domenica 10 aprile 2016

Terremoti artificiali in Piemonte: un professore li conosceva


I terremoti artificiali del Piemonte hanno un nome e un cognome, sempre grazie al Corriere della Sera. Si tratta di Orlando Vecchia, professore del Politecnico di Milano. In un articolo del 14 luglio del 1964 il professore ritornava sulle «grandi esplosioni fatte in Piemonte nell'estate del 1960» nell'ambito di quella che lui chiamava la «sismica sperimentale». Dunque Orlando Vecchia ne era al corrente. Forse ne aveva anche seguito le varie fasi. Secondo quanto affermava, gli studiosi stavano cercando con quei metodi di studiare gli strati della terra e la propagazione delle onde sismiche. C'è però qualcosa che non convince. Le grandi esplosioni piemontesi, per di più, non servirono a niente, spiegò il professor Vecchia. Per questo sono più propenso a pensare a un risvolto sconosciuto della guerra fredda. Su La Stampa il 22 aprile del 1966 uscì una notizia curiosa. A Entracque, nel cuneese, venne installato un macchinario per intercettare i terremoti. Era uno strumento che proveniva dalla Germania Ovest ed era stato progettato per «registrare» i terremoti artificiali. C'era di mezzo ancora una volta il Politecnico di Milano. Da mesi la gente si lamentava per dei terremoti. Era preoccupata. Ora noi lo siamo ancora di più.

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