domenica 12 giugno 2016

"Rivuoi la casa terremotata? Pagala!"


"Se rivuoi il tuo alloggio terremotato, devi restituirci in vent'anni il 70% della spesa. Se non la rivuoi, beh, allora ci ridai il 100% subito..." Se non era un ricatto poco ci mancava. A fare questa proposta tutt'altro che allettante fu il comune di Ancona alla fine degli anni '70. La fonte è un articolo del quotidiano La Stampa del 2 settembre 1979, per la precisione di Ermete Grifoni, una firma doc. Il 14 giugno di 44 anni fa esatti, Ancona subì per 15 secondi una delle scosse più devastanti, del decimo grado della scala Mercalli. Il Guasco e il centro sono rimasti da allora quartieri fantasma, con diverse case sventrate, pericolanti e mai ricostruite del tutto. Cosa accadde dopo le scosse? Grifoni scrisse nel 1979 che risultava risanato soltanto il quartiere di Capodimonte, verso la periferia, con 418 alloggi predisposti, di cui solo 110 già pronti. Su Wikipedia risulta che nel 1979 fosse Guido Monina il primo cittadino dorico, un repubblicano, che governava con comunisti (!) e socialisti.
Il suo comune si comportò da vero proprietario degli immobili privati, a quanto pare senza alcuna ordinanza di esproprio, peraltro oneroso per il comune, per motivi pubblici. Come se Ancona fosse l'URSS. Inoltre anche le agevolazioni promesse rischiavano di saltare per aria. Grifoni infatti dava quel 2 settembre la notizia che, per portare avanti i lavori, sarebbero serviti altri soldi pubblici, dopo i 29 miliardi già stanziati ed erosi dalla svalutazione monetaria. Ma il rifinanziamento tardava ad arrivare. Eh già, che fine avrà fatto?

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