domenica 5 maggio 2013

Cassa Integrazione: oggi la pagano i contribuenti?


Le urla del sindacalista Bonanni attraverso la cassa di risonanza massmediatica affinché venga rifinanziata dal governo la cassa integrazione pone un interrogativo: la devono pagare i contribuenti la sosta forzata e temporanea dei dipendenti di un’azienda? Fonti bibliografiche non recenti ci dicono che nei primi anni ‘70 non andava così. Era l’imprenditore che doveva finanziare quel deposito di emergenza che gli sarebbe stato utile in caso di difficoltà aziendale; lo Stato avrebbe contribuito con un rimborso regolato da precise norme sui “conguagli tra contributi dovuti e prestazioni riscosse ”. Sembra insomma, ma è solo una mia impressione, che i sindacati facciano sempre più il gioco degli imprenditori e ne siano i veri portavoce. Una mia idea dovuta a come è stato mal gestito il contratto co.co.co. nei primi anni Duemila nel giornalismo. Su questo contratto infatti gravavano delle illegalità nella suddivisione dei contributi pensionistici, con grave danno per il giornalista. La FNSI, invece di lavorare su quel contratto, regolarizzato da una legge del parlamento del 1995,  e smascherare quelle disparità ha impostato una battaglia per un professionismo di massa che ha rischiato di delegittimare anni di lavoro freelance e che ha sbattuto il muso contro le stesse esigenze di un mass media, nei quali è sempre più consigliata una equa suddivisione dei carichi di lavoro tra editor (al desk) e collaboratori (cronisti).




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