venerdì 9 ottobre 2020

Tutti gli errori di Ustica&Bologna

Ho trovato sugli scaffali di una grande libreria il volume di Paolo Cucchiarelli, intitolato “Ustica&Bologna” e durante l’estate ho deciso di acquistarlo, sia per il mio interesse sull'argomento, sia per leggere qualcosa di divertente nel tempo libero.

Nel complesso sono seicento pagine di inchiesta giornalistica, ben costruita, con interviste e verifiche sui giornali dell’epoca, quindi tecnicamente ottima. Eppure ho riscontrato subito tre errori, che in un volume così vasto, così avvincente, perché è una lettura che sicuramente non annoia, potrebbero passare inosservati. In un primo momento ero disposto a perdonarli, perché li attribuivo all’interpretazione soggettiva che l’autore cerca di far emergere dalla mole consistente di documentazione che viene presentata nel volume. Si tratta comunque di sviste piuttosto gravi. Analizziamole un attimo.

1) Viene scritto che il cielo su Ustica era terso. A me non risulta affatto. Il clima meteorologico è stato totalmente snobbato nella vicenda Ustica e invece in un volo aereo ha la sua importanza. Forse su Palermo il cielo poteva essere terso, come mi pare affermasse il comandante del DC-9 ai passeggeri nell’audio della scatola nera. Ma ci sono giornali che parlano di cielo nuvoloso sulla Campania, dove l’aereo di linea sarebbe precipitato, inoltre le mappe meteo di archivio dimostrano che sul mar Tirreno, la sera del 27 giugno 1980, potevano esserci vento e qualche temporale. Se anche sulla dinamica degli aerei, su cui si sofferma a lungo, Cucchiarelli è così impreciso c’è da preoccuparsi.

2) L’autore scrive che il DC-9 cadde perché il Mossad, per evitare che venisse trasportato in Libia, tramite il DC-9, un carico di uranio, gettò su un’ala dell’aereo di linea italiano dell’Itavia il motore di un A7 Corsair, che in seguito fu trovato nel mare nella zona della strage. Ma se Cucchiarelli avesse fatto meglio le sue ricerche nei giornali, che in parte cita, avrebbe capito che nel 1969 nel mare di Ustica era precipitato proprio un A7 Corsair, con forse un carico atomico. Nel mio libro che gli avevo mandato parlo proprio di questo episodio, peccato che lui si senta bravo e non lo legga.

3) Il giornalista Cucchiarelli romanzando un po’, cosa che un cronista non dovrebbe mai fare, immagina che il pilota del Mig23 libico precipitato sulla Sila stesse scortando il DC-9 e il carico di uranio. Avrebbe visto l’attacco del Mossad, sarebbe stato preso da rimorsi e sarebbe atterrato in un aeroporto segreto della NATO a Crotone (se non ricordo male). Qui i carabinieri lo avrebbero inviato con il suo aereo, già bucherellato dai colpi di mitraglia del Mossad, in Puglia in un altro aeroporto della NATO. Ma lui, ancora devastato dai rimorsi, si sarebbe suicidato. Bella storia. Però il francese Sablier affermò nel 1983 in un libro sul terrorismo che il Mig23 caduto sulla Sila era in perlustrazione sulle basi NATO del monte Mancuso e del monte Nardello e che fu abbattuto dalla stessa NATO. Io non so se andò così, però Cucchiarelli dimentica completamente di citare queste due basi. Ora, del fatto che il Mig fu abbattuto prove non ce ne sono, ma che un nemico degli americani come Gheddafi potesse mandare un suo aereo ad atterrare vicino alle basi che lui minacciava apertamente in quegli anni mi pare veramente fantascienza.

E vengo a un altro errore, che c’è, secondo il mio parere, nell’interpretazione della politica internazionale che emerge dalla lettura dell’intera inchiesta. Sullo sfondo di un antiamericanismo abbastanza marcato, Cucchiarelli sembra attribuire le due stragi, di Ustica e Bologna, alla fine di una politica double face di Italia e Stati Uniti durante l’era Carter, e cioè la fine di una politica estera che, sottobanco, permetteva al raìs Gheddafi di costruirsi in Libia un arsenale da guerra in grado di produrre la bomba atomica. Ossia, i servizi segreti israeliani, Gladio e la P2, già pronti a caldeggiare la salita al potere del più intransigente Reagan, avrebbero colpito i cittadini italiani a Ustica e Bologna per dare un segnale al nostro governo: smettila di giocare su più tavoli. Il che è plausibile, perché Carter fu accusato di aver permesso proprio questo emergere di dittature in Africa, dittature tuttavia ostili agli Stati Uniti. Il manuale di Sabbatucci lo specifica. Tuttavia, far credere, come a me è parso di capire dalla lettura del volume di Cucchiarelli, che Italia e Usa fossero alleati di Gheddafi fino al punto di cedergli gli aeroporti della NATO, mi pare un passo troppo azzardato.

Fino a che punto Gheddafi era padrone del territorio italiano? Quando ero adolescente un amico di mio padre (che lavorava come impiegato alla NATO...) scherzava polemicamente sul fatto che l’Italia stesse per diventare un protettorato della Libia. C’erano sicuramente degli infiltrati occidentali, come Ed Wilson, che rischiavano grosso inserendosi nel traffico di armi del raìs. E ce n’erano altri che si inserivano nella Brigate Rosse, commettendo furti e forse anche altro, prima di arrivare, se ci si arrivava, all’arresto dell’intera organizzazione. Lo stesso Cossiga si chiedeva, dopo la strage di piazza Fontana del 1969: fino a che punto sono infiltrati e quando inizia la vera complicità? Non è facile rispondere. In fin dei conti, gli Stati Uniti processarono e misero in galera Ed Wilson e il suo complice Frank Terpil. Allargare il doppio gioco di un solo uomo, o due, ai governi mi pare eccessivo.

Cucchiarelli omette il dossier Mifobiali, che ho letto e commentato in passato e che dimostra l’esatto contrario: i traffici tra il nostro governo e la Libia avvenivano nell’ambito di settori deviati e corrotti della nostra politica e del settore militare. Tanto è vero che questi criminali vennero accusati di aver ceduto materiale coperto dal segreto militare, come armi e radar della NATO, a Gheddafi, in cambio di un grosso affare nell’acquisto del petrolio libico. Come potevano, dunque, i servizi segreti israeliani colpire gli inermi cittadini del DC-9 e di Bologna se la politica filo-libica era, come da me più volte sostenuto, condotta da settori deviati della nostra politica di centro-sinistra? E’ evidente che concentrare una ricerca storica su due singoli episodi, eclatanti ma comunque circoscritti nel tempo, senza indagare, più in generale, sugli scopi politici del terrorismo italiano, ed estero, degli anni Settanta, è stato un errore di impostazione del lavoro di Cucchiarelli. E rimandare il lettore alle prossime puntate non mi pare un modo serio di procedere. 

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