare che fu stimato da Agnelli, che gli regalò una concessionaria Fiat a Roma, proprio nel periodo in cui la Fiat fondava una sede in Russia, in nome di un ponte economico tra USA e URSS. Ulteriore conferma di un doppio gioco starebbe nel fatto che Allavena, fondatore di un comitato per l'elezione di Nixon, secondo Repubblica fu ascoltato dal PM Mastelloni nel novembre del 1990 nell'inchiesta su Argo 16, aereo che si disse fu fatto cadere dal Mossad israeliano per vendetta contro la politica filopalestinese del governo italiano. Conferme? Ce ne sono tante: Allavena comparve cinque anni dopo l'inchiesta di Jannuzzi nella lista della Loggia P2 e si parlò di lui anche quando nel 1990 scoppiò il caso Gladio.

Jannuzzi, dalle accuse ai giornalisti alla difesa di Berlusconi


Chi è Lino Jannuzzi, il grande accusatore dei giornalisti? Nel periodo di quegli scoop era nella direzione del settimanale Tempo, che fu un grande giornale, fondato nel 1939 dalla Arnoldo Mondadori. Nel 1976 Tempo era edito ormai dalla Palazzi e diretto da Carlo Gregoretti. Con Jannuzzi figuravano firme come Franco Ferrarotti, Gaio Fratini, Dacia Maraini, Ruggero Orlando, Sandro Paternostro e molti altri, ma anche il futuro inquisito Luigi Bisignani. Era un settimanale scandalistico che si occupava di politica, cultura, arte. Leggendo gli articoli di Jannuzzi del 1976 ho scoperto un raffinato scrittore e un pungente critico dei poteri forti. Come nell'articolo sulle spie, nel quale arrivò a ipotizzare che il ministero degli Interni, "non alleva più le 'Avanguardia nazionale', ma si cresce le 'Brigate Rosse' e i 'Nap'. Che cosa aspettiamo? - fu la sua denuncia - di diventare tutti 'brigatisti'?" Due anni dopo, quando Aldo Moro fu ucciso senza che il mondo politico intervenisse, Tempo era già chiuso. Le sue pubblicazioni si interruppero nel gennaio del 1977. Jannuzzi proseguì la carriera nei giornali di centro-destra e quando scese in campo Berlusconi fu quello il suo modello, dopo aver difeso Andreotti, sostenuto l'ascesa di Craxi al PSI e aperto a una "primavera" del PCI per "applicare la Costituzione". Accusò invece Cossiga di essere un accentratore di potere. Del resto anche il Copasir vide nella sua relazione del 5 marzo 1996, sul dossier spionistico dell'ex capo del SISMI Cogliandro, una contrapposizione netta tra De Benedetti, che acquistò nel 1987 uno dei bersagli di Jannuzzi e cioè L'Espresso, e l'asse Andreotti-Craxi-Berlusconi, al punto che in una nota del settembre 1989 del dossier Cogliandro - disse il Copasir - l'attacco a Berlusconi veniva "considerato un pericolo per il Governo Andreotti". All'opinione pubblica però è più nota, per le successive vicende giudiziarie-fiume, l'amicizia diretta Craxi-Berlusconi. L'impressione è quindi che Jannuzzi e gli stessi giudici di "Mani pulite" raccontino solo una parte di ciò che sanno.

Un "gioco del ricatto" nei processi di Berlusconi?


Lino Jannuzzi in un reportage di Tempo del settembre 1976 sembra descrivere gli attuali processi di Berlusconi. All'epoca lo fece per criticare l'incapacità della Commissione Inquirente, che giudicava sui reati dei parlamentari, di arrivare a delle condanne. Quella Commissione aveva l'abitudine, secondo Jannuzzi, di comportarsi come Pietro Scaglione, che lui definiva "il procuratore della mafia", cioè colluso con i criminali, contrariamente ai giudizi positivi che invece hanno espresso di recente il giudice Grasso e Wikipedia: "Molte denunce o lettere 'anonime' - scrisse Jannuzzi nel '76 - se le scriveva da sé (almeno così vuole la leggenda). Poi le faceva riposare qualche tempo, e le guardava coprirsi di polevere, e ingiallire fino al limite della prescrizione dei reati che vi erano elencati." Questo secondo il giornalista di Tempo, ma era così anche per il giudice Squillante, intervistato allora da Tempo e poi protagonista in negativo nei processi del "Berlusca". Tutto avveniva perché Scaglione, e così l'Inquirente, voleva aspettare il momento giusto nella vita sociale per tirare fuori dal cassetto le accuse e far nascere "il processo dell'anno." Senza che quel processo arrivasse a qualche risultato, "fino a spegnersi in una assoluzione per insufficienza di prove, e soltanto per qualcuno degli imputati minori". Era un gioco del ricatto che costò caro al povero giudice Scaglione, crivellato di proiettili nel 1971 "sotto il muro del cimitero, dove andava la domenica a interrogare i morti sui segreti dei vivi del suo paese". Jannuzzi oggi difende Berlusconi, come nel 1976 difendeva Andreotti. Non chiede più le condanne dei politici, al contrario le critica. Perché nella persecuzione dei giudici moderni non riscontra nulla del gioco dei ricatti degli anni di piombo?

Mino Pecorelli è sicuramente il Marilli del film La Piovra 2


La certezza che la vita del giornalista ucciso nel 1979 sia stata rappresentata nel film della Rai La Piovra 2 arriva dall'inchiesta di Lino Jannuzzi sui giornalisti spia. Alla voce "OP", che era l'agenzia di Pecorelli, il redattore di Tempo scrisse nel 1976: "Uno dei giochi preferiti da Miceli e da Marzollo era questo: di tanto in tanto facevano attaccare pesantemente dalla OP questo o quel personaggio politico; poi si presentava al personaggio oggetto degli attacchi per garantirgli che sarebbero intervenuti per farli cessare". Pecorelli così sarebbe stato pagato per tacere, più che per pubblicare. Ci sono riscontri di questa teoria non solo nel film, ma anche nell'inchiesta del Copasir sulle deviazioni dei Servizi, datata 6 aprile 1995. Gli inquirenti del Parlamento affermarono nella relazione che i giudici, dopo l'omicidio di Pecorelli, sequestrarono in casa del giornalista una serie di documenti riservati provenienti dai Servizi Segreti e provarono l'esistenza di fitti contatti tra Pecorelli e i vertici dei Servizi, tra cui anche Vito Miceli, l'uomo del Supersid. Il giornalista aveva nelle mani, tra gli altri, un fascicolo dei Servizi sull'attività di Licio Gelli nell'immediato dopoguerra in Toscana (pare che vi fossero dei contrasti interni alla Loggia P2). Questo fascicolo segreto venne chiamato "Cominform", che è il nome dell'ente economico dell'ex URSS. Dunque anche il giudice Alibrandi e i militari del monte Conero possono aver avuto rapporti diretti con Gelli e l'ex URSS?

martedì 10 novembre 2015

Base Conero, il giudice Alibrandi era un "fascista corrotto"?


Antonio Alibrandi, il giudice che istruì il processo contro la spia di Monfalcone, C. B., che aveva rubato lo schema degli impianti radar del monte Conero, era fascista e corrotto? L'accusa gli fu mossa dal giornalista di Tempo, Lino Jannuzzi, nel famoso reportage del settembre 1976 sui giornalisti spia. Alibrandi secondo le indiscrezioni era un "propagandista" di Almirante e avrebbe aperto un'inchiesta sull'Anas "pilotandola secondo gli indirizzi e gli intrighi dell'ufficio 'I'' della Guardia di Finanza e del ministro delle finanze dell'epoca, il socialdemocratico Luigi Preti". Secondo Jannuzzi quella fu un'inchiesta creata per attaccare i socialisti. Ma Alibrandi violò anche il segreto istruttorio "favorendo la fuga di notizie tendenziose tramite il cronista giudiziario dei giornali della catena Monti, Guido Paglia". Cosa c'è di vero in queste accuse? Alibrandi fu sicuramente un giudice discusso, lo scrisse pure La Stampa nel 1981. Sua fu anche l'inchiesta sull'Italcasse e, in particolar modo, quella sulla Sir di Rovelli, a proposito della quale si disse in ambienti parlamentari che era stata partorita a casa di Licio Gelli. Un'inchiesta della P2, quindi, voluta per screditare i nemici privati della Montedison. Dai fondi neri di quest'ultima, secondo fonti di sinistra, sarebbero usciti i soldi con cui Attilio Monti acquistò il Resto del Carlino. E il cerchio si chiuderebbe. Su Alibrandi c'è inoltre l'ombra terribile di un coinvolgimento del figlio nella strage di Bologna del 1980. Sono notizie sconvolgenti soprattutto perché gettano dubbi sull'operato dei magistrati che si interessarono del monte Conero e che ebbero rapporti con i servizi segreti, ai quali con la legge 801 del 1977, voluta da Andreotti, fu proprio vietato di entrare nelle indagini della magistratura.

