Ho letto in questi giorni una notizia, spesso copiata e incollata molto velocemente dai vari giornali, secondo cui il nuovo presidente degli USA Trump sarebbe pronto a comprare, o anche a prendere con la forza, la Groenlandia. Motivazione ufficiale: la sicurezza nazionale. Ma quella vera consisterebbe nella possibilità di accaparrarsi le grandi ricchezze del sottosuolo groenlandese, e questo grazie all'innalzamento progressivo delle temperature. E in effetti nel 2023-24, visti anche i contemporanei periodi di gran caldo vissuti dal nostro emisfero, abbondavano nel web le notizie dello scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia, il che sarebbe l'inizio della fine del mondo.
E fin qui le nostre notizie. In realtà le cose stanno diversamente. Intanto bisogna specificare che la Groenlandia non è esattamente la calotta polare, bensì la parte centro meridionale si trova alla stessa latitudine di Norvegia e Svezia, per di più è bagnata dall'oceano Atlantico. Questo già dovrebbe far capire molte cose. Che insomma la fine del mondo non sia proprio così imminente è da metterlo in conto. Certamente non è iniziata nel 2024.
Trump. Ebbene, lui nei cambiamenti climatici ha sempre creduto o detto di credere molto poco. Quindi andrebbe certamente esclusa l'ipotesi che il suo interesse per la Groenlandia derivi dagli allarmismi degli ambientalisti.
Men che meno lo spinge il clima, perché sfido chiunque a trascorrere l'inverno in Groenlandia. Di ghiacciai che si sciolgono non ne vedreste proprio nessuno. E d'estate si sciolgono molto meno che a inizio Ottocento.
Perché per la Geografia degli anni Ottanta la Groenlandia era un continente diviso in due: la parte settentrionale con clima artico, quella meridionale con clima atlantico, perciò mite per la presenza della Corrente del Golfo. Sono andato a vedermi le cartine storiche del NOAA (sul sito Wetterzentrale perché Copernicus non si sogna mica di fornirle!) e a livello di temperature riflettono perfettamente la distinzione dei manuali, ossia soprattutto d'estate si nota una parte settentrionale con clima freddo (nella mappa il colore verde indica da zero a meno 5 gradi a 1400 metri di altitudine), e una meridionale con clima mite (il giallo va da zero a +5). Questo ai primi dell'Ottocento avveniva non soltanto per un giorno ma per tutta la stagione calda, con il colore verde che avanzava verso il sud Groenlandia verso il 20 agosto.
È ancora così? Assolutamente no. Nelle mappe degli ultimi tre anni manca completamente la distinzione tra nord e sud della Groenlandia. Pare che tutto il freddo nell'emisfero si concentri in quel punto. D'inverno è praticamente un posto invivibile, d'estate le temperature sono quelle dei nostri peggiori inverni, con differenza di temperatura non tra nord e sud bensì tra costa e entroterra montuoso.
Questo cosa vuol dire? E cosa c'entra con Trump? Il neo presidente non mente affatto sulla necessità di occupare la Groenlandia per la sicurezza nazionale, ma in gioco c'è ben altro: gli esperimenti spaziali ad esempio. In Groenlandia e soprattutto in Alaska gli Usa utilizzano delle basi spaziali per misteriosi esperimenti nella Ionosfera. Parliamo del progetto Haarp di cui potete leggere ipotesi e speculazioni in giro per il web. Quel che è certo è che se il clima è cambiato questo avviene ed è facilmente visibile soprattutto in Groenlandia. Da persona abbastanza esperta, visto che ho la buona abitudine di consultare le mappe meteo ogni giorno, posso affermare che il meteo della Groenlandia condiziona quello dell'intero Emisfero nord, in quanto il Jetstream, ovvero le correnti polari che danno origine agli alisei, partono esattamente da quel punto del circolo polare artico. A Trump interessa il nostro meteo? Se vuole la Groenlandia probabilmente sì. Per quale scopo lo scopriremo.