martedì 23 febbraio 2016

La persecuzione antisemita di un luminare dell'antifascismo


Un articolo pubblicato il 25 gennaio del 2015 dal quotidiano Il Mattino di Padova ripropone in modo drammatico la questione del misterioso dottor Protti. Chi era quel medico che negli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso pretendeva di curare il cancro, ad Ancona, con il lievito della birra, e che provocò invece l'inutile e inaudita sofferenza dei suoi pazienti? Secondo studi storici condotti di recente nel nord-est italiano, Giocondo Protti fu il "conferenziare ufficiale" dell'antisemitismo durante gli ultimi anni del fascismo, intorno cioè al 1944. La scienza del professore - ha affermato il quotidiano veneto - non serviva ad altro che a convincere ed esaltare "il grandioso, catartico castigo divino" che attendeva gli ebrei. Sul periodico Solco il primo gennaio del 1944 il professore pubblicò un altro articolo intitolato "Israele o Cristo?", che sentenziava così: "il nostro nemico, unico e solo, è il popolo ebraico". Ma se gli ebrei erano “il cancro dell’umanità”, la Shoah di Protti proseguì anche nel dopoguerra con i governi di centrosinistra. In un'altra recente ricerca storica pubblicata online e intitolata Acta Histriae del 23 gennaio 2015, è stato scritto che Giocondo Protti fu probabilmente finanziato dagli stessi nazisti per la sua propaganda antisemita del periodo di Salò. Protti univa elementi di "antigiudaismo cattolico ad un razzismo biologista ispirato alla sua formazione e attività scientifica". Nell'immediato dopoguerra Protti citò Otto Rahn tra gli estimatori delle sue teorie scientifiche sul cancro, e non si trattava evidentemente di un'omonimia.

sabato 20 febbraio 2016

Dieci milioni di dollari e una villa sul Conero


Dieci milioni di dollari in banca e una villa sul Conero. E' il tesoretto di un «big» della vecchia Montedison. Secondo una notizia uscita il 13 febbraio 2015 sul sito lanotiziagiornale.it, uno dei dirigenti di spicco dell'ex colosso pubblico della chimica, Raffaele Stracquadanio, conservava un tesoretto da 10 milioni di dollari nella banca Hsbc di Ginevra. Il conto era cointestato al figlio Giorgio, un parlamentare del Pdl deceduto nel 2014. Stracquadanio senior, che viene definito uno dei «fedelissimi» del presidente Eugenio Cefis, sembra che fosse coinvolto nelle vicende della speculazione edilizia in Sardegna. Ma dall'archivio dell'Unità emerge un'altra storia. Durante l'estate del 1976 la squadra mobile di Ancona fece irruzione nella villa di Stracquadanio, che non si trovava in Sardegna, bensì nella verde vegetazione del monte d'Ancona, il Conero, protetta da un sofisticato sistema di allarme. Il dirigente era ricercato dal tribunale di Ivrea per falso in bilancio, associazione a delinquere e qualcos'altro. Fu poi assolto da queste accuse, ma la sua villa sembra sia stata inghiottita dal parco del Conero. Quella speculazione edilizia tutta marchigiana che venne denunciata nell'estate del 1963 da un grande giornalista di Ancona, Walter Montanari, che fine ha fatto? Montanari dalle colonne dell'Unità ce l'aveva in particolare con una parte della borghesia anconetana, il cui vezzo era costruirsi la villa sul Conero. «I ricchi anconetani - protestava il giornalista il 15 agosto del 1963 - hanno potuto insediarsi in una delle zone più belle della città», sconvolgendone il panorama. Il Corriere Adriatico li tirò in ballo tanti anni dopo, nel 1984, per un'altra brutta storia. Bruno Nicoletti scrisse che G., l'ecologista del Pungitopo, cercando informazioni sui tunnel militari, stava intervistando proprio i proprietari di quelle ville. Quali segreti nascondono questi "ricchi anconetani" di cui nessuno parla più?

venerdì 19 febbraio 2016

Base Conero: tre operai morirono mentre la costruivano?


