martedì 5 gennaio 2021

La spia fascista che aiutava i comunisti


4/10/1958

DEMON:

Il modo in cui è stato introdotto DEMON è indicato nel record DUOM. Nessuna iniziativa è stata sviluppata da parte nostra. Tuttavia, egli stesso ha chiamato l'ufficio visti il 2/10 e il 3/10 senza dire un nome, ma si è presentato come amico di DUOM. Mi ha chiesto il telefono, ma io non ero presente. Il signor Lesnik ha preso il telefono. DEMON ha ripetuto la telefonata il 3/10 alle 17 circa alla Legation, e il portiere ha risposto al telefono, era qualcuno che mi chiamava, ma lui ha sentito il nome sbagliato. Ho sostenuto il colloquio e ho chiesto chi stavo chiamando, il chiamante voleva prima sapere se ero in ufficio. Ho insistito perché dicesse il nome in anticipo, altrimenti che se la persona non si fosse presentata, avremmo potuto dare una risposta. Così ha dato il suo nome e gli ho detto che stava parlando con me. Si scusa per aver disturbato, ma ha chiamato per vedere se non l'ho chiamato in questi giorni, che è stato spesso fuori dall'appartamento e non gli piacerebbe che lo cercassi. Gli ho risposto che non l'avevo chiamato, che ero troppo occupato in questi giorni, il che ci avrebbe messo un po', ma che non avevo dimenticato la nostra conversazione, e non appena mi fossi rilassato, lo avrei chiamato. Dopo questo non aveva altre domande e la conversazione era terminata. DEMON sta sviluppando un'iniziativa per incontrarmi, che non è stata ancora segnalata per qualsiasi fonte. È possibile che voglia rendersi interessante, perché ho mostrato un certo interesse per lui al nostro incontro e che vuole scoprire se può vendermi qualche notizia. La parte peggiore è che quando ha chiamato al telefono, si è presentato come un amico di DUOM! Suggerisco di chiamarlo e dirgli che non ho tempo nel prossimo futuro, per assicurarmi che lo chiamerò non appena mi libererò. Nel frattempo, controllerò DARKA e Robert. Non ho dato a DEMON un numero di telefono. Potrebbe ottenerlo nella rubrica o chiedendo informazioni / è stato testato da noi /.

20/10/1958

DEMON:

La conoscenza di DEMON è stata fatta bene e quindi si può presumere che non sia riuscito a rivelare l'intera combinazione. L'unità deve essere ispezionata rapidamente prima di stabilire un contatto personale. Per quanto riguarda la sua iniziativa, questa può essere considerata una questione puramente finanziaria, visto che DUOM si è rifiutato di comprargli notizie. Dopo aver eseguito l'ispezione, determineremo la procedura per trattare DEMON. Compagno Klimo, nel caso di DEMON, puoi vedere quali errori hai fatto nel non aver effettuato un'ispezione su DEMON non appena ti abbiamo ordinato di farlo. Oggi potevamo già sapere cosa stavamo facendo e l'intero processo dell'attuale sviluppo di DEMON avrebbe potuto avere una direzione diversa.

6/10/1959

Valutazione materiale su DEMON (Benuzzi)

Residente a Roma, il tipo DEMON è stato sviluppato sulle linee del Vaticano. Durante l'elaborazione e l'esecuzione dell'esame, si è scoperto che si tratta di una persona completamente senza scrupoli che è stata processata più volte per frode, di cui non ci si può fidare, perché è capace di ulteriori tradimenti, se ne trarrà beneficio personalmente. Sulla base di questi reperti, la sua ulteriore elaborazione è stata abbandonata e quindi i materiali sono stati conservati in archivio. Hruban

12/11/1959

DEMON:

DEMON è stato ispezionato nella sua residenza da Robert. Si è riscontrato che DEMON è una persona poco seria e poco frequentata in casa. Ha una vita disorganizzata e ha continui litigi con la sua ragazza. Non si associa a nessuno in casa e non riceve nemmeno visitatori. È caratterizzato come un intrigante alla ricerca di modi per ottenere i migliori soldi. Di solito resta a casa la mattina, esce il pomeriggio e torna abbastanza tardi la sera. Gli altri inquilini sono piuttosto sospettosi di ciò che stanno facendo e di ciò di cui vivono, perché non si sa che abbia un lavoro. Sulla base del consiglio di DARKA e di questa scoperta, suggerisco di interrompere ulteriori elaborazioni. HRUBAN 


Quella che avete appena letto è la cronaca dei contatti tra le spie cecoslovacche e un italiano. Ci offre uno spaccato di ciò che è stata, anche in Italia, la guerra fredda: i contatti telefonici anonimi, gli appuntamenti segreti, i messaggi lasciati in una cassetta postale, o scambiati di nascosto nelle pagine di un giornale. Ma l’italiano in questione non è una persona qualunque. Si tratta dell’ex spia dell’OVRA di Mussolini, Valerio Benuzzi.

