martedì 11 ottobre 2016

I furbetti del cartellino sono un'invenzione?


Quante invenzioni ci sono nei nostri giornali? Cominciamo a ritenere che siano tantissime, a partire dai famigerati «furbetti» del cartellino, ossia i lavoratori statali assenteisti. Nelle pagine d'archivio appaiono chiare due differenze enormi con l'attualità: la certezza del diritto, attualmente latitante, e i riflessi sulla collettività, altrettanto inesistenti. Le immagini delle forze dell'ordine create ad hoc sono troppo appetitose in questi anni per non mandarle in onda. E così, nei giorni lavorativi, i quotidiani si riempiono di video con impiegati in mutande che timbrano il cartellino e poi tornano a dormire o a divertirsi. Lo scoop è assicurato, ma la cronaca dal punto di vista giornalistico lascia a desiderare. Tutto si regge sui video. E se le immagini non raccontassero la verità? I giornalisti dovrebbero verificarlo, ma non lo fanno. Abbiamo provato noi. Cercando «assenteisti» nell'archivio della Stampa e dell'Unità si scopre con facilità che le stesse cose accadevano nel 1982, ma con scenari ben più drammatici. All'epoca c'era una legge che non ammetteva scuse: l'abuso d'ufficio, che si chiamava interesse privato in atti d'ufficio. Che fine ha fatto? Renzi quest'anno ha firmato una legge per evitare il reintegro sul lavoro dei «furbetti». In questo modo ha inventato qualcosa che già esisteva. Inoltre nelle cronache attuali mancano le lamentele dei cittadini, i quali di fronte a svariati uffici comunali in cui non si lavora dovrebbero riscontrare notevoli disagi. Ebbene, dove stanno questi disagi?

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