venerdì 15 marzo 2024

I segreti militari della NATO svelati da due amanti


Altra storia assai contrastata, densa di diffidenze, ma anche di preziose informazioni che in mani diverse probabilmente avrebbero cambiato i destini della prima repubblica, è quella di Alceste Santini e della sua amica segretaria, segretaria personale di Giulio Andreotti, ossia Pina De Matteis. 

Sappiamo per certo che Alceste Santini fu un giornalista dell’Unità, vaticanista ed esperto dei Paesi socialisti del secondo dopoguerra, dell’Ungheria in particolare. Era originario dell’Abruzzo, per la precisione di Tagliacozzo. Quando morì, il 27 giugno del 2010, a 83 anni, gli articoli che si trovano online, ad esempio sul sito primanoline.it, lo descrissero come “tessitore di alleanze tra il Partito Comunista e Santa Sede.” 

Del tutto sconosciuta, invece, la storia della segretaria Pina De Matteis, soprannominata dai cecoslovacchi, Domeus. Su internet non si trova niente, e, se dobbiamo fidarci dei dossier cecoslovacchi che si occupavano di questa vicenda, ossia il 314 e il 315, sempre appartenenti ai faldoni archiviati a Praga con il codice 10443, potrebbe non essere mai esistita. Lo stesso Santini, a dire il vero, è un personaggio misterioso, del quale sembra si fosse occupato anche il Kgb. Infatti, se andiamo a consultare i rapporti Impedian, scopriamo che il numero 136 era dedicato proprio ad un non ben definito Santini. In realtà, qualche informazione Mitrokhin la forniva, quanto basta per constatare che questa spia russa corrispondeva quasi certamente ad Alceste Santini. Copio le parti che ci interessano. “Commento: Gradiremmo sapere a tempo debito se siete riusciti a identificare "SANTINI" Corrispondente italiano de "L'Unità" - Nome in codice "Santini" 

1."SANTINI" era un corrispondente del quotidiano del Partito Comunista Italiano (PCI) "L'Unità" ed era specializzato nelle questioni riguardanti il Vaticano. 

2. "SANTINI" era un contatto segreto della Residentura del KGB di ROMA. Nel settembre 1980, tramite il Consiglio per gli Affari della Chiesa, il KGB organizzò un viaggio in URSS per "SANTINI" e sua moglie. Il viaggio era a spese dell'URSS. 

Commento del servizio: la fonte non conosceva l'identità di "SANTINI".”

Ma come poteva il Kgb non conoscere l’identità di Santini se costui collaborava tra il 1959 e il 1961 per l’Stb? E, se davvero si trattava della stessa persona, come è possibile che i sovietici chiamassero la loro spia con il vero cognome? Infatti, nel dossier 314 e 315 di Praga, Santini è identificato col nome in codice Daniel, e la collaborazione si interruppe ufficialmente nel 1966, con l’archiviazione del fascicolo a cura degli stessi servizi cecoslovacchi. Tuttavia, è altrettanto vero che in quasi tutte le relazioni compariva in grande evidenza, ossia in maiuscolo, il nome vero, e assai raramente il codice Daniel. Questa potrebbe essere l’ulteriore conferma che Mitrokhin, con la sua copiatura “matta e disperatissima” dei dossier spionistici sovietici, non ci ha ingannato, ma ha davvero voluto rendere un servizio all’Occidente. Un servizio incompleto ma utilissimo.