sabato 31 ottobre 2015

Le riforme politiche del signor Ratto Trabucco


Un signore di Chiavari, in provincia di Genova, negli ultimi due anni ha sommerso il Senato con le sue proposte di riforma. Si chiama Fabio Ratto Trabucco. Ha presentato 507 petizioni, un terzo di tutte quelle dell'attuale legislatura, che sono state 1501. L'articolo 50 della Costituzione permette a chiunque di inviare un numero illimitato di petizioni, così questo signore di Chiavari ha ingaggiato un testa a testa con un altro cittadino, Francesco Di Pasquale di Cancello ed Arnone (Caserta), per il primato nella formulazione di proposte per migliorare l'Italia. Il signor Di Pasquale si è fermato a "sole" 384 petizioni. Al terzo posto si è piazzato Salvatore Acanfora di Bari, con 128 petizioni. Gli argomenti sono stati i più svariati: dalla salvaguardia della canzone napoletana, alla depenalizzazione dell'eutanasia, alla liberazione dei marò Girone e Latorre e all'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria. Quest'ultima richiesta è stata elaborata dal sottoscritto, e risulta che sia stata discussa il 24 settembre 2015. L'esito del dibattito resta tuttora ignoto.

venerdì 16 ottobre 2015

Su Novara le oscure ombre della Regio Insubrica


Un ente pubblico a metà tra Svizzera e Italia, che unisce l'Unione Europea e uno Stato che ne ha sempre voluto rimanere estraneo. Si chiama Regio Insubrica e secondo quanto si legge tra Wikipedia e il suo sito web è una comunità di lavoro nata nel 1995, che punta alla promozione del territorio al confine tra Italia e Svizzera. Idee molto valide, se non fosse che questo ente con sede nella ticinese Mezzana ha un suo bilancio economico e prevede un travaso di soldi da una dogana all'altra. E l'esportazione di valuta è sempre stato un reato molto grave. Se poi a portare a Lugano gli euro sono le province italiane di Como, Lecco, Varese, Verbania (VCO) e Novara la cosa si fa seria. Il 25 settembre 2015 nelle news della tv svizzera il presidente del Consiglio di Stato elvetico, Norman Gobbi, lanciando uno sguardo torvo verso un distratto Roberto Maroni, tuonava verso gli italiani: "Voglio i vostri soldi, oppure mi dimetto!" Mancano all'appello alcune centinaia di migliaia di euro nel bilancio della cosiddetta Regio. Tra i membri di questo ente italo-svizzero c'è anche il segretario provinciale di Novara del Partito Democratico, Matteo Besozzi, che dal 2014 è presidente della Provincia di Novara. Ciò che manca sono le notizie di questa Regio, sia sui libri di Geografia delle scuole medie, sia nelle notizie locali italiane. Non saranno mica soldi fantasma?

giovedì 8 ottobre 2015

L'11 settembre di John Carta al World Trade Center


Esattamente vent'anni prima del terribile attentato di Al Qaeda, l'11 settembre del 1981 un italo-americano conquistò le prime pagine dei giornali americani. John Carta, all'epoca 35enne, fu il primo uomo a violare il World Trade Center, paracadutandosi da un aereo e atterrando illeso sul tetto della torre sud. La polizia lo arrestò mentre si accingeva a scendere dall'ultimo piano e lo rilasciò multandolo di 50 dollari. Era di Alghero, ma a 12 anni era emigrato negli Usa e si era guadagnato la croce di guerra come volontario in Vietnam. Morì nel 1990, per un banale errore del pilota durante un'esibizione di aerei della seconda guerra mondiale. La sua biografia viene ampiamente narrata su Wikipedia. E' un italiano famoso, come noto è in Italia e negli Usa il suo gesto. Anche altri avventurieri avevano sfidato la forza di gravità e la polizia gettandosi con il paracadute dalle due torri, ma John Carta li superò tutti arrivando su Manhattan con tanto di aereo. Come mai allora quella prima pagina del New York Times è stata dimenticata nelle varie ricostruzioni dell'attentato di Al Qaeda, quando dei paracadute avrebbero potuto salvare migliaia di vite umane? John Carta potrebbe aver ispirato i mandanti della strage, offrendo loro un obiettivo simbolico per conquistare di nuovo la fama negli Usa e all'estero.

mercoledì 23 settembre 2015

Novara, il sostegno scolastico è uno scandalo


Per l'ennesima volta è andata in scena a Novara la lotteria di Capodanno anticipata. Il 22 settembre 2015, i dirigenti del Provveditorato, in barba all'autonomia degli istituti scolastici, hanno puntualmente accorpato le graduatorie di terza fascia, quelle dei supplenti, e distribuito una pioggia di cattedre annuali, riguardanti soprattutto il sostegno ai disabili. E' accaduto durante un'assemblea pubblica convocata nell'aula magna della scuola Fauser di via Ricci 14. Per chi ancora non lo sapesse: a Novara chiunque può accedere a questi posti pubblici ben retribuiti, anche senza aver compiuto la specializzazione. Su una prima C di una scuola media di Borgomanero, tanto per fare un esempio, sono stati assegnati ben 8 posti di sostegno! Saranno più numerosi gli insegnanti degli alunni. E' vergognoso vedere la scuola di Stato trattata in questo modo. Ed è uno scandalo che sui disabili ci si possa arricchire senza credere in quel lavoro. Ma non è solo qui che lo stipendio rischia di venire rubato. Basta entrare in una caserma dei carabinieri, della finanza e della polizia, per capire che le forze dell'ordine si stanno trasformando in uffici postali. Quello che fanno scrivere sui giornali o vedere in televisione non conta più nulla, a questo punto. Me lo hanno scritto loro: è tutta pubblicità (perché la GDF fa riferimento alla legge 150/2000)

venerdì 18 settembre 2015

Stanno nascondendo il libro che condanna la Juventus!


Il libro del 1964, in cui veniva presentata la Creatina come nuova scoperta dopante per migliorare le prestazioni degli sportivi, sta sparendo dalle biblioteche. Alcuni miei sparuti lettori, che hanno comprato "Il biscotto di Goering", in cui c'è anche una recensione di questo libro misterioso, sanno a cosa mi riferisco. Un gruppo di giornalisti proponeva in tempi non sospetti di inserire un medico in ogni squadra per prescrivere il doping chimico. Lo scopo era di evitare la morte degli atleti, vittime in quegli anni di esperimenti medici indiscriminati. La mia denuncia, però, tutt'altro che ripresa dai colleghi giornalisti, sta provocando un effetto contrario a quello sperato. Le biblioteche che oggi presterebbero il libro del 1964 sono diminuite, e non c'è più la biblioteca dell'Insubria che, come vedete nella foto, mi aveva inviato il libro tramite la Negroni di Novara. Io però il libro l'avevo restituito!


