sabato 12 aprile 2014

Il triangolo Rovelli-Savoia-Svizzera


Nino Rovelli aveva costruito un impero finanziario parallelo in Svizzera, non solo a Lugano ma anche a Ginevra. La notizia era uscita in Italia nel 1987, sul periodico Il Mondo, ed era rimbalzata rapidamente oltralpe. Rovelli controllava sia la Banca Commerciale di Lugano, sia la Worms e la Atlantis di Ginevra. La novità è che da questo indizio è stato possibile scoprire, andando a scavare nell'emeroteca di Lugano, un intreccio che da Rovelli porta fino al principe Vittorio Emanuele di Savoia. Il fulcro degli affari di Rovelli sarebbe proprio la Banca Commerciale di Lugano. Secondo un articolo dell'11 maggio 1984 uscito sul Corriere del Ticino fu controllata fin da quel primo periodo da Nino Rovelli, ed ebbe in Vittorio Emanuele di Savoia un finanziatore e collaboratore d'eccezione. Il principe avrebbe lavorato alla BCL negli anni '60 come esperto di borsa. La storia di questo gruppo entrò nelle cronache italiane verso la metà degli anni '80, quando la Banca Commerciale di Lugano acquistò (nel 1984) la maggioranza delle azioni della Banca Rasini, un istituto bancario su cui la magistratura italiana aveva indagato nel 1983 per il sospetto che al suo interno si nascondessero i soldi e i traffici della mafia; quella dei "Colletti Bianchi" di Milano, facente capo tra gli altri anche a Vittorio Mangano, amico di Marcello Dell'Utri e stalliere di casa Berlusconi.




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