Quanto alla De Matteis, fornì ai cecoslovacchi informazioni giudicate molto utili sulla Nato e sul generale Norstad, considerato oggi uno dei padri dell’organizzazione Gladio Stay Behind. Offre un riassunto più che esaustivo di tutta la vicenda uno degli ultimi rapporti dell’Stb, poco prima dell’archiviazione, nel quale la spia Jaroslav Fukan riepilogava dall’inizio alla fine la storia della collaborazione tra Santini e la De Matteis, con una divagazione finale sulla storia d’amore tra i due. Pina De Matteis fu soltanto un’amica? Oppure anche l’amante di Santini? Secondo una ricostruzione presente nel dossier, il giornalista era sposato con Ilaria Zaccagnini, il cui padre era parente del noto esponente democristiano. L’anonimo collaboratore dell’Stb, che fornì la controanalisi dell’attendibilità e della personalità della spia comunista, aggiunse in italiano che la Zaccagnini era un’insegnante di scuola elementare e che i due avevano in quel momento un figlio piccolo di due-tre anni. Comunque sia, dal rapporto tra Santini e la De Matteis sarebbe scaturita la fuga di notizie sui Ministeri presieduti da Giulio Andreotti, all’interno dei quali evidentemente la ragazza, poco più che trentenne, era considerata a torto insospettabile; una ragazza non molto ricca, che aveva deciso di spiare per “indossare abiti più eleganti” e fare una vita migliore. 

Valutazione

Domenus - vero nome Pina De Matteis, nata nel 1928, segretaria del segretario del ministro DI BERNABEI, presso il Ministero della Difesa Nazionale, celibe, appartamento ROMA, zona Cento Celle - non conosce il più vicino indirizzo.

Controlli: due caratteristiche sviluppate da Santini

Per CV:

Domenus vive in una famiglia comune con suo padre, che è sposato per la seconda volta. La mamma è morta qualche anno fa. Il padre ha altri due figli dal secondo matrimonio. Nella casa comune vive anche la sorella di DOMENUS, che ha 22 anni. La sorella lavora in uno studio legale e riesce a malapena a sbarcare il lunario. Ho anche un fratello sposato. Il padre è attualmente disoccupato e malato. Riceve uno stipendio di 20.000 al mese. DOMENUS mantiene praticamente tutta la famiglia con il suo stipendio. Dopo la laurea, ha lavorato presso il Ministero delle Finanze, dove all'epoca lavorava anche l'attuale Ministro della Difesa. Quando Andreotti è stato nominato Ministro della Difesa Nazionale, è andata con lui al Ministero della Difesa Nazionale, dove lavora come segretaria e dattilografa per il Segretario DI BERNABEI. DOMENUS si fida di ANDREOTTI. È un'ottima dattilografa. La madre di DOMENUS lavora come lavandaia. DOMENUS guadagnava 80.000 lire al mese. Recentemente DOMENUS non si è sentita a suo agio a casa e vuole andarsene e trovare un proprio appartamento.

Attività politica:

DOMENUS è organizzata nel partito democristiano. Nel suo luogo di residenza lavora come propagandista per la DC, secondo SANTINI le sue opinioni non sono forti, è cattolica.

Caratteristiche:

DOMENUS è una ragazza laboriosa che cerca di difendere la vita con il suo lavoro. Ha il desiderio di risparmiare qualche soldo per vestirsi meglio e per aiutare la sua famiglia, per difendere le condizioni di disagio. È onesta nei suoi rapporti e ha grande fiducia in SANTINI.

Conoscenza:

SANTINI ha conosciuto DOMENUS tramite sua sorella, che è venuta nell'appartamento di SANTINI per incontrare sua moglie, che la stava preparando per l'esame di immatricolazione circa 4 anni fa. Da allora tra loro è nata un'amicizia.

Opzioni di intelligenza:

DOMENUS, secondo SANTINI, ripone grande fiducia nella difesa nazionale di ANDREOTTI. Si avvicina al ministro e partecipa a tutte le riunioni segrete, che stenografa. Un altro redattore lavora con lei in ufficio. DOMENUS ha accesso a tutte le questioni relative al Ministero della Difesa Nazionale italiano.

Motivi del rapporto:

L'impulso per un contatto regolare tra SANTINI e DOMENUS ci è arrivato nell'aprile del 1960. Secondo SANTINI tra loro si è formato un rapporto di amicizia e fiducia reciproca. DOMENUS è disposta a fornire a SANTINI informazioni provenienti dal Ministero della Difesa italiano con la consapevolezza che queste sono destinate esclusivamente a lui in qualità di giornalista e che non saranno pubblicate. È molto cauta nei suoi rapporti e mostra paura quando vende notizie per non perdere il lavoro.