Tra i tanti incidenti che si verificarono sul monte Conero desta un certo interesse quello che capitò il 20 ottobre del 1954 a tre operai di Sirolo. Stavano lavorando come al solito nella Cava Maggi di Massignano, quando improvvisamente un costone di roccia di 30 mila tonnellate di peso franò loro addosso, uccidendoli sul colpo e ferendo altri due uomini. Le vittime si chiamavano Egidio Latini, Emilio Baleani ed Eugenio Polenta, sui trent'anni di età i primi due e sui quarantacinque l'altro. Rimasero soltanto feriti Mario Giampieri di 45 anni di Sirolo e Mario Marcucci di 52 anni di Fonte d'Olio, una piccola frazione ai piedi del Conero. Secondo l'impeccabile resoconto del cronista dell'Unità Sirio Sebastianelli, le giovani vite dei tre sfortunati cavatori furono spezzate per un'infiltrazione d'acqua, che fece staccare inaspettatamente l'intero costone della montagna, dopo che gli operai avevano fatto brillare una mina e si accingevano a raccogliere sotto il monte il materiale marnoso. Questo episodio è importante per una coincidenza: la data dell'incidente è la stessa dello storico accordo che fu siglato, proprio il 20 ottobre 1954, tra l'Italia governata dalla DC e gli Usa sulla costruzione delle basi Nato nel nostro paese. Dunque la morte degli operai era collegata all'inizio dei lavori per i tunnel militari? E' possibile. Nel marzo del 1953 L'Unità, parlando del processo sul culturame, aveva riferito di accuse alla scrittrice Fausta Cialente per aver pubblicato un articolo sulle installazioni militari del Conero. L'articolo è tuttavia introvabile. Si può soltanto notare un'altra coincidenza: che la Cialente ebbe a che fare con l'Egitto così come la spia della Rau C.B. Forse gli egiziani sapevano fin dal 1945 che sul Conero c'era una stazione di comunicazione nazista, e magari per questo nel 1970 chiesero all'archivista B. di rubare gli schemi del radar.

giovedì 18 febbraio 2016

L'ultimo uomo ritrovato sul Conero poteva essere salvato?


I giornali locali di Ancona hanno dato un nome all'uomo ritrovato sul Conero il 14 febbraio scorso. Si chiamava Lucio Pomelli ed è stato riconosciuto da un parente grazie ad alcuni oggetti personali ritrovati sul corpo, come il telefonino e la sua scheda sim. L'autopsia del dottor Mauro Pesaresi, secondo il quotidiano Il Resto del Carlino, ha stabilito che Pomelli è morto in seguito a una caduta che gli ha provocato diverse fratture, tra cui una allo sterno. Ciò però a mio avviso non è sufficiente a spiegare la morte di questa persona. Cercando infatti su internet notizie di carattere medico sulla frattura allo sterno, si scopre che questo fenomeno è abbastanza raro, e non è un malanno mortale. E' guaribile nei casi più gravi con un'operazione, poi con 10-24 settimane di cure e l'assunzione di antidolorifici. Il sito che ho consultato si chiama pazienti.it. C'è addirittura una pagina web che offre consigli su come diagnosticare e curare una frattura dello sterno. Se quindi ci sono forti probabilità che il colpo allo sterno non uccise il Pomelli sul colpo, perché con il cellulare che gli è stato ritrovato addosso la vittima non chiese aiuto? Il Pomelli poteva essere curato, ma era ostaggio di qualcuno? Le fonti di stampa non chiariscono il mistero: cosa ha provocato la morte del quarantanovenne affetto da problemi psicologici, che era uscito da casa lo scorso ottobre e non è più ritornato?

