domenica 12 giugno 2022

Il riscaldamento globale salverà la terra

 Il riscaldamento globale salverà la terra. Questo era, in sintesi, il pensiero di Svante Arrhenius, considerato il più grande, se non l’unico studioso del cambiamento climatico causato dall’anidride carbonica.

Arrhenius fu un chimico e fisico svedese vissuto tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Fu premio nobel nel 1903 per le teorie legate al trasferimento degli ioni nell’elettricità. Ma i climatologi lo hanno preso come punto di riferimento soprattutto per la sua spiegazione del cambiamento climatico dovuto all’aumento delle combustioni.

Ne parlai mesi fa con il professor Piero Lionello della CMCC Foundation Italia, il quale, alla mia richiesta di poter leggere studi di fisica dell’atmosfera che spiegassero l’interazione dell’anidride carbonica con la circolazione dei venti, rispose citando questo studioso svedese. Al che rimasi meravigliato che non emergesse uno studioso recente, bensì un uomo di fine Ottocento!

In realtà, neanche Arrhenius soddisfa la mia curiosità di conoscere le capacità della CO2 di agire sulla circolazione atmosferica. Non dice nulla di nuovo, rimanendo sul livello teorico chimico e fisico ed enunciando quanto leggiamo da decenni sui giornali. E’ tuttavia la teoria originale, l’unica che porti una firma prestigiosa, e valeva la pena andarla a cercare. Mi sono scaricato dal sito liberliber, che ringrazio, il testo divulgativo più famoso dello scienziato, intitolato: “Il divenire dei mondi”.

Si tratta di un testo che definirei di geografia astronomica, un'enciclopedia del sapere scientifico di stampo illuministico, redatta con molta cura, tante illustrazioni, con continue citazioni di studiosi da cui l'Arrenhius traeva spunto per i suoi saggi. Magari i nostri attuali sostenitori del cambiamento climatico lavorassero così!

La teoria, sebbene tratti in maniera generica l'azione dell'anidride carbonica nell'atmosfera, è convincente. Gli scienziati osservarono significativi aumenti della temperatura media della terra in concomitanza con l’aumento delle combustioni dei carburanti, così come delle eruzioni vulcaniche.

La combustione finirebbe con il superare nel corso del tempo la capacità della natura di assorbire la CO2 prodotta in eccesso e si accumulerebbe così nell’atmosfera del calore in eccesso.

Va chiarito anzitutto un equivoco, generato dalla superficialità di chi gestisce oggi l’argomento. La temperatura della terra non la si ricava affatto con facilità! Il perché lo spiegava lo stesso Arrhenius: “Se la terra non avesse atmosfera, o se questa fosse perfettamente trasparente, si potrebbe calcolare facilmente la temperatura media della superficie terrestre.” Invece andrebbero presi in considerazione tutti gli elementi dell’atmosfera che concorrono a questo difficoltoso calcolo. Servirebbero simulazioni e prove sul campo - aggiungiamo noi - prima di poter affermare che un determinato provvedimento politico (vedi il blocco totale dal 2035 delle automobili con motore a scoppio) abbia effetti benefici.

Resto a bocca asciutta sotto l’aspetto meteorologico. Come interagisce questo surplus di calore in relazione agli eventi climatici come piogge, nevicate, nebbie, o nei periodi di siccità? Non ho trovato alcun riferimento all’interno del testo. Anzi, l’Arrhenius parla di piogge soprattutto in presenza di macchie solari, che è ben altra cosa.

Ma ciò che differenzia Arrhenius dai climatologi attuali è l’assoluta mancanza di allarmismo e di catastrofismo nei suoi scritti. Si guardi ad esempio la conclusione cui giungeva Arrhenius, il quale vivendo in un'epoca caratterizzata da inverni gelidi, sperava addirittura che la combustione potesse creare un ambiente più vivibile per l'uomo! E in effetti per certi versi è così che sta andando, con inverni sicuramente più sopportabili anche in aree un tempo inaccessibili. Se tornassimo agli inverni pazzeschi dell'800 vorrei vedere quanti climatologi farebbero i salti di gioia! Ecco le esatte parole di Arrhenius.

"Si odono spesso lagnanze sul fatto che i tesori di carbone ammucchiati nella terra sono usati dalla generazione presente senza pensare all’avvenire; e spaventano le terribili devastazioni di vite e di proprietà, che seguono alle violente eruzioni vulcaniche. Può riuscire in certo modo di conforto che, come in tante altre cose, anche qui non c’è danno che non abbia il suo vantaggio. Per azione dell’aumentata quantità di acido carbonico dell’aria, speriamo di avvicinarci un po’ per volta a tempi di condizioni climatiche più uniformi e più buone, specialmente nelle parti più fredde della terra; a tempi in cui la terra possa portare messi aumentate molte volte, a vantaggio del genere umano rapidamente crescente."

Mi si potrà obiettare che a inizio Novecento Arrhenius non immaginava la diffusione attuale delle automobili. Eppure le conosceva già e ne sapeva le caratteristiche. Eppure... Arrhenius resta l’unico punto di riferimento dei climatologi odierni. Se cominciassimo a contestarlo dove andremmo a finire?

Al contrario, un adattamento al cambiamento climatico potrebbe essere quello di sfruttare nel nord Europa quei periodi di temperature più miti per modificare le colture agricole - proprio sulla scorta di quanto scritto dallo scienziato svedese. Ma servirebbero altri studi, continui approfondimenti, e la condivisione degli stessi con tutti i cittadini. Che è ben diverso dal provocare e anzi incentivare le proteste e i disordini cui assistiamo ogni giorno grazie ai tanto decantati Extinction Rebellion di Greta Thunberg.

Un discorso a parte, certamente, lo meriterebbero le eccezioni: periodi prolungati di siccità, peraltro in limitate zone, provocati dalla notevole attività del Vortice Polare e al contempo - mi riferisco sempre e solo agli inverni recenti - la concentrazione dei fenomeni nevosi o estremi nel Nord America e delle piogge torrenziali in Asia. Ma questa è un’altra storia.