lunedì 27 febbraio 2017

Antonio Di Pietro e quel fascicolo del giudice Palermo


A ben guardare gli articoli che uscirono dal 1994 al 1996, c’è un momento nel quale le vicende del giudice Di Pietro ricalcano quanto accadde a Carlo Palermo. Ed è l’inchiesta sulle attività del partito socialista in Africa. Secondo quanto scrisse Giovanni Bianconi il primo marzo del 1996 su La Stampa, fu proprio Mach di Palmstein a lanciare le prime pesanti accuse contro il giudice più famoso di Mani Pulite. “Tonino” Di Pietro si stava avvicinando a grandi falcate verso gli affari di Bettino Craxi nel Terzo Mondo. Era l’agosto del 1994. Tramite l’Interpol aveva sbattuto in cella Mach di Palmstein, mentre a Parigi era ospite dell’attrice Domiziana Giordano. Ma quando in Kenya si accingeva ad arrestare anche l’ex agente dell’Ina di Milano, Gianfranco Troielli, che era un altro nome noto dell’inchiesta del giudice Palermo, i servizi segreti fecero sfumare l’operazione con una soffiata. A quel punto partì un’attività di dossieraggio su Di Pietro con l’unico fine, non certo di fare giustizia, bensì di eliminare dalla scena con delle rivelazioni scandalose colui che veniva considerato il principale nemico dei socialisti. Tutto questo venne appurato dal Copasir, il comitato di controllo del parlamento sui servizi segreti, e reso noto tra la fine del 1995 e il 1996.

sabato 25 febbraio 2017

Fassino: “Sofri fu il mediatore dei ceceni”


Vi furono contatti tra l’ex leader di Lotta Continua, Adriano Sofri, e i terroristi ceceni nel periodo dei rapimenti? Secondo un esponente del governo italiano del 1997, sì. Lo si legge in un documento parlamentare disponibile sul web. Il sottosegretario agli Affari Esteri Fassino, rispondendo a un’interrogazione di Alleanza Nazionale, scrisse che Adriano Sofri, in maniera del tutto indipendente dalle attività del governo, si era attivato per far liberare sia i tre volontari rapiti nell’autunno del 1996, sia il fotografo Mauro Galligani. Come è possibile che Adriano Sofri, che in tanti, me compreso, vorrebbero innocente nel caso-Calabresi per il quale venne condannato nel 1988, sia coinvolto nella sporca vicenda della guerra cecena?

mercoledì 22 febbraio 2017

Il governo Prodi pagò i terroristi ceceni?


Il riscatto di 300mila dollari, di cui parla nel suo libro Paul Klebnikov, fu pagato per tre cooperanti di Intersos? E’ l’ipotesi più probabile che ci è stata suggerita per telefono dal fotografo Mauro Galligani, che venne rapito a sua volta nel febbraio 1997. Galligani ha confermato più o meno la storia che abbiamo letto sulla Stampa. Con dei dettagli in più sulle trattative per liberarlo. Se ne occupò un giornalista italiano, Fausto Biloslavo. E un riscatto, ci riferiamo a Galligani, ci fu. Molto alto. "Lo pagarono davanti a me", ha specificato. Ma non fu il governo italiano. Si parlò come sappiamo anche di Adriano Sofri nel ruolo di mediatore. Su questo tuttavia il fotografo non ha voluto dirci di più. Sofri in realtà partecipò alla liberazione degli altri italiani rapiti, i tre coopoeranti che i ceceni tennero segregati per due mesi nell’autunno del 1996. Li liberarono a fine novembre del 1996. Si chiamavano Sandro Pocaterra, all’epoca 41enne di Ferrara, Giuseppe Valenti, 61 anni di Catania, e Augusto Lombardi, romano di 36 anni.