martedì 16 febbraio 2016

Dalla cima del Conero fu girato un inno a Satana


Matteo Montesi, il videoamatore che parla di Gesù, sta probabilmente raggirando molti suoi follower. Un utente di Youtube, che si fa chiamare Christian Ice, diffuse nel novembre del 2011 un terribile video che lo vede protagonista. Gli accessi sono da record: ha raggiunto quasi 500 mila contatti. Si tratta di una canzone che si intitola: "Satana trinità infinita". E' molto condivisa sul web ed è in pratica un inno al demonio, con le stesse caratteristiche dei montaggi pubblicati dal videoamatore sul suo canale. In questo caso Montesi canta un'altra trinità, quella demoniaca, attraverso un mix di immagini del diavolo e di simboli che vengono evocati, come nei lati nascosti dei dischi dei Beatles, per suscitare orrore. L'utente Christian Ice o cristiano di ghiaccio ricorda Dante Alighieri. Il celebre scrittore fiorentino nella sua Divina Comedia immaginò Satana proprio immerso nel ghiaccio perenne al centro dell'inferno. Nella descrizione del suo canale Christian Ice scrive un terribile avvertimento nel dialetto fidardense tipico di Montesi: "Sembro Dio, ma sono il diavolo". In totale ha superato le 26 milioni di visualizzazioni. L'inno alla rovescia che vede Matteo Montesi evocare Satana dura tre minuti circa e si riconosce sullo sfondo la costa di Numana vista dalla vetta del monte Conero. Si può a questo punto fare qualche ipotesi azzardata: i tanti suicidi di persone anziane registrati dal 2007 a oggi potrebbero in realtà far parte di un rituale esoterico, che qualcuno, ispirandosi alle leggende, potrebbe aver deciso di riportare alla luce.

lunedì 15 febbraio 2016

Fondi pubblici: nel 2013 alle tv locali andarono 80 milioni


Facendo una ricerca sul web si scopre che anche le televisioni digitali da tanti anni corrono a compilare domande al Ministero per lo Sviluppo Economico per ottenere dei rimborsi con fondi pubblici. Non è facile in questo caso individuare l'ammontare esatto che viene corrisposto annualmente, anche perché poco chiare sono pure le cifre che lo stesso Stato chiede agli editori per vendergli le frequenze. Queste, secondo una vecchia sentenza dei primi anni '80, sarebbero un diritto del cittadino e quindi gratuite, mentre ultimamente si è arrivati a valori di oltre 30 milioni di euro per un canale del telecomando, che diventano per forza di cose un incentivo non a sviluppare il canale, bensì a rivenderlo ai grandi network. Nel 2013-14 comunque il sito italiano del Corecom parlava di ben 80 milioni di euro che il Ministero avrebbe distribuito alle televisioni locali in proporzione a una graduatoria di merito, che è sempre basata su assunzioni e fatturato. Scorrendo le pagine del web si capisce che la corsa riguarda tutti i marchi ed è inutile fare pubblicità a emittenti che spesso non assumono giornalisti o che pretenderebbero il lavoro gratuito. Nel proporre il mio lavoro freelance ho notato una vera e propria sfacciataggine in questo caso. Come non supporre che vi siano delle raccomandazioni politiche, cioè un "do ut des", visto il rapporto privilegiato che intercorre tra lo Stato e gli editori? In questo contesto risulta evidente che il digitale terrestre non ha aumentato l'offerta di notizie, bensì ha portato, come sottolineava uno degli inutili corsi di formazione per giornalisti, a una moltiplicazione degli stessi notiziari su più piattaforme. Capitava spesso quando collaboravo che le radio, per non assumere e pagare del personale, fossero portate a comprare altrove l'intero radio-giornale. Quindi se qualcuno volesse attuare una dittatura sull'informazione questo sarebbe il momento migliore per farlo. Alla faccia dello Sviluppo Economico e del diritto-dovere di informare ed essere informati.