Livello bibliografico: Monografia
Tipo documento: Testo a stampa
Titolo: Il doping e i gialli dello sport
Pubblicazione: Milano : Milano Nuova, [1964]
Descrizione fisica: 149 p. ; 21 cm.
Collezione: Inchieste 
Lingua di pubblicazione: ITALIANO
Paese di pubblicazione: ITALIA
Codice identificativo: IT\ICCU\UBO\2175451

Dove si trova
BO0304 UBOGA Biblioteca comunale dell'Archiginnasio - Bologna - BO
BO0630 UBOXA Biblioteca del Centro Informazione Documentazione - Associazione Italiana Cultura Sport - CID-AICS - San Lazzaro di Savena - BO
OR0014 CAGS4 Biblioteca comunale - Cuglieri - OR
Chi vuole acquistare il libro del 1964 sembra che lo possa trovare su Maremagnum: 
http://www.maremagnum.com/libri-antichi/il-doping-e-i-gialli-dello-sport/144224939 

Quando protestavamo per i salari troppo bassi


In Italia erano i tempi della Prima Repubblica. Si facevano calcoli sulla base di indici standard, da cui si ricavava il costo della vita. C'è ancora qualcuno che ragiona così: in Svizzera. Lo si apprende leggendo le notizie della tv elvetica. E' il segno che lì lo Stato è ancora "rappresentanza" dei cittadini e non "potere politico". In generale, tra Svizzera, Usa e Europa, si nota la tendenza a nascondere il valore della moneta, sostituendogli il concetto del "costo del denaro". L'istituto di emissione, in sostanza, non ti dice più quanta moneta mette in circolo per pagare i debiti di Stato, bensì a quanto te la presta. E' comodo. Significa vivere su una piattaforma immobile, immortale. Di qui il nuovo concetto partorito dalla sinistra di "inflazione", quale indice di "benessere" dell'economia e non, piuttosto, di impoverimento della nazione. In Svizzera ci vanno comunque cauti e prevedono un caro vita non più alto del +0,4% per il 2016, al contrario dell'area euro dove si punta con decisione verso uno stabile +2% (pari al +20% decennale).

mercoledì 9 settembre 2015

Una via di Ancona per Filippo Di Prossimo


Intitoliamo una via di Ancona al vicebrigadiere Filippo Di Prossimo. Il carabiniere che durante l'occupazione nazista mise sotto inchiesta tre militari tedeschi e poi rimase vicino ai cittadini, anziché ripiegare con i fascisti della Repubblica di Salò, merita di essere ricordato dagli anconetani. Le istituzioni del fascismo non potevano sopravvivere, come invece avvenne per colpa del PCI, della DC e del PSI. Magistratura, forze di polizia, giornalismo, enti pubblici, società a capitale pubblico hanno portato un pezzo di fascismo fino ai giorni nostri. Invece andavano salvati soprattutto alcuni uomini, fascisti e non. Perché se la letteratura non può gettare via Buzzati o Ungaretti, anche un militare altruista come Di Prossimo non doveva restare nell'archivio dell'Arma, dove viene ricordato solo per un suo gesto eroico del dopoguerra. Ci auguriamo che questi valori vengano accolti da numerosi cittadini e che il sindaco dorico, dopo aver letto la storia di Ancona nel 1943-44, accolga il nostro invito.
Si ringrazia l'Arma dei carabinieri per il documento

martedì 8 settembre 2015

L'Italia attaccata dalla Turchia in Kurdistan?


L'aviazione turca sta aprendo il fuoco contro il PKK, ovvero quei militari che l'altro giorno avete visto sul TG5. Perché il guaio è che il nostro Governo Renzi è lì, sul posto, per rifornire di armi i curdi, che, secondo un articolo di Panorama del 2014, ormai si sono uniti tra loro: PKK di Ocalan (ve lo ricordate? quello della villa di Casal Palocco che volevano solo i comunisti) e PDK. Lo scopo sarebbe quello di liberare la regione, ma la Turchia il 7 settembre 2015 ha attaccato nel nord dell'Iraq e ucciso 40 ribelli. Noi a questo punto ci siamo dentro. Siamo ufficialmente in guerra? Forse è per questo che il mio commento, che faceva riferimento a queste notizie che arrivano dalla Svizzera, è stato censurato sul Manifesto. Sembra che i giornalisti italiani cerchino di nascondere queste perdite.


domenica 6 settembre 2015

"Giornalista-spia è chi denuncia ai detentori del potere"


Queste bellissime parole furono pronunciate dal magistrato Giovanni Conso su La Stampa del 15 settembre 1976. Era da poco scoppiato lo scandalo delle spie del Sid (oggi Aisi) presenti nei grandi giornali. Secondo il periodico Tempo, 186 giornalisti erano a libro paga dei Servizi. Si disse che esistesse un elenco, nel quale 81 giornalisti risultavano arruolati tra il 1966 e il 1968 e 65 dal 1975. L'indiscrezione fece nascere un'inchiesta giudiziaria, che fu affidata al procuratore Alberto Dell'Orco. Questi aveva già un fascicolo aperto sul cosiddetto Supersid, una struttura deviata che fu attiva nel Sid tra il 1970 e il 1974, quando il Servizio era sotto la direzione di Vito Miceli. Le prime indagini partirono ai tempi del fallito golpe di Junio Valerio Borghese. Lo scandalo delle spie fece infuriare molti grandi nomi del giornalismo, che querelarono il periodico Tempo. Su La Stampa intervenne quindi, in un corsivo intitolato "Il nostro Stato", Giovanni Conso, ex presidente della Corte Costituzionale, scomparso il 2 agosto 2015. Cercò di distinguere il vero giornalismo, di chi cerca di divulgare notizie al pubblico più ampio possibile, da chi trama nell'ombra.

Tratto da L'Unità, 11 ottobre 1977

Quando il Carlino fu indagato per le indiscrezioni dei Servizi


La storia di Asmae Dachan ci riporta al 1979, quando si vociferava che i servizi segreti intrattenessero rapporti con i giornalisti di Ancona. All'epoca, il procuratore di Ancona Umberto Zampetti inviò un avviso di garanzia a un giornalista del Resto del Carlino, Luciano Biliotti, accusandolo della pubblicazione di notizie false e tendenziose. Biliotti aveva pubblicato il 10 agosto del '79 uno scoop sul capo dell'antiterrorismo Carlo Alberto Dalla Chiesa. Scrisse che un suo uomo era stato arrestato dalla Digos perché scambiato per un terrorista delle Brigate Rosse. Invece si trattava, pare, solo di un infiltrato speciale, che in una casa di Montacuto (Ancona) intratteneva rapporti con uomini di estrema sinistra. Secondo un collega di allora di Biliotti, che preferisco non nominare, sembra che il giornalista del Carlino avesse ricevuto quell'indiscrezione da un uomo dei Servizi. Il contatto diretto con i Servizi sarebbe anche la spiegazione della presenza, nei quotidiani più importanti di Ancona, della bassa frequenza della Polizia di Stato. 

Asmae Dachan, dai servizi segreti al giornalismo


Cresciuta con il gruppo di Intelligence Globeresearch di Nicola Pedde, oggi Asmae Dachan è una giornalista da prima pagina per l'Ordine dei Giornalisti delle Marche, tanto da comparire tra i professionisti dal giugno 2015. La cultura di Ancona poteva a questo punto ignorarla? L'ha accolta a braccia aperte ed ha esposto alla Mole Vanvitelliana una mostra con le foto delle stragi siriane, per le quali la Dachan ha ricevuto un premio e sta girando l'Italia per raccogliere applausi (per la verità le visite alla sua intervista sono solo 30 per ora). Ma dove ha fatto il praticantato Asmae Dachan? E' un bel mistero. Non basterebbe certo la collaborazione con il mensile Mondo Lavoro, per il quale sulla sua pagina Linkedin dice di lavorare dall'ottobre 2014. Non resta che Globeresearch, ma quello era un sito di intelligence (!) e la legge vieta ai giornalisti professionisti di aver a che fare con i Servizi. Del resto Globeresearch non aveva molta sensibilità per i morti delle guerre, bensì era concentrato nella vendita di armi all'estero. Vi lavoravano un omonimo di Lucio Martino del Resto del Carlino, che si occuperebbe di strategia militare, e Nicola Pedde, il quale collabora con Gnosis, il sito dell'AISI, che è l'Intelligence del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. 