La madre delle tangenti conduceva alle armi


Armi in cambio di droga, grazie alle tangenti pagate al partito socialista di Bettino Craxi. Era probabilmente questa la madre di tutte le tangenti, di tutte le trame sporche della prima repubblica. Venne scoperta nei primi anni ‘80 dal giudice Carlo Palermo, ma fu subito insabbiata.
E’ la Tangentopoli che nessuno ha voluto smascherare fino in fondo, che rientra perfettamente nello scenario da guerra fredda che ho ricostruito in questi anni parlando dei fondi neri della Montedison. Probabilmente c’entrava anche quest’ultima nei traffici con l’estero. Infatti l’anello di congiunzione tra l’azienda leader della chimica, con sede a Foro Bonaparte, e il partito socialista era un faccendiere di cui si parlò anche nell’era di Mani Pulite. Si chiamava Ferdinando Mach di Palmstein. Fu il mediatore di un affare che fece pervenire nelle casse del partito socialista iberico e italiano circa 50 miliardi di lire. Scopo di quell’operazione era far acquistare alla Montedison di Schimberni un’azienda farmaceutica spagnola per un prezzo di molto superiore alle cifre di mercato, la cui parte eccedente doveva finire al PSI.

domenica 19 febbraio 2017

Gravissimi sospetti sull'ex governo Prodi


Accuse molto precise
contro il centro-sinistra italiano del 1996 sono presenti nel libro di Paul Klebnikov "Godfather of the Kremlin". Secondo queste notizie, il nostro Governo, nell’autunno di quell'anno, pagò un riscatto di 300mila dollari per il rilascio di un fotografo italiano rapito dai ceceni. Klebnikov non aggiunge altro sull’episodio, ma in una nota a fine capoverso afferma di aver ricevuto questi dati dal Dipartimento di Stato statunitense. Il libro come sapete fu pubblicato tra il 2000 e il 2001 ma non venne mai tradotto in italiano, fatto inusuale e gravissimo. Per saperne di più è molto importante il contenuto delle righe successive. Klebnikov, giornalista americano che fu assassinato nel 2004 a Mosca, dove lavorava come corrispondente per Forbes, afferma che il mediatore che avrebbe lavorato nell’ombra in tutti i rapimenti messi in atto in Cecenia in quel periodo fu sempre lo stesso. Si trattava di Berezovskij, il tycoon dal doppio passaporto russo-israeliano che in seguito fuggì in Gran Bretagna per contrasti con il governo russo di Putin. Per Klebnikov, Berezovskij non era altro che un faccendiere, mandante di svariati omicidi, al servizio del governo corrotto di Yeltsin, intento a raccogliere miliardi di fondi neri nei paradisi fiscali. Berezovskij viene definito proprio “il banchiere dei ceceni”. Il terrorismo ceceno era legato anche al fondamentalismo islamico.

