giovedì 18 dicembre 2014

Novara, scandalo sul giudice che fece fucilare Vezzalini


A quasi 70 anni dalla Liberazione viene a galla una terribile verità: Costantino Grillo, il giudice che nel settembre del 1945 condannò a morte Enrico Vezzalini, l'ex capo provincia di Novara, per collaborazionismo con i nazisti, non era al di sopra dei sospetti. All'archivio di Stato di Novara è ricomparso un documento in cui un Costantino Grillo firmava una lista di 249 detenuti politici e la consegnava prima della Liberazione, il 13 marzo 1945, al capo provincia della Repubblica di Salò, Alberto Zaccherini. Questo Grillo compariva nel documento come direttore delle carceri e procuratore di Stato. Al processo Vezzalini prese parte in veste di accusatore anche l'ex presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, così la vicenda è tornata di recente alla ribalta sui mass media.

giovedì 11 dicembre 2014

Le bugie del presidente degli Stati Uniti


La guerra che da 13 anni combattiamo contro il terrorismo è nata per opera di Hamas? Lo sosteneva due giorni dopo l'attentato alle Twin Towers, sul quotidiano La Stampa, il leader italiano della setta dei "Fratelli musulmani", Shaykh Abdul Hadi, ed è a mio giudizio l'ipotesi più probabile. Nella pagina successiva dello stesso giornale veniva riportato che anche la Cia stava arrivando alla conclusione delle sue indagini. Aveva scoperto che questi fondamentalisti si addestravano in Pakistan, dove poi Bin Laden pare che sia stato effettivamente trovato nel 2011. Secondo Hadi, venne intavolata una trattativa politica negli Usa per sostenere Bush confidando nel suo intervento in favore di una soluzione per i palestinesi. E quando quell'appoggio alla Palestina non si verificò, secondo Hadi fu attuata la terribile vendetta sugli Usa, i quali applicando l'accordo Nato del 1949 ci trascinarono in una guerra senza fine.

domenica 16 novembre 2014

La loggia P2 credeva nella manipolazione del cervello?


E' quanto emerge dopo la morte di Fabrizio Trecca, che si è spento pochi giorni fa a 74 anni. Era medico, conduttore televisivo, ma soprattutto, come ha sottolineato Il fatto quotidiano, un importante membro della Loggia P2 di Licio Gelli. Trecca è stato inoltre uno scrittore di film per la televisione. Uno in particolare, Gamma, è sconcertante. Trecca lo ha scritto alla metà degli anni '70, ambientandolo nel futuro. In questa pellicola il futuro era per lui un luogo in cui avrebbe dovuto vincere la scienza, con i suoi esperimenti, e la giustizia, con il controllo del pensiero durante gli interrogatori. Una perfetta macchina giudiziaria, capace di condannare in modo inequivocabile. Ma anche di fermarsi di fronte a un errore evidente, oppure alla bravura degli avvocati. Nessun pentimento avrebbe alleviato la condanna, ma solo una strenua negazione della colpevolezza.

martedì 11 novembre 2014

Ci sono 143 basi segrete in Italia


Il numero che mi è stato fornito da un mio informatore via internet è impressionante. Ha parlato di 143 basi militari che probabilmente sono ancora attive nel nostro territorio, e, di queste, 25 dovrebbero essere di massima sicurezza, tra cui il Monte Conero. Ritengo attendibili questi dati, ciò che mi è stato detto si è sempre avverato. Comunque non sono in grado di affermare che siano tutte basi sotterranee, né che siano costruite nelle viscere delle montagne. Ma è molto probabile. Quelle degli anni '60, le basi della guerra fredda, che pure un minimo di scandalo avrebbero dovuto crearlo, dovrebbero essere la punta dell'iceberg. A questo punto alcune brevi considerazioni. Intanto 143 (122 bombardamenti più 21 mitragliamenti) sono stati anche i bombardamenti aerei degli anglo-americani su Ancona nel 1943-44. E questa coincidenza fa proprio paura. In secondo luogo, è chiaro che per difendere queste decine e decine di basi servono coperture e controlli. Servono collaboratori e collaborazioni. Serve soprattutto silenzio da parte dei giornalisti. E' anche per questo che non sto guardando Saviano in questo momento in televisione. Non certo per invidia. Gli lascio volentieri il palcoscenico e mi aggiungerei agli intervistatori con una domanda: dove sono, nascosti dentro quali montagne, le tonnellate di immondizia della Camorra di cui parlò in Gomorra? Sono per caso in alcune di queste basi della Nato? Il suo libro secondo me è stato poco letto, al di là delle chiacchiere di contorno. Dove sono, oltre all'immondizia, i cinesi, protagonisti di quella mafia? E su quali giornali sono uscite le notizie di tutti quegli omicidi che riempiono la seconda parte di Gomorra?

sabato 8 novembre 2014

Il giallo della "porta dell'ade"


Il discutibile videomaker Matteo Montesi l'ha combinata grossa, stavolta, ed è finito sotto processo. Il 10 ottobre 2014 si è introdotto, insieme a due giovani di Italian Ghost, in un tunnel del Monte Conero che, si evince dal suo video, sembrava non avere mai fine. E' una delle zone militari di cui spesso si parlò in passato in relazione ad episodi di spionaggio. Come ha fatto il videomaker a varcare quella porta verde, in cima al monte, che nemmeno Marco Berry di Mistero osò superare? Per saperlo servirebbe un'indagine della polizia che però non c'è mai stata.


Foto 1- Mistero
Foto 2 - Mistero
Foto 3 - Montesi
Foto 4 - Montesi



venerdì 7 novembre 2014

Metropolitan, "Google maps" scagiona Cannarozzo


Per due minuti Cannarozzo non avrebbe potuto compiere la strage al cinema Metropolitan. La tecnologia scagiona a distanza di quasi 60 anni il militare della finanza di Ancona, che nel gennaio del 1955 fu accusato dagli inquirenti di aver lanciato bombe a mano e sparato dei colpi di pistola nel noto cinema di Corso Garibaldi, decapitando due donne. La prova di Google Maps ha dato il risultato che avevo previsto. Se è vero che lasciò la caserma alle 20.30, sarebbe arrivato al Metropolitan solo alle 21.05, senza considerare che a casa si cambiò d'abito, perdendo quindi almeno altri 5 minuti. Che sommati agli altri 35 fanno 40 minuti. Ma secondo l'accusa Cannarozzo avrebbe compiuto la strage non oltre le 21.03.

