martedì 19 settembre 2017

L'autopsia fantasma sul corpo di Aldo Moro


Sul cadavere del presidente della DC Aldo Moro furono redatte almeno due perizie medico legali, con l’evidente scopo di correggere una notizia che era filtrata il 10 maggio 1978 e che venne pubblicata sui quotidiani il giorno successivo. Sia La Stampa, sia il Corriere della Sera annunciarono in un piccolo trafiletto, l’11 maggio 1978, che Aldo Moro, appena ucciso dalle BR, era malato di cancro alla tiroide. Lo aveva accertato l’autopsia effettuata nell’istituto di medicina legale dell’università di Roma. Un “adenocarcinoma aveva intaccato i tessuti della tiroide e quelli immediatamente circostanti”, scriveva la nota. Avevano dunque ragione le spie della Stasi? Il 2 giugno 1978 fu pubblicato su La Stampa un nuovo articolo nel quale veniva rianalizzata l’autopsia, che sarebbe poi stata depositata un anno più tardi. Moro ora nel nuovo esame autoptico risultava godere di ottima salute. La giornalista Silvana Mazzocchi asseriva che “solo nel lobo sinistro della tiroide nel collo c’è un piccolo adenoma cistico della grandezza di un pisello, elemento che provocò la falsa notizia della presenza di un carcinoma.” Perciò, sottolineava, la tesi che il presidente democristiano fosse caduto sotto i colpi delle BR quando era moribondo era infondata. Per fortuna sul sito del Senato è disponibile nel 2017 il verbale originale dell'autopsia che fu eseguita il 9 e 10 maggio del 1978. Venne curata dal dottor Silvio Merli dell'Istituto di Medicina Legale di Roma, assistito dal professor Franco Marracino, alla presenza del dottor Sergio Villaschi. Le parole che usarono i medici sono le stesse della Mazzocchi:
"solo nel lobo sinistro della tiroide nel collo c’è un piccolo adenoma cistico della grandezza di un pisello." La vera stranezza furono, come sostenne la giornalista della Stampa, le continue smentite degli inquirenti.

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