Stato padrone anche sulle radio locali, la prima è Popolare


Lo sapevate che tutte le emittenti radiofoniche che ascoltate in macchina o a casa ricevono fondi pubblici per il solo fatto di esistere? Io lo avevo scoperto ai tempi della mia collaborazione con un'emittente locale marchigiana. Chiariamo subito una cosa, visto anche quanto emerso pubblicamente per i grandi quotidiani: nel settore dell'editoria non c'è libera concorrenza e questo vincola sempre di più i giornalisti allo Stato. Trovare pubblicità del resto è una missione disperata in un contesto così frammentato, specialmente dall'arrivo del digitale e con il contestuale, perenne direi, scarso impiego di laureati in marketing. La soluzione più logica sarebbe una generale chiusura di canali, ma così non avviene, perché gli editori vengono salvati dalla politica. Anche le piccole radio possono godere di un totale predisposto dal Ministero dello Sviluppo Economico che ogni anno ammonta per legge (la 225 del 2002) a oltre 6 milioni e 235 mila euro. Questo bel gruzzolo è ripartito in proporzione a una posizione che le emittenti conseguono in graduatoria per i requisiti che dimostrano al momento della domanda. Si tratta di un buon incentivo, in questo caso, che premia le emittenti che assumono più personale. In base alle graduatorie del 2015 in prima posizione c'è Radio Popolare (Lombardia), seguita da Radio Subasio (Umbria), Radio Città Futura (Lazio), Radio Alfa (Campania), Radio Effe (Toscana), Radio Punto Nuovo (Campania), Radio Città del Capo (Emilia Romagna), Rete Blu (Emilia Romagna), Radio Marte Stereo (Campania), Ecoradio (Lazio). La prima piemontese è G.P.R. Radio, mentre la prima marchigiana è Radio Fano 101. Insomma non siamo in America e non c'è libero mercato. Se vorrete collaborare con una radio, sappiate che il vostro stipendio, se ve lo faranno vedere, sarà in gran parte denaro pubblico.

Renzi finanzia le proteste dei suoi oppositori


"Non è la Rai" diceva nel suo programma Boncompagni. Infatti non è solo lì che si svolge un servizio pubblico lavorando nel giornalismo. Mezza editoria dipende ormai direttamente dal presidente del consiglio. I fondi per l'editoria che sono stati distribuiti nel 2014 si possono consultare sul sito del governo. Non ci si vergogna più di niente. C'è una radio che ha ricevuto 4 milioni di euro tondi tondi ed è quella che diffonde 24 ore su 24 le proteste di Pannella, Radio Radicale. Le altre saranno un po' invidiose, suppongo, perché non hanno ricevuto nulla. Sul fronte della carta stampata invece è stata una salutare pioggia bipartisan di milioni di euro, dai rompiscatole estremisti del Secolo d'Italia, e del Manifesto, ai corrieri locali, fino ai due milioni di euro per il giornale in lingua slovena Primorski Dnevnik e altri soldi buttati per quelli tedeschi del sudtirolo. Il nome più facile che ricordo è "Dolomiten". Ma nel 2014 hanno distribuito soldi pubblici anche ai piccoli giornaletti sconosciuti. Ecco qua: "Il messaggio del cuore di Gesù", "Messaggero di S. Antonio". Ci sono 7000 euro anche per "Il mucchio selvaggio", che forse parla di orge di gruppo fra diciottenni. Fondi di Stato anche a "Jesi e la sua valle". C'è poi spazio per le riforme protestanti: "Riforma-L'eco delle valli valdesi, e per le altre religioni: "Buddismo e società". Ma è molto, molto di più quello riservato ai giornali cattolici, tra cui anche Avvenire, critici con il governo sulle "Unioni civili". In uno stato governato dai nostalgici di Stalin non poteva mancare "L'amico del popolo". Non è finita, perché come un cane che si morde la coda, lo Stato italiano ha voluto premiare anche chi protesta in genere contro di lui, cioè i giornali dei sindacati: Adoc, Adusbef, Codacons, Federconsumatori, decine di migliaia di euro li hanno avuti anche loro, in cambio probabilmente di una bella dose di silenzio di Stato.

