martedì 28 luglio 2020

Anno 2003, prove generali di pandemia


“Bisogna distinguere due casi: l’isolamento è una misura preventiva utile nei paesi che hanno un numero di casi limitato, dove il virus non si è trasmesso attraverso gli esseri umani. E’ il caso della Francia. Ma oltre un certo livello di infezione e di contaminazione la quarantena è inutile. Era stato dimostrato ai tempi dell’influenza spagnola, all’inizio del secolo scorso.”

Queste parole vennero pronunciate dal virologo Jean Claude Manuguerra, dell’Istituto Pasteur di Parigi, durante un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa e pubblicata il 22 aprile 2003. Rilette nell’estate 2020 diventano accuse durissime verso tutti gli Stati mondiali, che hanno deciso di imitare la Cina nelle misure drastiche anti-Covid.

Tra il novembre 2002 e l’agosto 2003 una nuova malattia mise in allarme la sanità mondiale: si chiamava Coronavirus Sars CoV, ossia: sindrome respiratoria acuta. Era la versione uno del Covid-19 sviluppatosi, appunto, nell’autunno del 2019. Luogo di origine sempre lo stesso, la Cina. Dunque, quello che abbiamo vissuto nel 2020 in realtà è già accaduto, anche se non nelle proporzioni che stiamo sperimentando. All’epoca stavo diventando pubblicista al Resto del Carlino. Ricordo veramente poco della Sars, se non che ne leggevo gli articoli sui quotidiani nazionali, gli stessi che ora sono andato a scartabellare, scoprendo queste frasi incredibili.

L’informazione nel 2003 esercitò molto di più il senso critico, rispetto a oggi, e l’ipotesi di provvedimenti draconiani come la misurazione della febbre agli aeroporti, pur paventata dal ministro di allora del governo Berlusconi, Sirchia, non trovò unanime consenso nell’opinione pubblica, anzi. La giornalista Eugenia Tognotti, il 9 aprile 2003 scriveva sulla Stampa. “Ricompaiono termini obsoleti e dimenticati come quarantena, contumacia, cordone sanitario; si riaffacciano antiche strategie come il sigillamento delle case colpite; della fuga, dell’isolamento in moderni ‘lazzaretti’, di punizioni da comminare a coloro che violano le leggi sanitarie. Riaffiorano il timore, la diffidenza, il sospetto nei confronti dell’altro, del diverso, che in tempo di peste e di colera portava a diffidare degli ebrei dei ghetti che maneggiavano stracci e materassi.” Termini che, tuttavia, gli stessi giornalisti del quotidiano La Stampa hanno rispolverato dalla sera alla mattina nel 2020, come se li avessimo usati fino a ieri.

Importanti, dicevamo, le parole del virologo Manuguerra, il quale, oltre ad escludere la quarantena come strumento di difesa dal diffondersi del contagio, spiegava che il rischio di contaminazione dipendeva dal comportamento della Cina. “Tutto dipende dall’evoluzione del virus in Cina - disse al giornalista della Stampa, Jean Yves Nau - In quel paese i primi casi si sono avuti, lo sappiamo ora, alla fine del 2002. Ma le autorità hanno deciso di nascondere il fenomeno proprio nel momento in cui sarebbe stato possibile circoscriverlo. Ormai siamo in fase di epidemia ascendente, difficile da controllare e possiamo temere che, man mano che si estende nella popolazione, il virus del Sars trovi il modo di migliorare il suo modo di diffondersi, dando un carattere sempre più contagioso alla malattia respiratoria.”

Parole che ci fanno rabbrividire: sapevamo tutto della versione 1 del Covid e avevamo 17 anni di tempo per prepararci. Quella volta il numero di casi fu assai ridotto. Wikipedia scrive che furono 8096 in tutto il mondo, di cui 7322 guariti e 774 morti. Forse fu questo dato, davvero inconsistente rispetto ad altre malattie, a far sottovalutare le epidemie cinesi. Basti pensare che ogni giorno muoiono in Italia circa 400 persone per tumore, e si parlò anche di 500 morti al giorno per ictus. Questo per dire che tutto è relativo. Le malattie generalmente non fanno notizia, nemmeno quando colpiscono tante persone. A meno che non vi sia un fatto violento alla base della sua diffusione, non vi sia una catastrofe naturale, o comunque un evento inusuale che giustifichi il titolone sui giornali. Ebbene, nel 2003 l’elemento insolito era la nascita di un virus sconosciuto in un paese tutt’altro che democratico come la Cina. Rileggendo quelle pagine di giornale ricompare Antony Fauci, l’esperto della Casa Bianca in lite con Trump, che all’epoca, però, non escludeva affatto che il virus Sars fosse stato generato nei laboratori cinesi.

