venerdì 23 settembre 2016

"Schiavi negri" nella cultura italiana?


Sentiamo parlare sempre di più in Piemonte di scrittori fantasma: i ghostwriter. Potremmo presentarla come la nuova moda della cultura italiana, se non fosse che già la definizione che si trova facilmente su Google mette in allarme. Lo scrittore fantasma è detto anche "negro". Vogliono dire per caso: schiavo negro? Il "ghostwriter" - scrive il sito - è "chi scrive libri, articoli o discorsi per conto di un'altra persona, che poi li firma assumendone così la paternità e il merito; usato anche il termine it. negro." Si tratta in pratica di un giro d'affari al quale l'aspirante letterato si può iscrivere su internet, proponendosi quale scrittore di libri. Non siamo in grado di dire come funziona, ma voci di corridoio parlano di sfruttamento, di libri scritti a ritmi vertiginosi e di diritti d'autore spesso volontariamente violati. Rinunciare a questi diritti non è segno di furbizia. La definizione stessa di ghostwriter afferma che i meriti, alla fin fine, saranno del prestanome, che non sarà un uomo di paglia, ma qualcuno in grado di andare in televisione, alle presentazioni importanti, e a firmare autografi. Nomi per ora non ne possiamo fare. Ma cosa accadrebbe se scoprissimo che quel grande calciatore, o quel grande giudice, quel grande attore non erano in grado di scrivere correttamente in italiano e che c'era un ghostwriter "negro" a sgobbare per loro? E' altrettanto scontato che, se questo giro d'affari fosse molto esteso, sarebbe possibile immaginare questa prassi anche in settori diversi, generando effetti ancora più sensazionali. Cosa accadrebbe se un premier politico ritenesse troppo rischioso andare alla manifestazione e decidesse di affidarsi a un "negro" che gli facesse da controfigura, magari come nel film "Prospettive di un delitto"?

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