sabato 17 febbraio 2024

"C'è da aspettarsi che non rilascino Moro vivo"

 



C'è un nuovo documento sul caso Moro. Il 2 maggio del 1978 a Roma, nella sede del PSI, si incontrarono tra le ore 11 e le 12 Enrico Manca, socialista, poi presidente della Rai, e la spia cecoslovacca Lamac. All'interno di una relazione che verteva sulla situazione italiana, Manca informò i cecoslovacchi che le Brigate Rosse non avrebbero rilasciato Moro vivo. 

Si tratta di poche frasi, eppure significative, sia per la persona che le pronunciò, sia per l'attendibilità della fonte stessa. 

All'interno del documento, Manca viene citato come spesso accade con il soprannome che gli fu assegnato nel 1963, ovvero KUS. E ciò è documentato da un'altra relazione. La collaborazione dell'ex presidente della Rai e i servizi segreti cecoslovacchi proseguì per quindici anni soprattutto con uno scopo: ricongiungere la sinistra italiana dalle varie divisioni interne, compresa la scissione storica tra PCI e PSI. E' appunto per questo che il documento del 2 maggio 1978 sarà anche l'ultimo, prima dell'archiviazione. Il motivo era semplice: con l'ascesa di Craxi, l'obiettivo cecoslovacco di inserire Manca al vertice del PSI e lavorare a un riavvicinamento della sinistra stava ormai fallendo. 

Secondo il resoconto di Manca, il caso Moro sanciva in pratica l'accordo tra Craxi e la DC e sarebbe stata questa la politica futura del suo partito: l'anticomunismo. Craxi - sosteneva Manca - voleva trattare con le Brigate Rosse per il rilascio di Moro solo per distinguersi dal Partito Comunista, che restava inflessibile sulla linea della fermezza. Stava probabilmente accordandosi - era l'interpretazione di Manca - con qualche democristiano, che avrebbe voluto uscire dalla linea del partito, ma aveva paura ad esporsi. E così usava il PSI per sondare la possibilità di una trattativa con le Bierre.

Sulla base di quali informazioni Enrico Manca poteva affermare, una settimana prima del ritrovamento del cadavere di Moro, e andando anche contro il suo partito, il quale sperò fino all'ultimo di salvare il presidente DC, che le Brigate Rosse lo avrebbero ucciso? Non è facile rispondere. Analizzando l'intero testo, che ho tradotto in maniera molto meticolosa, copiando anche gli accenti, mi colpisce soprattutto la freddezza di Enrico Manca (o di Lamac, visto che il documento lo firma lui) sulla situazione del prigioniero. Il suo sguardo è rivolto già al futuro della politica, a ciò che succederà in Italia "dopo la conclusione" del caso Moro. Un epilogo che - affermava - c'è da aspettarsi che sarà tragico.

Situazione interna

fa parte della politica anticomunista di Craxi anche la sua proposta di trattare con le RB (Rudé Brigady ndr) su Moro. È inoltre contro il parere dell’IKS (il PCI ndr) di mantenere l’intransigenza. Vuole differenziarsi dall'IKS, per dimostrare la sua autonomia. Deve aver parlato con qualche DC che vorrebbe proporre di agire, ma ha paura di fare coming out così. Quindi stanno testando tramite la ISS (il PSI) quale sarà la reazione. 

Le prospettive di sviluppo dell'Italia potranno essere stimate solo dopo la conclusione del caso Moro. C'è piuttosto da aspettarsi che le RB non lo rilascino vivo. E poi quali saranno i risultati delle successive elezioni amministrative, quando voteranno 4 milioni di italiani, sarà un test importante per lo sviluppo del Paese. Ciò che è certo per lei personalmente è che Craxi porterà l'ISS all'anticomunismo, contro l'IKS e si avvicinerà gradualmente alla DC.

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