Uno dei dossier più interessanti del carteggio che ci è stato inviato da Praga sui servizi segreti comunisti è sicuramente il suo, il numero 323, all’interno del quale sono state archiviate numerose relazioni in lingua italiana sulla politica del Vaticano. 

Siamo nel periodo 1958-59. I rapporti spionistici raccontano fatti che per noi italiani sono abbastanza noti, che riempivano, allora, le colonne dei quotidiani, come lo scandalo Giuffrè, oppure le voci sul coinvolgimento di alcuni politici democristiani nei loschi affari di Cosa Nostra. Dalle testimonianze dei banditi del boss Salvatore Giuliano emerse in quel periodo il nome di Bernardo Mattarella, padre dell’attuale presidente della Repubblica. Voci, appunto, nulla di più, che la spia si limitava a riferire, mai confermate e sempre seccamente smentite dalla famiglia Mattarella.

Ma chi era Valerio Benuzzi? Il problema è questo, e non è facile fornire una risposta. Quello che si sa lo apprendiamo da un articolo del Corriere del Trentino del 3 febbraio 2017, allorché il giornale, ricostruendo la storia di questa spia nativa di Trento, scrisse che, dopo aver lavorato per diversi periodi per l’OVRA di Mussolini, e aver fornito aiuto persino ai nazisti, nel processo per collaborazionismo che gli fu istruito nel dopoguerra Benuzzi fu assolto. Anzi - ha scritto il Corriere del Trentino - “Dal dispositivo di sentenza rilevasi che durante il periodo nazifascista, il Benuzzi svolse opera altamente meritoria che gli valse la viva riconoscenza di qualificati esponenti del Clnai, di mons. Bicchierai e del prof. Valletta, il quale ebbe a dichiarare che il Benuzzi, servendosi delle sue relazioni nel campo avversario, aveva evitato la distruzione degli impianti industriali della Fiat.” A quel punto, secondo il giornale trentino, Benuzzi avrebbe iniziato a fornire informazioni anche alla CIA con lo pseudonimo di Deodar I. 

Dunque un doppiogiochista? E’ questo il punto chiave. Su Valerio Benuzzi anche la CIA costruì un fascicolo, e anche in questo caso per monitorarne i movimenti, come veniva fatto per tutti gli ex gerarchi del nazi-fascismo. In poche parole, e come si evince da un rapporto del 21 giugno del 1945, pure gli americani si fidavano ben poco di lui. Benuzzi era nato il 30 novembre del 1892 e quindi dopo il 1945 aveva già superato i 50 anni. Uomo maturo, ma evidentemente ritenuto da tutti inaffidabile. 

Eppure tutti ne sfruttavano le “entrature” nell’ambiente vaticano. E’ possibile che il tramite con i cecoslovacchi fosse Arnaldo Cortesi, del quale si occupa proprio il primo documento del dossier 323 di Praga. Eccone il testo: “Cortesi Arlando (Arnaldo? ndr), un giornalista americano di origine italiana, è stato coinvolto nel lavoro di intelligence come leader del New York Times a Roma.

Durante la sua permanenza in Italia, Cortesi si è specializzato nel monitoraggio delle attività del Partito Comunista Italiano e ha mantenuto stretti contatti con l'agenzia di stampa vaticana CIP. Uno dei suoi informatori era Valerio Benuzzi, che lavorava a Milano come rappresentante dell'agenzia di stampa Italypress. Benuzzi ha pubblicato sulla stampa una dichiarazione del console di Milano TRPAK sulle sue dimissioni.”

Ai primi di aprile del 1959, la CIA venne a sapere che Benuzzi aveva passato un dossier su Malagodi a Enrico Mattei, il presidente dell’ENI che scomparve tragicamente nel disastro aereo di Bascapè. E’ un documento importante, perché siamo nello stesso periodo in cui l’ex spia dell’OVRA era in contatto anche con i cecoslovacchi. 