martedì 4 novembre 2014

Milano, l'altra faccia di Renzi


L'altra faccia di Renzi è quella delle migliaia di italiani, che lui rappresenta, e che sono in difficoltà per la mancanza di serietà nel mondo imprenditoriale. Mentre in queste ore sulle reti Rai va in onda il premier Renzi, questo barbone sta dormendo a pochi passi da piazza Duomo a Milano, sotto la pioggia. Questa persona ha scelto di dormire sotto la sede del Monte dei Paschi di Siena, in una zona non coperta dai portici, in un clima ormai rigido. Ha una copertina addosso. Si muoveva appena. Sinceramente non me la sono sentita di chiedergli perché sia lì. Non sono pagato come giornalista da oltre cinque anni. Forse c'è una selezione crudele anche tra barboni e a lui è toccato stasera il posto peggiore. Forse andrà meglio un'altra volta, o forse si sentirà male, per il freddo. O forse è una sua protesta contro la banca, in questo periodo in difficoltà. Magari avrà perso molti soldi. Io mi sono posto queste domande. Spero che anche altre persone lo facciano e lo aiutino. Anche perché questa visione stride, stride veramente tanto con questa prepotenza di alcuni uomini senza scrupoli che vogliono avere la supremazia sugli altri. 


lunedì 3 novembre 2014

La doppia vita dell'ex patron di AltaitaliaTV


Cercando su Google il nome di Dario Albertinazzi, ex amministratore di AltaitaliaTV, compaiono tra i primi risultati due diversi profili. Quello di Infojobs parla di un uomo che dalla direzione aziendale televisiva sarebbe passato al mestiere di avvocato d'affari, iscritto ovviamente al Foro di Novara. Quello di Linkedin è veramente curioso. Dario Albertinazzi sarebbe passato dalla televisione alla Polizia di Stato. Tra le bizzarre esibizioni pubbliche di Albertinazzi, su internet, ricordo pochi anni fa un suo profilo, con falso nome scandinavo, in una chat line in lingua russa. Dario Albertinazzi, che ero abituato a vedere in giacca e cravatta, tirato a lucido e professionale nell'esposizione dei dati aziendali, era raffigurato in costume da bagno e quindi quasi nudo.

Delitti perfetti, la colpa è del presidente del consiglio?


Omicidi irrisolti, omicidi efferati di cui si occupa la televisione, processi fiume con indagini che non portano a nulla. L'Italia è ormai un paese in cui il colpevole può farla franca. Le attività illecite sarebbe più giusto che fossero dimostrate al magistrato piuttosto che ai telespettatori. In un articolo di cronaca semmai sarebbe interessante sapere chi ha denunciato e come è nata la storia. I magistrati affermano: senza un'attività preliminare diretta a scoprire i reati, a identificarne gli autori, a raccoglierne le prove, la giustizia penale sarebbe penalizzata, perché non avrebbe né occhi per vedere, né orecchie per sentire. Il dibattimento, in genere, dovrebbe consistere in una ripetizione delle indagini preliminari, la cui esistenza, penso, dovrebbe essere nota solo al cittadino denunciante.

venerdì 31 ottobre 2014

Inaccettabile anche la foto a sfondo religioso di Montesi...


Il giovane di Castelfidardo il 29 ottobre 2014 ha pubblicato l'ennesimo video in cui risponde all'articolo uscito sul Corriere Adriatico. Montesi, mentre lamenta il dramma di dover subire un processo penale, pur sapendo, come gli ho detto, che il documento dei carabinieri che mi ha fatto vedere è contestabile e illegale, pubblica oggi sulla sua pagina Facebook una foto in cui appare chiaramente travestito da suora. Personalmente mi sento offeso da questa foto e non accetto che lui mi scriva "che Dio ti benedica" via e-mail. Perché sono stato per 10 anni a scuola dalle suore da bambino e l'educazione, oltre che a casa dai miei, l'ho ricevuta da quelle persone squisite, sensibili, attente, ma molto dure dal punto di vista disciplinare.

https://www.youtube.com/watch?v=LlaedgBGSck


giovedì 30 ottobre 2014

Una galleria anti-frana alla Barducci sotto le bombe del '44


Gli anconetani nel 1944 scrivevano al Corriere Adriatico per spingere le autorità a costruire ovunque dei rifugi per le bombe. Chi aveva scelto di resistere ad oltranza nel capoluogo cercava vie di salvezza disperate e impensabili. Quindi ho trovato una lunghissima lista di ricoveri antiaerei che furono edificati dalla Repubblica di Salò e pagati svariati milioni di vecchie lire. Alle Grotte di Posatora c'era una galleria costruita "a suo tempo, dal locale Genio Civile, per incanalare le acque del calanco, a mezza costa della collina, franante sulla pendice della località Barducci". La frana Barducci dunque poteva essere evitata? Sembrerebbe di sì.

mercoledì 29 ottobre 2014

Grillo, la Lega e la corsa per togliere i soldi dalla banca


Grillo e Salvini hanno escogitato un modo vincente per uscire dalla crisi. I due fenomeni vi promettono che, manovrando l'inflazione della lira, dopo l'uscita dall'euro, svalutando del 30% la moneta, i debiti dello Stato saranno dimezzati. Già, ma il danno a chi lo fanno se non a voi che avete comprato i bot-cct-btp e siete una milionesima parte del debito dello Stato? Qui tutti i politici fanno i conti in tasca propria, cioè dello Stato, dove sanno già, evidentemente, di aver messo le radici, a prescindere dalla formalità delle elezioni.

martedì 28 ottobre 2014

Inaccettabile atto dei carabinieri contro Matteo Montesi


Matteo Montesi oggi pare sia stato denunciato dai Carabinieri di Castelfidardo, e gli è stato notificato con un documento che lui mi ha appena mandato via e-mail. A prima vista mi pare più che altro il processo di Kafka, ossia nell'atto manca totalmente l'accusa, mancano le indagini, mancano prove. C'è un processo, lui ne è il colpevole unico e la Legione Carabinieri di Castelfidardo è partita all'attacco, ma senza chiamare un magistrato. Il vero nodo è che queste persone ritengono che i segreti militari del Conero debbano prevalere sulle leggi civili, quindi anche, evidentemente, sul parco naturale.

