giovedì 5 maggio 2022

Il centrodestra “scippa” la politica ai Verdi


Proseguono le notizie contraddittorie sulla gestione del Parco del Conero. Sul giornale Ancona Today si legge che, a fine aprile 2022, il presidente berlusconiano Silvetti è tornato a parlare in pubblico per celebrare l’anniversario della nascita del “suo” Parco. Era il 1987, esattamente 35 anni fa, quando la sinistra movimentista, e in particolare il partito dei Verdi, rappresentato ad Ancona all’epoca da Marco Moruzzi (ma anche da altri esponenti che ora omettiamo, ce ne scusiamo), riusciva finalmente ad ottenere dalla Regione Marche l’istituzione dell’Ente Parco del Conero. Silvetti, anconetano doc, non aveva che 14 anni in quel memorabile momento, ma, chissà, magari mentre ultimava le scuole medie era lì, con i Verdi, a esultare per questo lieto evento. Probabilmente faceva anche altro per il Conero, come immaginerete.

Era stato un percorso lungo e non privo di pericoli, visto che solo tre anni prima tre ecologisti erano stati arrestati per aver diffuso sul giornalino “Il pungitopo” precise mappe planimetriche dei tunnel della NATO. Eh sì perché il Conero, un’alta collina di quasi 600 metri, era noto ai giornalisti del Carlino, quale il compianto Alfredo Mattei, come una groviera, similitudine che il mio collega utilizzò per rendere al meglio l’idea di un monte bucato dai militari della Guerra Fredda come un formaggio svizzero. Ciò non toglie che il partito dei Verdi tagliò il “traguardo di quella storica scelta politica” - come afferma oggi Silvetti evitando di ricordare nei dettagli i suoi colleghi politici di allora - e ottenne la nascita di un’entità da proteggere dal punto di vista naturalistico e paesaggistico. Un traguardo che oggi il partito del Berlusca può festeggiare con Daniele Silvetti, che parrebbe appropriarsi di una battaglia certamente non di centrodestra.

Già, il centrodestra. Che cosa pensava nel 1987 la parte più conservatrice di quella che era ancora la Prima Repubblica? Sognava come si faceva negli anni ‘60 dello scorso secolo una funivia per scendere a Portonovo? Oppure un più massiccio sfruttamento edilizio? Di fatto, Forza Italia si appropria di qualcosa che non è suo. E allora sia questo partito, o chi lo rappresenta, a rispondere alle nostre domande, che avevamo già posto dai microfoni di Mediaset a Mistero nel 2012 ma sono state censurate. Come fu possibile consegnare la zona del monte Conero, ma anche la sua costa, al patrimonio protetto, dimenticando di prendere una decisione sul destino di quei tunnel militari (che ci risulta non si limitino al solo monte)? A quanto pare, la storia ufficiale afferma che i Verdi, paghi del traguardo politico conseguito, non si preoccuparono del senso di quelle mappe da loro stessi confezionate, per le quali gli ecologisti avevano rischiato anni di prigione.

Ecco, i presidenti del Parco di estrazione post-comunista potevano risponderci, e la temevamo molto questa obiezione: cosa potevamo sapere noi dei tunnel? Non erano stati abbandonati?

Abbiamo sostenuto nei nostri libri e blog che certamente non potevano esserlo nel 1987, ma dal 1989, con la caduta del Muro di Berlino, c’erano i presupposti per archiviare il passato bellico e trasformarlo in un percorso turistico guidato, che oltretutto in Croazia è una realtà che ha riscosso grande successo.

Daniele Silvetti questo alibi non può sbandierarlo, visto che nel suo insediarsi si è presentato come ex militare del Conero. Un qualsiasi lettore attento potrebbe farsi due calcoli. Risulta piuttosto improbabile che un quattordicenne potesse svolgere attività militare nel 1987 sul Conero. Diciamo che dovremmo post-datare la sua esperienza bellica perlomeno al 1991-92. Ma l’avvocato Silvetti è laureato, dunque, chissà, potremmo dover spostare ancora più avanti questa sua esperienza. Il parco del Conero fu istituito dimenticando dentro i militari della NATO che operavano?

Dalla nostra ricostruzione, corroborata dall’aver vissuto per quindici anni nel capoluogo dorico, emerge con chiarezza che i tunnel venivano descritti come residuati bellici abbandonati. Lo credevano davvero i politici di sinistra che questa ipotesi potesse essere credibile? Si poteva dimenticare una struttura che operava dalla cima al fondovalle con almeno 500 militari distribuiti nelle varie caserme senza che nessuno se ne accorgesse? Che i gladiatori si nascondessero è fuori di dubbio, era il loro mestiere. E noi possiamo azzardare che questo lavoro subdolo e insidioso per le comunità locali perduri anche nella seconda repubblica. Abbiamo perso qualche anno a dimostrare che questa base è attiva e opera per il Patto Atlantico. Eppure chi aveva la responsabilità della politica locale qualcosa sapeva, anche di questo ci siamo accertati, prima ancora che il comune stesso di Ancona, attraverso una società di Siena che opera nel turismo, distribuisse ai gitanti, nel 2017, un opuscolo molto dettagliato che accosta il Conero alla base West Star di Affi, vicino Verona. Sul Conero, o nel Conero, si opererebbe tuttora nell'ambito della guerra elettronica.

A questo punto aspettiamo le prossime dichiarazioni di Daniele Silvetti. Leggiamo su Facebook che il nuovo presidente si accinge a presentare altre novità. Noi siamo qui pronti, con la speranza che siano quelle che a noi interessano di più. Chi meglio di lui è la dimostrazione vivente che la base NATO rimase attiva anche dopo, molto dopo, aver tagliato il “traguardo di quella storica scelta politica”? 


La promessa in un politichese molto moroteo del compianto sindaco Monina ai Verdi nel 1984: totale utilizzazione del Conero... nel rispetto delle esigenze statali. Vorremmo averlo qui per chiedere lumi (fonte Il Resto del Carlino).