venerdì 31 ottobre 2014

Inaccettabile anche la foto a sfondo religioso di Montesi...


Il giovane di Castelfidardo il 29 ottobre 2014 ha pubblicato l'ennesimo video in cui risponde all'articolo uscito sul Corriere Adriatico. Montesi, mentre lamenta il dramma di dover subire un processo penale, pur sapendo, come gli ho detto, che il documento dei carabinieri che mi ha fatto vedere è contestabile e illegale, pubblica oggi sulla sua pagina Facebook una foto in cui appare chiaramente travestito da suora. Personalmente mi sento offeso da questa foto e non accetto che lui mi scriva "che Dio ti benedica" via e-mail. Perché sono stato per 10 anni a scuola dalle suore da bambino e l'educazione, oltre che a casa dai miei, l'ho ricevuta da quelle persone squisite, sensibili, attente, ma molto dure dal punto di vista disciplinare.

https://www.youtube.com/watch?v=LlaedgBGSck


giovedì 30 ottobre 2014

Una galleria anti-frana alla Barducci sotto le bombe del '44


Gli anconetani nel 1944 scrivevano al Corriere Adriatico per spingere le autorità a costruire ovunque dei rifugi per le bombe. Chi aveva scelto di resistere ad oltranza nel capoluogo cercava vie di salvezza disperate e impensabili. Quindi ho trovato una lunghissima lista di ricoveri antiaerei che furono edificati dalla Repubblica di Salò e pagati svariati milioni di vecchie lire. Alle Grotte di Posatora c'era una galleria costruita "a suo tempo, dal locale Genio Civile, per incanalare le acque del calanco, a mezza costa della collina, franante sulla pendice della località Barducci". La frana Barducci dunque poteva essere evitata? Sembrerebbe di sì.

mercoledì 29 ottobre 2014

Grillo, la Lega e la corsa per togliere i soldi dalla banca


Grillo e Salvini hanno escogitato un modo vincente per uscire dalla crisi. I due fenomeni vi promettono che, manovrando l'inflazione della lira, dopo l'uscita dall'euro, svalutando del 30% la moneta, i debiti dello Stato saranno dimezzati. Già, ma il danno a chi lo fanno se non a voi che avete comprato i bot-cct-btp e siete una milionesima parte del debito dello Stato? Qui tutti i politici fanno i conti in tasca propria, cioè dello Stato, dove sanno già, evidentemente, di aver messo le radici, a prescindere dalla formalità delle elezioni.

martedì 28 ottobre 2014

Inaccettabile atto dei carabinieri contro Matteo Montesi


Matteo Montesi oggi pare sia stato denunciato dai Carabinieri di Castelfidardo, e gli è stato notificato con un documento che lui mi ha appena mandato via e-mail. A prima vista mi pare più che altro il processo di Kafka, ossia nell'atto manca totalmente l'accusa, mancano le indagini, mancano prove. C'è un processo, lui ne è il colpevole unico e la Legione Carabinieri di Castelfidardo è partita all'attacco, ma senza chiamare un magistrato. Il vero nodo è che queste persone ritengono che i segreti militari del Conero debbano prevalere sulle leggi civili, quindi anche, evidentemente, sul parco naturale.

mercoledì 22 ottobre 2014

Il vero rottamatore della politica è Silvio Berlusconi


Perché al dottor Berlusconi non piace mettersi d'accordo con qualcuno politicamente parlando? E perché vuole calpestare i piccoli partiti? Accordarsi con chi ha poche preferenze è da prima repubblica? Ma allora il dottor Berlusconi cade nello stesso errore che ha spesso imputato ad altri, cioè di accettare la rivoluzione politica di Mani Pulite. Il ciclone giudiziario ha di fatto chiuso quel periodo storico, ossia quello del Pentapartito. E' vero, all'epoca si diceva che non si riusciva mai a governare e a fare le riforme. Ma così facendo andiamo spediti verso un nuovo partitone fascista, specialmente se poi, come Berlusconi stesso ha fatto con Renzi, i due leader del bipolarismo si accordano in patti di non belligeranza.