Ancor più significativa è una relazione della stessa CIA di dieci anni prima. Dobbiamo tornare al 1948. La guerra è finita da poco e si teme già un nuovo conflitto mondiale con l’URSS. Sembra che al ministero dell’interno italiano ci si prepari a una rivoluzione dei comunisti. Dunque, il ministro Scelba per fronteggiare il pericolo si affida al generale dei carabinieri Giuseppe Pieche. Questi, stando al rapporto della CIA, avrebbe nominato quale suo segretario proprio Valerio Benuzzi. E’ vero? - si chiedono gli americani. Pieche in un incontro avuto in quel periodo con le spie della CIA avrebbe negato tutto. Stando al suo racconto, sarebbe stato il Benuzzi a offrire i suoi servigi a Pieche, ma egli avrebbe rifiutato la proposta. 

Quello che appare certo è che tra Pieche e Benuzzi c’era un rapporto di grande fiducia fin dai tempi del Fascismo, se è vero che fu proprio l’ex generale dei carabinieri, con la sua testimonianza, a salvare Benuzzi dal’incriminazione per collaborazionismo. 

Ma chi era questo Pieche? Ecco un altro punto chiave. Il nome di Giuseppe Pieche salì alla ribalta delle cronache nel 1991, allorché divenne pubblica l’esistenza di una struttura illegale anticomunista chiamata Gladio. 

In un articolo del 21 gennaio 1992, uscito sul quotidiano L’Unità, i giornalisti Antonio e Gianni Cipriani parlarono di Pieche quale elemento di spicco all’interno dell’organizzazione eversiva dell’Aginter press. E lo descrissero con queste parole: “Giuseppe Piechè, capo del controspionaggio del Sim e collaboratore dell'Ovra fin dal 1937, durante la seconda guerra mondiale aveva lavorato per gli ustascia, strutturando il servizio segreto per Ante Pavelic. Finita la guerra era riuscito ad evitare l'epurazione diventando il consigliere militare di Mario Sceiba; in particolare divenne direttore generale della Protezione civile del Viminale, una struttura-schermo dietro la quale Piechè coordinava l’ufficio riservato delle attività informative e coordinava i gruppi di ex fascisti in funzione anticomunista. Piechè, massone di rito scozzese, diventò in seguito Sovrano gran commendatore della loggia di piazza del Gesù, legandosi a Elvio Sciubba, l'uomo che ha rappresentato il trait-d'union tra la comunione di piazza del Gesù, la P2 e le logge americane.”

Da qui, da questi legami tra Pieche e il gruppo eversivo dell’Aginter press, coordinato da Guerin Serac e Robert Henry Leroy, sarebbe nato secondo i Cipriani il terrorismo rosso, attraverso un lungo lavoro di infiltrazione dei gruppi filocinesi e sfruttando un’organizzazione internazionale con basi logistiche in Svizzera, in primo luogo, ma poi anche in Italia, Egitto, Cecoslovacchia, Turchia, Libano, Montecarlo e poi anche in URSS, Cina e Albania. Come se non bastasse, Pieche tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945 fu prefetto di Ancona e potrebbe aver avuto un ruolo chiave nell’allestimento della base NATO del monte Conero.

Dunque, servizi americani, terroristi svizzeri, massoneria, Gladio: sembra proprio la trama del terrore che avevamo indicato, nel libro “L’indagine impossibile”, quale responsabile del delitto Moro, se non fosse che qualcosa non torna. Se i filocinesi non fossero altro che i terroristi dell’Aginter press e dei servizi segreti italiani travestiti da rivoluzionari maoisti, come sosteneva anche la propaganda della STASI, come è possibile che i servizi segreti italiani fecero arrestare nel 1967 un gruppo di maoisti, capeggiati da un certo Michele Savi, in procinto di compiere degli attentati di un certo rilievo? Altri dubbi sorgono leggendo un articolo del quotidiano La Stampa del 18 luglio 1963. Sembra che in quei giorni si consumò una rottura all’interno del PCI tra maoisti e togliattiani. Ad Ancona e in tutte le Marche furono distribuiti volantini in doppia lingua, italiana e francese, con slogan inneggianti a Mao Tse Tung. Erano gli stessi volantini (in realtà i Cipriani parlarono di “manifesti”) che, secondo i giornalisti dell’Unità, venivano distribuiti dai neofascisti di Avanguardia nazionale per preparare la Strategia della tensione? Può darsi, ma ricordiamoci che l’avvicinamento tra Cina e Stati Uniti avvenne ufficialmente solo durante la presidenza Nixon, quindi molti anni più tardi. 

E adesso, a complicare il quadro, c’è anche l’ambigua figura di Valerio Benuzzi.