sabato 18 febbraio 2017

Magistrato militare spiava un dipendente


Palesi e maldestre violazioni della privacy da parte dei tribunali militari. E' quanto denunciano alcuni cittadini per un caso capitato recentemente a Verona ai danni di un dipendente civile del Ministero della Difesa.
La lettera che e' pervenuta a chi vi scrive su questo blog parla in pratica di pressioni psicologiche dei magistrati militari affinche' il dipendente veronese non si assentasse dal lavoro. 
Pare che vi sia stato un contatto telefonico tra questo magistrato del tribunale militare di Verona e il medico curante del dipendente. L'accusa verte sul fatto che la telefonata avesse lo scopo di fare pressione sul medico onde indurlo a non concedere ulteriori assenze al dipendente. Il magistrato avrebbe comunicato al dottore che il suo paziente svolgeva altre attivita' del tutto irrilevanti rispetto alla malattia medesima. Di fatto il tutto sarebbe stato finalizzato a intimorire il sanitario ventilando ogni azione anche nei suoi confronti oltre che contro il dipendente. In poche parole, una vera e propria indagine non prevista da alcuna norma italiana.
Ma il magistrato del tribunale di Verona si sarebbe spinto oltre, secondo la denuncia, nella sua azione di pressione. L'ufficio avrebbe trasmesso indebitamente ad altri uffici, quali la Procura di Verona, la Corte militare d'appello e il Consiglio della magistratura militare, i quali non detenevano titolo alcuno a tale comunicazione, dati sensibili contenuti nel casellario giudiziale. Si tratterebbe di un trattamento di dati che viola "i principi di pertinenza e non eccedenza". Di fatto - lamentano i cittadini che ci hanno contattato - non c'era finalità istituzionale che giustificasse una tale comunicazione di dati giudiziari e quindi delicati e sensibili!
Questi atti, sempre secondo la denuncia, denoterebbero l'evidente "supponenza" dei vertici dell'ufficio del tribunale militare, il quale, ritenendosi non sanzionabile e quasi "onnipotente", opererebbe con aperta disinvoltura con i dati personali dei propri dipendenti, sfruttandoli e diffondendoli a proprio vantaggio. La finalita' anche in questo caso, sarebbe quella di ingenerare timore nei dipendenti e rafforzare il potere sui medesimi, dimostrando che (quasi) tutto può e gli è concesso. 
Un'ulteriore prova che tutto cio' sia in aperta violazione delle regole sulle privacy consisterebbe negli interventi effettuati dal Garante, il quale pare che abbia censurato per ben per quattro volte questo ufficio militare.

martedì 14 febbraio 2017

Fini indagato, la procura difende i suoi interessi


Gianfranco Fini, storico leader di Alleanza Nazionale, è indagato. Lo abbiamo letto su tutti i giornali. Il reato che gli viene contestato dalla magistratura è ben spiegato dal Fatto Quotidiano: aver sottratto soldi allo Stato, grazie alla moglie, per creare società private con cui comprare case di lusso a Montecarlo. Sarà vero? Forse è vero. Che cosa sta succedendo però realmente nella politica? E' sufficiente cercare su internet la Global Starnet, la principale azienda citata nelle notizie. Secondo un articolo dell'Espresso, l'imprenditore catanese Corallo era stato arrestato su ordine della procura di Roma per non aver pagato le tasse sui proventi della gestione delle macchinette per il videopoker. Le indagini su Fini rappresentano in pratica la seconda puntata del giallo. Nel comunicato della Global Starnet c'è scritto che l'attività aziendale andrà avanti come sempre. Al resto penseranno gli avvocati, come al solito. Probabilmente si è creato uno Stato nello Stato inaccessibile, pieno di soldi sporchi, all'interno del quale le leggi non vengono rispettate. I giudici che indagano da anni sulla corruzione vedono solo una piccola parte del problema. Il danneggiato da venticinque anni a questa parte è sempre lo Stato, non direttamente il cittadino. E' lo Stato Padrone in cui tutti sguazzano, da Fini a Berlusconi, a D'Alema, a Veltroni, a Grillo.

domenica 12 febbraio 2017

"Sino a quando il prepotere dello Stato sulle libertà?"


E’ mai avvenuta la defascistizzazione delle leggi italiane? Una sommaria ricerca d’archivio lascia supporre che un rinnovamento democratico della legislazione non c’è mai stato, o c’è stato soltanto in parte. Dopo aver dimostrato che alcune norme che vengono attuate in questi anni, in particolare nel delicato settore dell’immigrazione, derivano da antiche leggi della dittatura, ho cercato di fare il punto della situazione.
Non mi è facile affrontare questo tema, perché la giurisprudenza non è il mio settore preferito. Tuttavia dove i fatti storici e politici si intersecano con l’attività dei magistrati, forse qualcosa posso permettermi di dirla. Ebbene, una serie di articoli presenti dell’archivio del quotidiano La Stampa, firmati dall’esperto giornalista Francesco Argenta, ci permettono di provare ad abbozzare una storia della defascistizzazione delle leggi. Secondo Argenta il fascismo realizzò la bellezza di centomila leggi, tutte nate sotto forma di decreti legge, che freneticamente annullavano, volta per volta, i precedenti. Bisognava far presto a quell’epoca, e la mancanza di opposizione facilitava il compito del legislatore. Del resto, anche Montanelli nella sua storia del Novecento raccontava che, poco dopo la nascita della dittatura, ossia quando nel gennaio 1925 Mussolini riuscì a evitare l’accusa di aver ucciso l’onorevole Matteotti, il governo fascista fece approvare alla Camera un pacchetto di ben 2376 decreti legge.