Gioco delle tre foto: provate a distinguerli, uno è Lucio Martino del Resto del Carlino, l'altro è il militare Lucio Martino di Globeresearch, il sito di intelligence dove lavorava Asmae Dachan.

giovedì 3 settembre 2015

Baldoni, l'uomo che annegò in un metro d'acqua


Nel febbraio del 1944 un uomo morì annegato nel fosso dell’Aspio a Montesicuro, vicino Ancona. Si chiamava Gaetano Baldoni ed era un contadino di 60 anni. In piena guerra i carabinieri della RSI si occuparono di questo caso, ma archiviarono il fascicolo affermando che si trattava di un incidente. Scrissero però nel rapporto che l'acqua del fosso misurava un metro e che l'aratro, che lo avrebbe squilibrato fino a farlo cadere, non fu mai trovato. Un altro uomo fu trovato morto annegato a Torrette di Ancona nel marzo del '44. Rimase senza identità e, come Baldoni, senza giustizia.

martedì 1 settembre 2015

Santa Palazia fu piantonata dopo le bombe del '43


Dopo le bombe degli "Alleati", il rifugio delle carceri di Ancona, pieno di corpi non sepolti, fu presidiato dai militari nazi-fascisti. Sono notizie che emergono dai fascicoli processuali. Nell'aprile del 1944 due giovani vennero arrestati, perché accusati di aver asportato dei rotoli di stoffa dai magazzini delle carceri. A. P. e M. G. videro dei militi fascisti che in via Fanti caricavano su un camion delle stoffe e chiesero se gli ne avrebbero venduta qualcuna. I militi risposero arrestandoli, scoprendo solo in un secondo momento che i due avevano asportato della merce dai magazzini di Santa Palazia. M. G., per paura che i genitori si arrabbiassero, fuggì, e fu ripreso poco dopo. Il processo, pur essendo nato per iniziativa delle camicie nere, proseguì nel dopoguerra. Il 10 maggio del 1948 il Giudice Istruttore assolse A. P. e M. G. per mancanza di prove. Ma cosa trasportavano quei militari fascisti e perché si innervosirono quando i due giovani si avvicinarono?

domenica 30 agosto 2015

Un tribunale mussoliniano nel passato dei nostri giudici


I giudici di Ancona lavorarono per Mussolini. E' quanto possiamo dedurre leggendo alcuni articoli del Corriere Adriatico del febbraio 1944, allorché ci fu un dibattito sulla sede ideale per il tribunale dopo i bombardamenti, che ad Ancona avevano provocato danni e vittime. Fu scelto di trasferire i processi a Montecarotto, nell'entroterra, dove ripresero a metà febbraio del '44 per iniziativa del presidente Lombardi. Ma quella giustizia non poteva certamente definirsi indipendente: nei faldoni dell'archivio spicca l'applicazione di alcune leggi fasciste molto severe sullo sciacallaggio, che prevedevano anche la pena di morte. Un altro elemento a sfavore di quel sistema è che furono applicate le leggi razziali contro gli ebrei, anche se ne troviamo traccia soprattutto nel nord Italia. Eppure molti dei magistrati che abbiamo letto nei fascicoli del 1943-44 li abbiamo ritrovati anche nel dopoguerra, e sempre impegnati in inchieste giudiziarie che si risolvevano con l'archiviazione. Il motivo fu sempre lo stesso: perché i colpevoli erano rimasti ignoti.

Primavera 1944, incontri ravvicinati con i nazisti


Anconetani e militari tedeschi, uno di fronte all’altro, faccia a faccia. Accadde durante la seconda guerra mondiale, con l’approssimarsi della primavera del 1944. I tedeschi, che avevano occupato militarmente il capoluogo marchigiano, sentendo il fiato degli anglo-americani sempre più soffocante sul collo, cominciarono a perdere la testa. Gli abitanti di Ancona che avevano deciso di non sfollare si accorsero così che ad entrare nelle loro case erano molto spesso proprio loro, i militari tedeschi, i quali, preoccupati soprattutto di procurarsi viveri e mezzi di trasporto, furono i primi a non rispettare le leggi della Repubblica di Salò. Dai faldoni processuali sono spuntate fuori delle interessanti deposizioni, che aprono uno squarcio di verità sulla difficile convivenza tra anconetani e tedeschi durante l'ultima fase di guerra. Fino a svelare delle vere devastazioni dei soldati nazisti a colpi di scure negli appartamenti della zona del Viale della Vittoria.

Quei quattro rotoli di stoffa di Santa Palazia


Cosa accadde veramente dopo il terribile bombardamento del primo novembre 1943 nel carcere di Santa Palazia di Ancona? Perché molti corpi rimasero sotto le macerie anche nel dopoguerra? Per ottenere una risposta riveste un ruolo molto importante la storia di due giovani, A. P. e M. G., i quali furono accusati di aver rubato quattro rotoli di stoffa mentre si aggiravano nei pressi del carcere giudiziario di Santa Palazia. Eravamo in quel momento a pochi mesi dalla tragedia del bombardamento e la zona si presentava ai loro occhi piena di macerie; certamente un’ottima preda per degli sciacalli in cerca di materiale da recuperare e rivendere. Ma quando l’istruttoria fu ripresa, nel dopoguerra, il giudice affermò nella sua sentenza che non vi era alcuna prova certa che i due giovani fossero gli autori del reato e li assolse. Era il 10 maggio 1948. In realtà dal loro fascicolo processuale abbiamo notato che non solo i due giovani potevano essere innocenti, ma che i militari stessi che li sorpresero a loro volta stavano trasportando su un camion dei rotoli misteriosi, al punto da sembrare infastiditi dalla presenza di A. P. e M. G. Il giudice nel riaprire il fascicolo non dette peso al fatto che quei militari erano dei fascisti.

Quella fuga disperata dalle bombe del '43


Nei primi mesi del ‘44 molti anconetani, che erano sfollati per i bombardamenti degli "Alleati", fecero una breve visita alle loro case, per verificarne le condizioni. Ciò che videro li sorprese: molti dei beni che avevano lasciato all’interno delle stanze erano stati rubati. Corsero quindi alla polizia, come avverrebbe in tempo di pace, e si sfogarono con quei militari. Le loro deposizioni, che abbiamo riportato alla luce dopo tantissimi anni, ci forniscono delle preziose testimonianze a caldo su quei tragici fatti della fine del 1943. I fascicoli penali disponibili presso l'archivio di Stato di Ancona conservano la testimonianza diretta dei protagonisti su ciò che videro tornando nelle case distrutte dalle bombe. La nota stonata di questa storia è che nessuna di quelle famiglie che, oltre a perdere la casa per la guerra si erano ritrovate derubate anche dei loro amati oggetti, ottenne giustizia.

La piscina del Taunus di Numana chiusa per debiti


Niente piscina, niente tennis e addio animazione serale per i bambini. I turisti belgi, tedeschi, polacchi e italiani del Taunus di Numana hanno avuto questa amara sorpresa all'inizio dell'estate 2015. L'acqua della grande piscina, azzurra nelle locandine e su internet, era diventata gialla per l'abbandono. Il gestore del ristorante, rimasto invece aperto, è demoralizzato: ha dovuto rinunciare al grande flusso di clienti cui era abituato. Tutta colpa dell'affare Neumann - ha detto sconsolato -. La morte del padre ha fatto emergere ingenti debiti e pare che i figli abbiano rinunciato all'eredità. Tra le proprietà della società c'era anche il complesso del Taunus 2, che è rimasto coinvolto nell'inchiesta. Fino a quando la procedura giudiziaria non si chiuderà - ha affermato il ristoratore - la piscina non potrà riaprire. E si preannunciano, come sempre avviene in Italia, tempi lunghi.

sabato 29 agosto 2015

Ancona 1944, tante denunce nessun colpevole


Tante denunce, nessun colpevole, ma tanti sospetti sui soldati tedeschi. Furono tutto sommato queste le caratteristiche dell’occupazione nazista di Ancona sotto il profilo giudiziario. E' quanto emerge dai fascicoli processuali conservati presso l'archivio di Stato di Ancona e finalmente liberi dal segreto d'ufficio dopo 70 anni. Si scopre così che i cittadini dorici continuarono fino all’ultimo giorno di guerra a recarsi nelle caserme di carabinieri, polizia e guardia di finanza per raccontare le loro disavventure. Ci furono uomini in divisa, ad Ancona, che vollero dare agli abitanti l’illusione di poter contare sempre su uno Stato efficiente. Ma le loro indagini raramente condussero alla cattura dei colpevoli. Tuttavia svelarono che furti e omicidi venivano attuati regolarmente dai soldati tedeschi.

Monte Cardeto in fiamme, e tutta Ancona tremò


Una denuncia penale, ritrovata tra i fascicoli conservati all'archivio di Stato di Ancona, conferma che nel luglio del 1944 ad Ancona vi fu una terribile esplosione al monte Cardeto. Avvenne esattamente il 10 luglio e fu causata dai nazi-fascisti, preoccupati di far saltare in aria tutte le loro munizioni prima di ripiegare verso il nord. Il boato fu talmente forte da danneggiare la serratura di un palazzo del Viale della Vittoria 39. Quella porta era stata anche forzata da un ladro, che aveva portato via degli oggetti di proprietà di un certo Enrico Civelli, direttore dell'ospedale. Questi aveva lasciato in custodia l'appartamento al signor Enrico Cappanera, che fu colui che denunciò il tutto alle autorità. Fu probabilmente l'ultimo atto giudiziario della Repubblica di Salò prima dell'arrivo degli "Alleati". Su di esso indagò Carlo Albertini, un vigile del fuoco che in quell'emergenza assunse anche il ruolo di ufficiale di polizia giudiziaria. Il ladro non fu mai arrestato.