Come diceva il professor Manuguerra, tutto dipende dalla Cina. Purtroppo la politica italiana ha fatto l’impossibile in questi anni per avvicinarsi politicamente ed economicamente alla dittatura comunista di Pechino. E uno degli artefici dell’accordo fu quel personaggio di cui già ci siamo occupati, perché la sua figurina compariva, nel 1976, nell’album del terrorismo internazionale del KGB: Claudio Mutti. Un particolare che torniamo a sottolineare.

Nel 2003 i casi italiani di Sars furono soltanto 4, senza vittime, contro i 5327 e 349 morti della Cina, ma l’allarme scattò ugualmente. Nelle scuole del Piemonte era stato attivato un protocollo di comportamento legato al rischio Sars. I ragazzi provenienti da zone a rischio sarebbero stati monitorati per un certo numero di giorni, un provvedimento che nel 2020 non è stato ipotizzato nemmeno quando i casi erano scarsissimi, preferendo i governatori regionali e il governo Conte passare subito al più drastico lockdown.

Il 6 maggio del 2003 il quotidiano La Stampa riferiva di proteste violente e saccheggi in Cina. Motivo? Contro la quarantena. Tra il 25 e il 28 aprile a Linzhou vi furono giorni di scontri con la polizia. “Nelle campagne la gente ha paura di essere messa in quarantena - spiegava Gong Wei un giornalista cinese al suo collega Francesco Sisci della Stampa - molti credono che la possibilità di avere la Sars sia una diagnosi senza speranza e vorrebbero morire a casa loro. Altri pensano che stare in quarantena con chi forse è contagiato, moltiplica le possibilità di infezione.”

Ma ai diplomatici stranieri andava bene così. Meglio una Cina in stato d’assedio piuttosto che vedere l’epidemia espandersi alla Corea e poi all’Europa. Qualche anno prima, nel 1997, durante un’altra epidemia cinese che colpiva i polli, il giornalista della Stampa Luigi Grassia pose al suo intervistato, il professor Walter Grillone, primario dell’ospedale Savoia di Torino, una domanda che oggi nessuno si sognerebbe nemmeno di pensare. Affermò: “viste le tante violazioni dei diritti umani in Cina chissà che qualcuno non proponga di eliminare i portatori umani del virus?” Risposta di Grillone: “In Europa a volte si faceva, al tempo delle grandi pestilenze. Anche a Torino, all’epoca dell’epidemia descritta dal Manzoni, furono impiccati alcuni ammalati. Ma più che profilassi fu fatto a scopo propiziatorio, come rito pagano per ingraziarsi qualche divinità oscura. Ma il mondo attuale dovrebbe essere vaccinato, se non dalle influenze, almeno da questo.”

Eppure anche il governo Conte ha deciso di eliminare i portatori di Covid-19, li ha fatti cremare contro la loro volontà. Un mio vicino di casa di Ancona ha fatto questa fine e devo dire sinceramente che fatico ad accettare che di quella persona, a cui spesso avevo stretto la mano, non esista più nulla. Mi ha condotto a una riflessione profonda e non certo gradevole sul senso della vita. E’ vero che siamo cenere e torneremo cenere, come ci spiegano in chiesa durante le Messe, ma mi sembra sia diventato un po’ troppo veloce questo passaggio terreno.

Il 30 marzo del 2020 l’Italia fu criticata persino dai virologi cinesi, i quali attraverso il sito-filo-russo Sputnik News denunciarono che “l’isolamento in casa è inutile”. “Ad avviso del gruppo di esperti cinesi - scriveva Sputnik News - l'Italia commette gli stessi errori di specialisti e autorità cinesi all'inizio dell'epidemia. Liang Zong’An, il capo del dipartimento di malattie respiratorie dell'ospedale della Cina occidentale dell'Università di Sichuan, ha osservato che la quarantena è inutile se tutti i pazienti a cui è stato diagnosticato il coronavirus non sono ricoverati in ospedale.” E precisava: “Le famiglie italiane abitano in appartamenti più spaziosi in confronto alle famiglie cinesi, ha fatto notare Liang. Tuttavia, ci sono stati numerosi casi, in cui una persona con sintomi lievi ha trasmesso la malattia ad altri membri della famiglia, nonostante i tentativi di isolarlo in una stanza separata, ha aggiunto il dottore.”

Parole che non hanno alcun bisogno di commento.

1 commento:

  1. queste cose di sicuro non vengono divulgate, in quanto :di sicuro fa comodo ai poteri forti che governano a loro vantaggio sfruttando l?ignoranza della maggior parte della popolazione mondiale.

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