mercoledì 22 ottobre 2014

Il vero rottamatore della politica è Silvio Berlusconi


Perché al dottor Berlusconi non piace mettersi d'accordo con qualcuno politicamente parlando? E perché vuole calpestare i piccoli partiti? Accordarsi con chi ha poche preferenze è da prima repubblica? Ma allora il dottor Berlusconi cade nello stesso errore che ha spesso imputato ad altri, cioè di accettare la rivoluzione politica di Mani Pulite. Il ciclone giudiziario ha di fatto chiuso quel periodo storico, ossia quello del Pentapartito. E' vero, all'epoca si diceva che non si riusciva mai a governare e a fare le riforme. Ma così facendo andiamo spediti verso un nuovo partitone fascista, specialmente se poi, come Berlusconi stesso ha fatto con Renzi, i due leader del bipolarismo si accordano in patti di non belligeranza.

martedì 21 ottobre 2014

Nessuno rispetta l'esclusività della professione giornalistica


La legge istitutiva dell'ordine dei giornalisti, del 1963, impone al giornalista professionista di esercitare in modo esclusivo la professione giornalistica, pena la cancellazione dall'albo. E' una delle tante leggi che in Italia raramente vedo rispettate. Quanti giornalisti si dilettano nella scrittura di un libro? Tuttavia il mestiere di scrittore è ben diverso da quello del giornalista. Scrivere un libro equivale ad effettuare una ricerca storica oppure a scrivere un romanzo. Un libro, è vero, potrebbe essere considerato un lunghissimo articolo contenente una miriade di notizie, ma resta una cosa ben diversa. Quindi non sarebbe un corretto giornalista Vittorio Feltri, tanto per fare un esempio, perché proprio oggi ha presentato al TG5 il suo libro "Il quarto reich", che tutto sembra tranne una raccolta di suoi articoli del Giornale o di Libero. E un trasgressore è stato beccato. Ma gli altri? Montanelli, Gervaso, Travaglio, Vespa, tutti sono giornalisti, quando fa loro comodo, e scrittori, quando diventano magari più anziani e meno vessati dai loro capiredattori. Una vecchia legge del re del 1928 (altra assurdità: è ancora in vigore!) fornirebbe un alibi a questi signori: dice che l'esclusività del mestiere di giornalista non viene meno se il secondo lavoro è occasionale. Però difficilmente una ricerca storica, che richiede anni, può essere fatta passare per lavoro secondario. Il rispetto della legge inizia da questi piccoli dettagli, affinché non si arrivi al paradosso della mia situazione (sono pubblicista, non professionista). Non mi viene pubblicato un pezzo dal 2009 su una testata giornalistica, e un altro articolo della legge del 1963 decreta la cancellazione dei colleghi che per tre anni (o due, per quelli iscritti da meno di dieci anni) non hanno lavorato. Sicuramente non è il mio caso, visto il caos del giornalismo italiano, e visto che ho dovuto persino firmare delle denunce ai carabinieri per scongiurare questa ipotesi della cancellazione. Infatti, sempre la legge del 1963 vieta il lavoro giornalistico a chi non è iscritto all'albo. Decidiamoci se applicarla tutti o cancellare l'ordine come vuole la sinistra.

mercoledì 8 ottobre 2014

Antitrust, bocciato il ricorso sul giornalismo


Quello di oggi è un giorno triste per la libera informazione italiana. L'Antitrust ha bocciato il 30 settembre un ricorso che avevo presentato il 4 luglio scorso sulla libera concorrenza nel giornalismo. Segnalavo mancanza di trasparenza nelle assunzioni nei quotidiani, nelle tv e nelle radio, mancanza o quasi di concorsi e di rispetto per l'iscrizione all'albo dei pubblicisti, che pure garantirebbe molti diritti e molte tutele. Ma denunciavo pure la mancanza di concorrenza nella ricerca delle notizie da parte delle redazioni, le quali sembrano uniformarsi ai comunicati stampa e alle veline delle agenzie. Il segretario generale dell'Antitrust Roberto Chieppa scrive nel documento, recapitatomi ieri, che l'Autorità "ha valutato i fatti denunciati" e ha riscontrato che quanto denunciato non è punibile mediante "l'applicazione della legge 10 ottobre 1990 n. 287, o degli artt. 101 e 102 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea". Questi i fatti. Il mio commento, visto che si trattava di una mia denuncia personale, è che hanno vinto i carri armati del PD, ha vinto l'informazione pilotata e cieca, fatta di "immagini di copertura", video inviati dalle forze di polizia, e hanno perso le vere notizie, quelle che coinvolgono i politici e li metterebbero sotto accusa senza bisogno di processi.  

La mia denuncia era questa:

Spettabile Antitrust,

vorrei segnalare la mia situazione personale, che può offrire uno spaccato di quello che è il mercato del giornalismo italiano. Io credo che sia ora di aprire gli occhi su questo mestiere, senza per questo scomodare mafie, P2, massonerie, Sifar, come in passato è stato fatto. Rimaniamo su fatti concreti. E allora diciamo che sono proprio sconfortato nel constatare che in tutta Italia non è possibile accedere, né a concorsi da parte di quotidiani, né a contratti di collaborazione esterna. Sono iscritto all'albo dei pubblicisti dal 2003, e da allora ho cercato di darmi da fare il più possibile, spostandomi a vivere in più città: Ancona, Milano, Novara. Ho ottenuto sempre contratti di collaborazione nei quali il rapporto di lavoro, nei fatti, non rispettava mai l'accordo stipulato tra le parti. Il tutto ogni volta a vantaggio dell'editore, che cercava di risparmiare pure sui contributi pensionistici. Essendoci un elenco pubblico dei giornalisti sarebbe lecito attendersi una chiamata da parte di giornalisti o direttori interessati a un servizio esterno, alla copertura di una notizia, alla gestione di una rubrica. Eppure nessuno chiama, né gli editori si sognano di applicare il contratto collettivo dei giornalisti, cui avrei diritto come pubblicista limitatamente ad alcuni articoli ben precisi: 2, 12, 36.
Io vedo scarsissima concorrenza tra le testate, sia nelle proposte di lavoro verso i giornalisti, sia nella gestione delle stesse notizie, spesso copiate e incollate dalle agenzie. Scoop veri ne vedo pochi, anche perché se la situazione è quella che descrivono, con precariato diffuso, chi potrebbe esporsi anticipando magari i magistrati nel parlare di corruzione, mafie e droga? I sindacati della FNSI? Per quella che è la mia esperienza, non offrono garanzie a chi è già inserito nel mestiere, bensì accettano tacitamente la situazione. Alcuni di essi propongono al giornalista che lavora in redazione, da assunto ma senza un valido contratto, la speranza di cause civili che poi la stessa FNSI non favorisce anticipando le spese legali. La FIEG risponde che le aziende sono in crisi, che i giornali non si vendono e le redazioni vanno chiuse. Ma queste, mi spiace, non sono spiegazioni convincenti: i giornali escono ugualmente, anche grazie a una immeritata pioggia di fondi pubblici. E i posti di lavoro a chi li garantiscono realmente?
Io sono costretto dopo dieci anni di esperienza a dedicarmi ad altri mestieri, senza diritto alla disoccupazione dall'INPGI, e senza poter nemmeno più pubblicare un articolo su un quotidiano nazionale, come era quello che mi permise di conseguire il tesserino stampa. Da sei mesi lavoro da precario come insegnante di Lettere nella scuola pubblica e scrivo su un blog. Questo perché sono stato previdente nel laurearmi e perché mio padre mi ha lasciato i soldi per vivere. Altrimenti sarei un morto senza nome, su una tomba sporca, buttata in un angolo buio del cimitero di Ancona, vicino a mio padre. Le forze di polizia? Io credo onestamente che non siano state comprensive, né hanno colto l'occasione per aiutare altri colleghi che fossero in difficoltà. Io vorrei invece fare qualcosa. Vorrei che la mia carriera buttata al vento non venisse sacrificata invano e che almeno l'Antitrust svolgesse un'indagine.