“Astagno-Rupi 29 settembre”, la galleria ricomparsa


Un ritrovamento misterioso, avvenuto nel 2003, durante la costruzione della galleria San Martino di Ancona, dimostra che i numerosi rifugi della seconda guerra mondiale non furono tutti smantellati. Il 4 agosto del 2003 raccontai, dalle colonne di un quotidiano molto noto, che durante i lavori di scavo della galleria gli operai avevano trovato, per sbaglio, un vecchio cunicolo. Parliamo del centro storico di Ancona. Il cunicolo portava verso la zona dell'attuale Jolly Hotel. E lo avevano subito rimurato. Facendo delle verifiche con Google Maps ho constatato che quel cunicolo corrisponde sicuramente al rifugio antiaereo noto col nome di "Astagno-Rupi 29 settembre". Fu costruito dalla ditta "an. muratori cementisti ex combattenti", ed era costato al comune di Ancona la bellezza di 932 mila 978 lire e 09 centesimi, di cui 710 mila lire già pagate in anticipo. Collegava via Astagno con via Rupi 29 settembre ed era una diramazione del più noto rifugio San Martino, il quale oggi, trasformato in una galleria per le auto, collega il quartiere degli Archi con piazza Pertini. Nel dopoguerra il San Martino era stato ridotto a magazzino per una falegnameria.

Non convincono le ricostruzioni sul mitragliamento del treno tedesco


Il 20 ottobre del 1943 un treno tedesco fu attaccato e mitragliato nella stazione di Passo Varano (Ancona) da 12 aerei "alleati". Dentro c'era del materiale che deflagrò, distruggendo 200 metri di rotaia, diversi vagoni e attirando nel gorgo delle fiamme anche un aereo attaccante. Nel corso degli anni sono state tramandate varie ricostruzioni, che concordano sulla dinamica dell'attacco aereo, ma non sul numero di vittime. Per la maggior parte delle fonti morirono quattro o cinque civili, ma c'è chi vide tra i morti anche dei soldati nazisti, e chi, come me, prende in considerazione anche il fatto che i treni merci carichi di prigionieri ed ebrei, destinati nei campi di sterminio del nord Europa, passavano per Ancona e potevano finire per sbaglio nel mirino degli "Alleati". In una denuncia penale sporta nel gennaio del 1944 da Tito Marchetti per un furto avvenuto a Passo Varano, i carabinieri parlarono di "scoppio di un treno di munizioni", ricordando l'attacco avvenuto pochi mesi prima. Ma un altro Marchetti, Italo, in un libro del 2009 scrive che due testimoni non videro, quel giorno, un treno pieno di munizioni, bensì di grandi bombe da aereo, che sostava nel binario 7 di quella piccola stazione, la quale oggi, con l'alta velocità, ne conta quattro più il binario morto.

Il silenzio dei comunisti sui rifugi antiaerei fascisti


C’è una pericolosa linea di continuità tra l’amministrazione della Repubblica di Salò e quella della ricostruzione post-bellica, sulla quale è ora di fare piena luce. Il sindaco comunista dell'Ancona post-bellica, Luigi Ruggeri, nonostante gli "Alleati" con un documento avessero vietato il rimborso dei debiti dei fascisti, stilò un elenco dei rifugi antiaerei e lo mandò alla prefettura affinché il Ministero dell'Interno inviasse dei fondi pubblici per pagare le ditte appaltatrici. Fu il Ministero a prendere questa iniziativa, inviando a tutte le prefetture italiane, tranne l'estremo meridione, le direttive per ripianare i bilanci, appesantiti per la costruzione di un altissimo numero di rifugi antiaerei. Le opere di smantellamento di questi tunnel ad Ancona furono sporadiche e riguardarono soprattutto la zona di Campo della Mostra, cioè di piazza Malatesta. Nessuno volle che questi luoghi poco sicuri, scavati a venti metri di profondità, nel sottosuolo, divenissero il simbolo della lotta della Resistenza. Perché?

Una diatriba per la mensa fascista mentre la gente moriva di fame


I gerarchi fascisti mangiavano a mensa mentre la gente moriva di fame con le tessere annonarie. Lo si apprende dalle carte del processo penale e amministrativo contro Ignazio Fragalà, ragioniere capo della mensa degli impiegati della prefettura di Ancona-Osimo. L'uomo venne accusato nell'immediato dopoguerra dal suo principale nemico, Artemio Liuti, di essersi appropriato di beni di vario genere della mensa e fu arrestato su inusuale mandato spiccato dal nuovo prefetto di Ancona (Oddo Marinelli?). Si scopre così che la mensa era un ristorante con camerieri e primi, secondi piatti, frutta e vino. Fragalà si difese con un memoriale nel quale accusava a sua volta Liuti di aver gestito male la mensa, percependo persino un alto stipendio che gravava sul bilancio. Il 28 marzo del 1945 il Giudice Istruttore dichiarò che contro Ignazio Fragalà non si doveva procedere, perché quel fatto non costituiva reato.

Le prove del sequestro dei beni ebraici ad Ancona


Il sequestro dei beni ebraici ad Ancona fu annunciato e poi messo in atto. Uno dei principali accusati, nel dopoguerra, fu F.S. che venne denunciato da B.V. di avergli portato via tutti i mobili della sua casa di Palombina, e poi da altre vittime di Senigallia. F.S. venne arrestato a Milano il 26 luglio del 1945 e nella sua deposizione confessò di essere stato il sequestratario dei beni ebraici, ma di aver accettato solo per impedire che gli stessi venissero rubati dai tedeschi. Il 24 ottobre del 1947 il giudice istruttore di Ancona ordinò il "non doversi procedere" contro F.S. per l'amnistia Togliatti, ma probabilmente anche per gli attestati di stima che questi ricevette dagli antifascisti. La stessa sentenza riguardò anche altri processi aperti ad Ancona per il sequestro dei beni ebraici.

La casa del procuratore Lombardi devastata dai suoi amici nazisti


Nel dopoguerra si cercò di cancellare le tracce di una collaborazione tra la magistratura anconetana, che archiviava quasi tutte le denunce, e il comando nazista. La rottura dei rapporti avvenne il 2 luglio del 1944, quando i nazi-fascisti, che facevano scorta al commissario straordinario di Salò, Alberto Graziani, passarono per il Viale della Vittoria, ad Ancona, sparando all'impazzata. Alcuni tedeschi si fermarono al numero 32, devastando l'abitazione del procuratore Alfredo Lombardi, che era situata proprio accanto al comando tedesco. Ritenendo, in preda al panico e alla rabbia, che da quelle finestre fossero partiti dei colpi di pistola, i nazisti rovinarono numerosi oggetti e minacciarono di morte un vicino di casa, l'industriale Luigi Pignami.

Marito, moglie e figlie al Passetto con i nazisti ubriachi


Nella notte tra il 26 e il 27 maggio del 1944 una famiglia anconetana, i Pierro, accompagnò a cena alcuni soldati tedeschi alla vecchia trattoria del Passetto di Ancona. Lo accertarono gli agenti della Questura di Ancona indagando sulla denuncia che lo stesso Pierro aveva sporto per il furto di alcuni indumenti dalla sua abitazione di via Podesti 7. Quando la comitiva, verso l'una di notte, uscì dal ristorante, i soldati tedeschi erano "alquanto alticci" e, secondo la ricostruzione inviata al magistrato, e poi archiviata, furono proprio questi ultimi a rubare i vestiti dei Pierro. Avrebbero agito mentre accompagnavano a casa la famiglia, approfittando della mancanza di luce elettrica. 

