martedì 27 settembre 2016
Il cinegiornale della polizia italiana
Non ha avuto alcun effetto in Italia lo scandalo che travolse mesi fa la polizia italiana in Svizzera. Nel marzo del 2016 si diffuse in Ticino, attraverso i quotidiani, la notizia che la polizia italiana stava arrestando dei criminali della mafia calabrese. La legge tuttavia non consente a un sistema giudiziario di sconfinare "sua sponte" in un paese che, per giunta, non è nemmeno europeo. Nel volgere di poco tempo i giornalisti rossocrociati scoprirono la verità. La Polizia Italiana aveva girato un video falso assumendosi dei meriti che non aveva. Infatti l'arresto c'era stato. Si trattava dell'operazione denominata "Helvetia", ma era stato portato a termine dai gendarmi del Canton Ticino. In Svizzera la notizia è morta nel volgere di poco tempo, da noi poteva suscitare ben altri sospetti. Si tratta di un fatto gravissimo e senza precedenti ufficiali. Cosa pensare di tutti quei video che ogni giorno occupano spazi enormi nelle televisioni nazionali, di tg e trasmissioni di attualità? Si tratta pur sempre di prove di reati che dovrebbero rimanere nei faldoni della procura fino al processo, e invece fanno parte spesso della videoteca di siti internet e canali Youtube. Avevo posto questi quesiti al magistrato Antonio Di Pietro, senza ottenere stavolta alcuna risposta. E mi ero lamentato con la Guardia di Finanza, artefice di arresti di falsi ciechi ripresi e derisi mentre corrono in moto o in bici, ma senza prove mediche della totale cecità. Le fiamme gialle si giustificarono spiegando che applicavano la legge 150 del 2000, quella che regola la pubblicità della pubblica amministrazione sui mass media. Una pubblicità, peraltro, pianificata anno per anno. L'impressione complessiva è che la realtà mandata in onda, visto anche quanto avviene nel campo vastissimo dei ghostwriter, sia una storia ben costruita, verosimile, ma aggiustata come piace ai gruppi di potere del centro-sinistra.
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