giovedì 2 ottobre 2014

Emarginazione, in Italia la solidarietà è a pagamento


La discriminazione sul lavoro e l'articolo 18 sono i temi di attualità. Ma, a prescindere da ciò che il governo deciderà di fare, cioè se essere razzista o meno, cercare conforto in Italia, nel caso questa discriminazione venga messa in atto, ha un costo. Insomma per essere aiutati, in questo paese, bisogna mettere comunque mano al portafoglio. Il "Telefono amico" è una storica associazione italiana, la quale dice sul suo sito di sostenere "chiunque provi solitudine, angoscia, tristezza, sconforto, rabbia, disagio… e senta il bisogno di condividere queste emozioni con una voce amica". Emozioni che tuttavia hanno un costo, più o meno alto a seconda del bisogno di conforto. Se questo bisogno necessiterà di tanti minuti di conversazione, il conto del gestore telefonico non farà sconti. Questo è ciò che si trova su internet a proposito del numero 199, che il propagandato "Telefono amico" pubblicizza sulla pagina intitolata: "Chi siamo". Per superare il proprio "disagio emotivo" basta comporre quelle cifre e stare tranquilli, al conto evidentemente ci si penserà dopo. Se poi, finita la "solitudine e l'angoscia" alla vittima verrà un infarto, beh quella sarà evidentemente competenza di un altro ufficio italiano...

http://www.fuori3.it/costo-chiamata-199-da-cellulare.html

giovedì 18 settembre 2014

Auto e bus nella base abbandonata


Ho fatto un piccolo confronto tra le immagini satellitari di Google e di Yahoo, puntandole sulla base che c'è in cima al monte Conero. Il bello di questo confronto, semplice semplice, è che tutto ciò che c'è nella foto di Google nell'immagine di Yahoo non si trova. Non ci sono né la monovolume, né il rimorchio, ma sono visibili altre quattro normali auto. Il finto campo di calcetto su Yahoo sembra sia stato coperto con un pallone bianco, di quelli che vengono gonfiati durante la stagione fredda nei veri centri sportivi. Quindi le presunte rampe non sono abbandonate, ma forse vengono ancora mantenute in efficienza. E' facile notare su Google che nel campo di calcetto ci sono delle strutture che si sviluppano in altezza e queste a me sembrano rampe missilistiche.




Google Earth


domenica 14 settembre 2014

I terroristi della Jihad sono amici di Israele e degli Stati Uniti?


La radio-tv siriana syriaonline.sy sta trascurando i fatti tragici delle decapitazioni, eventi che per noi, invece, sembrano prioritari. Da loro viene soprattutto sottolineata una connessione tra il terrorismo e Israele; connessione che è stata rilevata dalle Nazioni Unite. La Siria è una nazione storicamente nemica di Israele, una rivalità che risale almeno alla guerra dei sei giorni del 1967. Quindi attenzione, perché Israele significa anche Stati Uniti! Anche il telegiornale di un'altra emittente governativa, rtv.gov.sy, conferma questa impressione.


venerdì 5 settembre 2014

Euro-Italia, dodici anni di caos dei prezzi


La distorsione dei concetti basilari di politica monetaria ha ormai raggiunto il culmine. Gli annunci di Draghi e lo spauracchio in stile fascista della deflazione non risolveranno una situazione politica italiana già compromessa. L'inflazione è una costante dal 2002 e leggendo alcuni quotidiani come Il Manifesto si ha l'impressione che l'aumento dei prezzi sia diventato l'unico sistema delle aziende italiane per creare introiti. Pochi finanziamenti, pochi progetti, pochi posti di lavoro. I proliferanti contratti a progetto sono sottopagati e gli stipendi dei contratti collettivi raramente vengono adeguati al costo della vita. Ciò produce effetti a cascata: il cittadino con stipendio fisso, oltre a non avere più soldi nel portafoglio, rischia di perdere anche quelli investiti in precedenza. Inflazione infatti non vuol dire aumento dei prezzi, che semmai è la conseguenza diretta di questo fenomeno, bensì significa aumento del numero di cartamoneta in circolazione. Inflazione è la svalutazione della moneta, deflazione è il suo contrario, ma né da una parte né dall'altra vi è la stabilità, e la storia italiana ne è un esempio. L'introduzione dell'euro avrebbe potuto salvarci. Nel 2004 la Banca Centrale Europea aveva emesso un documento, tuttora presente online, nel quale venivano rese note le linee guida di politica monetaria, cioè gli effetti futuri della circolazione dell'euro. Essa avrebbe dovuto garantire proprio la stabilità dei prezzi; così l'aumento o la diminuzione di cartamoneta da parte della Banca Centrale Europea avrebbe avuto lo scopo unico di controbilanciare gli aumenti o le diminuzioni dei costi delle materie prime o dei prodotti. In Italia sembra che nessuno dei nostri ricchi politici abbia letto questo documento.

