Una città di fine Ottocento con le edicole aperte e piene di giornali locali. E' quanto fanno immaginare le ennesime dichiarazioni che Daniele Silvetti ha rilasciato sui giornali di Ancona. Questa volta il nostro Eroe presenzialista, amante della poltrona costi quel che costi, anche se fosse un po' rossa, si abbandona a una sviolinata strappalacrime sui giornali locali. Ah quanto sono importanti! Il tutto si può godere col fazzoletto in mano, immancabile come in Via col vento, in una lunga intervista che ha concord..ops scusate lapsus: rilasciato ieri al giornalista dell'edizione nazionale del Resto del Carlino, Beppe Tassi.
Diciamo che ci stiamo avviando più rapidamente di quanto pensassi alla beata felicità di Alice nel paese delle meraviglie, un luogo ameno del tutto fiabesco e immaginario di nome Ancona. Ebbene sì: il giornalismo locale che il vostro amato sindaco descrive deve averlo sognato di notte. Perché proprio la scorsa settimana sono stati divulgati, su primaonline, i dati sui contratti che i giornalisti vantano oggi nel 2025 nelle realtà redazionali. Ah, beh, roba da leccarsi i baffi. Siamo sui 10mila euro all'anno per la maggioranza ormai dei freelance-cococo, cocopro. Equivalgono a un paio di settimane di stipendio di un sottosegretario della nostra-vostra amata Repubblica. Anzi, fossi al posto suo abbandonerei la poltrona di sindaco e mi metterei a scrivere per pochi euro a pezzo. Perché consigliare agli altri quello che potrebbe sperimentare lui stesso?
Non la vediamo più allo stesso modo? Ho paura di no. Io vedo un disastro completo, all'interno del quale, avessi avuto un ruolo istituzionale o sindacale, avrei già rassegnato le dimissioni. Perché i dati sono questi: "su 103.581 giornalisti iscritti all’Ordine, nel 2023 sono stati 17.179 quelli che hanno versato contributi all’Inps, 25.791 quelli all’INPGI." Parliamo di un giornalismo in cui si lavora in nero due volte su tre, in cui si dichiarano stipendi da fame, ma poi chissà come va, vai a scoprirlo! Ognuno si tiene i suoi segreti di Stato.
E sarebbe per me facile prevedere che tra alcuni anni arriverà un bollettino ancora più pesante di questo, tanto, rotto un tabù, adesso sul giornalismo patriottico d'Italia si può vomitare fango quanto si vuole, la gente si è assuefatta. La stessa primaonline non ci pensa nemmeno un attimo a un giornalismo che segua le leggi di mercato. Ma no, è roba per capitalisti sionisti.
Però il giornalismo degli editori è quello vero - sottolinea il Dany Mc Silvet - vuoi mettere? altro che le fake news di quei bruttoni che lo criticano nello "sfogatoio" dei social. Sogni d'oro, Daniele. Ma ti sei reso conto che giravano più copie del tuo Garbì di questi tuoi eroi senza tempo? Esci dal mondo dorato e fatti un giro per l'Italia, per scoprire quante redazioni locali hanno dovuto chiudere in questi anni, prive totalmente di incentivi economici. Gli stipendi portano gente motivata, preparata per quel ruolo, e soprattutto ambiziosa. E già la gavetta, come no, si inizia in una cronaca locale, fai il garzoncello per qualche anno e poi spicchi il volo altrove. E però rimani lì. E anche quell'affidabilità, cui Silvetti si aggrappa, vacilla paurosamente nelle statistiche di Prismag: "Irpimedia ha preso in analisi quattordici fattori di stress - scriveva nel febbraio 2024 - e, tra questi, «su una scala da uno a quattro, dove uno significa che quel fattore non impatta per nulla e quattro significa che impatta molto, l’85 per cento dei rispondenti dichiara che i bassi compensi incidono “abbastanza” o “molto” sulla propria salute mentale»."
Ma quindi al Resto del Carlino hanno iniziato ad assumere col contratto nazionale? Oppure il Nostro Eroe vive in un mondo di fate, elfi e belle addormentate? Bella la carta stampata, sono d'accordo con lui, ma il giornalismo ormai è veloce come la luce ed è online, tocca farsene una ragione. Anche l'Ordine dei giornalisti non è più garanzia di professionalità. Ma non penso a me, perché sinceramente sono un traditore: mi guadagno da vivere altrove. Voglio scrivere queste righe per quei pochi che, fatemi dire una parolaccia, si sono fatti il mazzo per studiare, laurearsi, superare master, farsi un nome, una faccia, e poi perdono il diritto di scrivere sui giornali perché non hanno aperto una pec... Una pec!? Ma ci rendiamo conto?!? Sembra una barzelletta ma è tutto vero, se volete vi mostro la lettera dell'Ordine di pochi giorni fa. Peraltro, a me la pec serviva e l'ho fatta. Ma c'è un motivo del tutto personale per cui l'ho fatta: scrivo da solo su un blog all'americana e una pec professionale è utile: mi garantisce di poter comunicare con le varie istituzioni con un marchio nel dominio. Ma il giornalista ha la mail dell'editore! E quindi? Che se ne fa della pec? Ti rispondono: perché ormai si vota online. E chissenefrega! Se a me non piace votare online? Perdo i miei diritti politici? E quindi la professionalità va a farsi benedire perché non ho la pec??
Il fatto è che non vali più per quel che scrivi perché è tutto omologato. Nessuno si aspetta da te il pezzo alla Montanelli, non serve, devi solo copiare e incollare il post del Ministro, Assessore, Governatore. E poi studiare al posto di interpretare, iscriverti a una para-università dell'Ordine, tirare fuori i quattrini e racimolare 60 crediti ogni tre anni, praticamente una laurea in giornalismo, per mantenere un diritto che ritenevi già tuo. Con la differenza che la laurea a un certo punto la prendi, mentre i corsi obbligatori non finiscono mai. Sei come il cavallo che insegue la biada che gli hanno messo in foto e appeso sul muso. Finisce un triennio e ne inizia un altro. Inoltre, la piattaforma, ma che dico: il tuo profilo, è sotto il controllo dei dirigenti dell'Ordine, per cui appena sgarri sei sospeso. Mica ti vengono a chiedere se hai fatto i corsi! Lo sanno già come sapevano tutto anche alla Lubjanka. Bel giornalismo! Vero marchio di qualità.
Adesso dopo la "censura", inviatami con un lessico del diritto penale maccheronico, per quanto mi riguarda aspetto l'inevitabile "sospensione" (con un linguaggio mi raccomando iper-maccheronico, con qualche perla rubata all'Azzeccagarbugli). Tanto la tessera me l'avrebbero tolta per sfinimento, perché per un triennio e mezzo ho retto, poi ho detto basta. Fare il cagnolino e scodinzolare non è il mio forte. Soprattutto senza uno straccio di editore che mi paghi. Per chi diavolo li faccio i corsi? Per Google?
Eppure so già che non lo accetterò. Magari proverò a fondare un Ordine alternativo. Vedremo.
Nessun commento:
Posta un commento