sabato 13 febbraio 2016

La Lega Nord? Un partito di sinistra


La Lega un partito di sinistra. Detta così la cosa può meravigliare, abituati come siamo a vedere Salvini e la Meloni insieme in campagna elettorale, magari con Silvio Berlusconi. Però questa è la vera origine del partito di Bossi, che riemerge dalla lettura del libro «L'Italia vista dalla Cia», quando i due autori ricordano i dubbi del leader del Carroccio alla vigilia delle elezioni del 1994. La Lega era vista dagli americani come un partito nella sfera del PDS di Occhetto, anche perché tra i suoi fondatori c'erano non solo elementi di sinistra, ma addirittura di Lotta Continua, come Roberto Maroni. Questo mi ha permesso di scoprire che tanti giornalisti di spessore nazionale, per lo più dirigenti di Mediaset, provengono da quel partito marxista rivoluzionario, che si macchiò la reputazione con il delitto Calabresi (Bompressi-Sofri-Pietrostefani furono gli autori dell'omicidio, uomini di punta di Lotta Continua). Si crea così un concreto ponte tra il Polo delle Libertà e l'estremismo di sinistra, tra Berlusconi e la dittatura sovietica. Sempre secondo le spie della Cia, il Cavaliere nel 1994 era un emergente di successo, ma con un programma politico privo di contenuti, che non spiegava in che modo Forza Italia avrebbe messo in atto le riforme. Da allora è cambiato poco. Si è solo accentuata la violenza verbale dei comizi che già fu sottolineata dalla Cia in quegli esordi del 1994, mentre Berlusconi si dimostra un sostenitore della politica estera dell'ex dirigente del KGB Putin. Ma Berlusconi ha altri motivi per guardare a sinistra, alleandosi magari con Renzi al Nazzareno.
Verso la metà degli anni '90 la Cia segnalò a Washington le accuse che i magistrati stavano rivolgendo a Publitalia: Berlusconi pagava tangenti non solo al PSI di Craxi, ma anche al PDS. Come a dire che gli interessi del centro-destra hanno le radici ben piantate nello stato padrone della sinistra.

L’attentato alle Twin Towers fu snobbato dalla Cia


E’ l’impressione che si ha leggendo il libro “L’Italia vista dalla Cia” scritto nel 2005 da Mastrolilli e Molinari. La Cia trattò l’attentato di Al Qaeda a New York come un fatto di normale amministrazione, riuscendo addirittura ad intavolare con il governo guidato da Silvio Berlusconi, pochi giorni dopo la tragedia che vide morire 3000 americani, una discussione sul tema delle biotecnologie. Quello che emerge dalle carte segrete americane, insomma, è un po’ strano, perché per il resto il libro dei due giornalisti è stato strutturato in modo impeccabile. Offre una panoramica della storia italiana degli ultimi 50 anni, abilmente riscritta e rivissuta da una nuova angolatura attraverso i documenti dell’intelligence statunitense. L’unico momento storico che passa inosservato è proprio l’attentato delle Twin Towers, che le spie americane raccontano con troppo disinteresse rispetto ad esempio agli anni della Guerra Fredda. Era un fatto già previsto? Pochi giorni prima, nell’estate del 2001, Berlusconi e Washington avevano discusso dell’installazione dello scudo antimissile. Parlarono cioè di interrompere quell'accordo sul disarmo che fu sancito nel 1972 dal patto tra Breznev e Nixon. Ancora prima, nel 1999, Clinton aveva sottolineato all’allora premier italiano D’Alema l’importanza di combattere le guerre future applicando l’articolo 5 della Nato. Il successivo presidente degli Usa, Bush junior, se ne ricordò proprio il giorno dopo l’attacco dell’11 settembre, invocando l’aiuto di tutti gli alleati. La domanda a questo punto mi sorge spontanea: quali nemici gli Usa, D’Alema e Berlusconi si preparavano a combattere pochi giorni prima dell’attentato di Al Qaeda? Fu un vero attentato terroristico oppure un atto di guerra che si cercò di nascondere?

sabato 6 febbraio 2016

Il 60% del Consorzio-Sir valeva 228 milioni di euro?


La quota del Consorzio-Sir passata nel maggio 2010 a Ligestra Tre valeva 228 milioni di euro? Questa sembra sia stata la valutazione che i periti del Ministero dell'economia e delle finanze hanno finalmente effettuato all'inizio del 2014, dietro le insistite richieste dell'azienda acquirente. Lo si apprende dal bilancio 2014 di chi controlla Ligestra Tre, ossia Fintecna, di proprietà della Cassa Depositi e Prestiti, ma il cui maggiore azionista non è altri che il Ministero dell'economia e delle finanze. A leggere bene i dati, pare che quei 228 milioni siano in realtà la stima di un «patrimonio separato» del Comitato, che però non si capisce bene cosa sia. Si sa soltanto che Ligestra Tre ha subito provveduto a girare quei soldi al Ministero. Di fatto il Consorzio-Sir è tutt'altro che defunto. Siamo ormai arrivati con questa ricostruzione al 2014 e il Consorzio per il salvataggio dei Rovelli ha solo cambiato nome, ma le mani che lo gestiscono sono sempre le stesse: quelle ministeriali. A che serve tenere in vita questo cadavere?