sabato 11 febbraio 2017

Lo Stato parallelo delle leggi fascistissime


Due notizie di cronaca che ho sentito al TG1 mi hanno allarmato. Viene annunciato che il ministro dell’Interno Minniti concederà più margini di manovra ai sindaci contro gli atti vandalici. Come se tutti i giorni i sindaci si occupassero di giustizia. Spostiamoci ora a Genova. Pare che uno striscione dei manifestanti che protestano contro il convegno dell’ultradestra sia stato ritirato. E già qui ci sarebbe da inorridire. Viene annullata la libertà di espressione. Ma la giornalista ha aggiunto dei dettagli in più. Ha chiuso il pezzo spiegando che erano stati ritirati manifesti “antifascisti”. Tra questi oggetti proibiti - leggo meglio dal Giornale - vi erano “manichini appesi a testa in giù, striscioni con scritte come ‘Più fasci appesi’ e ‘Non faremo prigionieri’ trovati dalla polizia su un ponte.” Io mi chiedo una sola cosa: come si fa ad applicare un decreto del re di Savoia del 1931, che aggiornava una norma dello stesso periodo delle leggi fascistissime? Perché da qui nascono gli attuali provvedimenti sulle manifestazioni pubbliche e sull’immigrazione. Già solo il fatto che il prefetto nel fascismo aveva poteri giudiziari che nella repubblica non ha più avuto lascia intuire che il legislatore fosse consapevole dell'errore, ma nonostante ciò ha continuato ad aggiornare un gruppo di norme obsolete. Che non potevano essere estrapolate dalla loro collocazione storica: quella del delitto Matteotti e della nascita della dittatura fascista. Cioè leggi che abolivano tutte le libertà dei cittadini dopo la famosa apologia di Mussolini al Parlamento del gennaio 1925.

martedì 7 febbraio 2017

Romanisti in campo con farmaco per la rianimazione?


