lunedì 15 febbraio 2016

Stato padrone anche sulle radio locali, la prima è Popolare


Lo sapevate che tutte le emittenti radiofoniche che ascoltate in macchina o a casa ricevono fondi pubblici per il solo fatto di esistere? Io lo avevo scoperto ai tempi della mia collaborazione con un'emittente locale marchigiana. Chiariamo subito una cosa, visto anche quanto emerso pubblicamente per i grandi quotidiani: nel settore dell'editoria non c'è libera concorrenza e questo vincola sempre di più i giornalisti allo Stato. Trovare pubblicità del resto è una missione disperata in un contesto così frammentato, specialmente dall'arrivo del digitale e con il contestuale, perenne direi, scarso impiego di laureati in marketing. La soluzione più logica sarebbe una generale chiusura di canali, ma così non avviene, perché gli editori vengono salvati dalla politica. Anche le piccole radio possono godere di un totale predisposto dal Ministero dello Sviluppo Economico che ogni anno ammonta per legge (la 225 del 2002) a oltre 6 milioni e 235 mila euro. Questo bel gruzzolo è ripartito in proporzione a una posizione che le emittenti conseguono in graduatoria per i requisiti che dimostrano al momento della domanda. Si tratta di un buon incentivo, in questo caso, che premia le emittenti che assumono più personale. In base alle graduatorie del 2015 in prima posizione c'è Radio Popolare (Lombardia), seguita da Radio Subasio (Umbria), Radio Città Futura (Lazio), Radio Alfa (Campania), Radio Effe (Toscana), Radio Punto Nuovo (Campania), Radio Città del Capo (Emilia Romagna), Rete Blu (Emilia Romagna), Radio Marte Stereo (Campania), Ecoradio (Lazio). La prima piemontese è G.P.R. Radio, mentre la prima marchigiana è Radio Fano 101. Insomma non siamo in America e non c'è libero mercato. Se vorrete collaborare con una radio, sappiate che il vostro stipendio, se ve lo faranno vedere, sarà in gran parte denaro pubblico.

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