giovedì 2 aprile 2020

Vendevano figurine al maresciallo Tito


Vendeva figurine al maresciallo Tito. Una delle caratteristiche della casa editrice di figurine EDIS di Torino fu quella di riuscire a inserirsi non soltanto nei mercati europei, ma anche comunisti. 
Il direttore dell’azienda, Ferruccio Vizzotto, in un’epoca di distensione dei rapporti politici, era riuscito a vendere le sue figurine allo Stato jugoslavo. L’esportazione fu molto coraggiosa ma redditizia. Le figurine EDIS furono molto apprezzate dai bambini slavi. Ancora oggi, nel 2020, è facile reperire nei mercatini online la raccolta sulle auto e le moto, uscita a Belgrado con il nome: “Oto Moto”. Era il 1971. Copertina molto simile alla versione italiana, interni praticamente identici. 
L’editore ovviamente non era la EDIS, la quale non poteva muoversi liberamente e distribuire merce sul mercato comunista. Se ne incaricò lo Stato governato da Tito attraverso il marchio: “Auto-moto savez Jugoslavije”, che voleva dire: Associazione Auto-Moto della Jugoslavia. Un altro storico album della prima EDIS fu “La vera storia del west”. Una raccolta più rara finita ugualmente oltrecortina, sotto la sigla commerciale KRAS, ossia Josip Kras: fabbrica di cioccolatini caramelle e biscotti - Zagabria.
Come funzionava questa esportazione in un sistema economico diverso dal capitalismo, dove tutta l’economia, dalle industrie, all’agricoltura, ai supermercati, era controllata e ideologizzata dal Partito-Stato? Lo abbiamo chiesto a Enzo Reda, direttore commerciale della EDIS - Torino dal 1983 in poi.
Enzo Reda, se la ricorda la raccolta “Oto moto”?
<Sì, avevamo contatti con la ex Jugoslavia - ci risponde Reda, che, come saprà chi legge il nostro blog, è anche un apprezzatissimo artista e un grande esperto di enogastronomia -. Io però nel 1979 non c'ero ancora. Kras non mi dice niente, però il Dr. Vizzotto di casini commerciali ne ha combinati tanti, almeno fino al mio arrivo.>
La Jugoslavia di Tito non era un partner commerciale ideale vista la sua politica.
<Noi avevamo un mediatore che qualche piccolo affare lo mise in piedi.>
Una curiosità gliela posso far vedere io: album Jez calciatori Jugoslavia 1974-75, fatto in collaborazione con la EDIS Torino, anche la grafica è quella dell’EDIS 1969-70.
<Con Milos Marinkovic (un nome che compare nell’ultima pagina dell’album. Ndr) ho poi lavorato anch'io negli anni ottanta.>
Ah... notizia interessante. Beh sarebbe bello capire come si potesse costruire un’attività commerciale privata con il regime di Tito.
<Avevamo delle garanzie bancarie affidabili, sono sempre stati solvibili, certo non erano cifre da capogiro...>
Cioè? Vi appoggiavate a banche private? Certo, ma i controlli? Non c’erano? Agivate in regime di concorrenza?
<Le forniture partivano soltanto quando il denaro era depositato sulle nostre banche, che avevano accordi con le loro.>
Quindi loro a Belgrado compravano i vostri prodotti. Da alcuni anni però si parla molto delle foibe. Quando lei fece l’accordo per la EDIS con la Jugoslavia sapeva di quei fatti tragici? Dell’esodo degli istriani?
<Negli anni ottanta non c'erano ancora le problematiche che vennero alla luce soprattutto dopo la caduta del muro di Berlino e il collasso dell'Unione Sovietica e del blocco di Berlino. Io mi recai per lavoro in Albania nel 1992 e vidi soltanto mini bunker dappertutto, tanta gente per strada e pochi camion Dodge che gli americani avevano dato ai cinesi e questi avevano sdoganato ai poveri albanesi. Anche pagando non si trovava niente, la migrazione di massa si verificò poco dopo.>
C’è un aneddoto su Tito che ci può raccontare?
<Posso solo dirle che avevo un intermediario di Zagabria, che aveva rapporti con il governo e la Dinamo. E che trattavamo piccole quantità che venivano pagate su banche italiane con valuta nostra.>
Quel Milos Marinkovic di cui mi parlava?
<Avevo poi un altro intermediario jugoslavo a Trieste, era una persona coltissima che insegnava sanscrito. Andai a trovarlo un paio di volte ma non riuscii a combinare nulla di costruttivo. Sì, l’altro era Marinkovich.>
Ha letto il libro di Charles Levinson “Vodka-cola”, sull’impero di aziende del PCI di Berlinguer che lavoravano per i paesi dell’est? Pensa che la EDIS potesse far parte di quell’ambiente politico-economico?
<La Edis di politico non aveva proprio nulla e in quegli anni nessuno, che io sappia, ebbe l'iniziativa di informarsi sui nostri piccoli affari con la Jugoslavia: tutto era fatto alla luce del sole (noi in fondo si contava poco o nulla). In quegli anni esportammo una fornitura in un paese arabo (non ricordo quale) che ci pagò con una partita di ottimo tè che rivendemmo in Italia.>
Infatti la EDIS non figura nell’elenco di aziende di Berlinguer pubblicato dal giornale OP di Mino Pecorelli.

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