venerdì 15 febbraio 2013

Giornalisti guidati da "Caporali" militari?


Il giornalismo italiano è stato militarizzato? La FNSI, il sindacato è a mio avviso sempre più sotto accusa. Per anni ha contestato i contratti giornalistici di lavoro autonomo invocando l'attuazione del contratto collettivo, che gli editori cercano di attuare il meno possibile. Questa battaglia è stata fatta teoricamente in favore dei collaboratori cosiddetti esterni, in realtà è ormai chiaro che è una pericolosa bugìa. Quel problema economico, sicuramente presente quando iniziai nel 2001, si supererebbe oggi con una buona legge che impone al committente e al giornalista di trattare. Vi sono infatti molti giornali in cui non puoi trattare e l'editore impone abbassamenti di stipendio o una burocrazia contorta e illegale per pagare meno tasse. Il problema c'è. Ciò penso avvenga per delle discriminazioni tra colleghi non dovute alla bravura o al titolo di studio, ma ascrivibili al tentativo di allontanare chi non viene considerato degno da alcuni presunti caporali, di cui ora si comincia a parlare. La FNSI diventa in pratica complice di questi criminali. Cosa si è inventata infatti? Ha annullato subito questa legge o finge di non vederla, una legge direi dignitosa, sostituendola con un'altra legge truffa sull'Equo Compenso più degna della prima repubblica, che significa in poche parole che degli estranei di una costituenda commissione giudicante dell'ordine vogliono ficcare il naso nella redazione e pretendono di giudicare qualità ed equità dei compensi. In pratica ciò non risolverà economicamente il problema dei freelance pagati a servizio, allontanerà il giornalista dalla risoluzione dell'eventuale mancato accordo con il committente, che la recente legge dello Stato demanda giustamente a un giudice civile, e anzi metterà un bavaglio all'informazione pretendendo di visionare i contenuti degli articoli. Inoltre vi sono ammissioni, le prime ufficiali, di alcuni esponenti sindacali tra cui il famoso Giuseppe Giulietti della Rai nelle quali si parla apertamente di redazioni militarizzate, di provocazioni e un altro anonimo esponente aggiunge il concetto dell'umiliazione del lavoro del giornalista, affiancandolo idealmente quanto a retribuzione a un lavoro onestissimo, ma manuale e non intellettuale, come la raccolta dei pomodori. Sono fenomeni barbari che denotano l'ingresso della criminalità nel giornalismo oppure una volontà di una parte del giornalismo italiano di creare le condizioni per una pulizia etnica.






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