sabato 28 febbraio 2015

Marco Biagi chiedeva aiuto prima di morire


Il giuslavorista Marco Biagi, morto per mano delle BR il 19 marzo del 2002, chiese aiuto al questore e al prefetto di Bologna prima di morire. E' quanto si apprende da un documento del Copasir finito online. Il Comitato che vigila sui servizi segreti cercava di far luce sulle eventuali responsabilità dello Stato nella morte di Biagi. Si legge nella relazione che questi rimase senza scorta per un eccesso di burocrazia e per un errore nel valutare i pericoli. Il giuslavorista aveva infatti ricevuto delle minacce da alcuni gruppi di estrema sinistra per il fatto di essere un collaboratore della Zanussi, azienda che era ritenuta dalle BR il simbolo del capitalismo. Vi furono indagini che riscontrarono la pericolosità di queste minacce, senza che però fosse preso alcun provvedimento.

sabato 21 febbraio 2015

Una bestemmia a San Pietro... su Google Maps


Alcuni utenti di internet se ne sono accorti. Cercando informazioni e immagini aeree su Città del Vaticano ci si imbatte in una bestemmia, che denomina un luogo molto vicino alla Basilica di San Pietro. Pare, dalle risposte del team online di Google che si leggono nei forum, che gli sviluppatori stiano rimediando alla svelta. Certo, ha ragione chi ha fatto notare che una bestemmia nella zona in cui dovrebbe muoversi il Papa non è un'espressione accettabile, specialmente pensando che su Google Maps si riversano milioni di potenziali lettori. In seguito a questa scoperta ho fatto un "viaggio" virtuale anche nelle zone della guerra dell'Isis. Mi ha colpito molto scoprire che Aleppo (in Siria), Misurata (in Libia), e persino Baghdad (in Irak) fossero nel 2012 (quando sembra siano state scattate le immagini) delle città piene di vita, di macchine, di zone verdi e di abitazioni, contrariamente all'immagine che viene data dai telegiornali di un Medio Oriente precipitato nel terrore come al tempo degli Ottomani. Bestemmie a parte, la tecnologia non è certo da buttare via!


lunedì 9 febbraio 2015

Le scomode verità sugli ebrei italiani


Franco Scassellati Sforzolini è un uomo chiave per capire l'Olocausto degli ebrei in Italia. Sembra che gli ebrei di Ancona si salvarono dal rastrellamento nazista per una sua mediazione, ma ciò avvenne dietro il pagamento di un riscatto, che la Repubblica di Salò utilizzò per liberare i pegni degli anconetani dal Monte di Pietà. Lo Scassellati Sforzolini venne processato nell'immediato dopoguerra, e condannato in primo grado il 18 maggio del 1946 alla fucilazione alla schiena. Tra i capi di imputazione vi erano un furto di oggetti dei Savoia e la deportazione di alcuni antifascisti. Ma non vi è traccia della persecuzione contro gli ebrei di cui l'ex prefetto fu artefice soprattutto a Como. Anzi, in Appello nel 1948 la pena fu ridotta e la Cassazione nel 1950 rimandò tutto a un nuovo processo, che però non ebbe mai luogo. Lo Scassellati Sforzolini era intanto fuggito in Venezuela e morì a Roma nel 1967.

giovedì 5 febbraio 2015

Berlusconi: sconta la pena dove furono deportati gli ebrei?


Berlusconi sconta la pena dove furono arrestati alcuni ebrei? In una lettera contenuta all'archivio di Como, l'ospizio "Sacra famiglia" di Cesano Boscone veniva indicato dal questore Lorenzo Pozzoli come il luogo in cui erano state appena arrestate alcune persone di riguardo. Il riferimento agli ebrei viene poco dopo. Pozzoli infatti affermava che al Sacra Famiglia sarebbe dovuto nascere un campo di concentramento per ebrei. Era il 28 gennaio del 1944. Il prefetto di Como, Scassellati Sforzolini girò la folle proposta al suo collega di Milano chiamando in causa, quale autore della richiesta di creare quel campo di concentramento, il vescovo di Como. Sembra comunque assurdo che il vescovo Alessandro Macchi, che proprio in quei giorni aveva condannato il fascismo sul bollettino ecclesiastico, abbia potuto anche solo pensare tutto ciò.