Contatti SANTINI-DOMENUS:

La maggior parte degli incontri tra SANTINI e DOMENUS avvengono per le strade di Roma e nei ristoranti. Nel corso del rapporto è capitato più volte che SANTINI DOMENUS chiamasse l'operatore dipendente per fissare un incontro. L'ultimo verbale che gli ha venduto è stato elaborato insieme a lei nell'appartamento di SANTINI.

Messaggi venduti:

DOMENUS ha finora venduto i seguenti messaggi a SANTINI:

Lo sviluppo della cooperazione militare dell'Europa occidentale, la riorganizzazione del sistema missilistico italiano e atlantico, l'invito di ANDREOTTI a Bonn da parte di STRAUS, il controllo del vice Ministro italiano da parte del controspionaggio, l'urgenza di armare con missili gli eserciti dei paesi della NATO armi, la visita del Gen. NORSTAD a Roma.

Ha venduto anche un rapporto sulla sua partecipazione come segretaria alla riunione del Consiglio della NATO a Parigi e documenti originali sull'esercito italiano.

I messaggi vengono valutati positivamente.

Per i messaggi venduti furono pagate 100.000 lire.

Conclusione:

Non abbiamo ancora verificato l'esistenza di DOMENUS, non ne conosciamo le date esatte, la residenza, il numero di telefono. Non si conosce bene il rapporto con SANTINI. Finora non ci ha venduto abbastanza materiale per considerare di convertirlo in gestionale. Poi abbiamo solo due caratteristiche scritte da SANTINI. I contatti tra SANTINI e i loro incontri non si svolgono in maniera cospiratoria. Santini ha chiamato più volte DOMENUS sul telefono del lavoro. Sono presenti piccole imprecisioni nelle caratteristiche riguardanti la famiglia di DOMENUS. Soprattutto l'ultima notizia che non andava d'accordo con i suoi genitori e che vuole trasferirsi. SANTINI si offre di procurarle un appartamento. DOMENUS è probabilmente l'amante di SANTINI.

Suggerisco:

Controlla DOMENUS in altro modo, verificane l'identità e completa i dati di base. Inoltre, indurre SANTINI a sviluppare appositamente DOMENUS e ad attivare la vendita di messaggi del Ministro italiano, in modo che sia sufficientemente compromesso. Falla interessare finanziariamente alla vendita di notizie.

Fukan Jaroslav


domenica 10 marzo 2024

Caso Striano, siamo davvero così vulnerabili?


Dagli articoli che escono sui giornali riguardo al caso dossieraggio, il cosiddetto "caso Striano", sembrerebbe emergere un'imbarazzante vulnerabilità del nostro sistema di sicurezza delle informazioni protette.

Tutto è nato da una denuncia in Procura del Ministro Crosetto, il quale, se abbiamo capito bene, avrebbe letto su Domani indiscrezioni sulle sue attività, così ben raccontate che non avrebbe gradito l'affronto. Dalla conseguente inchiesta sarebbe emerso che un finanziere, Pasquale Striano, avrebbe effettuato migliaia di accessi (con le sue credenziali?) nel sistema informatico della Divisione Nazionale Antimafia. Avrebbe quindi raccolto, a destra più che a sinistra, notizie riservate su vari personaggi d'Italia, denunciabili ma pure innocenti, e le avrebbe cedute ai suoi amici giornalisti. L'infedeltà di questo militare (spia dei russi? braccio destro della P2?) avrebbe trascinato nell'illegalità anche un abile magistrato antimafia, Antonio Laudati. Con loro sono sotto inchiesta tre giornalisti del quotidiano Domani, nonché altri soggetti ancora non ben identificati.

Fin qui i fatti. Pochi. Poi ecco arrivare, come in tutti i tormentoni che guadagnano le prime pagine dei nostri giornali di Stato, cioè sovvenzionati dal Governo di turno, la valanga di commenti. Da questo tam tam di sdegnati e adirati parlamentari si fa largo il concetto che il sistema militare e giudiziario italiano sono vulnerabili. Ebbene sì, siamo uno Stato così debole che un finanziere è potuto entrare tremila volte nel sistema cifrato della DNA con le sue credenziali e nessuno, se non fosse stato per il Ministro Crosetto, se ne sarebbe accorto.


