domenica 16 marzo 2025

Europa dei cittadini o degli Stati?


Guardo spesso alla Svizzera come modello per una politica estera neutrale che preferirei. Ma non so se essere felice per quanto leggo sulla loro stampa oppure no. Oggi sui giornali del confinante Canton Ticino si parla di prepararsi alla guerra, pur in un contesto di neutralità. 

Quindi no alla burocrazia europea (ottima definizione), no all'entrata in guerra in ogni conflitto della Nato, sì al commercio aperto a tutti coloro che vogliono entrare in affari con noi - dice la sinistra elvetica che rappresenta gli agricoltori - ma sì anche a un esercito più numeroso per far pagare col "sangue" una possibile aggressione. D'altra parte gli Usa trumpiani sono pronti ad abbandonare militarmente l'Europa, che lancia subito una campagna di riarmo revanscista. (Dunque gli americani erano qui? Non lo sapevo.) 

Una disamina molto dura, che se uscisse in Italia farebbe a pugni con le sterili e risibili discussioni filosofiche sulla guerra e sul riarmo quale forma di emancipazione politica. Significa che la Russia può rappresentare un pericolo? No secondo me gli articoli di oggi fanno comprendere tutt'altro. Che gli equilibri politici ormai si misurano con le armi: quante ne hai tu? Dieci, bene, io ne avrò una più di te. Guerra fredda, tutti contro tutti. E vinca il migliore.

Ma è questa l'Europa che conoscevamo? In Italia regna la confusione e la manifestazione di sabato 15 marzo a Roma non ha migliorato la comprensione del momento che stiamo vivendo. Da quale parte stiamo? Colpa dell'appiattimento della stampa italiana sulle veline che arrivano dai partiti. E così all'improvviso un giornalista, fatto passare per uno qualsiasi e non per quel che è: uno scrittore ex comunista che quando non sa come passare il tempo va a farsi due chiacchiere nelle tv italiane, organizza una manifestazione in piazza portando migliaia di persone a sventolare la bandiera blu europea. Qua e là qualche messaggio pacifista, molto entusiasmo e poi, ma lo scopri solo su alcuni siti, uno slogan su tutti: o si fa l'Europa o si muore! Si muoia per la pace, per difendere con la pace un'Europa che vuole la guerra. 

No è molto semplice. Questa non è l'Europa nata dalla caduta del muro di Berlino, quella che negli anni '90 ci illudeva che ci saremmo mossi  liberamente tra i confini, avremmo lavorato con gli stessi diritti in ogni Stato, non soltanto nel nostro, ottenuto una Costituzione comune europea e soprattutto non avremmo più convissuto più con Stati padroni: libero mercato e niente aiuti di Stato. 

Poi improvvisamente nel 2025 ti svegli, apri il pc e leggi che i "volenterosi" comandanti dei nostri Governi europei si incontrano per discutere di riarmo. E chi lo paga questo riarmo, i privati? Ma allora non si muoverebbero i poltronissimi del governo! Vai a vedere che zitta zitta la vecchia cara Comunità economica europea è tornata in mano al settore pubblico e le armi le pagano i contribuenti. Brusco risveglio! Non più in un'Europa dei cittadini ma nell'Europa degli Stati, che adesso tira fuori la baionetta. Si va avanti per tornare indietro. Ma molto indietro. La difesa dei confini con il coltello tra i denti. Questo è il nostro nuovo modello di vita. Come i troiani, che ressero per dieci anni all'assedio degli Achei per poi morire tutti, siamo chiamati all'estremo sacrificio per la Patria? Oppure mettere di nuovo al centro l'individuo e cioè il cittadino europeo?

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