venerdì 7 dicembre 2012

Fiumi di riaccrediti a Milano: quando l'azienda non lavora più per il cliente


Un doppio atto vandalico anonimo contro la mia auto nel 2008 mi ha allarmato sugli ambienti in cui ero involontariamente finito. Un’agenzia del lavoro a Milano dopo aver letto il mio Cv mi aveva mandato a lavorare nelle telecomunicazioni, dove pur spiegando la mia deformazione professionale giornalistica venni assunto nel settembre 2007 per lavorare alla comunicazione con la clientela di una importante ditta poi rivelatasi poco onesta. Mi accorsi presto infatti che sulle schede vi erano due nominativi, uno “dormiente” che era proprietario, l’altro che si sovrapponeva tramite questa azienda. Entrambi potevano telefonare a questa ditta appaltatrice dei contatti con la clientela. Mi insospettii e i team leader si innervosirono, trattandomi con poco riguardo. Venni quindi dirottato nell’azienda principale e mi accorsi che il lavoro consisteva nel gestire dei reclami che avevano sempre le stesse caratteristiche e per i quali andavano riaccreditati tutti i costi. Anche qui mi scontrai con i dirigenti poiché ingenuamente avrei voluto risolvere quei problemi che invece mi stavano garantendo uno stipendio. Cambiare azienda a quel punto significò essere assunti sempre da società con caratteristiche simili. Lavorai in quel periodo sia nella telefonia, in altre aziende, dove vidi ancora riaccrediti per dei reclami che avevano permesso, non solo la mia assunzione, ma la stessa esistenza di una azienda esterna che gestiva questo lavoro, sia nell’energia elettrica, dove un’azienda al primo piano gestiva i clienti dell’energia per conto terzi, al secondo rispondeva per conto del Comune di Milano; e questo però a Basiglio.

Qui vedete la mia intervista realizzata nel 2009 per AltaitaliaTV al giudice Luigi De Magistris

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