giovedì 4 settembre 2014

Il silenzio delle piattaforme marine di Falconara


Un vecchio libro delle medie di geografia afferma che il terremoto di Ancona del 1972 sarebbe giusto attribuirlo a movimenti tettonici della penisola, la quale tende a ricompattarsi con la zona dell'Istria. Tuttavia le piattaforme dell'ENI di Falconara si muovono verso il sottosuolo. I quotidiani parlano sempre della raffineria API, ma non c'è solo quella e l'occhio nudo non inganna. Lo stesso sito del Ministero dello Sviluppo Economico ne è testimone (guarda un po' sotto). Stiamo cercando il petrolio, il metano, come ai tempi del Duce. Pochi anni fa è uscita una ristampa del libro censurato nel 1972, dal titolo "Questo è Cefis", che si soffermava sulle manie di grandezza del parastato italiano legato al petrolio. Una storia che mi ha fatto venire in mente l'elicottero militare della Snam precipitato al largo del Conero nel 1970. Niente di concreto per ora, solo cattivi pensieri.

http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/strutturemarine/gcentrale.asp?centrale=FALCONARA

mercoledì 3 settembre 2014

Ecco i nazisti che occuparono Ancona nel 1943


Tra le carte dell'archivio di Stato relative alla prefettura di Ancona emergono le attività e i luoghi in cui vivevano i tedeschi. Ci sono gli elenchi di tutte le spese che i nazisti avevano lasciato qua e là nel capoluogo, che la prefettura si impegnava a rimborsare: automobili requisite, lavori di muratura, verniciatura, fornitura di benzina, collegamenti telefonici, noleggio di natanti, casse mortuarie, mobili e, tanto per fare un esempio, persino delle cucine economiche. Pare che i tedeschi tenessero molto al rifacimento di alcune strutture del porto, e non, come pensavo, a costruire tunnel nel monte Conero. Almeno nei primi mesi, pagarono ciò che utilizzavano con dei buoni, proprio come i buoni pasto di oggi. Oppure con dei visti, oppure requisivano materiale e ne dichiaravano loro stessi il valore reale. Un manifesto della prefettura faceva sapere che sarebbe bastato presentare prova del passaggio di quei soldati e la Repubblica di Salò avrebbe erogato rimborsi. Tra settembre e dicembre furono infatti rimborsati ai commercianti e ai cittadini oltre 36 milioni di vecchie lire, che erano tanti soldi nel 1943.

lunedì 4 agosto 2014

"Uscita a ovest", via ai lavori da gennaio 2015


La notizia era attesa da almeno dieci anni. I lavori per l'uscita dal porto di Ancona si faranno, come prevedono i recenti accordi pubblicati da tutti i quotidiani. E il via è imminente: si partirà il prossimo inverno. Infatti basta andare sul sito della ditta Impregilo per trovare un'ampia scheda di questo appalto, con tutti i dati. L'unica nota stonata è che i lavori, previsti da gennaio 2015, si protrarranno per ben 72 mesi, il che vuol dire fino a gennaio 2021. Cioè per ben sei anni, che non sono pochi. Chi vive ad Ancona sa che le grandi opere in quelle zone vengono completate con lentezza avvilente. L'Asse nord-sud di Longarini restò per tanto tempo con i piloni della sopraelevata costruiti a metà. La galleria San Martino tra il progetto e la consegna ha impiegato vent'anni a vedere la luce. I soldi pubblici nelle Marche non arrivano mai. La speranza è che questa volta l'appalto statale dell'Anas vinto dalle ditte Impregilo, Astaldi e Pizzarotti almeno venga rispettato. Del resto anche la ditta Pizzarotti nomina sul suo sito la realizzazione dell'uscita a ovest da Ancona. Ma sappiamo bene la storia di quest'ultima azienda parmense, condannata durante Tangentopoli per le mazzette di Malpensa 2000. Comunque, se tutto andrà come il sito di Impregilo annuncia, questi saranno i dati tecnici dell'"Uscita a Ovest" di Ancona: 7 chilometri e mezzo di lunghezza, di cui 3 di distanza dalla statale Adriatica, due viadotti principali per un chilometro e 200 metri di lunghezza, uno svincolo con pedaggio, due svincoli "aperti", due gallerie naturali di quattro chilometri e 200 metri, un centro di manutenzione e un centro servizi; e infine è previsto anche un parcheggio scambiatore multipiano. Il costo totale sarà di 480 milioni di euro.

venerdì 1 agosto 2014

Dalla crisi del sistema alla caduta del Muro di Berlino


La crisi delle nostre aziende pubbliche, che ha portato alla scelta di privatizzare gran parte di esse, è stato un problema soprattutto economico. Ma quanto ha pesato la fine della dittatura sovietica sulla scelta di abbandonare il sistema delle Partecipazioni Statali? Quando l’ex Ministro del Tesoro Carli annunciò nel 1991 questo cambio di rotta, i paesi dell’Est stavano già passando dal dirigismo statale al libero mercato e questa, leggendo i giornali, sembrava la strada del futuro: il mercato unico europeo. Eppure in Italia sono mancate un’analisi della guerra fredda, un’analisi critica sul Partito Comunista, e una verifica sull’operato dei nostri servizi segreti. Non ce n’è stato il tempo, perché i cambiamenti sono stati accelerati a partire dal 1992 dai processi di Mani Pulite a Tangentopoli. Il pm Di Pietro ha indagato anche sulla Montedison, senza tuttavia far luce fino in fondo sul suo passato. Così è nata, in Italia, una nuova improbabile politica bipolare all’americana, che si è posta l’obiettivo di sanare i conti pubblici puntando sul settore privato, ma senza crederci fino in fondo e senza un progetto definito. La sinistra del PD, nata sulle ceneri del PCI, è riuscita nel 2002 a centrare l’obiettivo di entrare nell’euro e abbandonare la svalutata lira. Ma i problemi del deficit pubblico non sono mai stati risolti del tutto. Non solo. Si è fatta strada una strenua difesa del posto di lavoro pubblico e le aziende di Stato sono tornate ad aumentare di numero, senza un ministero adeguato e senza progetti politici. L’inflazione, spesso manovrata in passato sia da Mussolini, sia dai governi della Prima Repubblica, per favorire lo Stato e le aziende private ma a danno degli investitori, dal 2002 resta in costante aumento, senza che l’euro, la nostra nuova moneta, sia considerata debole sui mercati mondiali. Chi salverà gli italiani dall’aumento del costo della vita in un’Europa che si è avviata verso la deflazione?

giovedì 17 luglio 2014

L'attività radar del Monte Conero


Una risposta inviata da un utente del sito Nikemissile, accessibile solo agli iscritti di questo forum, conferma quanto avevo già anticipato. Nel Monte Conero è stata svolta dai militari un'attività di monitoraggio radar, simile a quella di cui ha parlato l'emittente Tv7 a proposito del Monte Venda, vicino Padova. La differenza tra le due basi consisterebbe, a mio avviso, nel fatto che probabilmente la base del Monte Conero ha ancora un'utilità nell'ambito del progetto Echelon, visto che l'utente di internet parla di un collegamento con Ponte Galeria. Ricorderete infatti che quest'ultima è la sede del Centro Intelligence Interforze, base romana dalla quale secondo il sito Gr.net verrebbero spiati molti computer e telefoni privati.