venerdì 5 febbraio 2016

"La base del Conero? Il comune mi chiedeva di controllarla"


Il comune di Ancona sapeva. Chiedeva ad alcuni suoi dipendenti di controllare la base del Conero.  A rivelarmelo è stata una persona che aveva un incarico molto importante alcuni anni fa nelle giunte di Galeazzi e anche con Sturani, se non sbaglio. Ho raccolto la sua testimonianza in privato, ma i recenti sviluppi della questione dei tunnel mi obbligano a renderla di dominio pubblico. Dopo che il videoamatore di Castelfidardo è stato denunciato, per aver filmato i bunker, il comune di Ancona ha deciso di tacere. Dalla giunta Mancinelli non giunge alcuna risposta alle mie e-mail, a dire il vero neanche tanto insistenti. Le prove sono ormai troppe per credere agli asini che volano. Il comune di Ancona sapeva che la base era attiva e mandava un suo uomo ogni tanto a controllare che tutto fosse a posto. Controlli di routine, per carità, però c'erano. Quali legami esistevano, ed esistono, tra la politica anconetana e i militari che spiano sui radar nelle viscere del Conero? Speriamo di scoprirlo presto.

mercoledì 3 febbraio 2016

Anche la Coeclerici fu nel mirino del KGB


Nei rapporti Impedian, al numero 48 e al 233, c'è spazio anche per la Coeclerici, con la quale ho un personale ricordo: svolsi un colloquio alcuni anni fa per un impiego a Milano. E' una storica ditta che si occupa di trasportare il carbone dalla Russia attraverso il porto di Genova. Nel 1973-74 i russi contattarono Gioacchino De Feo, un suo rappresentante all'estero, ma la collaborazione si interruppe presto perché - spiega Mitrokhin - "le prospettive di utilizzarlo per informazioni scientifiche e tecniche erano scarse." De Feo fu poi espulso dalla Russia nel 1978, per aver contattato dei cittadini locali senza autorizzazione.

E' tutto vero: nella Montedison c'erano le spie russe


Il colosso di Stato, quando ancora si chiamava Montecatini ed era un'azienda privata, fu nel mirino dei russi del KGB. La conferma oggi è possibile sia per il reperimento online dell'elenco completo dei rapporti dell'archivio Mitrokhin, sia perché con il motore di ricerca nell'archivio digitale dei quotidiani è possibile verificare ogni singolo nome di possibili spie del KGB. Il rapporto Impedian numero 65, ad esempio, parla di un vice-direttore della Montecatini che fu addirittura reclutato dai servizi sovietici nel 1956. Si chiamava Giovanni Gallina e il rapporto ci dice che era nato nel 1928. Secondo Mitrokhin morì in un incidente stradale nel 1966. L'archivista copiando a mano deve aver sbagliato la data, ma non la sostanza. Nell'archivio del quotidiano La Stampa c'è la conferma che Giovanni Gallina, vicedirettore della Montecatini, morì il 9 aprile del 1960, ucciso da quello che oggi chiameremmo un pirata della strada. Stava viaggiando da solo con la sua Alfa Giulietta sprint sull'autostrada Torino-Milano in direzione di Torino, quando si scontrò all'altezza di Santhià con una Lancia Aprilia, alla quale era scoppiata una gomma e aveva invaso le corsie opposte. Nella Lancia c'erano tre giovani torinesi che si recavano a Milano, uno dei quali, che si chiamava Giovanni Vallero e aveva 22 anni, morì sul colpo nell'impatto insieme al dirigente della Montecatini. Le auto rimasero distrutte. La polizia indagò e arrestò uno dei tre giovani, Armando Bianco di 22 anni, che venne condannato a un anno di reclusione per duplice omicidio colposo.

Il vice-direttore della Montecatini, 
Giovanni Gallina, in una foto de La Stampa

Gli articoli de La Stampa lasciano supporre che le auto potessero invadere le corsie opposte. Infatti come si vede in questa foto (del sito http://rav.soup.io) nel 1960 sulla A4 non c'era lo spartitraffico.

martedì 2 febbraio 2016

Una "partecipata" sta gestendo le armi perdute dall'Efim?


