sabato 14 marzo 2020

Carabinieri fondatori di Gladio? Documento choc dei comunisti


L’accusa arriva da una spia cecoslovacca. Il colonnello dei carabinieri Mauri, il suo assistente, il tenente Lonero, e il capitano di corvetta Luciani tra aprile e maggio del 1960 parteciparono come rappresentanti italiani ai lavori di due commissioni della Nato. Lo scopo era quello di creare una Centrale Unificata dei Servizi di Informazione, a guida statunitense.
Lo apprendiamo dal dossier dell’Stb catalogato come 10443_327, all’interno del quale furono archiviati svariati resoconti in italiano di una serie di riunioni, che avvennero tra Ankara e Parigi, per riorganizzare i servizi di controspionaggio della Nato. La ragione di questi vertici militari segreti, ai quali non sempre - sottolineano le relazioni - la politica era presente, pare che fosse lo scarso rendimento offerto dal controspionaggio, ossia delle spie occidentali che fino al 1960 avevano operato oltrecortina, anche in Jugoslavia e Austria. Ragion per cui da quel momento in poi sarebbe stata la CIA, l’intelligence americana operante all’estero, ad assumere il controllo dei servizi segreti europei. Nasceva in quei mesi la cosiddetta Gladio? Ma chi è l’accusatore? Ovviamente si tratta di una spia, di un italiano, soprannominato Doro, il quale in cambio di numerosi pagamenti forniva informazioni agli ex cecoslovacchi. Chi si nascondeva dietro Doro? Dovrebbe trattarsi di Giulio Caroli. Una scheda, redatta in italiano, descrive così questo “Doro”. Anni 48, democristiano dal 1950, fece carriera fino ad entrare nella segreteria del ministero. Era un uomo di Andreotti, uno dei più influenti della corrente “primavera”, “per quanto manifesti opinioni democratiche” - sottolineava la biografia della spia - “per questa ragione non è affatto in cattivi rapporti rapporti con Fanfani, come accade invece ad altri andreottiani della segreteria del m.” Nel ministero si occupava dei rapporti con l’estero e degli stranieri. “E’ persona seria e degna di fede”, concludeva la scheda.
Al contrario, noi che scriviamo questo articolo nel 2020 non possiamo certamente considerare “degna di fede” una spia prezzolata che vendeva segreti militari. Basterebbe una sbirciata fugace tra i numerosi dossier che ci sono stati inviati dall’archivio di Praga per comprendere che questi segreti, che pure siamo qui a sviscerare, furono venduti ai sovietici da giornalisti e politici che avrebbero potuto, se tali segreti mettevano a rischio i loro concittadini, pubblicare ogni notizia, ogni indizio, sui giornali nazionali a loro disposizione. Ma non lo fecero. Leggiamo, all’opposto, ricevute di pagamento, con l’intestazione del consolato cecoslovacco, scritte a mano da queste spie, in certi casi con l’imbarazzante causale: “pagamenti per lavoro giornalistico”.
Dunque, i lettori dei giornali italiani non seppero della nascita di questo servizio segreto unificato a guida statunitense, che avrebbe provocato un polverone politico non indifferente, secondo noi. Sì, perché l’Italia in questa storia ebbe un ruolo di primaria importanza.
Nel documento 59, ad esempio, Doro scrisse: “Lo S.M. (cioè lo Stato Maggiore ndr) italiano ha già sino da marzo predisposto i piani per questa unificazione dei servizi di informazione della Nato, unificazione che si è rivelata indispensabile nelle ultime riunioni del Consiglio della Nato e del Comitato degli Stati Maggiori. Questi piani - prosegue la relazione - prevedono l’invio in America, a scopo di addestramento, di ufficiali ed agenti del servizio di informazioni militare dell’esercito ed il parallelo provvisorio inquadramento di ufficiali americani nel Servizio di informazioni italiano, allo scopo di studiare la utilizzazione dei quadri nel futuro servizio unificato. In particolare sono state affidate ad ufficiali americani la sorveglianze ed il controllo delle reti di agenti italiani in attività nella Jugoslavia ed in Austria.” Era una prova abbastanza chiara dell’intrusione degli americani nei servizi segreti italiani, che tante volte la stampa denunciò negli anni successivi, specialmente dopo i tentativi di golpe De Lorenzo e Borghese.
