giovedì 21 luglio 2016

La pista filocinese dimenticata per colpa del Sid


La strage di piazza Fontana del dicembre 1969, rimasta di fatto impunita, un colpevole avrebbe potuto averlo subito. Leggendo le pagine del quotidiano La Stampa del 13 dicembre 1969 si scopre che gli inquirenti pensarono inizialmente ai filo-cinesi, degli italiani appartenenti all'estrema sinistra che due anni prima erano finiti sui giornali per un'inchiesta del Sid. Nel febbraio del 1967 un operaio siciliano, M. S., era stato arrestato perché accusato di aver progettato in tutta Italia degli attentati dinamitardi su ispirazione dei maoisti. Si trattava cioè di terroristi che probabilmente erano in contatto con dei diplomatici cinesi presenti in Italia. Avevano depositi di armi proprio a Milano. Il quotidiano La Stampa insistette sul fatto che una complice, una certa Milena, era stata vista viaggiare su un'auto targata Modena con delle valigie piene di esplosivo, che avrebbe trasportato dalla Sicilia verso Milano e Roma (dove nello stesso giorno di piazza Fontana esplosero altre bombe). L'operaio se la cavò con un anno e mezzo di reclusione. Perché questa pista venne abbandonata? Probabilmente per degli oscuri interessi dei servizi segreti italiani. Sui filo-cinesi indagava da tempo, infatti, per conto del Sid, il giornalista Guido Giannettini, ovvero uno degli indagati del processo per la strage di piazza Fontana. Le informazioni gli arrivavano da due agenti del Sid infiltrati tra i filo-cinesi, Franco Freda e Giovanni Ventura, cioè gli altri principali indagati neofascisti del processo su piazza Fontana. Le deviazioni del Sid avevano portato dunque a un doppio gioco dei servizi segreti? 

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