Un doppio tunnel nel Monte Conero?


Esisterebbe sul Conero un doppio tunnel: uno nella zona militare alta, lungo 800 metri, l'altro tra Poggio e Massignano, che io stesso ho fotografato da Google. Pare che si sia addirittura discusso di convertire l'area in museo archeologico, ma leggo tutti i giorni i quotidiani di Ancona e non mi risulta che questo dibattito pubblico sia effettivamente avvenuto. Un'altra curiosità viene dalla storia di G. G., l'ecologista arrestato nel 1984 per spionaggio con altre due persone. Ebbene, la vicenda pare si sia chiusa dopo ben 22 anni! Il processo d'appello degli ecologisti avrebbe avuto luogo nel 2006, con il proscioglimento degli imputati. Va bene la lentezza della giustizia, però qualcosa di strano c'è, non siete d'accordo?

Come approfondire gli argomenti del mio blog?


E' molto semplice. Ci sono due modi. Il primo è quello di acquistare online i miei mini libri in vendita in e-book su Amazon. Le vetrine all'interno delle quali potete navigare e leggere dei brevi riassunti del contenuto sono disponibili a questo indirizzo:

http://www.amazon.it/s?_encoding=UTF8&field-author=Massimo%20D%27Agostino&search-alias=digital-text





sabato 28 giugno 2014

Quel morso al dito durante Milan-Bologna


L'Uruguay nel momento in cui scrivo questa notizia sta per scendere in campo contro la Colombia. Giocherà senza Suarez, perché il suo morso alla spalla di Chiellini è diventato un caso internazionale e la Fifa non glielo ha perdonato. Ma la stessa cosa era avvenuta nel 1962 nella nostra serie A. Alcuni anni fa, in una intervista esclusiva, Edmondo Lorenzini si era soffermato sul suo insano gesto ripercorrendo con me la sua carriera. Aveva raccontato che in un contrasto, durante un Milan-Bologna, dette un morso al dito del brasiliano del Milan Del Vecchio e che Altafini non la prese bene, accostando l'aggressore a un cane. Le testuali parole rilasciate durante un'intervista furono: "Il Bologna ha giocato con dieci uomini più un cane, Lorenzini". Pare che lo stesso Altafini temesse molto questo arcigno difensore anconetano e non volesse più incontrarlo dopo quel fattaccio. Cercando conferme nell'archivio de La Stampa riaffiora un articolo del 4 novembre 1962. Il giornalista scrisse: "Possibile anche l'assenza del nuovo rossonero Del Vecchio, che durante la notte non riesce a dormire a causa delle fitte dolorose al dito addentato dal bolognese Lorenzini (il capitano del Milan Maldini rese subito edotto l'arbitro Janni dell'accaduto; ma non si sa se il morso figurerà sul referto arbitrale)."

sabato 21 giugno 2014

Un pugno di voti per il Senato


I nuovi senatori, il cui numero viene ridotto a cento, saranno scelti d'ora in poi tra i sindaci, che per governare nei loro piccoli territori non hanno bisogno di molte preferenze dei cittadini. Cioè verranno eletti non attraverso il suffragio universale, bensì dai consigli regionali, se ho ben capito. Tutto questo viene annunciato proprio a pochi giorni da quando il capo dei camorristi, Iovine, ha dichiarato ai magistrati che molti sindaci erano soggetti al potere delle bande della camorra. Non solo, la riforma mette l'elezione dei nuovi senatori nelle mani dei consiglieri regionali, dopo che per mesi sui quotidiani avevamo letto che quegli stessi consiglieri spendevano alla boutique o al ristorante i soldi dei contribuenti. Siamo sui livelli dei parlamenti farsa delle dittature, come quello cinese del 1982, o delle monarchie di tanti secoli fa.

domenica 18 maggio 2014

Vacanze gratis in Sardegna... ma solo per gli immigrati


Sta facendo il giro della rete il documento choc della prefettura di Sassari con il quale nel marzo scorso veniva ordinata l'ospitalità gratuita per 40 immigrati fino a fine giugno. Albergo, vitto, costo dell'alloggio, e persino servizi come la "gestione amministrativa", i prodotti per l'igiene, la biancheria nuova, e le ricariche per il cellulare. L'Italia dipinta dal prefetto di Sassari può diventare una nuova "terra promessa", per la quale varrebbe la pena di rischiare la vita. Questi 40 sono più belli degli altri? Tra di loro c'è per caso una nuova "Ruby"?


