L’anima nera del terrorismo veniva dal Ministero degli Interni
Fu l’<anima nera dei corpi separati dello Stato, legato a Gelli da un’amicizia dalle radici lontane e oscure>. Federico Umberto D’Amato venne descritto con queste parole da Andrea Barberi e Nazareno Pagani nel libro “L’Italia della P2”, scritto poco dopo la scoperta da parte della magistratura dell’esistenza della Loggia di Licio Gelli. Questo personaggio è l’elemento chiave per capire la Strategia della Tensione degli anni Settanta. E’ l’anello di congiunzione tra il Ministero degli Interni, il terrorismo e le basi della Nato. Quando Lino Jannuzzi lo inserì nel suo <Rapporto sui giornalisti spia> del settembre 1976 molti gridarono allo scandalo. Aggiunse un particolare per me interessante: D’Amato a suo dire fu <strettamente collegato con l’ambasciata degli Stati Uniti e con tutti i servizi stranieri, ma particolarmente, e fino al limite del doppio gioco, con il servizio segreto francese>. Fu lui il principale responsabile della Strategia della Tensione. Jannuzzi non sapeva che D’Amato (fascicolo 554, fonte il sito www.strano.net) come Allavena (fascicolo 505) erano iscritti alla Loggia P2. Quando ciò emerse, l’articolo di Barberi e Pagani si spinse anche oltre. D’Amato fu accusato di essere l’ideatore dell’ultrasinistra italiana. Estrema destra, estrema sinistra, funzionari ministeriali, magistrati erano uniti dall’appartenenza alla Loggia P2 e si fronteggiavano in quelli che anche Barberi e Pagani chiamarono <regolamenti di conti in famiglia>.
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