La sostanza dopante per la quale furono squalificati Peruzzi e Carnevale, la Fentermina, potrebbe appartenere a un farmaco che si usa soltanto per rianimare i pazienti. Questa terribile notizia la apprendiamo dalle dichiarazioni di un ex portiere che nel 1974 venne deferito alla disciplinare per un caso molto simile alla vicenda dei due ex romanisti.
Sandro Luciani, romano, classe 1951, venne trovato positivo in un controllo antidoping dopo Cosenza-Frosinone della stagione 1973-74. Gli riscontrarono tracce di Fentermina e Me-Fentermina. La partita finì 1-1 con belle parate, secondo le cronache, del portiere del Frosinone. Che era proprio Luciani, un portiere di riserva che disputò solo 5 partite in tutto il campionato.
Ecco come l’ex numero dodici ricostruisce a distanza di 43 anni quell’episodio poi risoltosi, a differenza dei due romanisti, con un’assoluzione.
Di che sostanza si trattava? “Che ricordi io - mi ha scritto sul Messenger Facebook - mi pare si trattasse di Viamina, un farmaco che di solito si usava in sala operatoria per rianimare i pazienti dopo l'intervento in anestesia totale. Alla disciplinare di Firenze mi difesi per bene, da solo, e credo di essere l'unico giocatore, trovato positivo al doping, a non aver avuto neanche una giornata di squalifica.” La storia infatti dice che venne aperta una breve inchiesta federale e il suo esito fu che il giocatore Sandro Luciani, che era stato indagato, non risultava punibile. Vennero colpiti la società e soprattutto il medico, squalificato per 9 mesi circa. Quattro milioni invece fu l'ammenda per il Frosinone Calcio.
All'antidoping vennero sorteggiati Spaziani e Jannarilli, mentre del Cosenza andarono a fare il test: Codognato (autore di uno dei due gol, l’altro fu di Massimo Palanca), Rigoni e Lualdi... giusto? “No all'antidoping venni sorteggiato io e Spaziani mi sembra, o forse Jannarilli, non ricordo...”
Quando lesse sui giornali che Peruzzi e Carnevale erano stati squalificati per la Fentermina cosa pensò? Che si trattava di un dimagrante? “Quando successe a Peruzzi e a Carnevale, allora medico della Roma era il dott. Alicicco che io avevo avuto per tre anni nelle giovanili della Lazio, pensai che fosse successo quello che era accaduto a me.”
Ma perché un portiere di riserva avrebbe dovuto sottoporsi a quel trattamento? “Questa che ora le dico è una verità che ufficialmente non è mai venuta a galla, alla luce del sole. In quegli anni che ero a Frosinone il medico sociale, che era il dott. B. un'istituzione a quei tempi, prima di alcune partite era solito fare delle iniezioni ai ragazzi più giovani, come me, che non si potevano permettere di fare domande. Non sapevamo cosa fosse e ci convincevamo che erano veramente dei "ricostituenti" come si diceva allora. Quel giorno, il 2 giugno 1974, a Cosenza mi ricordo che oltre a me, in albergo, fece la puntura anche ad altri tre o quattro ragazzi che sarebbero scesi in campo, sicuramente anche a Massimo Palanca, che era in camera con me.”
E poi? “Io poi incontrai sul treno per andare alla disciplinare di Firenze il dott. B., e dopo avergliene cantate di tutti i colori, dicendogli anche che avrei detto tutto, mi lasciai convincere a dire che mi ero sentito male tra il primo ed il secondo tempo, dato che quel giorno era molto caldo, e che lui mi aveva somministrato quel prodotto come cura, senza comunque sapere cosa fosse.”
Quindi lo sapeva che si trattava di un farmaco per la rianimazione... “No assolutamente, nessuno lo sapeva, io ho saputo di che farmaco si trattasse solo dopo aver avuto l'analisi clinica dal laboratorio di medicina legale di Roma.”
Perché fece quelle analisi? “Beh io fui convocato lì per le contro-analisi e lì venni informato della positività a quel prodotto mentre aprivano dinanzi a me la seconda provetta.”
Luciani gentilmente accetta la mia richiesta di amicizia su Facebook e mi invia la copia del giornale dell’epoca, Il Tempo, di quella famosa partita: Cosenza-Frosinone 1-1 del 2 giugno 1974. Il titolo era: “Frosinone imbattuto (Luciani para tutto)”. La firma del pezzo di Massimo Marino.
Luciani, lei quando lesse quel titolo pensò alla puntura che le avevano fatto? “Ma naturalmente si, ultimamente durante una cena tra ex ne parlavamo con Claudio Ingrassia (ex Roma) che in quella partita entrò nella ripresa nel Cosenza e che ancora oggi dice ‘hai preso venti calci d'angolo al limite dell'area di rigore’”.
