martedì 13 settembre 2016

La frana di Ancona era stata prevista


La frana di Ancona era stata prevista e uno studio geologico del 1969, riscoperto nella Biblioteca Civica "Romolo Spezioli" di Fermo, ne offre la prova. Ben tredici anni prima che si verificasse il disastro nella zona del Borghetto un esperto come Silvio Zavatti aveva avvertito: la situazione non potrà che peggiorare. Il 13 dicembre del 1982 gli anconetani lo ricordano come un giorno di lutto, anche se per puro miracolo non vi furono vittime. La collina nota con il nome del Montagnolo, quella che svetta sulla costa a nord del capoluogo marchigiano, franò verso la statale portandosi dietro case, mobili, auto e persino le strade. Nell’opuscolo, composto di sei pagine e intitolato “La frana 'Barducci' nel territorio di Ancona”, pubblicato a Roma dalla Società Geografica Italiana, il geologo scrisse: “si può giungere alla conclusione che la frana sia la risultante di tutta una serie di slittamenti progressivi che quasi certamente non si esauriranno, ma probabilmente tenderanno ad aumentare, interessando zone sempre più profonde.” I sondaggi effettuati dai tecnici delle ferrovie affermavano, secondo Zavatti, che la frana si muoveva trasversalmente per 10 centimetri all’anno e interessava una zona profonda 20 metri, la cui lingua terminale passava sotto il manto stradale, giustificando il rigonfiamento che gli automobilisti dovevano affrontare in quel tratto. Le stavano tentando tutte per arginare il problema, ma senza risultati confortanti. “La mancanza di rilevamenti - era la conclusione dello studio - fin dall’epoca in cui il fenomeno franoso si verificò impedisce di avere un quadro completo del suo comportamento e, quindi, di fare sicure previsioni per il futuro.”




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