Un altro nome che compare nel dossier è quello del generale Nordstad, che in una fase iniziale fu il presidente della commissione incaricata di formare la cosiddetta “Centrale unificata” dei servizi segreti Nato. Dopo le prime riunioni fu sostituito dal maggiore britannico Sanders. Ebbene, più volte il generale Nordstad, quando l’esistenza di una struttura parallela denominata Gladio-Stay Behind fu rivelata da Andreotti, venne associato a manovre militari occulte.
Intanto il colonnello Mauri continuava ad informare il Ministero della Difesa sulle linee guida di questa nuova Centrale Unificata dei Servizi di Informazione. In primo luogo nei settori sovietici in cui i servizi di controspionaggio occidentale erano rimasti inattivi, specialmente i greci e i turchi, gli agenti sarebbero stati radicalmente sostituiti da quelli americani. Mentre lo sarebbero stati parzialmente i servizi italiani, belgi, francesi e olandesi. Ben 64 agenti segreti italiani sarebbero stati soppiantati da agenti della CIA. Non vi sarebbe stata alcuna sostituzione infine tra le file dei servizi britannici e canadesi.
Un’altra notizia che emergeva dalle relazioni del colonnello dei carabinieri Mauri - sempre stando alle rivelazioni di Doro - era che gli americani non spiavano soltanto i sovietici, ma pure gli europei! “Questi gruppi di agenti - specificava Doro - hanno operato non alle dipendenze della CIA, ma alle dipendenze dirette dello stesso Donovan. In altre parole questi agenti avevano il compito non di compiere azioni di spionaggio contro l’URSS e le democrazie popolari ma di spiare le spie inglesi, francesi, belghe, italiane e le stesse spie americane dipendenti dalla CIA.”
Tutto questo contorto sistema spionistico, un labirinto la cui via d’uscita era solo nelle mani degli statunitensi, fu esposto dal Donovan ai rappresentanti della Nato il 2 settembre, a Parigi, presso la sede del Deuxieme Bureau, tra vibranti proteste inglesi e italiane; del Mauri stesso.
In questa Centrale unificata della Nato un posto di rilievo era riservato ai tedeschi dell’ovest. Infatti Donovan aveva assegnato la carica di vicedirettore della Centrale unificata, nonché di supervisore delle varie riunioni, al colonnello Bruckendorff. I delegati delle nazioni occidentali ebbero reazioni contrastanti, tra stupore, rassegnazione al predominio tedesco, e passiva accettazione nel caso degli inglesi.
Non c’era accordo tra le varie nazioni - sempre se ci fidiamo di questo rapporto di Doro - che non erano riuscite a stabilire con esattezza quale arsenale di armi e basi missilistiche fosse esattamente a disposizione del Patto di Varsavia. Un fallimento che stava portando alla nascita di Gladio? Probabilmente sì. Doro informò Praga che il 4 settembre il colonnello Mauri aveva dato notizia del cambiamento al vertice della Nato. Gli americani del colonnello Donovan dal primo settembre controllavano in Europa quattro settori: coordinamento delle attività degli agenti delle democrazia popolari; reclutamento dei nuovi agenti sul posto; interpretazione delle informazioni; riorganizzazione dei servizi oltre i confini dell’URSS.
Inoltre era nato l’ufficio ‘D’ diretto dal generale americano Hubert G. H., che avrebbe ripartito il lavoro dei servizi segreti della Nato. Come non pensare al famigerato ufficio D del SID italiano, che fu al centro degli scandali degli anni ‘70? 
Da quel momento in poi, da quel settembre 1960, gli agenti segreti occidentali non avrebbero più lavorato suddivisi in varie zone del territorio, bensì concentrandosi su una singola materia. In questo modo - era l’annotazione di Doro - gli americani speravano di superare in efficienza i servizi sovietici. I quali tuttavia, come avrete certamente intuito, ne erano informati prima ancora che la CIA iniziasse a mettersi all’opera.

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