martedì 10 novembre 2015

Base Conero, il giudice Alibrandi era un "fascista corrotto"?


Antonio Alibrandi, il giudice che istruì il processo contro la spia di Monfalcone, C. B., che aveva rubato lo schema degli impianti radar del monte Conero, era fascista e corrotto? L'accusa gli fu mossa dal giornalista di Tempo, Lino Jannuzzi, nel famoso reportage del settembre 1976 sui giornalisti spia. Alibrandi secondo le indiscrezioni era un "propagandista" di Almirante e avrebbe aperto un'inchiesta sull'Anas "pilotandola secondo gli indirizzi e gli intrighi dell'ufficio 'I'' della Guardia di Finanza e del ministro delle finanze dell'epoca, il socialdemocratico Luigi Preti". Secondo Jannuzzi quella fu un'inchiesta creata per attaccare i socialisti. Ma Alibrandi violò anche il segreto istruttorio "favorendo la fuga di notizie tendenziose tramite il cronista giudiziario dei giornali della catena Monti, Guido Paglia". Cosa c'è di vero in queste accuse? Alibrandi fu sicuramente un giudice discusso, lo scrisse pure La Stampa nel 1981. Sua fu anche l'inchiesta sull'Italcasse e, in particolar modo, quella sulla Sir di Rovelli, a proposito della quale si disse in ambienti parlamentari che era stata partorita a casa di Licio Gelli. Un'inchiesta della P2, quindi, voluta per screditare i nemici privati della Montedison. Dai fondi neri di quest'ultima, secondo fonti di sinistra, sarebbero usciti i soldi con cui Attilio Monti acquistò il Resto del Carlino. E il cerchio si chiuderebbe. Su Alibrandi c'è inoltre l'ombra terribile di un coinvolgimento del figlio nella strage di Bologna del 1980. Sono notizie sconvolgenti soprattutto perché gettano dubbi sull'operato dei magistrati che si interessarono del monte Conero e che ebbero rapporti con i servizi segreti, ai quali con la legge 801 del 1977, voluta da Andreotti, fu proprio vietato di entrare nelle indagini della magistratura.

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