sabato 29 agosto 2015

Una diatriba per la mensa fascista mentre la gente moriva di fame


I gerarchi fascisti mangiavano a mensa mentre la gente moriva di fame con le tessere annonarie. Lo si apprende dalle carte del processo penale e amministrativo contro Ignazio Fragalà, ragioniere capo della mensa degli impiegati della prefettura di Ancona-Osimo. L'uomo venne accusato nell'immediato dopoguerra dal suo principale nemico, Artemio Liuti, di essersi appropriato di beni di vario genere della mensa e fu arrestato su inusuale mandato spiccato dal nuovo prefetto di Ancona (Oddo Marinelli?). Si scopre così che la mensa era un ristorante con camerieri e primi, secondi piatti, frutta e vino. Fragalà si difese con un memoriale nel quale accusava a sua volta Liuti di aver gestito male la mensa, percependo persino un alto stipendio che gravava sul bilancio. Il 28 marzo del 1945 il Giudice Istruttore dichiarò che contro Ignazio Fragalà non si doveva procedere, perché quel fatto non costituiva reato.

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