martedì 21 ottobre 2014

Nessuno rispetta l'esclusività della professione giornalistica


La legge istitutiva dell'ordine dei giornalisti, del 1963, impone al giornalista professionista di esercitare in modo esclusivo la professione giornalistica, pena la cancellazione dall'albo. E' una delle tante leggi che in Italia raramente vedo rispettate. Quanti giornalisti si dilettano nella scrittura di un libro? Tuttavia il mestiere di scrittore è ben diverso da quello del giornalista. Scrivere un libro equivale ad effettuare una ricerca storica oppure a scrivere un romanzo. Un libro, è vero, potrebbe essere considerato un lunghissimo articolo contenente una miriade di notizie, ma resta una cosa ben diversa. Quindi non sarebbe un corretto giornalista Vittorio Feltri, tanto per fare un esempio, perché proprio oggi ha presentato al TG5 il suo libro "Il quarto reich", che tutto sembra tranne una raccolta di suoi articoli del Giornale o di Libero. E un trasgressore è stato beccato. Ma gli altri? Montanelli, Gervaso, Travaglio, Vespa, tutti sono giornalisti, quando fa loro comodo, e scrittori, quando diventano magari più anziani e meno vessati dai loro capiredattori. Una vecchia legge del re del 1928 (altra assurdità: è ancora in vigore!) fornirebbe un alibi a questi signori: dice che l'esclusività del mestiere di giornalista non viene meno se il secondo lavoro è occasionale. Però difficilmente una ricerca storica, che richiede anni, può essere fatta passare per lavoro secondario. Il rispetto della legge inizia da questi piccoli dettagli, affinché non si arrivi al paradosso della mia situazione (sono pubblicista, non professionista). Non mi viene pubblicato un pezzo dal 2009 su una testata giornalistica, e un altro articolo della legge del 1963 decreta la cancellazione dei colleghi che per tre anni (o due, per quelli iscritti da meno di dieci anni) non hanno lavorato. Sicuramente non è il mio caso, visto il caos del giornalismo italiano, e visto che ho dovuto persino firmare delle denunce ai carabinieri per scongiurare questa ipotesi della cancellazione. Infatti, sempre la legge del 1963 vieta il lavoro giornalistico a chi non è iscritto all'albo. Decidiamoci se applicarla tutti o cancellare l'ordine come vuole la sinistra.

mercoledì 8 ottobre 2014

Antitrust, bocciato il ricorso sul giornalismo


Quello di oggi è un giorno triste per la libera informazione italiana. L'Antitrust ha bocciato il 30 settembre un ricorso che avevo presentato il 4 luglio scorso sulla libera concorrenza nel giornalismo. Segnalavo mancanza di trasparenza nelle assunzioni nei quotidiani, nelle tv e nelle radio, mancanza o quasi di concorsi e di rispetto per l'iscrizione all'albo dei pubblicisti, che pure garantirebbe molti diritti e molte tutele. Ma denunciavo pure la mancanza di concorrenza nella ricerca delle notizie da parte delle redazioni, le quali sembrano uniformarsi ai comunicati stampa e alle veline delle agenzie. Il segretario generale dell'Antitrust Roberto Chieppa scrive nel documento, recapitatomi ieri, che l'Autorità "ha valutato i fatti denunciati" e ha riscontrato che quanto denunciato non è punibile mediante "l'applicazione della legge 10 ottobre 1990 n. 287, o degli artt. 101 e 102 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea". Questi i fatti. Il mio commento, visto che si trattava di una mia denuncia personale, è che hanno vinto i carri armati del PD, ha vinto l'informazione pilotata e cieca, fatta di "immagini di copertura", video inviati dalle forze di polizia, e hanno perso le vere notizie, quelle che coinvolgono i politici e li metterebbero sotto accusa senza bisogno di processi.  

La mia denuncia era questa:

Spettabile Antitrust,

vorrei segnalare la mia situazione personale, che può offrire uno spaccato di quello che è il mercato del giornalismo italiano. Io credo che sia ora di aprire gli occhi su questo mestiere, senza per questo scomodare mafie, P2, massonerie, Sifar, come in passato è stato fatto. Rimaniamo su fatti concreti. E allora diciamo che sono proprio sconfortato nel constatare che in tutta Italia non è possibile accedere, né a concorsi da parte di quotidiani, né a contratti di collaborazione esterna. Sono iscritto all'albo dei pubblicisti dal 2003, e da allora ho cercato di darmi da fare il più possibile, spostandomi a vivere in più città: Ancona, Milano, Novara. Ho ottenuto sempre contratti di collaborazione nei quali il rapporto di lavoro, nei fatti, non rispettava mai l'accordo stipulato tra le parti. Il tutto ogni volta a vantaggio dell'editore, che cercava di risparmiare pure sui contributi pensionistici. Essendoci un elenco pubblico dei giornalisti sarebbe lecito attendersi una chiamata da parte di giornalisti o direttori interessati a un servizio esterno, alla copertura di una notizia, alla gestione di una rubrica. Eppure nessuno chiama, né gli editori si sognano di applicare il contratto collettivo dei giornalisti, cui avrei diritto come pubblicista limitatamente ad alcuni articoli ben precisi: 2, 12, 36.
Io vedo scarsissima concorrenza tra le testate, sia nelle proposte di lavoro verso i giornalisti, sia nella gestione delle stesse notizie, spesso copiate e incollate dalle agenzie. Scoop veri ne vedo pochi, anche perché se la situazione è quella che descrivono, con precariato diffuso, chi potrebbe esporsi anticipando magari i magistrati nel parlare di corruzione, mafie e droga? I sindacati della FNSI? Per quella che è la mia esperienza, non offrono garanzie a chi è già inserito nel mestiere, bensì accettano tacitamente la situazione. Alcuni di essi propongono al giornalista che lavora in redazione, da assunto ma senza un valido contratto, la speranza di cause civili che poi la stessa FNSI non favorisce anticipando le spese legali. La FIEG risponde che le aziende sono in crisi, che i giornali non si vendono e le redazioni vanno chiuse. Ma queste, mi spiace, non sono spiegazioni convincenti: i giornali escono ugualmente, anche grazie a una immeritata pioggia di fondi pubblici. E i posti di lavoro a chi li garantiscono realmente?
Io sono costretto dopo dieci anni di esperienza a dedicarmi ad altri mestieri, senza diritto alla disoccupazione dall'INPGI, e senza poter nemmeno più pubblicare un articolo su un quotidiano nazionale, come era quello che mi permise di conseguire il tesserino stampa. Da sei mesi lavoro da precario come insegnante di Lettere nella scuola pubblica e scrivo su un blog. Questo perché sono stato previdente nel laurearmi e perché mio padre mi ha lasciato i soldi per vivere. Altrimenti sarei un morto senza nome, su una tomba sporca, buttata in un angolo buio del cimitero di Ancona, vicino a mio padre. Le forze di polizia? Io credo onestamente che non siano state comprensive, né hanno colto l'occasione per aiutare altri colleghi che fossero in difficoltà. Io vorrei invece fare qualcosa. Vorrei che la mia carriera buttata al vento non venisse sacrificata invano e che almeno l'Antitrust svolgesse un'indagine.

giovedì 2 ottobre 2014

Emarginazione, in Italia la solidarietà è a pagamento


La discriminazione sul lavoro e l'articolo 18 sono i temi di attualità. Ma, a prescindere da ciò che il governo deciderà di fare, cioè se essere razzista o meno, cercare conforto in Italia, nel caso questa discriminazione venga messa in atto, ha un costo. Insomma per essere aiutati, in questo paese, bisogna mettere comunque mano al portafoglio. Il "Telefono amico" è una storica associazione italiana, la quale dice sul suo sito di sostenere "chiunque provi solitudine, angoscia, tristezza, sconforto, rabbia, disagio… e senta il bisogno di condividere queste emozioni con una voce amica". Emozioni che tuttavia hanno un costo, più o meno alto a seconda del bisogno di conforto. Se questo bisogno necessiterà di tanti minuti di conversazione, il conto del gestore telefonico non farà sconti. Questo è ciò che si trova su internet a proposito del numero 199, che il propagandato "Telefono amico" pubblicizza sulla pagina intitolata: "Chi siamo". Per superare il proprio "disagio emotivo" basta comporre quelle cifre e stare tranquilli, al conto evidentemente ci si penserà dopo. Se poi, finita la "solitudine e l'angoscia" alla vittima verrà un infarto, beh quella sarà evidentemente competenza di un altro ufficio italiano...

http://www.fuori3.it/costo-chiamata-199-da-cellulare.html