giovedì 24 aprile 2014

L'ombra dello stalinismo sulla morte di Mattei


Enrico Mattei fu l’artefice, alla fine degli anni ‘50, di un esperimento di politica economica ambizioso e coraggioso, che forse gli costò la vita. Riprendendo l’Agip di Mussolini e promuovendo la nascita di un ente statale che gestisse le risorse petrolifere in Italia, ossia l’Eni, Mattei attuò una politica filo-sovietica, dirigendo un’azienda statale in regime economico di monopolio; un’azienda pubblica che per giunta funzionava. Quel miracolo si dissolse con la morte del dirigente marchigiano, forse per un attentato progettato dai servizi segreti francesi, il 27 ottobre del 1962 a Bascapè, quando l’aereo presidenziale urtò nell’atterraggio alcuni alberi e prese fuoco. Prima ancora di Mattei erano stati i padri fondatori della Democrazia Cristiana a credere nel rilancio dell’economia italiana su basi nuove rispetto al Fascismo. In un incontro a Camaldoli, durante la seconda guerra mondiale, Aldo Moro e altri leader della DC lanciarono l’idea di ricostruire l’Italia attraverso un anticapitalismo cattolico di solidarietà sociale. Nacque così un compromesso tra più forze politiche, in particolare democristiani e socialisti, che trovò il punto di incontro nella conservazione dell'Iri, un ente pubblico di gestione di aziende inserite nel libero mercato, e la nascita di nuove realtà come l’Eni (l'azienda monopolista di Mattei), l’Efim (ente di gestione), e soprattutto l’Enel (azienda monopolista). Si può dire che la morte di Mattei pose fine al boom economico e da quel momento gli enti di Stato passarono, dall’essere il traino dell’economia, a erogatori di finanziamenti occulti, i cosiddetti oneri impropri, e strumento di costruzione del consenso dei politici. Questo deterioramento della politica economica italiana viaggiò parallelamente alla crescita in Italia del Partito Comunista, che, secondo uno studio della sinistra rivoluzionaria, sembrava guardare con favore allo sviluppo di un capitalismo di Stato in chiave antistatunitense. La DC cercò di contrastare un possibile deragliamento verso il collettivismo attraverso la politica neocapitalistica del direttore della Banca d’Italia, Guido Carli, che portò alla scalata dell’Eni alla Montedison tra il 1968 e il 1969, con la finalità di tutelare il capitale privato.

mercoledì 16 aprile 2014

Donne nude nel "Parlamento" italiano?


Il Cavaliere avrebbe avuto la brillante idea di istituire a Villa La Certosa, in località Punta della Volpe, in Sardegna, una "sede alternativa di massima sicurezza per l'incolumità del presidente del consiglio, dei suoi familiari e dei suoi collaboratori e per la continuità dell'azione di Governo". Un fatto confermato da un documento del Copasir, il quale, oltre a ricordare la funzione istituzionale della zona, faceva cenno qualche anno fa al Segreto di Stato opposto da Gianni Letta contro un'indagine che la Procura di Tempio Pausania stava tentando di avviare, nel 2005, su questa imperiale villa al mare. Ma in questo documento manca proprio il nome di Berlusconi. Inoltre secondo Wikipedia, Berlusconi non avrebbe Villa La Certosa, bensì Villa Certosa, che si trova a Porto Rotondo, una frazione di Olbia, nei pressi di Punta Lada. 

sabato 12 aprile 2014

La via parallela che porta a De Morpurgo Varzi


Uno degli azionisti di maggioranza della Banca Commerciale di Lugano nei primi anni '80 era Domenico De Morpurgo Varzi. Fu fatto il suo nome sui giornali svizzeri (il Corriere del Ticino) nel momento in cui la BCL si apprestava ad allargare la sua influenza anche su Zurigo, il 3 ottobre del 1985. Potrebbe aver lavorato al fianco di Rovelli, per poi essere sostituito dall'industriale solbiatese al vertice del consiglio di amministrazione quando fu il momento di inglobare la Banca Rasini, nel 1984. Ma c'è anche una storia di Tangentopoli che lo riguarda. Stando infatti alle accuse del finanziere italiano Florio Fiorini, direttore dell'ENI che fu arrestato a Ginevra nel febbraio del 1993, De Morpurgo Varzi lo avrebbe ricattato chiedendogli molti soldi, circa 6 miliardi di vecchie lire, per non rivelare i segreti del "Conto Protezione". Era la cassaforte della Loggia P2 di Licio Gelli, il conto bancario svizzero le cui tracce furono trovate dai magistrati a casa del "Venerabile".



Il triangolo Rovelli-Savoia-Svizzera


Nino Rovelli aveva costruito un impero finanziario parallelo in Svizzera, non solo a Lugano ma anche a Ginevra. La notizia era uscita in Italia nel 1987, sul periodico Il Mondo, ed era rimbalzata rapidamente oltralpe. Rovelli controllava sia la Banca Commerciale di Lugano, sia la Worms e la Atlantis di Ginevra. La novità è che da questo indizio è stato possibile scoprire, andando a scavare nell'emeroteca di Lugano, un intreccio che da Rovelli porta fino al principe Vittorio Emanuele di Savoia. Il fulcro degli affari di Rovelli sarebbe proprio la Banca Commerciale di Lugano. Secondo un articolo dell'11 maggio 1984 uscito sul Corriere del Ticino fu controllata fin da quel primo periodo da Nino Rovelli, ed ebbe in Vittorio Emanuele di Savoia un finanziatore e collaboratore d'eccezione. Il principe avrebbe lavorato alla BCL negli anni '60 come esperto di borsa. La storia di questo gruppo entrò nelle cronache italiane verso la metà degli anni '80, quando la Banca Commerciale di Lugano acquistò (nel 1984) la maggioranza delle azioni della Banca Rasini, un istituto bancario su cui la magistratura italiana aveva indagato nel 1983 per il sospetto che al suo interno si nascondessero i soldi e i traffici della mafia; quella dei "Colletti Bianchi" di Milano, facente capo tra gli altri anche a Vittorio Mangano, amico di Marcello Dell'Utri e stalliere di casa Berlusconi.




martedì 8 aprile 2014

Ecco l'origine delle nostre aziende pubbliche


Le circa 7000 aziende pubbliche di cui si parla in Italia vengono da molto lontano. I primi isolati esperimenti avvennero a fine '800, quando il nuovo stato unitario intervenne con fondi pubblici nella gestione della cantieristica navale, delle ferrovie e delle acciaierie. Ma fu il Fascismo, per cause di forza maggiore, a dover ricorrere a questo tipo di politica economica. Accadde dopo la grande crisi del 1929, quando banche e industrie si trovarono in difficoltà e la dittatura intervenne creando degli enti di salvataggio: l’IRI, che avrebbe dovuto sanare e rivendere ai privati le aziende in crisi, e l’IMI, una banca erogatrice di fondi pubblici. Nel 1926 era già nato un ente statale per la ricerca del petrolio: l’Agip. Poi con la politica economica di Alberto Beneduce, ex antifascista e consigliere di Benito Mussolini, dal salvataggio si passò a una pianificazione aziendale dello Stato. Ciò si verificò nel momento in cui, nel 1937, l’IRI divenne un ente permanente e il Fascismo prese la strada dell’autarchia. Queste notizie, che in gran parte provengono da un bellissimo libro di Ernesto Cianci sulla nascita dello stato imprenditore, non sono però sufficienti a offrire un quadro politico completo. Il concetto delle nazionalizzazioni, più che al Fascismo, il quale credeva, in una sua prima fase, nell’impresa privata e nel corporativismo, ci porta verso Marx ed Engels. Essi infatti erano convinti che la via verso il comunismo passasse attraverso la statalizzazione delle industrie e la distruzione dello Stato borghese, reso ormai inutile dalla rivoluzione proletaria. Durante la guerra fredda i paesi sotto l’influenza dell’URSS realizzarono, anche se solo in parte, questo programma.