Le strane coincidenze con la morte del comandante Bucci


L'assassinio del comandante dei Vigili Urbani di Ancona, Elpidio Bucci, è sempre più avvolto nel mistero. Il delitto fu rivendicato dai partigiani come un atto di guerra, ma emergono dai fascicoli processuali nuove verità sconvolgenti. Nello stesso giorno, il 27 gennaio del 1944, e quasi nello stesso posto, risulta che fu ucciso anche un ferroviere in pensione, Luigi Giardini, il quale secondo la ricostruzione dei carabinieri fu investito da un'auto dei tedeschi. Al contrario, non si trova nulla in archivio riguardo al delitto Bucci. Nel registro di Stato civile di Ancona, un Elpidio Bucci risulta effettivamente deceduto nel 1944, mentre la morte di Luigi Giardini venne registrata solo nel 1945. Oltre a quest'ultimo, morirono investiti dalle auto tedesche in transito per Ancona anche la signora Ersilia Casaccia, sul cui corpo i nazisti si accanirono facendo marcia indietro e passandoci sopra una seconda volta, e il ciclista Mario Latini.  

Quel carabiniere che tentò di accusare un soldato nazista


Nella primavera del 1944, il vicebrigadiere dei carabinieri della Repubblica di Salò, Filippo Di Prossimo, tentò di accusare un soldato tedesco per un furto di materiale fotografico avvenuto ad Ancona, nello studio del professionista Francesco Crupi. Il soldato si chiamava Paolo Zimer ed era di stanza nella frazione Ghettarello di Ancona. Aveva venduto al militare Mario Renosto un paio di occhiali da sole che risultarono rubati. Interrogato dal carabiniere Di Prossimo, Zimer accusò altri suoi commilitoni tedeschi della Terza Compagnia del battaglione ELS NER 903, che non furono mai identificati. Il vicebrigadiere Di Prossimo a giugno del 1944 si rifiutò di ripiegare con i nazisti verso il nord Italia e, vestito in abiti civili, continuò a indagare sui delitti fino all'arrivo ad Ancona degli "Alleati".

venerdì 28 agosto 2015

Ressa di auto sul Monte Conero

In questa foto scattata da Iphone 6 si distinguono le tante auto nella zona militare del Conero

I parcheggi sul Monte Conero sono strapieni. Ma non parliamo di Portonovo e della gran voglia di mare degli anconetani, bensì della base militare segreta della vetta, a 572 metri sul mare. Le informazioni ci giungono da un'inedita foto scattata dal satellite per il sito Tuttocittà. Nel parco del Conero non ci sono solo alberi e animali, ma anche militari fantasma, che lavorano su un finto campo di calcetto che ora appare protetto da una tensostruttura. Queste automobili che vediamo nella fotografia sono in gran parte di colore bianco, a differenza della famosa base di Vicenza dove ad esempio dal satellite sono distinguibili delle vetture o camionette dell'esercito. Il colore bianco ricorrente è probabilmente segno che sul Conero ci sono uomini della marina militare, la cui auto di servizio è esattamente di quel colore. La vetta si chiama anche «sommità del semaforo». In una guida ricordo di Numana del 1927, Cesare Romiti affermava durante il fascismo che la «sommità del semaforo» era in quel momento una zona occupata dalla Regia Marina e il suo scopo era «la sorveglianza sul mare e sulla costa e, in caso d’infortunio marittimo, il dare avvisi per il salvataggio». Era attiva dai tempi del Risorgimento. Durante la seconda guerra mondiale il Comando fu occupato dai nazisti, quindi dal 1945 non si hanno più notizie. Ma confrontando due immagini scattate dalla Trave in due momenti diversi, il 1967 e negli ultimi anni, si nota che durante la guerra fredda la zona militare del Conero non era così estesa come appare oggi.
 

domenica 28 giugno 2015

Mafia Capitale, sospese le obbligazioni del comune


Le obbligazioni Boc del 1996, emesse dal comune di Roma, che scadevano il 15 luglio 2016, sono sospese dal 4 maggio 2015. L'ultima quotazione è di 98,05 punti, e la sua valuta è in vecchie lire, anche se viene liquidata in euro. Ora però con l'inchiesta giudiziaria come andrà a finire? I soldi degli investitori sono a rischio? C'è da dire che anche su altri titoli ogni tanto si registrano delle sospensioni. Quindi il titolo potrebbe anche tornare sul mercato. Dipenderà dalla politica e dalla sua reale volontà di fare i conti con il bilancio comunale. In poche parole: si sta facendo vera giustizia, oppure "mafia capitale" è solo una messinscena dei servizi segreti per creare tensione e arrivare a una svolta autoritaria? Carminati era un uomo dei servizi segreti deviati e fu per questo arrestato a suo tempo insieme a dei carabinieri corrotti. Alemanno, che è tra i maggiori indagati, se la ride su Facebook. La vergogna è assente ingiustificata. Gli altri indagati tipo Ozzimo hanno l'account Facebook ancora aperto, ma non scrivono più da dicembre. Se sono in arresto perché i Ros non lo hanno chiuso? Voglio dire: stanno a guardare la frase detta al telefono e poi non mettono al vaglio della Magistratura ciò che è scritto su Facebook?

giovedì 25 giugno 2015

Scoppia la guerra per i terroristi curati in Israele


Secondo il sito governativo siriano Syriaonline, le forze di occupazione israeliane nei territori del Golan hanno effettuato una serie di perquisizioni e arresti per un attentato messo in atto lunedì contro un'ambulanza che trasportava due terroristi dell'Isis negli ospedali israeliani. Tra i sospettati che sono stati arrestati ci sono Joulan Abu Zaid e un ex prigioniero, Fidaa al-Shaer. Il giornale online siriano definisce questa operazione una "rappresaglia" e racconta che lunedì un gruppo di giovani uomini aveva intercettato sulla strada che collega Jabal al-Sheikh con Majdal Shams l'ambulanza che trasportava i feriti dell'Isis. I due terroristi che erano a bordo erano stati uccisi. Sulla vicenda degli ospedali israeliani che stanno ospitando i terroristi è stato pubblicato anche un video su Youtube, che ritrae il presidente di Israele Benjamin Netanyahu mentre si reca al capezzale di un soldato ferito.

La distruzione dell'economia italiana


Durante la trasmissione Uno Mattina è stato detto che migliaia di aziende dal 2009 hanno chiuso, perché in Italia è difficile vendere. Quante volte l'ho sentito! Però nessuno ti dice che quando vai al supermercato in Italia trovi lo stesso prodotto, tipo il salame o il prosciutto, a un "primo prezzo", un "secondo prezzo", un "terzo prezzo", e anche un "quarto prezzo". Io da 6 anni faccio la spesa con 20 euro, tanto anche il primo prezzo non è che è roba scaduta... E chi se ne frega se non si chiama Rovagnati... Non si vuole capire che questo mercato libero è un mercato mafioso, un mercato sleale, in cui nessun tribunale ti difenderà mai. Il mercato in Italia ha sempre avuto delle leggi. Se leggete il libro di Almerighi sullo Scandalo dei Petroli capirete che il governo italiano negli anni '70 stabiliva dei prezzi standard che andavano rispettati. Il costo della vita stesso va rispettato. E' bello comprare una casa a 30 mila euro come oggi, è l'american dream di don Vito Corleone. Ma qualcuno pagherà a caro prezzo questo sogno realizzato. Se io dieci fette di prosciutto le devo vendere a 99 centesimi, altrimenti trovo un altro che avrà sulla confezione un bollino del supermercato con scritto: "prezzo più conveniente!", devo probabilmente licenziare la gente, abbassare gli stipendi, fare i co.co.pro., risparmiare su qualcosa, metterci i soldi di tasca mia... Insomma, basta fare la spesa per capire che in Italia non ci si può più inserire in nessun mercato, libri e giornali inclusi.

lunedì 22 giugno 2015

Trucidato dai nazisti mentre faceva i bisogni fisiologici


Il 5 luglio del 1944 un meccanico di 47 anni, Alberto Carloni, fu ucciso a sangue freddo dai nazisti in piazza Ugo Bassi ad Ancona. E' quanto si apprende sfogliando i fogli del fascicolo del tribunale, che dopo 70 anni è consultabile all'archivio di Stato. Un fascicolo rimasto senza colpevoli. Nel verbale della procura del Re, che 13 giorni prima della Liberazione era già tornata attiva, venne registrato il referto dell'autopsia del dottor Lazzarotto. Questi scrisse che la morte dell'uomo fu dovuta a: “ferite d’arma da fuoco con perforazioni multiple dell’intestino. Fuoriuscite delle anse intestinali dell’addome.” Secondo la ricostruzione che fu fatta nell'immediato dopo-guerra dal Giudice Istruttore, i tedeschi stavano fermando i "borghesi" per mandarli a lavorare. Sembra che il Carloni si fosse allontanato e che quando fu colpito stesse facendo i suoi bisogni fisiologici. Fu un delitto efferato che rimase senza un regolare processo.