Cioè? Cosa voleva dire? “Che effettivamente, oltre ad alcuni grossi interventi tra i pali, in quella partita ero uscito in presa su quasi tutti i calci d'angolo battuti da loro, anche fin quasi al limite dell'area di rigore, avevo una esplosività nelle gambe da paura.”
Avevo provato a intervistare Ranghino, un altro ex calciatore che fu sorpreso con la Fentermina, che aveva dichiarato come i due romanisti di aver preso il Lipopill. Ma Ranghino non ha voluto più parlare. “Naturalmente ho parlato con lei di questo argomento poiché già a Frosinone ne avevamo discusso lo scorso anno, con Massimo Palanca e gli altri, durante un raduno organizzato da alcune persone che curano dei siti web locali e con giornalisti della radio locale e della carta stampata. Ma è un argomento che non piace molto, dato che il medico di cui si parla ancora vive e ha un suo spiccato ruolo nella società frusinate (società intesa come habitat e non come squadra).
Per come la penso io il Lipopill è una copertura, contiene quella sostanza però è un farmaco che potrebbe passare come necessario per dimagrire e quindi trovare la giustificazione dei media e del pubblico. Ma la Fentermina è contenuta in molti altri medicinali.”
Non ho capito bene il momento in cui ha saputo che la Fentermina era contenuta in un farmaco della rianimazione della sala operatoria. Mi ha detto al momento delle contro-analisi, ho capito bene? Oppure molti anni dopo indagando per conto suo? “Ho saputo di cosa ero accusato a Firenze, quando andai alla disciplinare, credo fosse Luglio 1974, dal verbale che ne conseguì io lessi di cosa si trattasse e poi verificai che tipo di farmaco avevo assunto per via intramuscolare e dal mio medico curante venni a sapere che si trattava di un farmaco non in commercio nelle farmacie, ma che si usava in sala operatoria per rianimare i pazienti dopo un'anestesia.”
Certo, era ovvio che fosse così... C'è un referto medico e ci si può informare. Però perché il magistrato Guariniello non ci è arrivato? Bastava sequestrare i referti della Federcalcio... in fondo.
“Ci addentriamo in un ambito troppo complesso, che oggigiorno è ancor più peggiorato ed omertoso di allora, basta seguire quello che avviene nei settori giovanili delle società professionistiche, ma spesso anche nei dilettanti.”
In che senso è peggiorato?
“Sicuramente per il fatto che il calcio non viene più fatto e gestito da gente di calcio, ma da personaggi squallidi che girano per il paese cercando di portare questo o quel ragazzo in club professionistici a spese, piuttosto elevate, di genitori che pensano che il proprio figlio diventerà un campione con la complicità dei responsabili dei vari settori giovanili, che intascano in nero prebende extra solo per tenere in una rosa primavera, berretti o allievi nazionali elementi che non avranno futuro.”
Intanto continuano a riemergere dall’archivio altri casi relativi alla Fentermina, anche in questo caso associata alla Me-Fentermina (nel caso di Peruzzi e Carnevale si parlò solo di Fentermina, è bene precisarlo). Il 15 novembre 1970, dopo la partita di serie C Sottomarina-Triestina, venne trovato positivo il terzino della Sottomarina, Antonio Visentin, classe 1944 di Polesella (Rovigo), il quale fu deferito alla Disciplinare. 

domenica 5 febbraio 2017

"I terremoti di Ancona? Provocati da esplosioni"


Furono le trivelle dell’ENI a provocare il terremoto di Ancona del 1972? Ci sono scienziati che lo sostengono. E’ la terribile conclusione alla quale giunse un anconetano, Edoardo Boscarato, all’interno di un piccolo libro pubblicato nell’ottobre di quello stesso anno. La prova di un coinvolgimento dell’Ente nazionale, impegnato allora come oggi nella ricerca di idrocarburi nel sottosuolo, consisterebbe nelle dichiarazioni di uno scienziato, tale Bendandi, il quale al giornalista del settimanale ABC Valentini aveva affermato: “I miei strumenti hanno registrato a proposito del terremoto di Ancona, delle scosse del tutto particolari, simili a degli scoppi, come se fosse saltata un mina. Del resto, - proseguì Bendandi - anche quando avvenne il terremoto nel Polesine non si tardò ad appurare che la causa più probabile era l’attività di ricerca nel sottosuolo. Quindi non c’è da meravigliarsi se la stessa cosa è avvenuta ad Ancona”. Per Boscarato questa era la dimostrazione che il sisma che aveva terrorizzato gli abitanti del capoluogo marchigiano non aveva cause naturali.