domenica 23 marzo 2014

Privatizzazioni? E' caduto il muro di Berlino


Il Ministro dell'Economia Padoan annuncia nuove privatizzazioni di aziende pubbliche. Ma chi ha voluto in passato le aziende pubbliche? La risposta è in un libro del 1989, l'anno della caduta della Cortina di Ferro. Arrigo Cervetto nel suo "Il ciclo politico del capitalismo di stato, 1950-1967" ha scritto a pagina 162: "Il PCI è il movimento politico sostenitore della economia capitalistico-statale. In questo senso è da intendere perciò il riformismo del PCI: come azione politica tendente a riformare il capitalismo privato in una forma superiore di capitalismo statale. [...] L'essenza stessa della ideologia e della politica del PCI poggia su una naturale base imperialista sovietica e ne esprime gli interessi e le esigenze". Erano le conclusioni sull'ottavo congresso del Partito Comunista dell'anno 1957. Il dirigismo comunista si allineava alle scelte della Democrazia Cristiana, in quello che potremmo definire il primo vero compromesso storico italiano. Nel 1993 un referendum ha abolito il Ministero delle Partecipazioni Statali. Eppure poche aziende pubbliche sono state realmente cedute.

domenica 16 marzo 2014

Il tentativo di ricostituire l'idea fascista


Troppi elementi portano verso la strada di una ricostituzione di un unico partito in Italia. Uno dei più gravi è la legge Italicum, la quale contiene due norme antidemocratiche (le ho lette su panorama.it). La prima è la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento troppo alta, che è stata sottovalutata quando in passato era prevista intorno al 4%. Oggi spaventa perché a rimanere fuori da Camera e Senato saranno tutti i partiti che non raggiungeranno l'8% da soli, oppure il 12% in coalizione. La seconda norma è quella del premio di maggioranza: 340 seggi in palio per chi raggiunge il 37% dei voti. Il legislatore dimostra di aspirare a un Parlamento con un grande partito in grado di governare da solo, che sia superiore anche alla Democrazia Cristiana dei tempi migliori.

martedì 4 febbraio 2014

Roma-Parma: il match proseguirà dopo due mesi?


La Gazzetta dello Sport spiega che il recupero di Roma-Parma partirà dallo 0-0. Questo il titolo di oggi: "Roma-Parma rinviata per impraticabilità di campo: 8'20'' di non gioco, si ripartirà dallo 0-0". Non è ancora chiaro se Roma-Parma del 2 o del 9 aprile sarà una nuova partita o la prosecuzione della precedente. Per Yahoo sembra invece tutto deciso: non ci sarà una nuova partita, nonostante nelle immagini della Rai l'arbitro abbia chiaramente fischiato la fine dell'incontro. Scrivono infatti: "La prosecuzione di Roma-Parma, gara interrotta domenica dopo 8' del primo tempo per impraticabilità del campo è stata disposta per il 2 o 9 aprile, a seconda dell'andamento in Europa League della Lazio. Lo ha ufficializzato la Lega di serie A con una nota." Se di prosecuzione si tratterà, è chiaro che la partita sarà la somma dei due differenti momenti di gioco, inclusi gli 8 minuti e 20 secondi della gara disputata sotto la pioggia. Ma come faranno le due squadre, in un lasso di tempo così ampio (mancano più di due mesi), a garantire che in campo, panchina inclusa, scenderanno gli stessi giocatori della prima gara? Come si farà con gli eventuali infortunati, squalificati, o giocatori nel frattempo ceduti ad altre formazioni? Si pensi ad esempio al Sassuolo: cosa sarebbe successo se gli emiliani avessero dovuto recuperare adesso un match di dicembre, ora che mezza squadra è costituita da altri giocatori? La norma fantasma sui recuperi, che ora risulta cancellata e che non necessariamente aveva a che fare con la regola numero uno del calcio sui terreno di gioco, resta a mio avviso un mistero.

domenica 2 febbraio 2014

Recuperi delle partite di calcio: l'AIA corregge il regolamento


Per Roma-Parma, sospesa oggi all'8' del primo tempo per la pioggia, si tornerà alle vecchie regole della ripetizione della gara? L'AIA sembra si sia accorta del qui pro quo che era emerso sfogliando il manuale delle regole del calcio del 2011. Cosa era accaduto? Che negli ultimi tempi le gare di serie A e B non venivano più rigiocate, come era chiaramente scritto nello stesso regolamento del 2011 a pagina 90, e come i molti precedenti facevano supporre, bensì venivano fatte proseguire dal minuto dell'interruzione. Un clamoroso errore? E' quanto in alcuni precedenti post avevo ipotizzato. In realtà, leggendo non solo la regola numero 7, relativa alla durata di una gara, ma anche la numero 1 che riguarda il terreno di gioco, si scopriva che vi erano anche altre norme sulla prosecuzione della partita, quando questa non fosse stata interrotta per motivi disciplinari. Dunque vi erano nel regolamento del calcio del 2011, presente sul sito dell'Associazione Italiana Arbitri, delle palesi contraddizioni. Si trattava, nel caso della Regola numero 1, di un cambiamento improvviso? Beh, sicuramente non era stato ben pubblicizzato, tant'è che nel regolamento del 2013 questa novità è incredibilmente sparita! Ebbene sì, come per magia a pagina 19 è cambiato il paragrafo numero 4 e non c'è più il riferimento al recupero delle partite, che seguiva le norme sull'impraticabilità del terreno di gioco. Mentre rimarrebbe sempre la norma di pagina 90, che impone di rigiocare le partite sospese definitivamente. Del resto, se di novità si trattava, questa regola della partita suddivisa in più tronconi aveva prodotto più che altro confusione: in Pescara-Livorno 0-2, della serie B 2011-12, il giocatore Dionisi aveva segnato un gol nella prima frazione, per poi accomodarsi in panchina nella prosecuzione della gara e rientrare in campo successivamente. Ora cosa dobbiamo attenderci?