sabato 23 maggio 2015

L'Isis come Ulisse: rispolvera il cavallo di Troia


Secondo il magazine israeliano Walla, i terroristi dell'Isis (o Isil) sono entrati in questi giorni nella città irachena di Ramadi usando l'inganno. Decine di veicoli blindati hanno marciato nella città con le insegne della polizia irachena. L'esercito della coalizione internazionale non ha avuto il tempo di rendersi conto di ciò che accadeva. Una volta dentro la città, essendo stati tratti in inganno anche tutti gli abitanti, sei kamikaze hanno fatto esplodere delle autobombe provocando un "effetto orribile". L'esercito iracheno è fuggito, mentre i miliziani dell'Isis hanno esposto le loro bandiere sugli uffici governativi. Secondo Walla, questa guerra scaturisce dalla rivalità storica all'interno della religione islamica tra i sunniti (l'Isis) e gli sciiti, di conseguenza si rischia un allargamento del conflitto ad Arabia Saudita (sunnita) e Iran (sciita). 

Israele e l'Isis alleati contro il governo di al-Assad?


La questione dei terroristi dell'Isis che vengono curati negli ospedali di Israele viene riportata su molti mass media del mondo. Sembra che persino il leader al-Baghdadi sia morto in un ospedale israeliano. Secondo David Blair dell'inglese Telegraph gli israeliani non agiscono solo con scopi umanitari. Il loro obiettivo è che la guerra continui contro il governo siriano di al-Assad, lasciando fuori dal conflitto il territorio di Israele, e soprattutto i territori siriani occupati nel 1967 con la guerra dei sei giorni. E' qui infatti, sulle alture del Golan, che gli ospadeli si affollano di soldati e bambini dell'Isis terribilmente sfigurati, che commuovono i medici israeliani. Ma questa amicizia desta molti sospetti in chi vuole combattere lo Stato Islamico senza porsi molti scrupoli. 

giovedì 21 maggio 2015

Aumentano i contatti tra l'Isis e Israele


Mentre i mass media italiani annunciano le nuove conquiste dell'Isis a Palmira, sono sempre più frequenti i contatti tra l'Isis e Israele. Lo afferma la tv siriana la quale scrive sul suo sito che centinaia di soldati del Califfato, denominati sempre terroristi, sono stati portati negli ospedali di Poriya, nei territori occupati, dopo che erano stati feriti. I siriani hanno acquisito queste informazioni dal sito israeliano "Walla". Secondo il governo di al-Assad i soldati dell'Isis che sono stati portati in Israele sono ormai 1600. Si tratta peraltro - dicono - solo di una delle forme di supporto che Israele sta attuando, all'interno del territorio siriano, per sostenere il Califfato.



martedì 14 aprile 2015

I palestinesi accusano l'occidente: l'Isis siete voi


Fonti di stampa del governo siriano confermano l'impressione che l'Isis possa rappresentare un'intromissione dei servizi segreti occidentali per destabilizzare le nazioni arabe e frustrare un loro attacco contro Israele. Syriaonline, questo il nome del sito, riporta le dichiarazioni del Movimento Centrale Palestinese, Fateh, il quale accusa l'occidente di aver organizzato un'aggressione verso la Siria per aiutare Israele. Questa aggressione è avvenuta in questi giorni allo Yarmouk Camp, un distretto della città siriana di Damasco abitato da palestinesi. Vi sono stati dei morti e l’evento ha colpito profondamente il mondo arabo. Il portavoce palestinese, Abbas Zaki, ha detto che la Siria ha subito un'aggressione da parte di 80 paesi, e che il nemico è lo stesso del 1948, anno della prima guerra tra Israele e i paesi arabi. 

sabato 11 aprile 2015

Liberazione: i nazisti non volevano lasciare Novara


In un documento dattiloscritto conservato all'archivio di Stato è contenuta la vera storia della Liberazione di Novara. Si tratta di una relazione del prefetto Piero Fornara, il quale raccontò in 8 pagine i drammatici fatti dell'aprile-maggio del 1945. I nazisti e i gerarchi fascisti non volevano mollare Novara e cercarono di riprendersela anche dopo aver firmato la resa. Uno dei tentativi più folli fu la marcia sul centro di Novara di alcune autoblinde naziste, le quali furono bloccate dai partigiani solo dopo aver sparato sui "pacifici cittadini". Un partigiano che aprì il fuoco contro i militari nazi-fascisti, mentre questi si stavano arrendendo, fu freddato da un suo superiore.

martedì 7 aprile 2015

Lo sfruttamento sullo sfondo delle tragedie


Lino Zanussi era nel mirino della contestazione operaia quando cadde con il suo aereo in Spagna. Il 9 marzo del 1968, solo tre mesi prima della tragedia, sul quotidiano L'Unità si parlò di sfruttamento dei lavoratori. Al centro della contestazione, in quell'anno così carico di proteste dei movimenti della sinistra, c'era la Zanussi, un'azienda di Pordenone considerata in grande crescita in tutta Europa. Crescita che, a leggere l'articolo di Ugo Baduel, avveniva sulla pelle degli operai, costretti a dei turni di lavoro lunghissimi e in un ambiente aziendale insalubre. La morte di Zanussi fu dunque una fatalità o fu un attentato per la presenza su quell'aereo di una spia di Rinaldi? Inoltre, gli assassini di Biagi si riferivano a queste proteste sessantottine quando inviarono le loro minacce a Marco Biagi? 

venerdì 27 marzo 2015

Qual è il vero nome del brigatista Cesare Battisti?


Chi è veramente il brigatista Cesare Battisti? Potrebbe non essere questo il suo vero nome. Lo si apprende leggendo l'articolo del quotidiano La Stampa uscito il giorno dopo il suo arresto, il 27 giugno del 1979. Questo criminale di nomi ne fornì ben due: Cesare Battisti e Giuseppe Ferrari. Quest'ultimo fu un politico, filosofo e repubblicano di sinistra dell'Ottocento, mentre Cesare Battisti lo conoscono anche i bambini della scuola. Fu un patriota italiano dell'irredentismo trentino e venne giustiziato dagli austriaci il 12 luglio 1916. Anche la storia del delitto Torregiani, del febbraio 1979, è molto complessa. Battisti comparve solo dopo che, abbandonata la pista che portava al clan dei Catanesi, la polizia si era concentrata contro i nuclei delle BR ed era stata accusata di torture negli interrogatori, motivo per il quale era stato ucciso il poliziotto Andrea Campagna.

giovedì 26 marzo 2015

Elicotteri di Stato venduti a Siria e Giordania: l'inchiesta è scomparsa


Casa Savoia vendeva elicotteri da guerra della Agusta ai filo-palestinesi? Sembra che fosse così, ma l'inchiesta partita dal PM di Venezia Mastelloni finì nell'armadio dei ricordi del procuratore Antimafia Domenico Sica, insieme a tanti altri fascicoli scottanti. Il principe di Savoia cercò inizialmente di costruire un nuovo polo industriale made in Italy nell'Iran filo-occidentale di Reza Palhavi, poi pare che sfruttò questi rapporti diplomatici per coprire una fornitura di elicotteri da guerra al nemico di Israele, la Giordania e forse anche alla Siria. Il tutto condito con le solite tangenti. Che fine fece l'inchiesta giudiziaria?

lunedì 23 marzo 2015

Sergio Castellari morì per le tangenti sugli euromissili?


