lunedì 18 marzo 2013

Sampdoria-Inter e il giallo delle partite sospese


Sampdoria-Inter rinviata per il maltempo nel 2012-13 dal "Comitato operativo comunale di Genova", come scrive La Gazzetta dello Sport.it, secondo il più recente Regolamento del Calcio andava rinviata solo per decisione dell'arbitro. E' la regola numero 1 punto 3 che a pagina 18 afferma: "Il giudizio sulla impraticabilità del terreno di gioco, per intemperie o per ogni altra causa, è di esclusiva competenza dell’arbitro designato a dirigere la gara." Forse le previsioni del tempo di questo "Comitato" di Genova sono state azzeccate, ma solo il rimbalzo del pallone avrebbe dovuto stabilire la giocabilità o meno della partita. Perugia-Juventus 1-0 del 2000, gara che assegnò lo scudetto alla Lazio, ne è un esempio. Resta invece il giallo sulle partite da recuperare per interruzione. E' sempre l'arbitro a decidere quando ciò deve avvenire, ma al punto 4 della regola numero 1 c'è una contraddizione evidente con la regola numero 7 dei tempi di gioco di pagina 89-90. Qui effettivamente viene specificato al punto 3) "Per le gare interrotte in conseguenza di fatti o situazioni che non comportano l’irrogazione delle sanzioni di cui all’art. 17 del Codice di Giustizia Sportiva deve essere disposta la prosecuzione, in altra data, dei soli minuti non giocati. La quantificazione dei minuti non giocati, ivi compresa la durata dell’eventuale recupero è determinata, con decisione inappellabile, dall’arbitro, che dovrà riportarla nel rapporto di gara." La contraddizione è con la regola 7 che dice a pagina 90: "Sospensione definitiva della gara: Una gara sospesa definitivamente deve essere rigiocata, a meno che il regolamento della competizione preveda altrimenti". Ciò ha portato ai paradossi e alle discordanze con il passato di cui parlavo in altri post. Se il Regolamento è stato cambiato negli ultimi anni poteva essere corretta anche la regola 7 e data adeguata pubblicità all'evento, epocale direi. Senza contare che, per un povero tifoso che va allo stadio, perdere mezza giornata nel traffico di una grande città per 8 minuti di gioco non è il massimo della vita.

giovedì 14 marzo 2013

C’era la Montedison dietro la bomba di Piazza Fontana?


Un dirigente della Montedison era tra gli indagati del giudice Alessandrini per la Strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969. Si trattava di V. D., il quale finì sulle cronache dei giornali quando, intorno a metà maggio 1973, avvenne un attentato davanti alla questura di Padova. In carcere ci finì un anarchico, G. B., ma gli inquirenti, Emilio Alessandrini, poi ucciso in un attentato terroristico, e Gerardo D’Ambrosio sospettarono come mandanti di tutti quegli attentati alcuni esponenti dell’estrema destra; in pratica quelli che avevano partecipato a una famosa riunione all’hotel Parco dei Principi di Roma tra il 3 e il 5 maggio del 1965, tra cui Guido Giannettini, Pino Rauti, Giorgio Pisanò, poi anche lui coinvolto nell’azionariato della Montedison, e appunto il dirigente di Foro Bonaparte V. D.. In un articolo del 22 maggio 1973 Guido Mazzoldi scrisse con certezza che gli attentati terroristici, tra cui Piazza Fontana a Milano, partirono poco dopo secondo le direttive di quegli uomini di destra. In quello stesso periodo era nata anche l’altra inchiesta sui Fondi Neri della Montedison, ma pochi mesi dopo l’attentato di Padova il giudice che indagava scoprì di essere spiato dal Sid. Si trattava di Renato Squillante, oggi noto soprattutto perché secondo i giudici sarebbe stato corrotto da Berlusconi nell’affare Sme. Tempo dopo si scoprì che era proprio il presidente di allora della Montedison, Eugenio Cefis, a servirsi all’Eni di uomini del Sid e di generali coinvolti nel golpe De Lorenzo. Di fatto, il giudice Squillante dovette dimettersi quando a inizio luglio 1975 l’istruttoria sui Fondi Neri Montedison fu conclusa e per i giornalisti questo fu segno di un possibile insabbiamento. Altra conseguenza di queste indagini che stavano scoprendo una correlazione tra Fondi Neri e terrorismo neofascista potrebbe essere stato l’Attacco alla Montedison dichiarato dalle Brigate Rosse pochi anni dopo, quando in un duplice attentato furono trucidati i dirigenti del petrolchimico di Porto Marghera, Silvio Gori e Giuseppe Taliercio.





