lunedì 9 dicembre 2019

Delitto e castigo a Langley


“Una piccola puntura penetra nel corpo. La puntura è appena percettibile e la persona sente qualcosa causato dalla puntura di innumerevoli mosche nere nei deserti nordafricani. Tuttavia, il veleno mortale penetra nel corpo e il destino della vittima è segnato.”
Inizia con queste parole drammatiche un interessante articolo del giornale ungherese Uj Szò del 29 giugno del 1984. Sembra una storia di quelle narrate dallo storico Andrew, nel suo Archivio Mitrokhin, sugli spietati killer del KGB. E invece parliamo proprio dell’opposta fazione: della CIA, a conferma del fatto che le accuse, che i due poli della guerra fredda si scambiarono, sono molto simili. Precisamente, raccontiamo oggi la storia di Edwin Wilson, un personaggio non meno enigmatico di Ronald Stark. In comune queste due spie di Langley (la sede della CIA) ebbero la capacità di infiltrarsi nelle linee nemiche. Nel caso di Wilson il nemico con cui stringere una mortale amicizia era il colonnello libico Gheddafi. Una storia assurda, dove il limite tra complicità e spionaggio per proteggere la propria nazione venne abbondantemente varcato. Al punto che i traffici di Wilson con la Libia divennero un caso giudiziario tra i più noti negli Stati Uniti.
Traditore degli Stati Uniti o pedina di un progetto molto ampio della CIA per destabilizzare il Medio Oriente? Secondo Paolo Cucchiarelli, autore di recenti libri sulla strategia della tensione, la risposta giusta è sicuramente la seconda, ragion per cui Wilson fu, per lui, uno dei mandanti della strage di via Fani. 
La storia che emerge dal giornale ungherese è assai complessa. Wilson - secondo l’autore dell’articolo comunista, ossia F. Alekszejev - con quel veleno delle mosche del deserto aveva il compito di uccidere Gheddafi. Scriveva testualmente su Uj Szò: “Sappiamo che per 15 anni, dalla metà degli anni '50 al 1970, Wilson fu associato alla CIA e per 5 anni prestò servizio nel Servizio di intelligence navale degli Stati Uniti. Nell'aprile del 1961, partecipò a un atterraggio fallito a Playa Giron, insieme ai sommozzatori cubani. Wilson è stato visto raramente dai suoi colleghi presso la sede della CIA di Langley. Preferiva rimanere nel segreto speciale laboratorio della California dove si trovavano armi speciali per gli omicidi che furono commissionati dal servizio segreto degli Stati Uniti. La mosca nera non è stata prodotta qui?”
Insieme a Francis T. Terpil, un altro assassino della CIA, Wilson avrebbe aperto verso la metà degli anni ‘70 aziende private di esportazione di armi in Medio Oriente, principalmente a Beirut, in Libano. Gli affari andarono a gonfie vele e il traffico si allargò all’Uganda del dittatore Amin e, attenti bene, alla Turchia, dove operavano i terroristi di destra noti come “Lupi Grigi”, tra cui un certo Alì Agca, che pochi anni prima aveva tentato di uccidere il Papa a Roma.
Ufficialmente la CIA non c’entra mai niente, ma pochi ci credono. Perché - sostenevano gli ungheresi di Uj Szò - quando le cose vanno male, la CIA si tira subito indietro. E a Roma, nell’attentato a Giovanni Paolo II, e poi con Gheddafi, il lavoro sporco non era stato portato a termine.
Dunque chi era Edwin Wilson? Per il Washington Post, che il 20 dicembre del 1982 gli dedicò un articolo (lo abbiamo trovato in un ritaglio di giornale conservato nell’archivio della CIA), nient’altro che un “traditore”, il quale dopo un litigio con la moglie se n’era andato in Libia per rifornire di armi il colonnello libico Gheddafi. Difficile da credere, in ogni caso. L’intrigo sarebbe stato scoperto quando l’ex agente CIA trasferì la sede della ditta di armi sul suolo americano. Fu così accusato dal tribunale federale statunitense di aver rifornito di esplosivi e quant’altro, non solo la Libia, ma anche le Brigate Rosse, gli irlandesi dell’IRA, i giapponesi dell’Armata Rossa e i palestinesi. Anche in Italia la vicenda uscì, il 17 giugno del 1982 sulle colonne della Stampa, con i connotati di una spy-story scoperta prima che portasse ulteriori danni, cioè il coinvolgimento di altri “berretti verdi” nella mega cospirazione. Gheddafi avrebbe protetto Wilson in Libia, e quando questi fuggì a Santo Domingo gli Stati Uniti sarebbero riusciti a ottenere la sua estradizione. Per conto di Gheddafi Wilson avrebbe anche ucciso delle persone - stando alla Stampa - ma soltanto perché dissidenti del regime autoritario di Gheddafi.
Edwin Paul Wilson era nato nel 1928 ed è morto nel 2012. Wikipedia scrive che il tribunale statunitense, dopo averlo condannato e costretto a 22 anni di carcere, di cui 12 in isolamento, nel 2004 ribaltò la sentenza e lo rilasciò. Nel 2007 anche la causa civile, intentata da Wilson per risarcimento danni contro i giudici che lo avevano incriminato, fu archiviata per l’immunità di cui i giudici stessi godevano nella loro attività. Fu accertato che molte prove, durante il processo, erano state occultate sia dai servizi americani, sia dal dipartimento di stato.
Volendo tracciare un profilo della strategia americana negli anni di piombo, si potrebbe azzardare che la CIA aveva predisposto due piani: un primo momento, molto intenso e duraturo, di collaborazione con i terroristi rossi e un secondo di eliminazione dei loro esponenti più importanti. In una parola, Gladio?

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