Potrebbero essere le tangenti su delle commesse militari destinate al Medio Oriente la causa del suicidio di Sergio Castellari, direttore generale delle Partecipazioni Statali trovato morto nelle campagne vicino Roma, il 26 febbraio del 1993. E' ciò che si intuisce comparando alcune indiscrezioni pubblicate nel libro "Criminalità senza confini" dall'ex giudice Mario Almerighi e svariati articoli dell'archivio del quotidiano La Stampa. Durante la guerra fredda un'azienda dell'ente statale Efim, la Oto Melara, pare che vendette delle armi a Saddam Hussein tramite uomini di paglia nascosti in un'anonima azienda di Ancona. In quell'affare una forte tangente si dice che finì nelle tasche di un generale dell'esercito, Giuseppe Piovano. La Magistratura tentò di indagare ma tutto si chiuse con un insabbiamento.

venerdì 20 marzo 2015

Piemonte, un “minotauro” contro la 'Ndrangheta


Inefficienza della giustizia ed eccessiva burocrazia. Queste sembrano essere le cause principali che impediscono allo Stato di vincere definitivamente la sua guerra contro la mafia. Analizzando la relazione della Commissione Parlamentare del gennaio 2013, ed entrando nella parte incentrata sul Piemonte, e sulla vicina Lombardia, si intuisce che è la 'Ndrangheta il gruppo criminale che ha maggiormente contaminato l'economia locale. Lo Stato dimostra molta superficialità e rassegnazione nelle indagini e adotta dei metodi sospetti. Ad esempio il prefetto, che nell'Italia moderna ha compiti amministrativi, ha iniziato a svolgere indagini parallele a quelle della Magistratura, riprendendo le funzioni che gli appartenevano nella Repubblica di Salò.

martedì 17 marzo 2015

DOCUMENTO, Pisanu e Boccassini uniti: la mafia ci sta battendo


La mafia in Italia è una realtà sempre più opprimente, sia al sud, sia al nord. E' una infinita guerra in cui lo Stato non ha né i mezzi per combattere, né dei progetti da opporre per indurre la società a scegliere la legalità. Lo si si desume leggendo alcuni stralci della relazione della Commissione Parlamentare di inchiesta sulle mafie, dell'onorevole Giuseppe Pisanu, che è stata approvata il 22 gennaio 2013. L'indagine è stata realizzata soprattutto grazie alle inchieste giudiziarie, che per la verità sembrano essere state poche, sporadiche, marginali. Secondo la pessimistica relazione di Pisanu, il sud per la sua "ignoranza" è ormai nelle mani delle cosche, e si profila una nuova "questione settentrionale", perché le aziende mafiose si inseriscono nel territorio grazie alla propria liquidità e inquinano anche il mercato legale afflitto dalla crisi economica.

venerdì 13 marzo 2015

SCANDALOSO: "Gladio" spiava tutti gli italiani negli anni '80


E' quanto emerge da un documento parlamentare di 65 pagine che fu consegnato al Presidente del Senato Spadolini il 22 aprile del 1992, pochi giorni prima delle dimissioni anticipate di Cossiga da Presidente della Repubblica e poche settimane prima delle stragi in cui morirono i giudici Falcone e Borsellino. Dal 1977 Gladio si era radicato nell'apparato giudiziario italiano con compiti di spionaggio di soggetti civili. Proprio negli anni del rapimento Moro, del quale ancora si parla in questi giorni sui mass media, della strage di Bologna e di Ustica, vi erano dei militari - sottolineava la relazione - che, mentre lavoravano per contrastare il terrorismo, svolgevano il doppio gioco raccogliendo informazioni. Fin dai primi anni, il Sismi sceglieva a sua discrezione quali cariche dello Stato informare, ma dal 1984 la nota sulla presenza di una struttura segreta venne fatta firmare a quasi tutti i presidenti del Consiglio e ai loro principali Ministri.

lunedì 9 marzo 2015

Draghi ci propone una finta inflazione?


E' quello che mi domando dopo aver letto, sia oggi sia un po' di settimane fa, le notizie dell'acquisto, da parte della Banca Centrale Europea, guidata attualmente dall'esperto italiano Draghi, di un numero ingente di titoli di stato. La manovra, viene spiegato dai colleghi giornalisti, è stata attuata per mettere in circolo altra cartamoneta e creare inflazione, probabilmente a causa del calo dell'euro sul dollaro. Io tuttavia non credo che questa possa essere considerata una manovra di inflazione vera e propria, ma semmai un gioco di prestigio degno del miglior Cuccia. In pratica, Draghi non aumenterà il numero di euro in circolazione ma vincolerà questi nuovi euro stampati all'acquisto di un titolo. Alla scadenza del titolo, Draghi rivorrà indietro i suoi "nuovi" euro, più gli interessi.

domenica 1 marzo 2015

DOCUMENTO ESCLUSIVO: Expo 2015 assediato dai mafiosi


L'assedio dei mafiosi è simile a quello degli achei contro i troiani nell'Iliade di Omero. Nel capitolo su Expo Milano 2015, del documento della "Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti", approvato nella seduta del 12 dicembre 2012, emerge che tutto il sistema è a rischio per gli interessi di Mafia e Ndrangheta. Secondo un protocollo di legalità, ogni appalto sarebbe saltato qualora le ditte, che erano invitate a non essere omertose sulle eventuali minacce, avessero riscontrato l'infiltrazione di personaggi sospetti. Il guaio è che la prefettura, anziché interessarsi di questioni amministrative, esercita di fatto, attraverso uno strano soggetto chiamato "Gruppo Interforze Centrale per l'Expo (Gicex)", un controllo poliziesco e spionistico su tutto e tutti, probabilmente, anzi sicuramente direi, violando la privacy delle persone.   

sabato 28 febbraio 2015

Marco Biagi chiedeva aiuto prima di morire


Il giuslavorista Marco Biagi, morto per mano delle BR il 19 marzo del 2002, chiese aiuto al questore e al prefetto di Bologna prima di morire. E' quanto si apprende da un documento del Copasir finito online. Il Comitato che vigila sui servizi segreti cercava di far luce sulle eventuali responsabilità dello Stato nella morte di Biagi. Si legge nella relazione che questi rimase senza scorta per un eccesso di burocrazia e per un errore nel valutare i pericoli. Il giuslavorista aveva infatti ricevuto delle minacce da alcuni gruppi di estrema sinistra per il fatto di essere un collaboratore della Zanussi, azienda che era ritenuta dalle BR il simbolo del capitalismo. Vi furono indagini che riscontrarono la pericolosità di queste minacce, senza che però fosse preso alcun provvedimento.

sabato 21 febbraio 2015

Una bestemmia a San Pietro... su Google Maps


Alcuni utenti di internet se ne sono accorti. Cercando informazioni e immagini aeree su Città del Vaticano ci si imbatte in una bestemmia, che denomina un luogo molto vicino alla Basilica di San Pietro. Pare, dalle risposte del team online di Google che si leggono nei forum, che gli sviluppatori stiano rimediando alla svelta. Certo, ha ragione chi ha fatto notare che una bestemmia nella zona in cui dovrebbe muoversi il Papa non è un'espressione accettabile, specialmente pensando che su Google Maps si riversano milioni di potenziali lettori. In seguito a questa scoperta ho fatto un "viaggio" virtuale anche nelle zone della guerra dell'Isis. Mi ha colpito molto scoprire che Aleppo (in Siria), Misurata (in Libia), e persino Baghdad (in Irak) fossero nel 2012 (quando sembra siano state scattate le immagini) delle città piene di vita, di macchine, di zone verdi e di abitazioni, contrariamente all'immagine che viene data dai telegiornali di un Medio Oriente precipitato nel terrore come al tempo degli Ottomani. Bestemmie a parte, la tecnologia non è certo da buttare via!


lunedì 9 febbraio 2015

Le scomode verità sugli ebrei italiani


Franco Scassellati Sforzolini è un uomo chiave per capire l'Olocausto degli ebrei in Italia. Sembra che gli ebrei di Ancona si salvarono dal rastrellamento nazista per una sua mediazione, ma ciò avvenne dietro il pagamento di un riscatto, che la Repubblica di Salò utilizzò per liberare i pegni degli anconetani dal Monte di Pietà. Lo Scassellati Sforzolini venne processato nell'immediato dopoguerra, e condannato in primo grado il 18 maggio del 1946 alla fucilazione alla schiena. Tra i capi di imputazione vi erano un furto di oggetti dei Savoia e la deportazione di alcuni antifascisti. Ma non vi è traccia della persecuzione contro gli ebrei di cui l'ex prefetto fu artefice soprattutto a Como. Anzi, in Appello nel 1948 la pena fu ridotta e la Cassazione nel 1950 rimandò tutto a un nuovo processo, che però non ebbe mai luogo. Lo Scassellati Sforzolini era intanto fuggito in Venezuela e morì a Roma nel 1967.