Le armi dell'Efim, quel mostro di cui si favoleggiava timidamente negli anni '80 sono ricomparse. Molte le trovate, se lo volete, nella Ligestra (o Ligestra Uno), che secondo Wikipedia è un'altra controllata di Fintecna. E' nata con la legge finanziaria del 2007 con lo scopo di gestire il patrimonio e le cause giudiziarie di Ente Partecipazioni e Finanziamento Industria Manifatturiera, che erano sotto liquidazione coatta amministrativa. In termini semplici sembra di capire che deve gestire situazioni statali continuamente disperate. Tra le società ad essa collegate sembra vi possano essere anche le industrie di armi del vecchio e indebitatissimo ente pubblico Efim, come la Breda e la OtoBreda. C'è anche un'azienda per la quale ho lavorato, che è spesso sui giornali per le continue minacce di massicci licenziamenti, che a questo punto trovano un senso. In quell'azienda mi occupavo di archiviare contratti, ma non sapevo di lavorare per lo Stato. Per il Ministero dell'Economia, poi, meno che meno. Tuttavia un sospetto lo avevo avanzato. Salendo al secondo piano finivo nel call center del comune di Milano, che era gestito fuori Milano sempre da questa controllata di Ligestra (che per ora non nomino). L'azienda sembrava dover vendere contratti di energia elettrica con delle disperate e dequalificanti telefonate a tappeto. Posta così la cosa fa fare una pessima figura allo Stato italiano.

Novara, la doppia vita della Rumianca di Pieve Vergonte


La Rumianca, che ha un'importante sede nel Verbano Cusio Ossola a Pieve Vergonte, sembra aver avuto una doppia vita. Nel documento della Corte dei Conti del 6 marzo 2012 è comparso finalmente il nome del colosso statale ex-Montecatini-Edison. Secondo queste notizie ufficiali, il Consorzio avrebbe ceduto all'Eni nel 1982 anche lo stabilimento di Pieve Vergonte, per un esborso statale totale di 41 milioni di euro, cifra considerata dalla Corte molto più bassa della quota di mercato. Ma subito dopo lo stesso documento scrive che nel 1987 la Montedison acquistò dal Consorzio alcune società "risanate", tra le quali la Rumianca S.p.a. di Torino, per un importo totale di 276 milioni di euro. Ma Wikipedia sembra non tenerne conto. Alla voce Rumianca, l'informatissima enciclopedia spiega che l'Eni, dopo aver salvato nel 1981 gli stabilimenti Sir-Rumianca, li cedette nel 1983 tramite l'Anic all'Enichem Secondaria, da cui passarono nell'84 all'Enichem Sintesi e dal 1987 all'Enichem Syntesys. Si intravede insomma una malcelata scissione ideata dal Consorzio tra le finanziarie, cedute alla Montedison di Raul Gardini, e gli impianti, passati all'Eni di Gabriele Cagliari. Nel 1991 fu progettato Enimont, un matrimonio perfetto che avrebbe sistemato le cose, ma che per qualcuno non s'aveva da fare.

Una falsa privatizzazione la cessione del Consorzio-Sir a Fintecna


La chiusura del Comitato, detentore del 60% delle azioni del Consorzio interbancario Sir, potrebbe nascondere una finta cessione. E' quanto emerge leggendo attentamente i documenti ufficiali e indagando un po' su internet. Quando il Comitato fu chiuso con la legge 122 del 31 maggio 2010, quel 60% non venne ceduto a una società qualsiasi, ma alla Fintecna, che incorporò subito la nuova arrivata nella sua controllata Ligestra Tre. Che cosa sono queste due società? Wikipedia spiega che Fintecna è un'azienda controllata al 100% da Cassa Depositi e Prestiti, a sua volta di proprietà all'80,1% del Ministero dell'Economia e delle Finanze. Dunque non è altro che un'azienda delle defunte Partecipazioni Statali. Si occupa di ristrutturare le aziende in difficoltà. Sembra di essere tornati agli anni della famosa Legge Prodi, la 95 del 1979, allorché fu deciso che lo Stato sarebbe dovuto intervenire per salvare le grandi aziende. Ma questo provvedimento fu abolito nel 1999 su richiesta dell'Unione Europea e dello stesso Prodi, per un più rigoroso rispetto della libera concorrenza. Come si spiega dunque la finalità attuale di Fintecna, che è praticamente rimasta invariata?