Domani chiude oggi (scusate il gioco di parole) un suo pezzo con una nota congiunta della senatrice Aurora Floridia e della deputata Elisabetta Piccolotti.
«Dalle audizioni emerge una condizione di estrema vulnerabilità delle banche dati italiane dell’intero sistema giudiziario, sia rispetto ad attacchi interni di funzionari dello Stato infedeli ma, potenzialmente anche da attacchi esterni di organizzazioni criminali o terroristiche che potrebbero essere interessate a proteggersi dalle indagini o a minare la sicurezza nazionale», sostengono le parlamentari.
Così - aggiunge Domani - è stato lanciato l’invito a dare «priorità al provvedimento sulla cyberisicurezza». Con relativi investimenti, sottolinea il giornale senza nulla obiettare.


Ma è veramente così? Siamo così fessi? Abbiamo qualche dubbio. Basta fare una ricerca sul web e compare un interessante numero (il 4 del 2021) di una rivista trimestrale della scuola di perfezionamento per le forze di polizia. Uno dei supervisori di questo giornale scientifico è proprio (se non si tratta di un omonimo ma propendiamo per il no) il magistrato Antonio Laudati, ma tu pensa, tra i maggiori indagati del caso Striano. Proprio strano questo Striano. Perché, ed è questo che ci sconcerta, la rivista di Laudati dimostra che il nostro sistema di sicurezza è talmente complesso che metterebbe a dura prova anche il più astuto James Bond del 2024. 

A pagina 55 si legge questo titolo:
Le capacità cyber della Difesa: il Comando per le Operazioni in Rete (COR Difesa) e il CERT Difesa.
Tra i soggetti pubblici che fanno parte dell’architettura strategica nazionale di cyber security un posto di rilievo assumono le strutture della Difesa
preposte alla protezione delle reti e dei sistemi digitali delle forze armate quale
elemento essenziale per la condotta delle operazioni e la protezione delle informazioni. Il Quadro strategico nazionale per la sicurezza dello spazio cibernetico attribuisce, infatti, al dicastero il compito di dotarsi della capacità di pianificare, condurre e sostenere operazioni nello spazio cibernetico e questo per prevenire, localizzare ed individuare la minaccia cibernetica.


Inoltre, in una nota, la 92, si afferma che sono possibili contatti con il Centro Intelligence Interforze.
Riporto testualmente: "Il COR Difesa gestisce – in modo accentrato ed a favore di tutte le F.A. – anche l’adeguamento, l’espansione, l’evoluzione e la manutenzione della Rete Integrata della Difesa RID), in via di totale migrazione alla tecnologia IP, inclusa la sua componente nell’area di ROMA (Metropolitan Area Network - MAN), nonché l’Intranet dell’Area di vertice interforze (DIFENET). Inoltre, il Comando per le operazioni in rete esprime anche una capacità di pianificazione, conduzione e realizzazione dell’intera gamma delle “operazioni militari” nel dominio cibernetico, interfacciandosi con il Centro intelligence interforze, per il necessario supporto di Cyber intelligence, ed in concorso al Comando operativo di vertice interforze e al Comando interforze per le operazioni delle forze speciali, mediante l’impiego di Cellule Operative Cibernetiche (COC) con capacità di proiezione anche “fuori area".


Tutto questo per dire sostanzialmente che la vicenda non è semplice come viene raccontata. Prima di ipotizzare scenari apocalittici con la P2 padrona dell'antimafia bisognerebbe domandarsi se il finanziere non agisse, magari, per il Centro Intelligence Interforze. E se quei documenti prelevati non facessero parte di un controllo dei controllori che viene attuato da qualche tempo a questa parte nello Stato parallelo delle basi Nato. Soltanto dopo aver messo nel racconto tutti i passaggi dei nostri servizi di sicurezza, e averne individuato le falle, sarà possibile dare la caccia agli aspiranti James Bond.