mercoledì 13 marzo 2013

Quei fondi neri della Montedison che finanziavano il terrorismo economico


La Montedison finanziava nel 1970 il terrorismo economico e i nostalgici del ventennio; e lo faceva con dei fondi neri gestiti direttamente dal presidente Valerio. A riportare la notizia shock è un libro pubblicato nel 1971 da Angiolo Silvio Ori dal titolo: “L’affare Montedison, un giallo all’italiana”. Questo interessante libro parte dalla storica fusione tra la Montecatini e la Edison nel 1966: nasceva, grazie anche alle sovvenzioni statali, il colosso della chimica Montedison. Pochi anni dopo, lo Stato riuscì a centrare un colpo a sorpresa: comprò tante azioni dell’azienda da riuscire a conquistare il controllo del sindacato di amministrazione. La Montedison diveniva di fatto un’azienda di Stato, con Eni e Iri quali maggiori azionisti in assoluto con il 14% delle azioni. Era il periodo di presidenza di Giorgio Valerio, ex presidente della Edison e promotore della storica fusione insieme a Giorgio Macerata, ex schermidore e manager della Montecatini. Valerio si portava dietro tuttavia anche una storia di fondi neri che non tardò ad emergere. Fu il suo successore Merzagora a parlarne al consiglio di amministrazione: aveva trovato tutta una contabilità parallela sia in entrata sia in uscita per circa 17 miliardi di vecchie lire. L’ex senatore decise di formare una commissione d’inchiesta che però non centrò l’obiettivo di fare chiarezza e lo stesso accadde alla commissione Campilli. La storia dei Fondi Neri, che secondo il giornalista Marchetti sarebbero serviti per finanziare il terrorismo economico e i nostalgici del Fascismo, tuttavia non scomparve. Nel 1972 partì per caso un’inchiesta della magistratura che aveva messo le mani sulla contabilità sospetta della Montedison. I miliardi contestati a Valerio divennero 50, ma la vera natura di quei finanziamenti non venne confessata e il 29 aprile del 1980 il tribunale penale di Roma assolse i 29 imputati, mentre Valerio era da poco deceduto. Secondo quei giudici non era reato “usare soldi extra-bilancio”. L’andazzo invece riemerse ancora nel 1992-93 con l’inchiesta di Mani Pulite sugli ingenti fondi che il presidente Montedison Garofano destinò ai partiti politici su volere di Gardini. E questa volta furono dolori, con Gardini che si suicidò. Si stava scoprendo un tunnel di denaro che avrebbe portato molto lontano, al 1970, a qualche altra scoperta sconcertante forse; ma tanto lontano poi, dicono le sentenze, non si andò.



 

mercoledì 6 marzo 2013

Il Suspect Investigated delle stragi di Mafia


Ci sono dei messaggi nelle stragi di Mafia del 1992 contro i giudici Falcone e Borsellino? Oppure si tratta solo di un segno del destino? I messaggi li avrebbe lasciati secondo una mia personale ipotesi un Mostro, il vero mandante delle stragi, il quale potrebbe aver avuto in mano un’agendina cattolica e aver pianificato gli attentati con certosina precisione lasciando una firma sui luoghi del delitto. In questo modo l’S.I. avrebbe risposto al suo bisogno di comunicare all’Italia la riuscita del suo disegno criminale. Nei luoghi dei delitti avrebbe quindi scritto la sua firma, ovvero a Capaci avrebbe detto con il cartello dell’autostrada che lui o loro sono “capaci” di uccidere Falcone e la Morvillo in quel modo. Mentre scegliendo via D’Amelio per uccidere Borsellino avrebbe detto agli investigatori che lui è un magistrato, un uomo delle istituzioni insomma, come colui a cui è stata assegnata la strada di Palermo. I giorni corrisponderebbero invece ai moventi dei delitti. Il 23 maggio del 1992 era San Desiderio vescovo di Langres, il quale morì decapitato dai Vandali intorno al 500 d.c. e se ne andò con la sua testa. Era il giorno dell’apogeo della Luna, un riferimento a qualcosa di lontano nel cielo? Il 19 luglio del 1992 era invece dedicato a San Simmaco e Santa Giusta. Il primo fu Papa sempre intorno al 500 d.c. e fu protagonista di una singolare disputa con un secondo Papa, in modo simile a oggi. Santa Giusta fu invece una donna che in Spagna, per non aver adorato un dio pagano, fu martirizzata nel 287 d.c., essendo stata costretta a partecipare a una processione pagana a piedi nudi. Il riferimento potrebbe far pensare alla morte con Borsellino di Emanuela Loi, agente della scorta che secondo un articolo de La Stampa sarebbe stata con Borsellino per essere stata messa in punizione. Ancora, il 19 luglio c’era il detto “Nuvole di luglio fan presto tafferuglio”, il che farebbe pensare al cielo, di nuovo, e al tifo da stadio.

Clamoroso: Silvia Baraldini parla del giudice Falcone


Silvia Baraldini, la ex terrorista internazionale che era detenuta negli Stati Uniti parla del giudice Falcone in una recente intervista rilasciata a radio 100 passi, un’emittente siciliana. Nelle dichiarazioni colpisce il fatto che, secondo la donna, il giudice Falcone le stava chiedendo di collaborare in cambio della liberazione, eventualità “evaporata” con l’attentato di Capaci. La Baraldini pare sia stata incredibilmente liberata nel settembre del 2006 per l’indulto, nonostante nella legge che decretava questo provvedimento di amnistia non erano compresi i reati di terrorismo internazionale. E proprio di quello era stata accusata la Baraldini, la quale al momento della liberazione doveva ancora scontare 20 anni di prigione. Invece ora gira l’Italia per delle conferenze, grazie anche allo stipendio concessole dal politico di sinistra Walter Veltroni, come sembra di capire dal sito lisistrata.it. Così ora il terrorismo si mescola alla nostra quotidianità. Uno dei più noti ultras dell’Ancona calcio, A. A., ha intitolato la sua squadra antirazzista ad Assata Shakur, un’altra terrorista la quale uccise due poliziotti nel 1973 e poi aiutò nel 1979 la stessa Baraldini a fuggire dal carcere di Clinton, nel New Jersey.