Imi-Sir, accordo segreto tra Intesa-Sanpaolo e i Rovelli


La lunga vicenda del Consorzio interbancario nato nel 1980 per il salvataggio della Sir si può dire conclusa. La notizia arriva solo oggi ma è del 20 gennaio 2010. Quel giorno, secondo una relazione della Corte dei Conti del 6 marzo 2012, vi fu uno storico accordo tra la banca Intesa-Sanpaolo e gli eredi di Nino Rovelli per una transazione extra giudiziale sui famosi mille miliardi. I lettori sapranno per averlo letto nel mio libro Consorzio di Stato che vi erano due vicende sovrapposte: la prima riguardava i 1000 miliardi pagati dall'ex banca statale Imi a Rovelli per la sua Sir e mai restituiti, sui quali vi fu un'inchiesta giudiziaria di Infelisi e Alibrandi poi insabbiata, e la seconda che fu provocata dalla causa che l'ormai defunto Rovelli vinse nel 1990 per ottenere un risarcimento di altri 1000 miliardi dal Sanpaolo, soldi poi restituiti alla banca torinese dalla Cassazione nel 2003. Sul verdetto della Cassazione pesò e non poco la vicenda che tenne banco su tutti i quotidiani negli anni '90: quella della corruzione operata dall'avvocato di Rovelli, Cesare Previti, poi uomo di Berlusconi, per accomodare le sentenze in favore della Sir. Ebbene, in quei giorni di gennaio del 2010 vi fu una strana coincidenza che unì le due vicende parallele: il 19 gennaio fu pubblicata dai giornali la notizia della bocciatura da parte della Corte di Strasburgo del ricorso di Previti. Questi infatti riteneva di aver subito un ingiusto processo, ma la corte internazionale gli diede torto. Incredibilmente il giorno dopo avvenne il già citato accordo tra Intesa Sanpaolo e i Rovelli per i 1000 miliardi di prestito Imi del 1977.

lunedì 1 febbraio 2016

Conero: spunta un altro giallo irrisolto


Ancora cadaveri che chiedono giustizia. Il nuovo archivio del Corriere della Sera alla parola "Conero" restituisce come primo risultato un nuovo giallo irrisolto. Il 20 dicembre del 1961 venne rinvenuto sul Conero un sacco. Dentro c'era un'agendina su cui erano stati incollati alcuni ritagli di giornale con degli annunci di lavoro per rappresentanti di commercio. La sede di quelle proposte era a Bologna o a Milano. Nel sacco vi erano però anche degli indumenti da calciatore: una maglia a strisce rossoblu e dei guanti da portiere. Il colore era lo stesso di un braccialetto che fu trovato addosso al cadavere. Il corpo doveva essere irriconoscibile quando fu trovato il 20 novembre dello stesso anno in un "profondo burrone". Lo rinvennero alcuni operai. A quel punto il 20 dicembre gli inquirenti si convinsero che la vittima su cui stavano indagando doveva essere il proprietario del sacco. Probabilmente era un uomo e certamente era un calciatore. Ma era stato ucciso? Non fu mai chiarito. Verrebbe spontaneo accostare questa morte a quella di Cesare Menconi, anche lui portiere di calcio della nazionale militare, anche lui alla ricerca di un lavoro fisso. Fu ucciso nella notte tra il 4 e il 5 febbraio del 1979 sulla strada che porta alla cima del Conero, con cinque colpi di rivoltella di cui uno alla fronte. Anche in questo caso fu la borsa della vittima, che conteneva delle scarpe sportive, a permettere agli inquirenti di dare un nome a quei poveri resti. Menconi era anche il portiere dell'Elpidiense, la squadra della sua città. I colori sociali dell'Elpidiense sono proprio il rosso e il blu, come la maglia del cadavere del 1961. Coincidenze incredibili.