giovedì 9 luglio 2020

Semplici coincidenze o c’era un monte Conero in Jugoslavia?


“Nella parte nord del porto di Kardeljevo (Ploce) c’è un’area chiusa da filo spinato e sorvegliata da sentinelle. L’accesso all’area è severamente proibito. Una base sottomarina, più grande in proporzione rispetto a quella di Divulje, vicino Split, viene frettolosamente costruita. La base sottomarina sarà provvista di due sale sotterranee equipaggiate con tutti i macchinari necessari per la costruzione di navi. Queste sale, a forma di tunnel, sono scavate nella stessa roccia. L’entrata sottomarina è collocata sott’acqua, in modo tale che nulla sia visibile dalla superficie. Stando al progetto, i tunnel devono essere ultimati entro la fine di Aprile 1952. I piani delle stanze sono orizzontali per due terzi della loro lunghezza e situati sopra il livello del mare; il terzo rimanente è inclinato, proseguendo nel mare. Gli uffici, i negozi, il comando centrale, i dispositivi di aerazione, l’elevatore, l’equipaggio e le stanze del personale sono tutti collocati nel piano orizzontale dell’area. La parte inclinata della pavimentazione servirà per l’approdo dei sottomarini, dopo che saranno penetrati nell’entrata sottomarina. Una delle stanze avrà la capacità di far attraccare 5 sottomarini e l’altra 3 sottomarini. Le dimensioni della stanza più piccola sono: lunghezza 38 metri, larghezza 15 metri, sul lato dell’entrata sottomarina misurata durante il flusso e sopra il livello del mare, 5 metri; 9 metri nel lato opposto, dove sono collocati negozi, elevatore, eccetera. Sulla superficie del terreno dove sono condotti gli scavi, è stata costruita una palazzina; le scale e l’elevatore di questa palazzina scendono nella stanza. La costruzione è sorvegliata da sentinelle. L’ascensore è già installato e serve ora per il sollevamento del materiale dell’escavazione, che viene trasportato in un bacino nelle vicinanze del mare, anch’esso in costruzione. Commento: un tentativo sarà (parola censurata) per ottenere più dettagli specifici su questa base. Commento: la tua attenzione è richiamata su (parola censurata) che si riferisce a Ploce come una base navale sottomarina ausiliaria per riparazioni limitate.”

Questo documento confidenziale è della CIA, fu scritto il 29 agosto del 1951, e dimostra che in quel periodo in Jugoslavia venivano costruite basi navali con caratteristiche tecniche incredibilmente simili rispetto al bunker filmato dai videomaker sul monte Conero. Chi ha visto e salvato quel filmato sa che questa descrizione della CIA poteva essere tranquillamente accostata alla base italiana costruita negli stessi anni vicino Ancona. Come se non bastasse è emerso, a una nostra ricerca online, che una prima versione di questa vecchia base jugoslava di Ploce, nel sud della Dalmazia, fu costruita proprio dai nostri soldati italiani durante l’occupazione della seconda guerra mondiale. Esattamente come si dice che avvenne nel Conero. Dunque, è questa la storia del monte Conero? La storia di un patto militare tra italiani e comunisti di Tito? Ma se così fosse, perché, con la caduta del regime comunista, e dopo la sanguinosa guerra tra croati e serbi durata quasi 10 anni, il Conero resta ancora top secret, mentre dall’altra parte dell’Adriatico si è sviluppato addirittura un “turismo militare” alla scoperta dei residuati bellici della guerra fredda? Le domande, come si vede, restano tante. Ad esempio irrisolto è ancora il mistero del missile con la sigla scritta in cirillico che fu abbandonato nel porto di Ancona nell’agosto del 1984. I giornali locali riportarono la notizia dedicando ampio spazio a quel residuato bellico che sembrava provenire dai paesi oltrecortina. A quanto pare, era stato ritrovato da qualche pescatore e lasciato sulla banchina del molo dorico per sfuggire alle domande degli inquirenti. Missile probabilmente risalente agli anni Sessanta, affermò Il Messaggero. Poteva essere russo? Oppure bulgaro, come sosteneva il quotidiano torinese La Stampa? Oppure jugoslavo, visto che nel territorio dell’ex federazione comunista era proprio scritta in cirillico la lingua più diffusa? La risposta potrebbe essere quest’ultima, se è vero che un altro grande mistero irrisolto del nostro Paese sembra condurre verso Belgrado. Stiamo parlando del caso Ustica, la caduta dell’aereo di linea DC-9 il 27 giugno del 1980 mentre si accingeva ad atterrare in Sicilia. Nei programmi televisivi spesso abbiamo sentito parlare di un’esercitazione militare, che, essendo in pieno svolgimento, aveva oscurato i radar delle torri di controllo delle basi militari. Ebbene, abbiamo già scritto e dimostrato che non poteva trattarsi di un’esercitazione della NATO, in quanto questa era già terminata come da programma. Era invece in corso qualcosa di più misterioso: la mobilitazione generale della popolazione jugoslava, a cui la NATO partecipava come spettatrice interessata. Lo affermava un trafiletto della Stampa il 18 giugno 1980. Si sarebbe protratta per altre settimane, con gli osservatori della NATO curiosi di capire se, dopo la morte di Tito, la Jugoslavia era pronta a fronteggiare un’invasione militare proveniente dai paesi sovietici. Cosa accadde durante quell’esercitazione? Qualcosa andò storto e portò alla caduta del DC-9? Qualcosa di troppo compromettente per essere raccontato? Abbiamo provato a mettere insieme tutte le informazioni che abbiamo trovato fino ad oggi, buttando giù un possibile scenario di quel 27 giugno 1980. La Nato in quei giorni assisteva alle esercitazioni in Jugoslavia, ma qualcuno si accorse che sull’Italia volavano liberamente aerei mig diretti a Belgrado. Erano libici. Francesi e americani non gradirono l’affronto e decisero di abbattere il mig, che cadde sulla Sila. Dannazione! Era solo un ricognitore. Decollò allora un Phantom americano che si appostò sotto al DC-9, con il benestare dell’aeronautica italiana, ma gli altri Mig23 gli sfuggirono. Il colpo andò a vuoto, mentre un missile libico diretto al Phantom colpì il DC-9. Della vicenda non si poté tuttavia parlare perché l’Italia collaborava con Gheddafi, che aveva provocato la strage. Dal canto suo, la Nato poteva spiegare ai parenti delle vittime che i loro cari erano morti per un errore di strategia militare?

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